21. Noncurante Delle Telecamere

Traduzione fornita da

Guardando indietro ora, vorrei non aver dato per scontato il giorno 6. Era un giorno noioso finché Freddie non era tornato a ricaricare l'atmosfera. Ma circa il settantacinque percento del tempo fu tranquillo, silenzioso e lento. Oltre al mio raffreddore che si stava sviluppando, fu abbastanza tranquillo. Avrei dovuto godermelo a pieno, apprezzarlo per la sua rara delicatezza.

Anche perché marcó un punto di svolta, infatti dopo il giorno 6 non godetti più di giorni tranquilli e senza problemi. La realtà si schiantò al suolo dal giorno 7 in poi. Fino ad ora, non c'erano stati momenti che avevano cambiato la mia vita. Ero stata quasi nell'angolo, ero la persona che trovava Freddie a casa una volta rientrato dal suo tempo pazzo nel mondo esterno, come se fossi un altro dei suoi gatti, felice di vederlo e di essere grattata distrattamente da lui dietro l'orecchio. Anche dopo che Freddie era tornato a casa per assicurarsi che fossimo ancora in buoni rapporti (perché questa è l'unica spiegazione che mi do per un suo rientro anticipato), sgattaiolò di nuovo fuori per qualsiasi piacere scandaloso in cui voleva indurre.

Ma questa disconnessione fra me e il suo mondo non poteva andare avanti molto a lungo. Per tutta una settimana mi ero tenuta a distanza dal recinto degli ippopotami, lestamente cercando di evitare ogni possibile ripercussione.

Poi Freddie si era avvicinato silenziosamente e mi ci aveva spinta dentro.

Ma credo di star anticipando troppo. Una cosa alla volta.

La mattina dopo, il mio settimo giorno nel mondo di Freddie, mi svegliai esattamente come avevo avuto paura di svegliarmi: laringite. Per darvi qualche idea dell'impatto sulla mia voce, vi incoraggio a cercare su internet un qualsiasi video di Brenda Vaccaro negli anni 60 o 70. La mia voce, già abbastanza bassa, si era abbassata almeno di un'altra ottava e grattava in punti strani. Non avrei potuto cantare per salvarmi la vita.

In ogni caso, sorrisi. I ragazzi non mi avrebbero mai accettata in questo stato. Freddie non aveva scelta, doveva lasciarmi stare.

Portai il mio telefono con me in bagno per ascoltare della musica mentre mi lavavo. Tutti questi discorsi sul jazz mi avevano fatto venire voglia di Vince Guaraldi; ascoltai la classica "Linus and Lucy" mentre mi sfregavo il corpo. Sì, fu negligente da parte mia, ma ormai Freddie sapeva già dell'esistenza dello Specchio Magico e in ogni caso stava dormendo, quindi non gli sarebbe importato. Accidenti, quanta strada avevo fatto in una settimana.

Mi chiesi se fosse meglio parlare con Freddie del mio sogno ricorrente o meno. Nell'ultima versione, non era cambiato molto; le corde si erano slegate dai miei polsi al tocco di Freddie e lui aveva iniziato a spingermi sempre più avanti, dentro la scura foschia color malva. Tutto qui. Ma stava iniziando a diventare sempre più inquietante. Qualcosa di enorme e terribile stava in agguato nella retroscena e la me del sonno era a un respiro di distanza dal ritrovarsi faccia a faccia con esso. Mi spaventava e volevo dirlo a qualcuno. Volevo dirlo a Freddie.

Hey, aspetta un secondo. Sono io la psicologa qui. Lui dovrebbe dirmi i SUOI sogni, non il contrario. Perché gli dovrebbero importare miei sentimenti? Devo ritornare a contatto con la realtà.

Questa volta fui abbastanza furba da portare dei vestiti in bagno con me. Mi rivestii e passai un pettine fra i miei capelli. Appena prima di uscire, però, mi controllai. Era mattina. E in quasi tutte le mattine che avevo trascorso lì, Freddie aveva fatto una qualche bravata. Farmi solletico ai piedi, trascinarmi fuori dal letto, fare stupidi commenti sulla perfetta sera precedente che aveva passato. È molto probabile che mi sarei dovuta aspettare un'altra cosa del genere.

"No." Gracidai ad alta voce. "Non questa volta, vecchio mio, sono pronta, sì sono pronta a te."

Quindi, aprii lentamente la porta e diedi una sbirciata veloce da entrambi i lati prima di attraversare il corridoio. Freddie si stava rigirando nella sua stanza; lo sentii gemere dolcemente attraverso la fessura della porta. Per ora ero salva. Uscii in punta di piedi.

"Buongiorno cara." mi disse in una densa voce assonnata che amai immediatamente.

"Ciao." Provai a rispondere.

"Sei pronta per un altro fantastico giorno?"

"Certamente." Risposi per poi rimanere stupidamente lì in piedi ad ascoltarlo.

"Mm, bene." Rispose. Si rigirò nel letto e sì stiracchió. "Mmmm-mm. Oh, comunque, puoi farmi un favore e spegnere la telecamera?"

"Quale telecamera?"

"Non l'hai vista tesoro?"

"Visto cosa?"

"La telecamera che ho nascosto in bagno."

Mi misi subito sulla difensiva. "Cosa?"

"Ho visto tutto." Disse. Con un sospiro soddisfatto, aggiunse "Molto bello."

"COSA?" Corsi di nuovo in bagno, inciampando sui miei stessi piedi, avevo girato sui miei tacchi troppo in fretta. Freneticamente diedi dei colpetti in giro, cercando di trovare qualunque cosa che potesse assomigliare a una lente. Controllai il flacone di shampoo, la testina della doccia, dietro al water. Poi vidi un flash e udii un click. Mi girai.

Freddie era lí in piedi, senza maglietta, i capelli scompigliati, i pantaloni slacciati. Era un casino. E aveva una Polaroid nelle sue mani.

"Cerchi questa?" chiese a bassa voce.

E poi, la sua risata incontrollabile.

La mia faccia diventò bordeaux. Mi coprii gli occhi. Ci ero cascata.

"Ci hai creduto seriamente! OH!" Sussultò. "Oh, fa male. Ah-ahahaha!"

Iniziai a ridere anche io. "Tu- tu."

"Porco?" Suggerí.

"Oh, tu, TU PICCOLA MERDA!" Urlai per poi piegarmi in due.

Sentirmi imprecare lo fece scoppiare a ridere di nuovo. "Tesoro, ti prego! Ricordati i bambini!"

Scossi la testa, completamente mortificata, ma risi comunque. "Ti odio. Ti odio così tanto in questo momento, non puoi nemmeno capire." Dissi con voce stridula fra le risatine.

"Sì, sì, dici solo cheese." Disse, facendo poi un'altra foto che la camera sputó fuori.

"Okay, ora basta." Annunciai aprendo la telecamera del mio telefono. "Aspetta che i tuoi amici a casa vedano QUESTO!" Prima che potesse reagire, avevo scattato la sua mancata compostezza salvata nella memory card.

Ora era Freddie a essere stato preso alla sprovvista. "Huh? Come?"

"Esatto, occhio per occhio, dente per dente!"

"Lo Specchio Magico! Mi hai appena fatto una foto?"

"Ovviamente." Risi maleficamente. Toccai di nuovo il telefono. "L'ho appena rifatto. Fai la faccia strana che stavi facendo prima, non aveva prezzo."

"Okay, basta, continueremo questa battaglia dopo." Fece un cenno con la mano. Prese la seconda foto, che era appena pronta. Sorrise. "Sei rossa come un pomodoro, cara mia."

"Ciliegino o datterino?"

"Dettagli." Sbuffò. "Vieni a vedere."

Andai e feci una smorfia di disgusto e imbarazzo. In quel piccolo quadrato della Polaroid, sembravo pronta a esplodere. La mia faccia, noiosa senza il mascara o del rossetto, era effettivamente di tre sfumature diverse di rosso. "Dio, che spavento."

Freddie mise un braccio intorno alle mie spalle e mi baciò la guancia.

Quando lo guardai per chiedere il motivo del gesto, lui scosse le spalle scherzosamente.

"Non posso farne a meno tesoro, mi stai facendo impazzire, e quella tua nuova voce sexy non aiuta nemmeno un po'."

"Sexy? Sembro un camionista!"

"Una camionista con le calze a rete e degli stretti pantaloncini corti, per essere precisi. Il reggiseno é facoltativo."

Grazie, Freddie, per quella fantastica immagine.

"Uh-hu, parlando della mia voce, non credo di pot-"

"Oh, no, non di nuovo. Non voglio negatività al momento! Pensa positivamente tesoro. Come favore quotidiano, cerca di non dire "no" così spesso. Provaci almeno oggi, okay?"

"Ma sto solo cercando di dirti che non-"

Freddie mise il suo dito sulle mie labbra. "Ah,ah,ah. Positiva. Sei nervosa, magari, ma non lo devi essere, la ameranno una volta che tu le avrai dato il tuo, uhm, tocco speciale!"

Mi arresi. Freddie non era solamente voglioso, ma anche ostinatamente invadente la mattina.

Un'altra cosa da aggiungere alla lista delle NFO.

Alzai gli occhi al cielo e gli feci una pernacchia.

Rise. "Anche molto graziosa! Ora, diamo un'occhiata a questo piccolo aggeggio." Fece per prendere l'Android, ma spostai la mano prima che potesse prenderlo.

"Aw, Eve, dai, fammelo vedere." Piagnucoló. "Ho sentito la musica stamattina e mi intriga. Quindi fa anche le foto? Potrebbe davvero essere magico! Cos'altro può fare? Oh, sono semplicemente colmo di domande da farti."

Schiacciai il pulsante di blocco e tossii. "Non credo che tu sia pronto per questo."

Gli occhi di Freddie si gelarono. "Quindi non posso vedere la foto che mi hai fatto ma tu hai visto la mia?"

Tesi le mani in avanti come a implorarlo. "Freddie-"

Un secondo dopo, le mie mani erano vuote e Freddie aveva danzato giù dalle scale, troppo lontano per riacchiapparlo. "Tranquilla tesoro, so che non lo intendevi. Ora, come faccio a accenderlo?"

"Capiscilo da solo, intelligentone." Dissi con voce stridula. "Un indizio: il bottone è in basso."

"Oh? Okay vediamo...Ah! Eccolo. Questo grande?" Freddie spinse il pulsante. Lo schermo si illuminò e Freddie rimase a bocca aperta.

"Pinguini." Disse. "Ti piacciono i pinguini?"

"Sì." Feci l'occhiolino. "Mi piace qualsiasi cosa con giacca e cravatta."

"Me lo ricorderò." Sussurrò dolcemente. "Quindi, uhm, cosa faccio ora?"

"Devi mettere la password."

"Ma non so la password." Freddie mi guardò in attesa. Quando non aprii bocca, disse "Quindi, cos'è?"

"E perché mai dovrei dirtelo?"

"Perché sei un angelo e non puoi avere segreti con me?"

"Ho paura di no."

"Quale parte?"

"Entrambe!" Sorrisi. "Come ho detto, non credo che tu sia pronto per questo. Ti dispiace ridarmelo?"

Freddie sbuffò ma me lo diede. "Meglio così, almeno non finirá come l'altra vo-"

"L'altra volta?" Feci una smorfia. "Come?"

"Niente, uhm, mi confondevo con altro." E come se fosse stato fatto con vetro soffiato, Freddie appoggiò il telefono delicatamente tra le mie mani. "Ma non far vedere in giro quella foto per il momento okay? Voglio vederla prima che la vedano gli altri."

"Lo giuro- oso dire che sei una bella immagine da vedere anche al momento." Osservai.

Freddie mi inviò un sorrisetto. "Questa la puoi vedere solo tu."

Bugiardo, dissi nella mia testa. Ad alta voce dissi "Che privilegio!"

"Naturalmente." Fece un passo allusivo verso di me. "C'è molto di più che non hai ancora visto-"

"E vorrei che continuasse così per ora." Dissi velocemente. "Sono le nove meno dieci ora quindi magari dovres-"

"Sì, certo, lo farò." Disse Freddie, ma un piccolo sorrisetto sfacciato gli incurvó gli angoli della bocca mentre si stava girando.

"Perché quell'espressione?"

"Per ora, eh?" Rispose.

"Incoraggiante."

"Oh, sta zitto." Scossi la mia testa debolmente. "Dio. Lo fai con tutti quelli con cui stai?"

"No. Non ti senti fortunata?"

"Allora perché con me sì?"

"Davvero, tesoro? Te lo devo spiegare?"

"Se non ti dispiace."

"Semplice. Ti serve."

"Come?!"

"L'ho capito quando ti ho incontrata, ti serve. Ti serve ancora, e molto. Ma stiamo sicuramente facendo progressi. Ora tesoro, non voglio sprecare altro tempo, torno subit-"

Chiuse la porta dietro di lui.

Ne ho bisogno? Io non ho bisogno di niente! Sono perfettamente a posto! È lui che ha bisogno di aiuto! Non io!

Stavo per tornare marciando in camera quando mi ricordai che Freddie aveva il phon. Come una bambina pentita, mi costrinsi ad andare alla sua porta che bussai.

"Freddie, potrei prendere in prestito il phon, per favore?"

"Scusa, tesoro, era troppo educato, prova di nuovo." Disse allegramente.

Ancora! Non ne ho bisogno! Sbuffai pesantemente, ma prima che potessi ripetere, la porta si aprì con un click e il suo braccio apparse nella fessura, il phon in mano.

"Grazie, Vostra Maestà." Dissi seccamente prima di prendere l'oggetto e appoggiarlo al pavimento. Come a sostenere il mio punto, presi la sua mano e la baciai, come se fosse stato davvero un reale. Provai a lasciarla andare, ma lui no. Freddie mi strinse. Magari gli avevo dato l'idea sbagliata di nuovo. Quando sentii che mi stava tirando dentro lentamente, le mie paure furono confermate.

Avevo ancora in mano il mio Android. Silenziosamente cercai nei file della mia musica il noto arrabbiato trillo di avvertimento e poi lo misi il più vicino possibile a dove pensavo che fosse il suo orecchio. Misi il volume al massimo.

Con una voce robotica e profonda (il che non era molto difficile da fare al momento) dissi "Cinque Secondi All'Autodistruzione." Poi premetti play.

Lo fece spaventare bene, abbastanza perché potessi scivolare via dalla sua presa. Ma non era arrabbiato; Freddie era offeso. "Questo è quello che mi merito per essere stato gentile con te?" Si lamentò.

Sorrisi. "Cosa ti devo dire? Ne avevi bisogno."

"Oh signore," sospirò "saremo la cause della rovina dell'altro, lo giuro."

Corsi in camera mia, mi asciugai i capelli e misi un po' di trucco molto necessario. Ma tutto il tempo che passi ad aspettare Freddie, la mia faccia rimase della stessa sfumatura di rosso e un sorriso stupido e felice era sul mio volto. Mi rende- non so. Felice di essere viva, credo. Ma questo è semplicemente il suo solito effetto. Solo il suo carisma. È un dono; sicuramente nessun altro mi aveva mai fatto sentire in quel modo.

Era già una mattina abbastanza strana. Ma lo strano e il fantastico erano appena iniziati. Solo con il tempo avrei scoperto se sarei sopravvissuta alla giornata o meno.

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