Capitolo 6. Conoscenze - Parte Seconda
Nel frattempo, dall'altra parte della locanda, Daniel si dirigeva alle cucine, un sorriso spontaneo a distendere i lineamenti aggraziati e qualche parola di apprezzamento per l'accoglienza e per il pasto succulento pronta sulle labbra.
Superò il balcone con sicurezza, dando l'idea di sapere perfettamente dove stesse andando e scoraggiando così qualunque obiezione potesse sorgere nella piccola Enelide. Giunto alla porta oltre la quale aveva visto sparire la proprietaria, bussò con grazia due volte, e attese.
Si aspettava di veder comparire il viso dolce e gli occhi gentili di Isadora, ma quando l'uscio si aprì rimase basito, trovandosi davanti una mole imponente, e sconosciuta. Dovette alzare lo sguardo non poco per scorgere il volto squadrato di quella che suppose essere la cuoca. Per sua fortuna era abile a recuperare gaffe e incidenti diplomatici - era successo più di una volta che gli toccasse farlo, ad Anarsi - quindi mascherò la sorpresa con un colpetto di tosse, allargò il sorriso e si prodigò in un morbido inchino. «La fortuna mi sorride, cercavo proprio voi. Siete la cuoca, dico bene?»
Margherita, in tutto il suo metro-e-novanta-quasi-due, era un concentrato di imponenza esteriore e tenerezza interiore, e non poté non arrossire davanti a quel gesto tanto galante. Anche il ricordo della prima espressione del mezz'elfo sfumò, quando lui le prese una mano con dolcezza e vi posò un casto bacio. Il volto della donna brillò, sotto quelle attenzioni lusinghiere. «Sì, sono io, il mio nome è Margherita» mormorò, con una voce lieve e musicale che nessuno si sarebbe aspettato, da un donnone di tali proporzioni.
«Margherita, che nome armonioso. Permettetemi di dire che la vostra cucina supera di gran lunga qualunque altra abbia avuto modo di saggiare. Siete una cuoca sopraffina.»
«Oh be', siete così gentile...»
«Sono solo onesto, fidatevi.» Daniel le liberò adagio la mano, e approfittò del nuovo rossore che invase il volto della donna, e del suo abbassare lo sguardo con imbarazzo, per osservarla in modo all'apparenza casuale ma curioso. Il volto dai lineamenti duri, le spalle larghe e il busto abbondante sembravano contrastare nettamente con il sorriso timido e gli occhi lucidi, quasi commossi. Due lunghe trecce ordinate contornavano il viso, donandole un'aria quasi fanciullesca, nonostante il resto del corpo trasmettesse proprio l'opposto.
L'impressione che lo stregone ne trasse, fu quella di avere davanti una valchiria, una guerriera mitologica appartenente alle stesse leggende che spesso sua madre gli raccontava nell'infanzia. Storie di donne maestose, robuste quanto un uomo, forti altrettanto.
Solo che Margherita, a differenza delle leggende, pareva tutt'altro che bellicosa.
«Porto i ringraziamenti anche da parte dei miei compagni» continuò lo stregone, gettando un'occhiata di sfuggita alla piccola porzione di cucina che riusciva a intravedere dietro la figura della donna. «Sono rimasti tutti estasiati dalla vostra zuppa.»
«Ne sono felice» mormorò con sincerità Margherita. «Ma è quasi tutto merito delle spezie coltivate da Isadora, sono loro a dare alla zuppa quel gusto particolare.»
Daniel sorrise, distogliendo lo sguardo dal retro della stanza. «Sono certo che sia il connubio tra le due cose ad avere tanto successo, il merito va ad entrambe.»
In quel momento, dietro la massiccia figura della cuoca lo stregone colse un movimento. «E ditemi» continuò dunque, lanciando un'altra occhiata allo spicchio di stanza visibile. «Sarebbe possibile disquisire anche con la vostra socia? Vorrei porgere i complimenti della mia compagnia anche a lei.»
Dei passi alle spalle di Margherita ne anticiparono qualunque risposta. «Certamente, e sono lieta che abbiate gradito la nostra specialità» esclamò Isadora con voce piena. Al suo arrivo, la cuoca le sorrise e si spostò di qualche passo, dandole modo di arrivare davanti all'ospite tanto gradito. La coltivatrice ricambiò il sorriso del mezz'elfo, prima di esclamare: «Non date retta a Margherita, adora schernirsi ma sa bene che buona parte del prestigio del Fiore in Boccio è merito suo.» Tra le due passò uno sguardo complice, nel quale Daniel lesse un'intesa che andava al di là della semplice collaborazione tra socie in affari.
Inizialmente non vi fece molto caso, ma quando infine porse la domande per la quale si era in realtà recato da loro, ovvero se potessero dar loro qualche consiglio su come reperire un imbarcazione al porto, gli apparve chiaro quanto le due fossero strettamente legate. Parvero infatti comunicare solo con gli occhi, senza bisogno di aggiungere parole a un discorso già completo e intimo, e il tutto durò appena un istante, prima che Isadora lo invitasse a entrare nella cucina per discutere in una posizione più comoda.
D'un tratto, al mezz'elfo il proprio fascino apparve superfluo, quasi indelicato. Il sorriso gli si distese, preda di un'onestà che raramente si concedeva. Quelle due donne gli ispiravano una simpatia naturale, se ne rese conto osservandole muoversi con disinvoltura per farlo accedere alla cucina e prendere posto su uno degli sgabelli accostati al candido muro in pietra. Con loro non avrebbe utilizzato artefizi, e non solo perché molto probabilmente non avrebbero funzionato; sentiva piuttosto di non averne bisogno.
I ripiani alle pareti brulicavano di colori, rossi accesi dei pomodorini appena tagliati e verdi intensi dell'insalata colta quella stessa mattina; se sulla soglia si respirava l'attraente odore del rosmarino misto alla freschezza del basilico appena tritato, all'interno era l'aroma di brodo di pesce a dominare; proveniva da due calderoni adagiati sul grande focolare scoppiettante, che occupava la parete opposta all'ingresso insieme all'unica finestra presente, affacciata sul modesto giardino.
In passato, a Daniel era capitato spesso di introdursi di nascosto nelle cucine della sua magione e di fermarsi a conversare con le cuoche e con i servitori; Isadora e Margherita gli trasmettevano quella stessa sensazione di familiare calore che cercava quando sfuggiva alla severità dei suoi educatori per prendere posto al tavolo accanto alla cuoca e sentirle raccontare storie di vita comune che a lui apparivano affascinanti come leggende.
Per questo motivo, dopo aver espresso apprezzamento per il profumo che si espandeva nella stanza, e per la freschezza degli ingredienti stesi intorno a lui, gli venne quasi naturale aprire il discorso con rara sincerità. «Come dicevo prima a Isadora, io e i miei compagni siamo in cerca di una nave, ma purtroppo al porto nessuno pare disposto a imbarcarci prima di settimane, per bene che vada.»
Fu Isadora a prendere parola, e Daniel intuì che delle due, fosse quella con il carattere più deciso. «Purtroppo non è semplice. Per quanto numerose siano le navi in partenza, non tutte sono disposte a imbarcare passeggeri all'ultimo minuto. A meno che questi non siano disposti a pagare lautamente per il disturbo.»
Daniel si trovò ad abbassare involontariamente lo sguardo, in un leggero moto di imbarazzo. Ancora non aveva fatto l'abitudine all'idea di essere privo dei mezzi adeguati. «Temo che questo possa essere un problema, allora» ammise poco dopo. «Io e i miei compagni abbiamo del denaro, ma non credo possa essere sufficiente a garantirci un passaggio.»
«Posso chiedervi dove siete diretti?» si inserì Margherita, con voce dolce.
Un secondo di titubanza, e poi lo stregone rispose istintivamente. «Verso Arfnar.» Poi una leggera punta di preoccupazione lo colse, e aggiunse: «Ma vorremmo che questa informazione non si spargesse. Anche un passaggio fino a Stormville andrebbe bene. Da lì potremo prendere a prestito dei cavalli, e proseguire via terra.»
Le due donne si guardarono qualche secondo, e Daniel temette che quella nuova conversazione non verbale potesse celare una trappola, o un tentativo di approfittare della loro situazione. Ma un nuovo sorriso di Margherita lo rassicurò: nessuno avrebbe potuto ritenere pericolosa una donna con un sorriso così materno.
«Capiamo la vostra situazione, e forse abbiamo una soluzione» iniziò la cuoca. «Abbiamo una conoscenza giù al porto, un fornitore di fiducia che ci procura alcune merci per la locanda. Potremmo intercedere per voi e vedere se è in disposto a traghettarvi.»
Un nuovo sorriso aperto, e sincero, invase il volto del mezz'elfo. «Ve ne saremmo grati, e faremmo di tutto per sdebitarci...»
Isadora scosse il capo. «Non sarà necessario, avete suscitato la nostra curiosità e simpatia fin da quando siete entrati. Aiutarvi sarà un piacere.»
Quelle ultime parole lasciarono lo stregone basito. Com'era possibile che le due donne volessero aiutarli così, senza alcuna ragione apparente né alcun tornaconto personale? Per un giovane cresciuto in mezzo agli intrighi, spesso anche familiari, una tale generosità disinteressata era del tutto inconcepibile, e quando lasciò le cucine per dare la notizia ai compagni, non riuscì ad allontanare del tutto la preoccupazione.
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