14. Hey, Mercurena
Traduzione fornita da Shawnxmoon
Sentite, ero emozionata, okay? Potrebbe non essere qualcosa per cui urlereste ma per favore, ricordiamoci che in tutti i quarant'anni o più da quando "We Will Rock You" era uscita, era stata sulle labbra di ogni entusiasta sportivo e nei cuori di ogni spirito competitivo e il ritmo apparteneva a quella canzone e quella canzone soltanto. E io ero lì. Con Freddie. E John. E Signor Zoccoli e il ragazzo delle sneakers- intendo Roger e Brian (le vecchie abitudini sono le ultime a morire). E questa è una storia che solo io e altre quindici persone possono condividere.
Quando ci lasciarono andare, finalmente, cercai velocemente nella sala di controllo. Ovviamente, me ne andai a mani vuote. Sotto ogni altra circostanza sarei stata terrificata. Ma We Will Rock You superò la tempesta e ancora di più. Dovevo uscire da lì, sfogarmi.
Raccolsi le mie cose e mi avviai all'uscita. Freddie mi trovò alla porta, mi chiese se volessi rimanere a guardare mentre registrava la sua parte.
Mentalmente urlai "SÌ SÌ SÌ!". Ma scossi la mia testa, mordendo l'interno della guancia per non urlare. Ricordati. Sìi colpita ma senza fare uno sclero da fangirl. Risparmialo per dopo. "Grazie comunque. Quando ti devo aspettare a casa?"
"Oh, non per altre quattro ore o quasi. Ti dà abbastanza tempo per fare la pazza."
"Non faccio la pazza."
"Uh-huh." Disse non molto convinto. "Quindi non balli e non fai la pazza e Dio si offende quando non vai in chiesa. Qualcos'altro?"
"Sì, devo andare. Ti vedrò fra qualche ora." Questa volta fui io a iniziare l'abbraccio -uno veloce, non molto stretto, ma comunque un abbraccio.
"Come? Niente bacio di addio per me?" Roger disse, le braccia incrociate.
Alzai gli occhi al cielo. "Ecco." Risposi e gli soffiai un bacio. Sapevo che non era quello che aveva inteso ma lo sguardo stupito che diceva devo-aver-perso-il-mio-tocco era gratificante. "Ciao John."
"Ciao." Mi rispose. Dolce dolce uomo.
Non dissi niente a Brian. Non penso nemmeno che avesse notato che me n'ero andata.
Mi affrettai fuori per prendere un taxi, i miei piedi toccavano a malapena il pavimento. Quando arrivai a casa di Freddie, la mia eccitazione era più alta delle nuvole nel cielo. Corsi dentro e chiusi la porta.
Silenzio. Oscar camminó con passo felpato e mi venne a salutare. Tiff mi diede un cordiale cenno. Tom dormiva.
E io esplosi.
"È SUCCESSO DAVVERO?" Urlai. "È SERIAMENTE APPENA SUCCESSO? OH MIO DIO." La mia voce rimbombò sulle pareti, come a rispondermi che sì, era appena successo.
Presi in braccio Oscar dal pavimento e non starnutii. L'adrenalina era troppa per lasciare spazio alle mie allergie. Ballai nel salotto e arrivai in cucina. Non mi ero mai sentita così sulle nuvole in tutta la mia vita.
Mi preparai un sandwich, lo ingoiai e decisi che era una cena un po' in anticipo. Continuavo ad urlare ad intervalli random. Sono sicura che i vicini stessero ascoltando, chiedendosi cosa diavolo stesse facendo nell'appartamento di Freddie una ragazza con la sindrome di Tourette.
Anche Oscar sembrava chiedere "Sei a posto Eve? Devo chiamare qualcuno?"
Di solito, dopo una cosa del genere mi calmavo nel giro di qualche minuto ma in quel momento mi stavo semplicemente gasando di più.
In parte credo si trattasse di buona vecchia ansia; non mi ero dimenticata di essere bloccata, forse senza un modo di tornare a casa. Ma soprattutto, ovviamente, era che stavo vivendo la fantasia di tutti i fan dei Queen -e con le due cose mescolandosi insieme, era troppo da reggere per me. Dovevo rilasciare un po' di quella energia. E velocemente. Stavo per esplodere.
Andai di fretta alla collezione di vinili di Freddie. Li guardai tutti. Mentre erano tutti buoni album (a parte le colonne sonore di Bad Company e Cabaret), nessuno era potente abbastanza da adattarsi alle mie necessità.
"Dov'è la bella vecchia techno degli anni '80 e '90 quando ne hai bisogno?" piansi. "Batteria, zio! Batteria!"
Tutti voi millennials o persone della generazione Y o Z o qualsiasi altra cosa come me, che pensano di appartenere negli anni settanta perché siete nati troppo tardi e sareste voluti esserci quando c'erano loro e pensate che non avreste avuto bisogno di Internet e blah blah blah, datemi retta. Noi siamo millennials. Non possiamo essere qualcos'altro. E noi millennials amiamo il nostro ITunes e le nostre compliation per la palestra e le nostre playlist con canzoni da tutti i decenni. E in quel preciso momento volevo della bontà dagli anni '90.
Mi ricordai il telefono. Il mio smartphone non la Reliquia. C'erano canzoni degli anni '90 nella mia playlist. Ma gli Android non riescono ad arrivare a volumi altissimi come tutti sappiamo. Cercare di divertirsi con il semplice audio di un Android è come cercare di abbronzarsi quando non c'è il sole. Volevo un subwoofer. E questa non era l'età dei subwoofer.
I miei occhi si spostarono sulle scale e sull'interfono. Sorrisi. Oh sì.
Frugai nello zaino e tirai fuori il mio smartphone. Lo accesi e ringraziai Dio perché avevo ancora metà della batteria (non ero mai stata brava a stare dietro al mio caricatore, ma in verità l'avevo portato con me; avevo intenzione di caricarlo quella sera). Velocemente andai al muro. C'era un piccolo scaffale proprio sotto al microfono; era come se l'avessero ideato proprio per me.
Avvicinando il telefono al microfono, andai nella mia cartella della musica e trovai la mia playlist degli anni '90. Premetti shuffle e incrociai le dita.
La barra di avanzamento iniziò a muoversi ma non uscì alcun suono. Avevo la cosa in muto! Che idiota. Fermai la musica di nuovo, alzai il volume al massimo. Poi prima di pensarci, accessi ogni altoparlante nella casa e impostai anche il loro volume al massimo.
Stavo per diventare il tormento dell'esistenza dei vicini di Freddie. Avrei potuto mettere a rischio futuri musicisti. Non mi importava. Avevo un bisogno da soddisfare.
E la peggiore, migliore, più terribile canzone che sarebbe potuta partire, partí intorno a me. Iniziava con "M-A-C-A", finiva con "E-N-A" e aveva una "R" da qualche parte lì in mezzo.
No, non stavo scherzando. Era la Macarena. Amo quella stupida canzone, l'ho sempre amata. Un ritmo latino, atmosfera da danza elettronica. Proprio quello di cui avevo bisogno -e probabilmente è l'unica canzone che posso ballare senza umiliarmi completamente. Ma in quel momento non mi preoccupavo nemmeno di ciò.
Urlai e iniziai a ballare come mai prima d'allora, agitando le anche e le braccia. Non avrei mai ballato in questo modo in pubblico -e completamente sobria. Ma non c'era nessun altro a guardarmi oltre i gatti. E ai gatti non importa. Mi sentivo libera. Mi rifiutai di pensare alla Reliquia e decisi di fare baldoria per i seguenti quattro minuti, in dolce e libero rifiuto.
"He was out of town," cantai in playback strabuzzando gli occhi "and his two friends were soooo fine!"
Immaginatevi questo, e ditemi se non è un'immagine liberatoria, una ragazza del college scalza con addosso dei kaki e una canottiera degli anni '70 rilassandosi facendo dei passi di danza pazzi e bohémien che confinavano con l'inappropriato. Con la Macarena al massimo. Sola nell'appartamento di Freddie Mercury.
O così pensavo.
"Hey Macarena!" Urlai, un po' più forte ogni volta. Mi sdraiai nel modo più attraente possibile, buttai la testa all'indietro e rimasi lì come aspettando qualcuno che mi venisse a devastare su quel tappeto. Poi saltai di nuovo in piedi e camminai con disinvoltura verso il piano e mi ci sdraiai sopra. Feci finta che l'oggetto della mia seduzione fosse seduto sulla panca. Mossi la mano nell'aria come ad accarezzare un volto immaginario.
"Non sto cercando di sedurti." Sussurrai a nessuno in particolare.
Corsi su per le scale e realizzai che non ero mai scesa scivolando sullo scorrimano prima dall'ora. La musica mi rese più coraggiosa. Mi misi a cavalcioni sullo scorrimano e scivolai giù. Verso il fondo, scivolai ma sorprendentemente caddi graziosamente. Mi rimisi in piedi, corsi di fianco a Freddie e ballai lo shimmy-
Aspetta un secondo.
Mi girai. Spalancai la bocca e gli occhi quasi sembravano scappare dal mio volto. Non so per quanto mi avesse guardata. Ma dal modo in cui stava sorridendo direi da abbastanza.
Rimanemmo fermi per un secondo. Sarei dovuta scappare dalla sua vista, andata a nascondermi in un angolino e morire. Ma non lo feci. Invece, continuai.
"Vieni, balla con me." Cantai, continuando a ballare e scuotermi come prima.
Danzai verso di lui mentre rideva e cercava di copiare le mie mosse. So che probabilmente sembravo ridicola ma Freddie non era molto meglio. Fece alcune delle mosse che faceva sul palco e avanzò verso di me, finalmente mettendo le sue braccia intorno alla mia vita da dietro e ondeggiammo al ritmo della musica. Non eravamo esattamente Fred Astaire e Ginger Rogers ma non si potrebbero trovare due persone più felici di me e Freddie, non danzavamo a ritmo ma non ci interessava.
"Pensavo che non ballassi." Disse mentre si muoveva avanti e indietro.
"Cosa?"
Provó di nuovo, urlando sopra la musica. "Ho detto, Pensavo che non ballassi."
"Di solito non lo faccio."
Freddie fece un sorrisetto. "Oh, tesoro, dici un sacco di caz*ate."
"Hey! Inoltre, non ho detto che non lo faccio, ho detto che non sono capace."
"Quindi cosa stai facendo adesso? La maglia?"
"È chiamata una catarsi Freddie. La mia anima ne era in disperato bisogno."
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "Ci pensi tu a rendere le cose intelligenti."
"E tu? Perché sei a casa così presto?"
"Be', mi mancavi. Non posso stare troppo lontano da te ovviamente."
"Sei tu quello che dice tante caz*ate, amico mio. Hai detto che non saresti tornato a casa per un paio d'ore."
"Davvero? Be' tu hai detto che non fai la pazza. Però ti ho appena colta con le mani nel vasetto della marmellata. Diciamo che siamo pari. E che canzone è? È spagnolo?"
"Qualcosa che non hai mai sentito." Dissi vagamente e aggiunsi mentalmente e che probabilmente non sentirai mai più.
Per la prima volta in quattro giorni mi colpì. La mia bolla scoppiò e io ripiombai al suolo. Stavo ballando con un uomo morto.
Smisi di muovermi, il mio corpo diventò pietra. Freddie sentí il cambiamento. "Che c'è cara?"
Fu in quel momento che finì la Macarena e iniziò un'altra canzone dell'inizio degli anni 90'. Tamburi conga ecoarono nella casa. Impallidì e mi staccai da Freddie. Corsi su per le scale, due gradini alla volta, strappai via il mio telefono dal microfono, spensi tutto prima che la voce distruggesse il Tempo come le conosciamo e lo stesso spirito di Freddie.
"Cos'è successo Eve?" Disse seguendomi.
"Niente, niente." Nascosi l'Android dietro la mia schiena. È troppo tardi per nascondermi dietro i Tre Comandamenti? Mi chiesi.
Piegò la testa di lato. "Che cos'hai lí dietro?"
"Niente."
"È da lì che veniva la musica?"
"No."
"Str*nzata! Fammi vedere."
Scossi la testa. "Lo specchio magico è solo mio." Specchio Magico? Oh dannazione. Ora non mi lascerà più stare in pace.
"Specchio Magico? Non diresti. Fallo vedere alla più bella del reame, eh?" Tese la mano.
Il telefono di Freddie squillò, chiusi i miei occhi dal sollievo.
Si schiarì la voce. "Ugh, saranno i ragazzi, ho detto che andavo a prendere una boccata d'aria, non ho detto dove. Sto arrivando!" Urlò al telefono.
"Sono sicura che ti abbiano sentito." Dissi ironicamente.
"Per quanto ti riguarda," Freddie si girò verso di me, avvicinandosi formidabilmente. Per un momento pensai che mi avrebbe strappato l'Android dalle mani. Ma fece l'opposto. Si piegò in avanti e mi diede un bacio sulla guancia.
"sei terribilmente carina, cara. Soprattutto quando pensi di essere invisibile." Disse. "Dobbiamo ballare quella canzone ancora prima o poi. Come si chiama?"
Sbattei le palpebre e mischiai le parole. Non mi aspettavo il bacio. "Si chiama, uhm, la Mercurena."
"Mercurena? Oh mi piace, sembra essere fatta apposta per me."
"In realtà intendevo-okay, certo. Ora vai. Non fare aspettare i ragazzi."
Non lo fece. Con un piccolo occhiolino, si mise a cavalcioni sullo scorrimano e scivoló giù. Appena prima di uscire, mi disse "Grazie mille, Eve, ora avrò la Mercurena nella mia testa per il resto del giorno."
"Di niente." Dissi. "Ciao ciao."
Quando la porta si chiuse, andai a mettere l'Android sotto la scrivania. Ora mentre cercavo di trovare un telefono dovevo nascondere l'altro.
Dopo aggiunsi al diario:
Giorno 4 (cont.): Ho partecipato alle percussioni di We Will Rock You e ho ballato la Macarena con Freddie. Lui la chiama Mercurena. Adorabile.
Guardai l'ultima riga, quasi la cancellai, ma la lasciai lì. Solo una piccola espressione della mia opinione, giusto? Comunque, presi un approccio più tecnico mentre scrivevo la seconda parte.
N.F.O.: sta diventando una persona più tattile. Devo essere attenta. Inoltre devo tenere l'Android fuori dalla sua portata. Ora sa che esiste e lui ha una curiosità infinita. Se non sto attenta lo troverà. Non so esattamente tutte le cose che ci sono dentro ma ora sono cose che non ha bisogno di sapere. Deciderò più avanti se ciò cambierà.
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