2.Una Piccola Volontaria Coraggiosa
Traduzione fornita da Shawnxmoon
"Ti darò tutti i dettagli dopo" disse Dr.K. "Ora devo andare, devo preparare tutto il necessario."
"Non mi dà nemmeno un'idea di quello che dovrò fare?" Mi lamentai.
"Vale 20 punti." Disse "Forse di più, sono molto amico con il tuo professore. È abbastanza?"
"Sí" sbuffai.
"Incontrami nell'edificio di Scienze Fisiche fra tre ore." questa fu l'unica spiegazione che mi forní Dr.K. "Oh e non mangiare nulla prima. Mi servirai di massa più bassa possibile."
L'ultima parte non l'avevo proprio capita. Sicuramente non mi suonava come uno studio di psicologia.
A meno che, sicuramente, questo misterioso Dr.K era uno di quegli arcaici barbari, un seguace di quei pionieri della scienza un po' psycho (sì, intendo dire psycho) che mandano scariche elettriche attraverso i corpi dei loro pazienti per poi chiuderli in un manicomio quando nessuno dei loro trattamenti funzionava.
Ma per pietà, dissi a me stessa. Potrei vendermi a un maniaco per 20 fottuti punti. Ne valeva la pena?
Non poteva essere così male, cercavo di convincermi. Gli scienziati non sono come lo erano prima. Hanno un codice di etica ora. Non burattinerebbero senza pietà il corpo di innocenti e giovani universitari per divertimento.
Scoppiai a ridere. QUESTO era divertente.
Nonostante i miei dubbi, tuttavia, rimasi al campus altre tre ore. Trovai una piccola nicchia nella libreria dove ascoltai la mia musica a massimo volume e feci qualche compito, cantando con l'eccezionale uomo morto mentre lo facevo.
Okay, okay. Pianterò di chiamarlo così. Ma in quei giorni era così che mi riferivo a lui. Sentivo il bisogno di ricordarmi quanto fosse ridicolo essere ossessionata (a quel punto) da sette anni da una pazza e scatenata rock star che se fosse viva adesso sarebbe vecchia abbastanza da essere mio nonno.
Questa era parte della mia auto-terapia, dirmi costantemente: "Freddy Mercury non è più vivo, trovati un fidanzato reale, non saresti il suo tipo comunque"
Ops! Mi sa che ho lasciato uscire il gatto dal sacco. Ma ecco qui. Sicuramente abbiamo tutti qualcosa, qualche nevrosi piccolina che causa malizia nella mente. La mia si materializzava nell'uomo oscuro e complicato che avevo studiato per sette anni della mia vita solo per un crudo indizio di ciò che lo spingeva a comportarsi così. È strano? Non rispondete alla domanda, mi arrabbierò e basta.
In effetti trovavo tutti i membri dei Queen interessanti. Ma c'erano livelli. Roger era sul fondo della mia lista.
Potrei aver appena fatto arrabbiare qualcuno. Non fraintendetemi, nella sua gioventù era estremamente carino, ma mi ha sempre e solo colpito come nulla di più che bello e con un buon ritmo, come qualcuno senza una vera sostanza dietro quegli occhi blu. Sarebbe un peccato non rispettare Brian May e tutte le cose in cui eccelle -scienze, chitarra, astrofisica, scrittura di canzoni- ma non riuscivo mai ad essere emozionata per lui. Magari è per il tasso, non lo so.
John era al secondo posto. Amavo quanto fosse normale. Sembrava molto dolce e alla mano, ma anche lui aveva dei punti dolenti, e quando scriveva delle canzoni hit, erano degli enormi successi. Ma quello più misterioso e affascinante di tutti loro era Freddie stesso che catturava la mia immaginazione molto più dello altri messi insieme.
Non ero innamorata di lui. Capitelo. Le persone possono essere ossessionate senza avere legami emozionali. Tuttavia lo ammiravo, immensamente. Ha aperto le porte per molte delle cose artistiche che mi piacciono ancora nella vita, che io stia disegnando o imparando da sola come si suona la chitarra. Non sono molto brava, ma mi piace comunque fare queste cose.
Immagino che io possa anche dire che lui sia il motivo che mi ha spinto a fare psicologia.
Sì, voglio aiutare la gente a risolvere i suoi problemi, non c'è bisogno di dire quello, ma esaminando ogni parola in ogni intervista, prestando attenzione ad ogni inflessione della sua voce, guardare i suoi occhi diventare opachi ogni volta che saliva sul palco e poi vedendoli brillare quando non era lì ed era rilassato - sapendo che se avessi avuto accesso ai metodi di analisi psicologica avrei potuto usare quei poteri per almeno completare la persona dalle mille facce che credevo che fosse. Tralasciando spiegazioni di seconda mano, tralasciando tutti i fatti incerti, tralasciando commercianti di fama che sfumano ogni rapporto con lui tutte le volte che possono. Volevo sapere chi fosse dentro.
E quando fosse successo, sapevo nel mio cuore di cuori, che sarei stata libera dall'ossessione. Ma dato che era andato per sempre, mi ero quasi rassegnata all'idea che gli ultimi sette anni non servivano a nulla.
Freddie e io stavamo canticchiando my melancholy blues quando ho visto che avrei fatto meglio a raccogliere le mie cose e ad andare verso Dr.K e qualsiasi cosa mi aspettasse. Scrollando le spalle, fermai la musica, ma continuai a canticchiare mentre salivo le scale.
Ora era molto più fresco rispetto a come era stato il pomeriggio, molto più autunnale. Con ogni passo iniziavo a domandarmi sempre di più se quello che aveva in serbo per me Dr.K valesse davvero 20 punti. Il mio stomaco inizió a rivoltarsi, le mie mani a tremare. In che cosa mi stavo cacciando? Lo stesso sentimento di quando ero alle macchinette, mi invase, ma più fortemente. Girare sui miei passi, guidare dritto a casa e tirare le coperte sopra la mia testa mi suonava incredibilmente pratico. E quasi lo feci.
Però quando mi decisi a farlo, avevo appena spinto le porte del departinento di fisica, dove trovai un Dr.K che pareva uno gnomo che si girava i pollici.
"Ah, Julia! Sei venuta!" Disse "Seguimi, per favore."
"Aspetti" balbettai "non sono sicura di volerlo fare."
Mi studió con una punta di disappunto. "Già spaventata?"
Stava stuzzicano il mio orgoglio e il mio desiderio di essere coraggiosa e avventurosa. Ma gli chiesi, con voce tremante. "Dr.K mi dica solo una cosa."
Mi guardò, in attesa.
"Farà male?"
Dr.K sorrise, quello sorriso disarmante di nuovo. "Ovviamente no, sciocchina. Non sentirai una cosa. Ora seguimi- se ne hai il coraggio."
Riassicurata solo in parte, feci come chiedeva. Mi condusse all'ascensore e ci entrammo." Lo guardai attentamente, quasi aspettandomi che iniziasse a cantare Sussidio da un momento all'altro.
Spinse il bottone del seminterrato, tenendolo premuto anche dopo che le porte si erano chiuse. Guardai lo schermo che indicava il livello, vidi le iniziali del seminterrato tremare e poi continuare.
Il mio cuore si fermò per un secondo. Un piano segreto?
Quattro piani sotto al seminterrato, Dr.K lasciò andare il pulsante. Le porte si aprirono, rivelando dei muri bianchi uguali a quelli degli altri livelli, ma questo era intriso da un inquietante silenzio. Un odore di gesso e sostanze chimiche impregnava l'aria. I nostri passi erano l'unico suono, il clack-clack delle nostre scarpe che ecoava.
"Qui è dove sono compiuti i misfatti pericolosi, immagino" scherzai.
"Alcuni." fu la sua risposta distratta. Non chiedi altro.
Più in giù, uno scienziato che sembrava molto professionale, che aveva anche il camice, girò l'angolo e stava camminando nella nostra direzione.
"Questa è la nostra piccola volontaria coraggiosa?" Disse.
Dr.K annuì, e mi presentò. Il nuovo scenziato mi sorrise amichevolmente. "Fantastico. Ora, Julia, dovresti sprecare qualche minuto e compilare questi documenti. Puramente cose di routine, congedo informato, un riassunto della tua storia medica, un piccolo questionario, qualche documento di rilascio..."
"Rilascio da cosa?" Chiesi.
"In caso ti succedesse qualcosa quando sarai via, non vogliamo essere responsabili."
Per favore, qualsiasi cosa tu faccia, non addolcirla, riuscirò a reggerlo. Mormorai a me stessa.
Ma presi i fogli e fece come mi aveva chiesto. E c'erano anche delle domande strane "Sei bravo/a a nasconderti?" e "Sai mantenere i segreti?" e la mia preferita "Credi a qualche teoria di conspirazione di qualunque tipo?"
Risposi al meglio delle mie capacità. Compilati i moduli, continuammo a camminare e ci fermammo a un'enorme doppia porta ermetica.
Prima di entrare, Dr.K mi guardò solennemente. "Allora questo è estremamente importante," disse "sai prendere bene appunti?"
"Sì, molto." mentí. Poi qualcosa che aveva detto Dr. Christopher (avevo scoperto il nome guardando attentamente la targhetta sul suo camice) mi colpì.
"Aspetti un secondo, quando sarai via? Dove andrò?"
"Stop, stop, stop. Okay? Cosa succede? Cosa farete con me? Non vado da nessuna parte finché non me lo dite."
Dr.C guardò Dr.K. "Non le hai detto nulla?"
"Mettiti al mio posto" protestò Dr.K, almeno per quanto possa fare qualcuno che suona come John Malkovich. "Non c'è un modo di spiegarglielo, non ci crederebbe, deve vederlo non sentirlo."
"Vedere cosa?" Mi stavo stancano molto di porre tutte queste domande a cui non veniva data una risposta.
Ma questa volta, Dr.K, appoggiato alla porta, facendomi un occhiolino mi sussurrò "Stai per fare la storia, mia cara."
Spinse le porte per aprirle. Quello che vidi nella stanza esagonale mi lasciò senza fiato.
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