13. Pantofole, Peccati e Passi di Danza

Traduzione fornita da Shawnxmoon

Dissi che avrei messo l'appartamento di Freddie sottosopra. Beh, lo feci. Non appena ebbi pulito la cucina (anche il pollo arrosto era delizioso, non per vantarmi, anche Freddie lo proclamò eccellente), attaccai i cuscini del divano, rovistai negli scaffali, guardai sotto i mobili. Controllai gli armadietti e diedi perfino un'occhiata al freezer nel caso fossi stata così ottusa da mettere la Reliquia lì per freschezza futura.

La ricerca si fermò per la notte mentre mi mettevo a pari con gli avvenimenti del Giorno 3 nel mio diario, e continuò il mattino seguente, perché quando la tua esistenza dipende dall'esito della ricerca del tuo telefono, non dormi molto profondamente.

Quando Freddie scese al piano terra, non mi ero ancora data per vinta. Mi ero infilata talmente tanto dietro il sistema audio che le uniche parti visibili di me erano la parte finale dei miei pantaloni del pigiama a righe e i miei piedi nudi.

Venni coperta da un'ombra. Strizzai gli occhi e trovai la figura di Freddie incombere davanti alla mia luce.

"Buongiorno," disse.

"Ciao! Ti ho svegliato?"

"No, avevo solo voglia di svegliarmi presto. Hai trovato il tesoro sepolto?"

"Non ancora. Ho messo messo l'acqua del tè sul fuoco, dovrebbe iniziare a bollire tra uno o due minuti," dissi, indicando la cucina.

Incrociò le braccia. "Eve, non stai indossando le pantofole che ti ho comprato."

Alzai gli occhi al cielo. Ti pare importante, Freddie? Ti sembra il momento?"Non indosso le pantofole."

"Come no?"

"No. Andrei in giro scalza dappertutto se potessi, anche in pubblico."

"Perché non me l'hai detto?"

Provai a mettermi seduta, ma fallii. "L'ho fatto. Ma non mi volevi ascoltare."

Si spostò, smettendo di occultare la luce, e si inginocchiò vicino ai miei piedi indifesi. "Dovresti davvero farlo. Indossare le ciabatte, intendo. Sono un'ottima protezione."

"Da cosa?" Capii non appena feci questa domanda che ero spacciata.

"Dalle persone diaboliche che fanno questo."

Freddie iniziò a solleticarmi la pianta del piede. Non riuscivo a sopportarlo. Neanche soffro il solletico nelle altre parti del corpo, ma i miei piedi, specialmente le mie piante dei piedi, sono il mio tallone d'Achille (il gioco di parole è puramente casuale). Gli tirai un calcio.

"Bene, almeno sappiamo che i tuoi riflessi funzionano." Disse penosamente. E continuò a farmi il solletico.

"Cane! Smettila! È una cosa seria-" Ansimai, sventolando i miei piedi in aria per far sì che non potesse toccarli.

Sospirò, afferrò il mio piede sinistro e fece del suo peggio. "Hai un modo così sexy di dimenarti. Come fai?"

"Oh!" fu tutto ciò che riuscii a farfugliare - non per la rabbia, ma perché non riuscivo a trattenere le risate. Poi realizzare di non essere in grado di tirarmi su a sedere e strillai, "Perché non fai qualcosa di utile per una volta e non mi aiuti a uscire da qui?"

"Va bene, va bene." Freddie si alzò e mi porse la mano. La afferrai e mi tirò su. Notai che i suoi capelli erano scompigliati, non si era rasato e indossava solo una vestaglia, che lasciava intravedere il suo petto. Si era probabilmente appena alzato dal letto. Nonostante ciò, non potevo fare a meno di pensare che fosse molto carino.

"Grazie," ringhiai scherzosamente.

Freddie sorrise raggiante, dicendo, "Dove saresti senza di me, tesoro?"

Mi assicurai che notasse che non volevo rispondere a quella domanda. "Io, ahem, vado a fare il tè ora."

Mi precipitati in cucina, dove la teiera strillava come un'arpia. Freddie mi aveva mostrato come preparare una tazza di tè nel modo corretto durante il Giorno 2. Il quarto giorno, anche se era venuto alla perfezione, mi mancava il caffè che mi preparava mio papà a casa. Il tè è buono e tutto, ma rimarrò fedele alla mia tazza di caffè con due zollette di zucchero e un goccio di panna.

Ma il tè alla mattina era un piccolo prezzo da pagare in confronto a dormire su una panchina del parco. Accesi la radio e sentii Donna Summer fare quello che faceva meglio, cioè cantare "I Feel Love" sulla base musicale di Giorgio Moroder. Avevo dimenticato che eravamo nell'apice dell'era disco; e, mentre la maggior parte della musica disco mi annoia a morte, amavo questa canzone.

"Cosa vorresti per colazione?" chiesi a Feddie, che stava tirando fuori le tazze dalla credenza.

"Non sono molto affamato stamattina. Puoi farmi una omelette o qualcosa del genere domani."

"Assumendo che tu mi permetta di vivere qui così a lungo, giusto?"

"Giusto. Potrei ancora rimandarti indietro, ma sono abbastanza sicuro che troverai difficile portare tutta la tua roba e i tuoi vestiti dentro la cella. Forse posso riservare una suite per te." Con la faccia era impassibile mentre sbucciava una banana gialla e matura dal mucchio, ma i suoi occhi lo tradivano.

"Tu e le tue banane," sorrisi e cantai sottovoce "Oooh, so good, it's so good..."

"Conosci questa canzone?" Chiese Freddie.

"Oh, sì. Amo Giorgio Moroder. Non molto Donna Summer, ma Moroder è il meglio." Dissi, ma poi realizzai che avrei potuto tradirmi blaterando così tanto di una nuova canzone. Non devo diventare disattenta. So che sono passati tre giorni interi, ma devo mantenere il controllo.

Freddie non notò niente di strano, era troppo impegnato a mescolare il tè. Disse tra un morso e l'altro alla banana, "È uscita solo un paio di giorni fa. L'ho sentita in macchina tornando a casa ieri sera."

"Ti piace?"

"Adoro il ritmo, ma tutto sommato è un po', uhm, ripetitiva per i miei gusti," disse. "Non mi vedo a scrivere una canzone come questa."

Datti quattro anni, Freddie, pensai. Lo farai. Dattene sette e lavorerai fianco a fianco con questo ragazzo.

Continuò, "Divertente, non ti avrei mai etichettato come un'amante della musica disco."

Scossi la testa. "Non lo sono, davvero. Le disco girl ballano. Io non sono capace."

I suoi occhi luccicarono. "Dimostralo."

"Oh, no. Non ho ancora bevuto il tè."

"Sono sicuro che tu sei una ballerina strepitosa. Non hai abbastanza fiducia in te stessa."

Alzai le spalle. "Vai allo studio oggi?"

"Sì. Quali sono i tuoi programmi invece?"

"Continuerò a cercare la Reliquia. Tornerò al Merrcato a chiedere in giro, per vedere se qualche buon samaritano l'ha portato agli oggetti smarriti."

"Quindi non è saltato fuori?

Scossi la testa. "Ho guardato dappertutto, tranne nella tua stanza. Ma so con assoluta certezza che non si trova lì."

"Perché non potrebbe essere lì?"

"Perché è l'unico posto che non ho oltrepassato."

Freddie sembrava di nuovo scioccato. "Neanche una volta?"

"Neanche una. È la tua camera, non ne ho il diritto." Tra me e me aggiunsi, potrei entrare e vedere qualcosa che non avrei voluto vedere, quindi cerco di starne fuori.

Mi sembrava un pochino deluso. "Non fai mai niente di rischioso, cara?"

"Se posso evitarlo, no. Ho un progetto di vita."

"Dimentica il tuo progetto. Alla vita non piacciono i piani. Hai bisogno di un vizio. Te ne troverò uno."

"Hai il permesso di trovarmi un vizio non appena trovo la Reliquia. Affare fatto?"

"E se non la trovi?"

"Oh, Dio, Freddie, non dirlo, non pensarlo nemmeno." Mormorai con un brivido. Il tracciatore che avevo al collo non funzionava ancora. Il mio stomaco si rivoltò mentre consideravo la possibilità che si avverasse il peggiore scenario.

Freddie appoggiò la sua mano, calda per via della tazza di tè, sulla mia. "Mi dispiace, Evie. Non lo intendevo in quel modo. Non voglio spaventarti."

"Non ne hai bisogno. Sono già spaventata." Guarda, probabilmente la cosa più onesta che avevo detto a Freddie finora.

"Tesoro," sussurrò, abbracciandomi. La sua guancia era ruvida e graffiava la mia; l'amavo. La sensazione, ovviamente, non lui. Sono così strana. Avrei potuto avvertire la stessa sensazione con chiunque. È soltanto una semplice risposta fisica. Ma aiutò.

"Va tutto bene," dissi, allontanandomi un filo da lui. "Ovviamente so di cosa si tratta. È il karma."

"Come potrebbe essere il karma?"

"È quello che ottengo per non essere andata in chiesa ieri."

"Ecco! Vedi? Se ti macchi di grandi peccati un po' di più, Dio non si accorgerà così tanto delle piccolezze e cose del genere non accadranno più." Schioccò le dita come se quello spiegasse tutto.

Risi, "Non sono sicura che funzioni così, Freddie-"

"Sì, sì, beh, ad ogni modo dovrebbe funzionare così. Ma mio Dio, dobbiamo ricordarti di infrangere le regole. Sai, non posso fare tutto io al tuo posto!

***

Giorno 4: Il mio favore del giorno: ho indirizzato, stampato e spedito inviti formali per qualche tipo di festa che Freddie terrà tra una settimana circa. Sono una specie di tuttofare ultimamente. Mi sento quasi utile.

La Reliquia è ancora dispersa. Mi sembra di esser stata dappertutto due volte di fila. Ogni volta che passo davanti ad un grande magazzino, come Harrods o altri posti del genere, ho l'impulso di entrarci e chiedere se qualcuno ha trovato un cellulare (come se qualcuno sapesse di cosa si tratti). Potrebbe venirmi un disturbo ossessivo compulsivo a causa di ciò e, Dr. K, la colpa sarà solo sua. Ho passato ore a ripercorrere i miei passi di ieri. Mi andrebbe bene, quando tutto questo sarà finito, non rivedere più un altro JCPenney o Macy's o cose così per tutta la vita. Ma ho paura di non-

Seduta nel retro di un taxi, cancellai furiosamente l'ultima frase e poi continuai, sforzandomi di essere ottimista.

Non posso mollare. Esistono ancora i miracoli. Ma ho i giorni contati qui e non voglio sapere ciò che Freddie farà quando alla fine si annoierà di me.

N.F.O.s: Freddie ama le banane. Al momento i software sintetizzatori non lo fanno impazzire. Questo cambierà negli anni. È un consolatore molto disponibile quando mi agito. È completamente privo di logica, dice cose che non hanno senso e in qualche modo se la cava sempre. E sa di liquirizia.

Mi fermai, strizzai gli occhi riguardando l'ultima frase che avevo scritto. Era vero, Freddie odorava di liquirizia. L'avevo scoperto quando mi aveva abbracciato quella mattina. Ma perché avevo sentito il bisogno di scriverlo? Non mi piace neanche la liquirizia.

Ma non è affatto male su di lui. Tutt'altro. Mmm.

"Ma cosa sto dicendo?" Strillai.

"Signorina?" Disse il tassista.

"Oh, mi scusi, niente," mormorai, mettendo il diario nello zaino. Avevo intenzione di fare un'ultima fermata prima di tornare all'appartamento di Freddie. Dubitavo fortemente che avrei ottenuto qualcosa lì, ma non volevo tralasciare nulla.

Finalmente, il taxi arrivò a destinazione. "Wessex Studio", annunciò il mio conducente.

Lo ringraziai e lo pagai (e se ti stai chiedendo dove trovassi i soldi per fare le cose che facevo, Freddie mi i stava dando una sorta di paghetta da utilizzare per la tariffa dei taxi e cose del genere. La trovavo una cosa imbarazzante, visto che non mi piace farmi pagare le spese da altri; non volevo che Freddie diventasse il mio sugar daddy, ma a questo punto credo che lo fosse più o meno).

Quando entrai, tuttavia, vidi che lo studio era aperto, e dall'interno proveniva il suono di alcune voci eccitate che parlavano all'unisono. Camminai in punta di piedi fino all'ingresso e sbirciai dentro molto prudentemente.

"Ce n'è un altro, Bri!" Fischiettò la voce di Roger.

"Perfetto. Prendilo!" Urlò attraverso il citofono.

Un attimo dopo Roger stava sfrecciando verso di me. "Hey, possiamo prenderti in prestito un momen-" iniziò a dire prima di riconoscermi. Il suo sguardo si illuminò. "Eve! È fantastico rivederti! Vieni con me."

"Cosa succede?" Chiesi mentre mi trascinava attraverso la stanza di controllo.

"Abbiamo bisogno dei tuoi piedi," disse.

"I miei piedi?"

"E le tue mani."

"Perché non tutto il mio corpo già che ci sei?" Optai per una battuta trita e ritrita. Ma Roger non rispose immediatamente. Eravamo in piedi nella sala di registrazione in mezzo ad una quindicina di persone, la maggior parte della quale erano appollaiate su rialzo della batteria. Altri erano in giro per la studio.

Roger si girò verso di me, fece un largo sorriso bianco e disse, "Se farai la brava, lo farò."

Sembrava che stesse per aggiungere (o fare) altro, ma Brian lo interruppe. "Ok, c'è spazio per un'altra persona lì nell'angolo. Su, amore. Appoggia le tue cose laggiù. Bene. Ora, se stai in piedi vicino a questa adorabile signora, siamo pronti."

Brian mi fece mettere vicino alla receptionist che era stata molto brusca con me quando mi fermai da Wessex con il vino. Le sorrisi, ma lei mi guardava come se avessi due teste. Sospirai. La vita è troppo corta, cara.

"Ci farete delle foto?" Chiesi a voce alta. Vidi John dall'altro lato dei rialzi. Lo salutai con la mano. Per un attimo mi guardò stupefatto, poi ricambiò il saluto.

Brian iniziò a battere le mani per ottenere la nostra attenzione. "Bene. Ora ripassiamo la coreografia di nuovo. È molto semplice. Quando quella luce nell'angolo si accende, Roger comincerà a contare dall'uno al quattro. Dopo vi basta solo seguirmi. Quando sentite il campanello, fermatevi. Sono stato chiaro? Splendido. Facciamo una prova ora."

Dov'è Freddie? Mi chiesi. Allungai il collo per cercarlo, fino a quando non lo vidi nella cabina di registrazione. Che succede? Perché non è qui con gli altri? Sono stata quattro giorni con questo ragazzo e ancora non l'ho visto in azione.

La voce soave di Roger mi distolse dai miei pensieri. "Uno, due, tre, quattro!"

Tutti iniziarono a battere i piedi. Mi sentii confusa per mezzo secondo, poi tutto iniziò ad avere senso. E per poco non morivo dall'eccitatazione.

Bum bum clap.

BUM BUM CLAP.

Oh, Dio, SÌ!

Non uso mai la parola "esaltato" nel modo usato dalla mia generazione. Non avevo mai avuto ragione di usarla fino a quel momento. Perché ero talmente esaltata che urlai come una ragazzina.

E tutti mi sentirono. Brian fece una giravolta per fermare la prova generale, e tutte le facce si voltarono per guardarmi. Ma ero in un latro mondo.

Almeno fino a quando il citofono scricchiolò e la voce di Freddie riempì la sala. "Ciao, Eve."

Le mie guance erano in fiamme, ma nonostante ciò lo salutai in modo civettuolo. Un paio di persone ridacchiarono.

"Cara, non abbiamo ancora intenzione di aggiungere il coro a questa traccia, ma grazie per l'improvvisazione." Disse.

Gli feci il pollice il su. Brian alzó gli occhi al cielo. Non credo che gli sia mai importato molto di me. Ma non importa perché mi lasciarono rimanere lo stesso.

Facendo un grosso respiro, Brian disse" Bene. Questa non è più una prova. Niente gridolini, per favore."

"Uno, due, tre, quattro!"

Questa volta non sbagliai. Stavo per scoppiare, ma riuscii a darmi un contegno fino a quando non erano soddisfatti del risultato, cioè dopo nove tentativi. Dannati perfezionisti.

Ma ero lì. E posso dirti, Dio mi è testimone, che ogni volta che senti "We Will Rock You" e il fragore delle quindici paia di piedi tuona attraverso il tuo stereo, due di quei piedi appartengono a me. Due di quelle mani che applaudono sono attaccate ai miei polsi.

Lì dentro c'è la mia richiesta di successo: sono stata tra i primi a eseguire "We Will Rock You".

Ed è stato a causa di questa euforia impareggiabile che, non appena arrivai a casa...

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