15. Julia+Mary= Imbarazzante
Traduzione fornita da Shawnxmoon
La mattina dopo non avevo bisogno di svegliarmi. Ero rimasta praticamente tutta la notte sdraiata sul letto con gli occhi spalancati cercando di costringermi a rimanere sveglia. Quindi, ancora una volta, iniziai il giorno prima che il sole fosse sorto. Ero esausta, ma cos'era un po' di stordimento quando ero riuscita a mantenere la mente lucida?
Quando finalmente misi giù il diario e mi misi a letto, sprofondai immediatamente in un sogno. Un sogno molto strano e inquietante.
Attraverso una foschia color malva, mi ritrovai a camminare. Non riuscivo a vedere dove stessi andando; la nebbia era troppo spessa. Guardai in basso, le mie mani erano legate. Cercai di sciogliere le corde ma erano troppo strette. Tutto quello che potevo fare era continuare a camminare alla cieca.
Poi sentii un altro suono di passi, non i miei, che si avvicinavano. Mi fermai, i miei piedi improvvisamente incollati al pavimento dove mi trovavo. Ma l'altra persona non lo fece. Lui o lei continuó a camminare. il mio cuore batteva all'impazzata. Volevo piangere fino allo sfinimento. Ma le mie labbra erano cucite insieme dalla paura e non potevo emettere alcun suono.
Improvvisamente una silhouette sbiadita apparse a qualche metro di distanza da me. La persona smise di avanzare, e porse una mano in avanti verso di me. Tremai. Non potevo spostarmi e non potevo stringere la mano. Non sapevo nemmeno quale delle due cose fosse quella giusta da fare.
Mi rigirai nel sonno, le mie palpebre che tentavano di aprirsi mentre io cercavo di sfuggire all'incubo. Ma solo quando l'ombra della persona sparí dalla mia vista con la stessa violenza di un elastico di gomma che è tirato troppo ebbi la voce per gridare e di svegliarmi un secondo dopo.
Freddie non era ancora tornato in quel momento, fortunatamente, quindi non ero di disturbo a nessuno tranne Oscar che dormiva ai piedi del letto. Mi misi a sedere, spaventata e confusa. Come vorrei aver prestato attenzione al capitolo su Jung nel mio libro. Dissi. Sarei in grado di capire cosa mi sta succedendo!
Ero rimasta sveglia per il resto della notte, pensando che in questo modo l'incubo se ne sarebbe andato per sempre. Non potevo immaginare che presto avrei accettato quel genere di sogno come la mia routine di tortura.
Ora alle (ugh) sei e mezza del mattino, sbadigliando andai a fare una doccia calda. Avvolgendo un asciugamano intorno a me, uscii dal bagno e decisi che i miei capelli lunghi e bagnati non erano abbastanza da impedirmi di sdraiarmi sul letto per un altro paio di minuti. Con gli occhi annebbiati e semichiusi, spinsi la porta, spalancandola, e mi sdraiai sulle lenzuola.
Nell'altro lato del letto, che era in qualche modo diventato il doppio di prima, sentii un gentile russare. Con un po' di panico, pensai sento della liquirizia.
Molto lentamente, mi girai e strizzai gli occhi. Lì, contro il cuscino, a qualche centimetro dal mio volto, c'era il contorno vago di una mano. Mentre i miei deboli occhi si adattavano, vidi il suo chiaro profilo, la sua bocca leggermente aperta e rilassata. A intervalli random, russava nel modo più adorabile e divertente.
Il mio stomaco si rivoltò.
Dio! Perché succedono a me queste cose?
Dovevo andarmene prima che Freddie si accorgesse di me. Era brutto abbastanza che avessi fatto quell'errore; non sarei riuscita a sopportare quel piccolo sorrisetto quella mattina. Senza far muovere il letto, con attenzione feci scivolare una gamba fuori dal letto, avevo quasi toccato il pavimento quando Freddie si mosse nel sonno. Gemette dolcemente e si girò sul suo stomaco. Mi mossi allo stesso tempo. Nel giro di qualche secondo mi alzai dal letto. Ma invece che andarmene, rimasi a guardarlo.
Cos'è questa stregoneria? Mi chiesi. Freddie Mercury da solo a letto? 1977. Era un altro uomo. Non completamente, vero, ma qui c'è un ragazzo che, ovviamente non facendone un abitudine, poteva dormire da solo e essere riposato la mattina. In cinque anni -no un anno, non riuscirà a entrare in una camera da letto vuota. Mi piacerebbe scoprire il motivo di quel cambiamento!
Dopo che la mia psicologa interiore si fu sfogata, tuttavia, rimasi ad osservarlo. Dormiva senza maglietta, quello era chiaro. Per quanto riguarda il sotto, non ne ero sicura e a quel punto non mi interessava molto. Ma più tempo passava a fissare quest'uomo, più imparava cose particolari. Volevo passare la mia mano sulla curva della sue spalle nude. Mi chiesi quanto spessi fossero i suoi capelli ed ero tentata di passarci la mano in mezzo. E questo pensiero uscì dal nulla, come spesso fanno i pensieri: mi domando cosa succederebbe se mi infilassi sotto le coperte senza l'asciugamano.
Mi schiaffeggiai da sola. Cattivo cervello! Avevo passato troppo tempo in compagnia di quest'uomo. Dio, perché avevo perso la Reliquia.
Freddie fece un respiro profondo e gemette nuovamente. Sorrisi. In ogni caso, è un gran bell'uomo. Non c'è alcun dubbio.
Al piano di sotto, la porta si chiuse. Ah! Doveva essere l'amico di letto di Freddie, assunsi. Ciao ciao, una botta e via, non lasciare che la porta ti colpisca.
Oh, sì! Dovevo fare un'omelette per Freddie oggi. Mi ero dimenticata di vedere se avessi tutto. Scesi le scale e andai verso la cucina, canticchiando.
Girai l'angolo e andai a sbattere contro una donna. Saltò indietro e instintivamente mi scusai. "Mi dispiace, scusami."
"No, no, scusam-" iniziò, improvvisamente ci accorgemmo di non essere da sole in cucina.
Strizzai gli occhi. Senza le lenti a contatto vedevo solo che la donna aveva i capelli biondi e che le sue mani erano giunte davanti al bacino.
La donna si schiarì la voce.
"...E...tu chi saresti?"
"Sono Eve." Dissi. "Eve Dubroc." Ero sempre più a disagio con il mio alter ego.
"Un'americana." Mormorò. Le sue mani caddero ai lati. "È il tuo vero nome?"
"No, è il nome che mi ha dato lui."
Annuí. "Immaginavo."
"E tu?"
"Io, uhm, sono, sono un'amica di Freddie." Non avevo bisogno di una buona vista per capire che era a disagio. Improvvisamente mi ricordai che avevo addosso solo un asciugamano. Arrossii.
"Sono terribilmente dispiaciuta per -questo." Dissi velocemente, indicando il mio outfit. "Non mi aspettavo di incontrare nessuno qui sotto."
"Nemmeno io." La sua voce fredda si strinse. "Forse sono venuta in un momento sbaglia-"
"Oh no, per niente! Freddie sta ancora dormendo, però dovrebbe essere sveglio e pronto fra poco. Vuoi del té?"
"Non sarei dovuta venire così presto."
Lo prendo come un no. "Per favore resta! Sono sicura che sarà felice di vederti. Lascia che mi metta qualcosa di decente addosso e lo vado ad avvisare che sei qui." Andai nel soggiorno. La bionda non si mosse.
"Non c'è n'è bisogno, non mi stava aspettando. Non lo sento da un paio di giorni, tutto qui, ho pensato di passare e controllare che tutto fosse a posto." Ingoiò la saliva.
La sua voce finalmente suonò una campanella nel mio cervello addormentato. Gradualmente, feci due più due. Strabuzzai gli occhi.
"Signorina Austin!" urlai. Tu sei Mary Austin."
Nonostante la mia vista annebbiata, vidi la sua mascella indurirsi. "Come fai a saperlo?"
Bella domanda! Come faccio a saperlo? E come deve suonare male, io in un asciugamano che parlo di Freddie che dorme ancora alla sua fidanzata? Devo controllare i danni! Me ne uscii con la bugia peggiore di sempre.
"Oh, mi ha parlato molto di te." Dissi. "Parla sempre di te, gli piaci molto. Solo ieri mi stava dicendo quanto ti ama-"
"Be', veramente, ci siamo separati di recente, ma siamo comunque buoni amici. Pensavo che fosse io che voleva." La voce di Mary tremó.
Non stava andando bene. Potevo solo immaginare cosa stesse passando nella sua testa, al momento. "Signorina Austin, non è come sembra, vivo con lui e basta. Nel senso, non vado a letto con lui, non siamo amanti, sotto alcuna definizione, non c'è attrazione. Sono nei guai, è un brav uomo e mi sta dando un posto dove stare. Posso andarlo a chiamare per te, basta che mi lasci mettere dei vesti-"
Mary rimase lì per qualche secondo, poi annuí. "Devo parlargli di qualcosa. Ma non c'è bisogno che tu lo svegli. Posso semplicemente chiamare-"
"Insisto! Sei tu, non gli darà fastidio, giusto?" Dissi, iniziai a salire le scale. Non ero nemmeno arrivata a metà quando si aprii la porta della camera di Freddie. Oh! Freddie, no! È troppo presto! Torna a letto!
"Buongiorno Eve," disse nella sua voce teatrale, "come sta la mia bella schiavetta oggi?"
Feci una smorfia e mi girai. Uscì nella sua vestaglia, strofinandosi gli occhi. Sta zitto idiota! Urlai nella mia testa. Sto cercando di salvarci il c*lo!
Ma lui continuò a parlare. "È divertente, sono ancora un po' dolente da ieri sera! Dovremmo farlo di nuovo, mi sono divertito molto, cosa ne dici di..."
Freddie non finí di parlare. Fra le milioni di cose che queste parole potevano intendere, poche erano buone, nessuna era innocente. Mi coprii la faccia, per una volta ero grata di non poter vedere lo sguardo che si lanciarono Freddie e Mary quando si videro.
"Ciao, Mary." Disse dopo qualche lungo secondo. Era come se qualcuno avesse stretto le sue corde vocali a tal punto che un suono troppo forte le avrebbe spezzate a metà.
Quando guardai di nuovo, Mary aveva messo le mani dietro la schiena. Con una voce tremante finalmente disse "Be' questo non era quello che mi aspettavo quando hai detto che avevi -altri interessi."
"Tesoro, posso spiegare, Eve e io siamo solo amici-"
"Freddie non devi spiegarmi nulla. Ovviamente sai che non felice con qualunque cosa ti faccia felice."
"Cosa? No! Mary hai frainteso."
Ma lei stava già uscendo dalla porta. Freddie corse giù dalle scale, mormorando "Splendido, fo*tutamente splendido." e mi superò prima di fermarsi. Mi guardò in un modo che posso descrivere solo come sprezzante. I suoi pugni erano serranti, dicendo che si sarebbe occupato di me dopo, poi tornò a inseguire Mary, seguendola fuori dalla porta.
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