Capitolo 10. Strategie

Gli avventurieri rimasero nella cabina del capitano per diversi minuti, ma il nano a stento se ne rese conto. Era la prima volta che viaggiava a bordo di una nave, solcando i flutti di un fiume di cui aveva sentito parlare sempre e solo nelle leggende, e nei resoconti dettati dagli storici. Ma c'era un'abissale differenza tra le volute di inchiostro dei tomi e quella distesa cristallina, e Dad si trovava suo malgrado incantato dalla bellezza di una cosa per altri tanto semplice e abituale.

Vissuto sulle montagne per tutta la sua esistenza, aveva conosciuto e visto il passato e il futuro nelle predizioni del monastero in molte delle loro possibili sfumature, ma erano sempre stati solo quello, appunto: visioni. Proiezioni di una conoscenza antica e preziosa, risultati impareggiabili di uno studio che affondava le sue radici nel cuore stesso della montagna; ma che, nonostante tutto, davanti alla realtà impallidivano e lo lasciavano denudato e impreparato.

Per questo non era riuscito a convincersi a seguire i nuovi compagni all'interno della cabina; troppo occupato ad ammirare il riflesso dei cumulonembi sull'Argento del fiume, quasi non aveva udito la domanda del ranger e questa era poi sfumata nella sua mente poco dopo che era stata pronunciata.

Si sorprese dunque, quando infine i viaggiatori emersero dal cassero e si riunirono lì nella prua, accanto a lui. Per un momento, il silenzio regnò intorno a loro, quasi il paesaggio fosse riuscito a creare una bolla placida su quel gruppo solitamente tanto rumoroso.

Ma la magia durò ben poco.

«Fratelli, ve ne rendete conto? Pirati!» esclamò il piccolo halfling alle sue spalle, distogliendolo dalle sue elucubrazioni e dando il la per una nuova discussione tra i compagni.

«Non credo di condividere il tuo entusiasmo» sentì dire al ranger in tono contrariato. «Da quello che ha riferito Morven, le loro imbarcazioni sono tra le più veloci e agili; se dovessero prenderci di mira, fuggire non sarebbe affatto semplice.»

«Fuggire? E chi ha parlato di fuggire?» protestò il mezz'elfo incantatore, strappando un sorriso furtivo nel nano. «Io dico di lasciarli venire e di far vedere loro a cosa vanno incontro... sfidandoci.»

Un sospiro provenne dalla direzione del guerriero, la cui posizione per Dad era facilmente intuibile dalla grossa ombra che copriva parte della murata nella quale stava appoggiato. «Dubito sarà così facile» lo sentì rispondere. «Nessuno di noi ha mai combattuto su una nave, mentre loro sono abituati. Abbiamo un bello svantaggio. Per non parlare del fatto che siamo solo in sei, visto che non conterei tanto sulla nostra ciurma. Non sembrano proprio combattenti esperti.»

A quelle parole, il nano sospirò lievemente e si decise a introdursi nella discussione.

«Ehm» fece, schiarendosi la gola ma rimanendo voltato verso il fiume. «Mi permetto di suggerire che non sempre mettere le mani alle armi si rivela la via migliore.»

Il silenzio scese alla sue spalle, e il nano se li immaginò perplessi ad osservarlo, mentre lui ancora dava loro le spalle, contemplando la dolcezza del paesaggio.

Fu la voce dell'incantatore a rompere per primo quel momento di sorpresa. «Vogliamo davvero dare retta al nano?» si lamentò, strappandogli un altro sorriso divertito. Si decise a voltarsi, dunque, per poter osservare il volto scontento del mezz'elfo e quelli perplessi dei suoi compagni.

«Vi sono infatti molti modi all'apparenza più complessi eppure assai più soddisfacenti per prevalere su chi conosce solo il greto uso della violenza. Ma non siete certo obbligati a darmi retta, il mio era solo il suggerimento di un nano loquace e incapace di farsi gli affari propri» ammise, alzando le spalle con semplicità.

«Dad, possiamo capire il tuo desiderio di tentare una via diplomatica,» intervenne Jake, con quella vena conciliatoria che ormai il nano stava imparando a conoscere bene, «ma parliamo di pirati, gente che solca il fiume in cerca di bottini e che della violenza ha fatto la sua vestigia. Dubito che potremmo convincerli a non prendere di mira la Crocevia con le parole.»

«Per non parlare del fatto...» riprovò Daniel, ma Jord si intromise, rivolgendosi con gentilezza al nano. «Temo di concordare con Jake. Date le voci del carico che trasportiamo a bordo, siamo una preda fin troppo ghiotta.»

«Solo una volta provato, si può essere certi dell'impraticabilità di un piano» ribatté però il nano. «Rammentate che solo la capacità discorsiva e l'intelletto distinguono gli esseri senzienti dalle bestie.»

Questa volta, nessuno riuscì a prevenire l'astio del mezz'elfo. «In effetti è molto possibile che sentendoti parlare scelgano di girare al largo dalla nostra nave. Sarebbe un piano perfetto, non credete?»

«Daniel...» sospirò il ranger, ma il nano non si turbò per quell'affermazione, che in realtà lo divertiva non poco. «In ogni caso» riprese invece, posando i gomiti sulla murata, «è mio dovere farvi notare che il nostro numero dovrebbe ammontare almeno a otto, se non vado errando. Anche se preferirei di gran lunga trovare un'altra via, posso comunque sorvegliare le spalle di qualcuno di voi. E sono certo di non parlare solo per me stesso.»

Indicò Eco, che si teneva un poco appartato durante quello scambio, e che non aveva detto nulla quando il conteggio del guerriero lo aveva chiaramente escluso. Sentendosi chiamato in causa, questi annuì. «Be', in effetti me la cavo abbastanza con lo stocco. Non è la mia predilezione, ma posso certo fare numero, se dovesse servire.»

«Be', certamente» ammise Jord, con un velo di imbarazzo. «Il vostro aiuto sarebbe senza dubbio gradito, nessuno di noi voleva metterlo in dubbio. Vero Ben?»

Ma il guerriero sembrava intento in un'analisi minuziosa del nano, e non parve udirlo. Fissava Dad dall'alto in basso, serio ma non aggressivo, in una posizione meditabonda che poco si adattava al suo aspetto abituale. Dopo qualche secondo scosse il capo, con un'espressione a metà tra il dispiaciuto e il perplesso. «Scusa la franchezza» esordì, rivolto al nuovo compagno. «Ma a me sembri più una qualche sorta di studioso che un combattente. Non me la sentirei di inserirti in una tattica, non sembri molto in grado di sostenere un eventuale assalto. A meno che tu non sia in grado di tirar fuori qualche trucco magico come il nostro mezz'elfo...»

Il commento non offese Dad, anzi aumentò il suo compiacimento. Era un'occasione perfetta per provare la propria passione per le discussioni complesse anche a quel nuovo gruppo di compagni. «Il fatto che il mio aspetto comunichi qualcosa, non significa che tal cosa sia la verità, né che quest'ultima non possa stupirvi» gli rispose, con calore. «E in ogni caso no, nessun trucchetto magico, ma lasciatemi dire che da parte mia li trovo alquanto sopravvalutati.»

Con suo stupore e piacere, fu Eco a prendere parola «Posso confermare quanto dice, è un abile combattente e nella piazza ha dato prova di molteplici abilità.»

«Concordo, fratello» si unì il piccolo halfling, che del duello doveva aver visto ben poco oltre i suoi proventi, ma che pareva ancora tenerci ad assicurare ai nuovi compagni una posizione comoda nel gruppo. «Un duello davvero tostissimo!»

Il guerriero però scosse il capo, e si rivolse ancora a Dad. «Una rissa e un combattimento sono due cose molto diverse. Potresti rischiare di farti del male o peggio di intralciare qualcuno di noi.»

Jake e Jord annuirono istintivamente, e Dad fu certo che quel pensiero avesse colto anche loro, benché non lo avessero espresso. Daniel, dal canto suo, voltò il capo verso l'acqua cristallina a braccia conserte, e parve del tutto intenzionato a ignorare la restante conversazione. Solo Spock, lo strano ma interessante umano con il quale Dad aveva fino a quel momento scambiato pochissime parole, sembrò intenzionato a dargli credito. «Non credo ci intralcerà. Sembra sapere il fatto suo» sentenziò, in tono monocorde.

Ma Ben scosse il capo. «Mi spiace, ma l'ho osservato e a me tutto sembra tranne che un combattente.»

Non c'era ostilità nelle sue parole, solo praticità e quella che pareva una traccia di reale preoccupazione, anche se il nano non sapeva dire se per lui o per i suoi compagni. «Solo perché non guardi con attenzione» gli rispose comunque, tornando a sorridere. «È incauto il combattente che dimostra apertamente le proprie abilità al suo nemico. Più scaltro colui che lo sorprende quando questi meno se lo aspetta.»

In cambio, ottenne solo un'espressione perplessa, e un filo contrariata. «Io guardo eccome» sospirò Ben. «E vedo che non possiedi un'arma, ad esempio.»

Un'occasione perfetta, pensò il nano, che inizia a trarre notevole divertimento da quello scambio. «Una lama non può dirsi un'arma, se tale non è il braccio che la impugna, buon uomo. Allo stesso modo, non è una lama a fare di un nano un'arma a sua volta, quanto la stessa lama ch'egli conserva dentro di sé» disse tutto d'un fiato, godendosi poi la palese confusione che capeggiò sul volto del guerriero.

«Non sono sicuro di capire appieno cosa intendi...» cominciò quest'ultimo, ma venne interrotto bruscamente da Daniel, che pareva aver tratto ben poca distrazione dalla contemplazione del paesaggio e parecchia irritazione dal discorso che proseguiva accanto a lui. «Che ha voglia di perder tempo, ecco cosa intende» brontolò, infastidito. «Io però ne ho molta poca, vado a farmi un giro sulla nave. Fate un fischio, quando avete deciso.» E detto questo lasciò il gruppo e si allontanò dalla prua, senza dare ai compagni il tempo di dire nulla. Per qualche secondo, la perplessità serpeggiò tra loro, e Dad lasciò che decidessero come agire senza intromettersi.

Alla fine, fu Ben a riprendere il filo del pensiero interrotto poc'anzi. «Suppongo che ti riferisci a qualche forma di combattimento che non fa uso di armi. Ne ho sentito parlare, ma non sono molto sicuro che siano efficaci quanto potrebbe esserlo un'arma vera e propria. Una lama e un pugno non sono certo comparabili, come capacità di arrecare danno.»

«Invero, spesso i pugni possono essere anche meglio delle lame» sorrise il nano. «Ma la vera chiave sta nel sapere quando vanno adoperati, e quando invece è meglio lasciare che la Via faccia il suo corso...»

«La Via? Di cosa si tratta? È una filosofia marziale?» gli domandò Jake.

«Non proprio ma temo che un'intera spiegazione, ora, non sarebbe molto apprezzata» fu costretto a constatare il nano, facendo volontariamente riferimento all'allontanamento del mezz'elfo, che vedeva lanciare loro qualche occhiata astiosa dall'altro lato del ponte. «In ogni caso, benché mi prema ribadire che vi sono strade migliori di quella che desiderate percorrere, metto al vostro servizio la mia abilità, qualora decideste di intraprendere tale percorso.»

«Purtroppo non è detto che avremo la possibilità di scegliere» rispose il guerriero, scrollando il capo. Fece una pausa, come per raccogliere i pensieri, e infine sospirò. «In ogni caso, Dad... Non sono sicuro che sia una buona idea mettere alla prova le tue abilità in modo tanto delicato, ma non sarò certo io a impedirti di combattere al nostro fianco. Se ritieni di poterci essere utile, allora sei il benvenuto. Troveremo certo un compito anche per te.»

«Lieto di sentirlo» ammise il nano, pacato.

«Va bene, io sono d'accordo con Ben» disse Jake, rivolgendosi poi agli altri compagni. «Jord, Spock, CJ, voi cosa ne pensate?»

«Che il nano ne sa un botto, fratello!»

«Anche io sono dell'idea che sia giusto dargli modo di aiutarci a difendere la nave» aggiunse gentilmente Jord.

Spock si limitò a un cenno del capo, Eco sorrise soddisfatto, e l'assenza di Daniel venne presa come un silenzio assenso. Jake dunque tornò a rivolgersi al nano. «È deciso allora, sei parte integrante di questo gruppo ora, a tutti gli effetti. Almeno fino al nostro arrivo a Stormville.»

«Ne sono onorato» rispose Dad, con un inchino appena accennato. «Posso proporre di suggellare questo evento in modo consono? Ho sentito dire alla ciurma che il capitano possiede una riserva di birra ottima, magari è disposto a condividerla con noi.»

«Lo sapevo che eri uno tosto, fratello!» rise CJ, entusiasta. «È un piacere averti a bordo!»

«Il piacere è tutto mio» sorrise il nano, pregustando già il ruvido gusto della riserva del capitano.

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