22. Verso Wessex

Traduzione fornita da Shawnxmoon

Rudy arrivò a prenderci alle nove e trenta in punto. Quando aprii la porta, mi salutò con un cenno della testa e entrò senza voltarsi.

Andando velocemente verso la camera di Freddie, Rudy bussò e chiese se fosse pronto.

Come potevamo aspettarci, Freddie non era ancora pronto dato che non riusciva a decidere quali vestiti mettersi quel giorno. Almeno non ero il motivo del ritardo; avevo il mio zaino con me, un po' di soldi, il mio Android, il mio quaderno. Se non altro ero preparata fin troppo. Quindi versai all'autista una tazza di tè , ci sedemmo in silenzio e rimasimo a guardarci in faccia in imbarazzo ad aspettare. Quando mi misi a sedere, Oscar saltò sulle mie gambe. Per una volta ero grata; ora avevo qualcosa da fare con le mie mani.

Con mia grande sorpresa, Rudy fu il primo a parlare. "Posso farle una domanda personale?"

Scrollai le spalle, accarezzando la schiena di Oscar. "Spari."

"Che cos'è lei per Freddie?"

"Questo dovrebbe chiederlo a lui."

"Nel senso, è una sua amica, una parente- cosa?"

"È il mio cugino di quinto grado."

Rudy annuii, assecondandomi.

"Davvero?"

"Perché no?" Sollevai il mio smartphone. "Sorrida per me, Rudy."

Fece una smorfia, confuso.

"Abbastanza vicino." Click. Ora avevo uno stoico Rudy col broncio salvato nella galleria. La bata sta di stamattina mi aveva trasformata in una specie di fotografa per il resto della giornata. Ma chi molto attenta a non registrare niente. Dr.K aveva insistito molto sul non fare video nel diario. Scelsi di andare sul sicuro e seguire il protocollo. Non riuscivo ad immaginare perché fosse così importante, ma le regole sono le regole.

Rudy guardò il suo orologio. "Spero che si sbrighi. Se no arriverò in ritardo a prendere l'altro."

"Quale altro?"

Prima che potessi rispondere, Freddie saltellò giù dalle scale infilando la giacca di pelle sopra la sua maglietta. "Ah Rudy, grazie per avere aspettato. Direi che siamo pronti ad andare. Dai, Eve, davvero? Non hai nemmeno le scarpe."

"Posso rimediare facilmente." Risposi per poi infilare i piedi nei sandali.

Rudy inarcò le sopracciglia. "Viene anche tua cugina?"

"Sì, viene anche le- aspetta, cugina?" Disse sorridendo. "Ha detto di essere mia cugina?"

"Rudy stavo scherzando." Sorrisi alzandomi dalla comoda sedia e barcollando verso Freddie. "Non ci assomigliamo nemmeno."

"No, ma potreste essere parenti, dalla maniera in cui vi comportate." Disse Rudy. "Siete simili in molti modi."

"Noi?" Dicemmo in coro.

"Be', piú o meno. In un buon modo, ovviamente."

Freddie prese il mio mento, dolcemente. "Hai sentito, tesoro? Abbiamo molto in comune."

Risi. "Dimmene una."

I suoi occhi si spostarono verso la cucina, poi di nuovo su di me. "Ci piace il tè."

"Vero, ma preferisco il caffè."

"Perché non mi dici queste cose?"

"Non me l'hai chiesto."

Rudy incrociò le braccia. Probabilmente stavamo semplicemente provando il suo punto.

Freddie scosse la sua testa. "Rudy, mettiamola così." Si avvicinò a me. "Se fossimo cugini, non importa di quale grado, non avrei alcun desiderio legale di, come dire, mettere il mio braccio intorno ai suoi fianchi," improvvisamente due braccia mi circondarono da dietro, "premere la mia guancia contro la sua," Freddie si avvicinò al mio volto e solleticò la mia guancia con il suo naso, "e sussurrare nel suo orecchio,"

Si fermò, piegò la testa in modo che le sue labbra mi potessero sfiorare l'orecchio mentre parlava, e continuò con quel dolce, eccitante grugnito di ieri, "e sussurrare nel suo orecchio quanto vorrei strapparle i vestiti e prenderla, qui in questo punto."

I miei occhi si spalancarono, il mio corpo si bloccò dallo shock. Lo guardai, costringendomi a non reagire in alcun modo. Richiese più impegno di quanto avessi immaginato, ma ce la feci. Le mie ginocchia sembravano gelatina. Sarebbe dovuto succedere prima o poi. Vero? Questo modo di parlare. Non lo intende. Vero?

E come se niente fosse, mi lasciò andare. A Rudy, con la sua voce normale, disse "Vedi, se fossimo davvero parenti, questo sarebbe stato strano in un modo che nemmeno io posso ignorare." Mi fece l'occhiolino.

Alzai le mani, cercando di non far più girare i miei occhi. "Um, in realtà io l'ho trovato dannatamente strano."

"Sh," mi zittí, "vieni, il povero caro ci aspetta da troppo."

Mi ci volle un momento per tornare a pensare lucidamente. Entrando nella Rolls Royce, lentamente uscii dal mio stato di confusione e mi domandai quale degli amici di Freddie saremmo passati a prendere. Probabilmente Minsy o Faccia di Pudding. Glielo chiederò.

Quindi, mentre andavamo per strada, gli chiesi "Chi dobbiamo passare a prendere?"

"Un mio amico," disse "si chiama Paul."

Cavolo! Prenter colpisce ancora! "Quindi niente Minsy oggi? David non viene?"

"È Minns."

"Lo so, ma quello è il mio soprannome per lui. È così che mi ricordo i nomi. È meglio che Signor Zoccoli, no?"

Freddie alzò gli occhi al cielo, sorridendo.

"David è andato a fare un viaggio con i suoi amici, tornerà fra circa una settimana."

"Ti manca?"

"Penso di sì," disse Freddie indifferentemente. Poi, improvvisamente sospettoso, aggiunse "Che cosa c'entra David?"

"Me lo chiedevo e basta," dissi "sono naturalmente curiosa."

"Perché di lui?" Non riuscii a non notare che fosse un po' sulla difensiva. Per quale motivo? Qual era il suo problema?

Quindi gli diedi una stupida, tenera risposta e sperai che se la bevesse. "Mi piace il suo nome, é carino."

Guardai fuori dalla finestra e pensai alla mia vera risposta: e perché secondo numerose fonti, era il tuo amante in questo periodo e mi domando se siate ancora insieme ora. Tutto qui.

Sembrava che Freddie non fosse in vena di silenzi imbarazzanti oggi; abbastanza improvvisamente iniziò a fare esercizi vocali. La sua lingua sputò una rapida successione di "da-das", la sua voce era una ripida montagna russa piena di curve. Dopo un po' fece un altro esercizio e poi mi guardò come se dovesse iniziare a farlo anch'io.

"Forza Eve! Siamo sulla stessa barca!" Cantò.

Sospirai e provai a copiarlo. Ma questa mattina non avevo l'abilità necessaria. Il mio raffreddore aveva rubato un'ottava e mezza alla mia estensione vocale e l'unica cosa che riuscivo a fare quando cercavo di superare un LA4 era una specie di sibilio nella mia gola. Anche nel registro inferiore, la mia voce mi abbandonò e accidentalmente feci un suono simile a quello di un'oca canadese.

Freddie esclamò "E quello da dove viene?"

"Ho cercato di dirtelo! La mia voce è KO. Sto guarendo dal raffreddore."

"Sei sicura di non averlo preso apposta?"

Tossii. "Come sei dolce."

Ma lui non era ancora convinto. "Canta un paio di versi."

Obbedii, invece della mia solita voce sentii Carol Channing. Be', non era fantastico? Avevo la voce di Brenda mentre parlavo e quella di Carol mentre -facevo quel diavolo che faceva lei di solito, non sono sicura che si potesse definire cantare.

"Hm." Disse Freddie, le sue sopracciglia arricciate insieme.

"Mi sa che dovrò essere una semplice spettatrice." Risposi. "Non occuperó molto spazio, anzi quando arriviamo posso chiamare un taxi-"

"No, tesoro, sei bloccata qui con me tutto il giorno. In ogni caso, rimarresti comunque tutto il giorno a fare nulla nell'appartamento. O sbaglio?"

Aveva ragione. Ieri ne era stata la prova. Presi un respiro profondo.

"E questa tua nuova voce si renderà più utile di quanto pensi." Freddie continuò a parlare finché non ci fermammo. Guardai fuori dall'auto e vidi Paul Prenter che stava chiudendo la porta della sua abitazione (non capivo se fosse una villa a schiera o solo una banale casa).

Freddie mi toccò la spalla. "Fammi un favore tesoro e vai davanti con Rudy."

Non stava scherzando. Uscii dall'auto. Prenter si stava avvicinando mentre io stavo andando verso la portiera anteriore. Quando i nostri sguardi si incrociarono, si fermò immediatamente e mi guardò in malo modo quando mi riconobbe. Lo salutai con la mano.

Freddie uscì dall'auto quando Prenter si impiantò sul pietrisco. "Freddie sai chi è questa?" Disse Paul freddamente.

"Certo che la conosco." Rispose Freddie. "Questa è Eve."

"È quella che si è intrufolata nel tuo appartamento Freddie!" Ringhiò come se improvvisamente fossi diventata di marmo e avessi perso ogni senzienza.

Freddie lo ignorò. "Viene con noi a Wessex."

"Perché?"

"Perché voglio che venga, Dio, Paul, tranquillizzati."

"Quindi tu sei Paul," dissi, facendo un piccolo sorriso da 'ti odio', "è un piacere conoscerti, signor Prenter."

Prenter si ricordò delle maniere. "Incantato, sicuramente." Mormorò e tese la mano per una nauseante stretta di mano da femminuccia.

Freddie fece una smorfia. "Come fai a sapere il suo cognome?"

Sorrisi. "Presto attenzione." Dissi vagamente, sperando che Freddie non si ricordasse di non aver mai pronunciato il cognome di Paul davanti a me. "Vi lascio alle vostre cose ragazzi." Con quello, mi piazzai nel sedile del passeggero e chiusi la portiera. Rientrarono nella Rolls Royce e parlarono a voce bassa e insistente tutto il resto del viaggio fino a Wessex.

Questo periodo di quiete mi diede la possibilità di aggiornare il diario dato che Rudy non era e non sarebbe mai stato un grande chiacchierone. In ogni caso dovevo ancora scrivere cos'era successo in mezza giornata. Tirai fuori il diario e scrissi con totale trascuranza.

Giorno 7 (Un'intera settimana! Oh signore, quanto tempo mi terrai ancora qui? Dov'è quella stupida Reliquia?): ho iniziato la giornata con un botto. Un botto nel senso del suono, come lo sparo di una pistola, non come l'altr- oh, be' lasciate perdere. Freddie ed io non siamo ancora arrivati a quel punto. E non ci arriveremo mai, non ci arriveremo mai se Dio lo vuole. MAI. E poi cosa ne penserebbe Minsy, il suo fidanzato? Comunque, Freddie ha trovato lo smartphone e sa come accenderlo quindi devo essere sicura che non trovi la password. E appena prima che uscissimo mi ha messo il braccio intorno e mi ha sussurrato nelle orecchie delle cose spinte e oh, era così sexy-

Freneticamente alzai la penna per cancellare l'ultima parte. Quando esitai, ebbi l'opportunità di leggere ciò che avevo scritto e diventai bianca come un cadavere. Se Rudy avesse tenuto una frusta nel pianale avrei iniziato ad usarla su me stessa.

"Dio Mio!" Esclamai ad alta voce.

La macchina si zittí. "Cosa c'è ora?" Chiese Freddie.

Balbettai. "Um, niente, solo, um, ho perso un attimo la testa."

Paul mormorò delle parole fra sé e sé. Istintivamente mi girai a guardarli. Io non riuscii a sentire cosa avesse detto ma Freddie scoppiò a ridere e si coprì la bocca per nascondere i denti molto visibili. Non so se stessero ridendo di me. Spero di no.

Riguardai il passaggio che avevi scritto e decisi che cancellare la mia perfetta grafia con dei segni a caso avrebbe danneggiato il diario, quindi lo lasciai com'era decidendo di controllarmi di più in seguito.

E ora sono seduta in macchina con Freddie e Paul Prenter -aka l'Anticristo con la faccia di pudding- dietro di me. A quanto pare assisterò alla registrazione di "My Melancholy Blues" con Freddie. Non sono sicura come andrà dato che ho perso la voce. Paul mi odia, è ovvio. Non penso molto bene di lui io stessa. Sentivo il bisogno di guardarmi le spalle e comportarmi bene. È pericoloso. Come faccio a dirlo a Freddie? Non è una cosa che puoi dire così su due piedi a qualcuno. "Hey, Freddie, so che sto ancora facendo l'innocente e che non dovrei sapere nulla al riguardo di Paul ma puoi paccare questo ragazzo per me dato che penso che lui sarà la tua fine e cose del genere. Grazie." Sì, non funzionerebbe.

NFOs: si mette sulla difensiva ogni volta che nomino Minns. Non posso porre troppe domande sbagliate o si chiude a riccio. Freddie stava ridendo per la battuta di Prenter e si è coperto la bocca. È imbarazzato per i suoi denti. Perché non copre la sua bocca quando ride con me? Non penso di averglielo visto fare nemmeno una volta quando eravamo solo noi due. Non vedo perché dovrebbe, in ogni caso. È un uomo stupendo. Quegli occhi! Devo trattenermi per non innamorarmi sul momento. Ieri sera avrei davvero voluto che avesse provato a baciarmi-

Violentemente chiusi il diario di scatto. Bastava così.

Fortunatamente non avevo disturbato nessuno facendo troppo rumore. Eravamo arrivati allo studio.

"...e quando andremo al club stasera te lo farò conoscere." Paio stava informando Freddie. Guardai il mio amico annuire con obbedienza mentre uscivano dall'auto per poi camminare verso lo studio.

Sentii Rudy fare un respiro profondo. Mi girai e vidi l'ultimo secondo di Rudy che scuoteva la testa.

"Tutto a posto Rudy?" Chiesi.

"Sì abbastanza." Disse raddrizzandosi. "Forza, li segua."

Quindi presi il mio zaino e iniziai a seguire i due uomini chiedendomi come il figlio di Satana in persona e un Dracula peccaminosamente bello potessero entrare in una chiesa-studio così facilmente.

Freddie è un uomo molto fortunato, mi ritrovai a pensare. Ha proprio un bel corpo.

Questa volta, non provai nemmeno a reprimere i miei pensieri. Non sarebbe stato utile. Fantastico. Avevo ufficialmente superato il limite dell'ammirazione e mi ero trovata in un nuovo territorio: l'attrazione fisica.

No, quella era una minimizzazione. Ero sempre stata fisicamente attratta a lui su qualche livello, grazie a suoi occhi carini e alla sua voce. Qualsiasi fossero i veri sentimenti (o la loro inesistenza) di Freddie per me, ora i miei sentimenti amichevoli verso di lui erano vivacizzati da qualcosa che aveva più vigore: il desiderio. Era arrivato così avanti che non potevo ignorarlo. Non lo volevo, avevo ogni desiderio di combatterlo, ma per ora esisteva ed era reale.

E da quello che vedevo dal diario, stava solo peggiorando.

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