Capitolo 5. Interessi Comuni - Parte Seconda

Eco sedeva al tavolo del nano, una gamba incrociata sull'altra e il mento adagiato al palmo della mano. Lo ascoltava incantato, mentre questi narrava la storia di un antico e vigoroso drago, noto nelle leggende di Arfnar per essere stato il primo esponente dell'antica razza a scegliere di assumere sembianze umane, e a calcare in tal modo il suolo di Irvania.

Secondo la leggenda, che Dad raccontava con entusiasmo al mezz'elfo e agli avventori ancora in ascolto, il drago era disceso sulla terra con il preciso intento di degustare, almeno una volta nella vita, la celebre birra prodotta dai nani della possente Città Rocciosa. Esperienza che si era rivelata memorabile al punto, continuava il nano asciugandosi periodicamente la folta e chiara barba dalle gocce di birra, da persuadere il drago della necessità di mantenere quella forma umanoide per il resto della sua esistenza, tanto era stato sedotto dalla schiuma scura e dal dolce retrogusto di prugne della bevanda.

Come il resto degli astanti, Eco ascoltava e memorizzava le parole pronunciate dallo strano viaggiatore, immaginando però al contempo l'effetto che avrebbero avuto se qualcuno le avesse messe in musica, e accompagnate con il dolce e armonioso suono di un liuto. Sempre che qualcuno non l'avesse già fatto e lui non ne conoscesse l'esistenza, si diceva tra un aforisma e l'altro, ben conscio di quanto tale possibilità fosse tutt'altro che remota; questioni ben più pressanti delle ballate lo avevano infatti accompagnato lungo l'arco della sua esistenza, benché assai meno poetiche e attraenti dei canti e dei racconti popolari.

In quel momento, involontariamente, nella mente di Eco le leggende raccontate dal nano si intrecciarono ai ricordi grigi dei suoi ultimi giorni a Glynn, e a ciò che lo aveva spinto a lasciare tanto rapidamente la sua amata città; una ruga di preoccupazione sostituì l'espressione entusiasta mentre il pensiero volava alla sua città perduta, e alla sua casa; prima che quel grumo di foschi ricordi venisse bruscamente interrotto dalla comparsa di un altro mezz'elfo, a qualche passo dal loro tavolo, elegante e distinto nella sua tunica color pervinca.

Il grosso umano che sedeva con loro fu il primo ad accorgersi del nuovo arrivato, che spiccava in mezzo agli abitanti di Anvy riuniti intorno a loro. Forse perché decisamente meno affascinato di Eco dalle leggende del nano, il pugile aveva prestato parecchia più attenzione alla taverna che al cantore, che sopportava con uno stoico sorriso dipinto sul volto.

Appena il mezz'elfo raffinato fu a portata d'orecchio, Culien approfittò di una pausa obbligata del nano, che a quanto pareva necessitava di respirare ogni tanto, per attirare l'attenzione degli astanti sul nobilotto, con il massimo garbo di cui era capace: «Tò nano, a quanto pare hai un nuovo ascoltatore. Un nobile ancora ci mancava all'appello, è una conquista.»

Dad era già in procinto di riprendere da dove si era interrotto, ma arrestò le parole per spostare lo sguardo dal sorriso apertamente divertito del pugile imbruttito e quello più composto del nuovo arrivato, che in quel momento giungeva al suo fianco e si prodigava in un elegante inchino appena accennato.

«Buongiorno a voi. Il mio nome è Daniel, sono un viaggiatore di passaggio nella vostra lieta cittadina» si presentò, con voce naturalmente suadente.

Anche gli ascoltatori volsero sul mezz'elfo tutta l'attenzione, e un sorriso spontaneo si dipinse sulle labbra sottili dello stregone, mentre continuava. «Per quanto affascinanti siano le leggende che ho avuto modo di intuire entrando in taverna, temo di dovervi deludere, non sono qui per il nano. Vengo piuttosto per voi» disse, rivolgendosi a Eco. «Il mio nome è Daniel, e sono lieto di incontrare un altro esponente della nostra brillante razza.»

«Oh be', buongiorno a voi in ogni caso» rispose prontamente Dad alzando il boccale in suo onore, seguito a ruota da Culien, che accompagnò il gesto con un ghigno divertito.

«Il piacere è tutto mio» aggiunse il terzo compagno al tavolo, invitando Daniel a prendere uno sgabello e avvicinarlo al loro tavolo, sotto le leggere proteste di quanti erano ancora lì per ascoltare il nano. «Non capita spesso di incontrare un altro mezz'elfo in giro per il vasto mondo, come minimo vi lascerete offrire un boccale della buona birra del posto» continuò Eco, mentre Daniel prendeva posto.

«Con piacere.»

Gli ascoltatori osservarono la scena con perplessità, domandandosi se la venuta del mezz'elfo elegante avrebbe posto fine ai racconti del nano. Alcuni, i meno speranzosi, colsero l'occasione per distaccarsi momentaneamente e tornare al proprio tavolo, dove il pasto li attendeva non più tanto fumate ma sempre attraente. I pochi rimasti fecero posto a Enelide, che chiamata da Eco arrivò da loro per prendere la nuova ordinazione.

«Ebbene, ditemi» riprese poi quest'ultimo, rivolgendosi a Daniel. «Cosa vi porta in questa ridente cittadina?»

Daniel lanciò un'occhiata rapida ai suoi compagni, che seduti alla loro tavolata dietro agli ascoltatori partecipavano al brusio leggero della sala, e benché nessuno di loro lo stesse osservando, né probabilmente ascoltando, scelse di adeguarsi alla loro strategia di riservatezza. Non senza un briciolo di rimpianto, questo era certo, ma in ogni caso optò per un vago: «Siamo solo di passaggio, attendiamo una barca per proseguire il nostro viaggio. E voi? Siete del luogo?»

Culien annuì, prima di buttar giù in un solo sorso la birra rimasta nel boccale, per poi cercare con lo sguardo la giovane cameriera, in attesa del nuovo giro del liquido ambrato.

Eco invece scosse il capo. «Io no, vengo dalle terre a nord-ovest, ma il fascino di questa borgata mi ha conquistato, e non ho potuto che fermarmi qualche giorno più del previsto.» Questa affermazione fu accompagnata da qualche esclamazione soddisfatta, da parte degli ascoltatori rimasti.

«Anche voi in viaggio, dunque?» chiese Daniel.

«Se così vogliamo chiamarlo» proseguì l'altro mezz'elfo, mantenendo un ampio sorriso. Allo stregone però non sfuggì il lieve cambiamento della sua espressione, uno sfarfallio rapido di quello che non faticò a riconoscere come rimpianto. Fu un attimo, poi il volto dell'altro si distese ancora una volta. «Non ho una vera e propria meta, mi spingo dove mi porta la corrente.»

«Non male come intento,» si inserì il nano, «mi ricorda una leggenda delle terre di Aristänjs, su un viaggiatore che perse la sua amata in una notte tempestosa, e si mise in cammino per ritrovarla.»

«Affascinante» mormorò Daniel, che in quel momento era più interessato alle notizie vere e proprie, che alle leggende. Non senza attirarsi un piccolo moto di delusione dagli spettatori. «E dunque, immagino abbiate viaggiato parecchio. Siete mai stato a nord del continente? Dicono sia un posto degno di una visita» continuò in tono apparentemente casuale, riportando lo sguardo su Eco.

Quest'ultimo però scosse il capo. «Devo ammettere con dispiacere di no. Non ho mai attraversato il deserto né, se è per questo, messo piede nelle terre di Arfnar. Però il nostro Dad qui stava giusto raccontando una leggenda sulla città nanica.»

Daniel spostò l'attenzione su Dad, perdendo al contempo l'espressione di sdegno appena accennata che lo caratterizzava quasi costantemente. «Oh, ma che lieta novella. Mi hanno sempre incuriosito quelle terre» mormorò, sorridendo gentile. «Vi siete stato?»

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