29. Vale anche per me

Traduzione fornita da @Shawnxmoon

Mentre gli stavo dicendo "No no no", aprí il baule e disse "Almeno prova a vedere se ci stai."

Mi fece piegare dentro la scatola e vide che ci stavo giusta, come una scarpa dentro la sua scatola. "Bene, ora dobbiamo solo fare i bagagli e partire. Prepariamoci e mettiamotici dentro fra tre quarti d'ora, va bene?"

Prima che potessi rispondere, si trascinò in camera sua. Freddie prese il telefono e chiamò Mary per chiederle di prendersi cura dei gatti dato che doveva lasciare il paese per un po'.

Tirai di nuovo un calcio al baule. A che serviva la parola "no" se ogni volta che la usavo Freddie diventava magicamente sordo? Sbuffando, andai in bagno con un cambio di vestiti per farmi una doccia. Ero stufa di tutto.

Quando mi fui rivestita, uscii, Freddie era ancora al telefono ma non più con Mary. Presi lo zaino e faticosamente scesi le scale, aprii la porta, pronta a partire. Ero stufa dell'idiozia, dell'essere usata, di essere calpestata. La mia pazienza era esaurita.

Sentí, mi denunceró, pensai. Portatemi in prigione, chiudetemi dentro. Buttate via la chiave. Almeno sarò da sola. Non ce la faccio più.

Appena prima di uscire in quel giorno nuvoloso, sentii un dolce miao dietro di me. Mi girai, ecco Oscar che mi osservava come sempre. Una volta ottenuta la mia attenzione, si avvicinò e strusciò la sua testa contro le mie gambe, guardandomi quasi con affetto -il che per un gatto è dire tanto. Sorrisi, chinandomi per poterlo accarezzare. Il gatto soriano arancione fece le fusa, alzandosi contro il palmo delle mie mani che accarezzavano il suo pelo.

"Sono in una casa piena di gatti randagi." Dissi dando un colpetto sul naso di Oscar. "Qualsiasi persona sana di mente se ne sarebbe andata giorni fa. Perché sono ancora qui?"

"Evie?" Mi chiamò Freddie. "Tesoro? Dove sei?"

Alzai gli occhi al cielo. "Qui sotto." Risposi. "Mi hai distratta, piccola spia. Ora non posso scappare. Avevate pianificato tutto, vero?" Sussurrai a Oscar.

Freddie apparì in cima alle scale. "Cosa stai facendo lì? Abbiamo meno di mezz'ora e i tuoi capelli sono ancora bagnati."

Scossi le spalle, sconfitta. "Sparami."

"Preferirei non farlo. Mi piace questa moquette."

"Lo dirò un'ultima volta." Gli dissi. "Questo non è importante. Io non sono importante. L'album lo è. I Queen lo sono. Perché non porti Mary a Las Vegas e fai finta che lei sia Eve Dubroc e tu Mark Zuckerberg?"

"Sì, ma non ho scommesso su Mary."

"Esattamente. Tu hai-"

"Ho cosa?"

"Lascia stare." Nella mia testa però finii. Tu hai rispetto per lei. Non ti importa nulla di me.

"Freddie." Dissi alzandomi in piedi. "Ho solo una domanda da porti."

Mise le mani sui fianchi, picchiettando il piede contro il pavimento. Stare seduto fermo a parlare al telefono lo aveva reso nervoso. "Continua."

"È necessario?" Chiesi. "Dobbiamo farlo per forza?"

"Sono due domande."

Sbattei le palpebre. "Rispondi ad almeno una delle due per favore."

Freddie danzò giù dalle scale e incrociò le braccia. "Tesoro, non è un 'dobbiamo', ma un 'dovremmo'."

"Che cosa stai cercando di provare?"

Ignorò anche quella domanda. Dopo qualche secondo, Freddie disse "Senti, facciamo un patto. Tu farai questo per me, verrai con me a Las Vegas, e io non solo non ti denuncerò, ma smetterò anche di chiederti i favori."

Lo osservai. "Il favore per porre termine a tutti i favori?"

"Potresti dire così."

"E Roger si leverà di dosso?"

Freddie tese in aria la sua mano destra. "Me ne assicurerò in persona."

Mi strofinai gli occhi, dimenticandomi che avevo peli di gatto sulle mani. "Molto bene." Sospirai. "Viaggiare in un baule. Esistono cose peggiori immagino."

"Sì, come lasciare-"

"La porta aperta. Lo so, scusami." Tornai indietro e la chiusi.

Quando tornai a guardarlo, notai una strana espressione sul suo volto. I suoi lineamenti erano un po' duri e i suoi occhi stretti. Freddie fece un respiro profondo.

"Cosa c'è?" Gli chiesi.

Con un colpo di tosse irritato, Freddie mise la mano sulla balaustra e scattò. "Fai le valigie e basta, così possiamo fot*utamente partire, caz*o." Si girò e tornó in camera sua, sbattendo la porta.

Santa pace, l'uomo è praticamente bipolare!

Oscar ora stava girando, in cerchi sempre più stretti, intorno a me, la sua coda si attorcigliava intorno alle mie gambe. Nonostante mi facesse pizzicare la gola e lacrimare gli occhi, questo piccolo amico era carino.

Non riuscivo a non accarezzarlo.

Magari questa è la risposta, mi domandai. Come Oscar, trovo Freddie carino (o in questo caso particolare, sexy) e quindi, anche se so che entrambi non mi fanno del bene, rimango a sopportarli. Non sono intrappolata qui, ma ci rimango. Perché...è carino. Sì. Ottimo. Cos'è successo ai miei standard?

"Ci sono solo due cose a mantenermi qui, Oscar." Dissi al piccolo gatto tigrato. "Tu e i suoi zigomi. Solo quello. Non riesco a sopportare il resto di lui."

A tutti i gatti dissi "A dopo, miei bambini, devo fare la valigia. Sarò intrufolata a Las Vegas per un finto matrimonio con Mark Zuckerberg."

Nonostante tutto, scoppiai a ridere. E la gente pensava che fosse impossibile che Freddie avesse intrufolato la principessa Diana in un locale gay...

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