Caleidoscopio

Benvenuti in questo capitolo. Oggi vi presento una Fanfiction su Attack on Titan! Le citazioni riportate qui sotto però saranno prese dall'opera di Luschek: Caleidoscopio.

L'autrice al momento ha pubblicato sul suo profilo 23 storie.

Dopo essere tornato da Paradise, Reiner apprende una tragica verità: il suo fedele compagno d'armi, Bertolt Hoover, è morto durante la battaglia di Shiganshina. Questa scoperta atroce sparge in lui i semi di un male invisibile, che, in seguito, tenterà di celare a tutti, affinché possa ricongiungersi con l'amato. Una sua disattenzione, però, fa sì che Porco e Pieck, anch'essi suoi compagni d'armi, sospettino qualcosa. Il percorso tortuoso per nascondere la sua malattia porrà Reiner di fronte una scelta importante: lasciarsi morire e rivedere Bertolt, oppure vivere e dimenticare per sempre di averlo amato?

* Queste citazioni sono state scelte dall'autrice*

🔻

Capitolo 1:

C'è, però, un dettaglio che non gli fa godere a pieno la gioia di essere tornato. Non sa spiegarsi perché i volti degli altri due siano ricoperti da un alone funereo. Accantona questo presentimento - è di sicuro la sua mente che, incredula, vuole tirargli un brutto scherzo - e pone la domanda che gli preme sulla punta della lingua da quando si è risvegliato. «Dov'è Bertolt?» Nessuno risponde. Pieck aumenta l'intensità della presa e volge l'attenzione su Zeke, che butta la cicca per fumare una terza sigaretta. I due si guardano tra loro, però non si azzardano a sostenere lo sguardo di Reiner. Non ha bisogno che l'uomo pronunci le fatidiche parole, affinché capisca. Quel silenzio tagliente gli fa sembrare tutto così chiaro, è come il tassello mancante del puzzle che fino a poco prima era incompleto: Bertolt non è al suo fianco perché è morto.

🔻

Lo scroscio del ruscello lo rilassava, ma contemporaneamente gli arrecava confusione. Ad un tratto gli sembrò di trovarsi all'interno di una bolla di sapone, dove il suono giungeva ovattato e le immagini fuori da essa apparivano distorte. La situazione peggiorò quando gli altri cominciarono a schizzarsi l'acqua addosso, e qualcosa dentro di sé si mosse, dopo che Eren gliene spruzzò addosso un po'. Le sue labbra agirono prima di collegarsi con la sua mente: «Basta così, Porco!» Chi era Porco? Perché lo aveva richiamato? Nella foga del momento, né Eren né gli altri avevano fatto caso al nome da lui pronunciato. Uno degli spettatori sulla riva del fiume, tuttavia, aveva sgranato gli occhi quando aveva sentito Reiner. Lo sguardo che gli rivolse Bertolt non era di rimprovero, bensì di preoccupazione e questo gli fece comprendere che qualcosa non andava. Percepiva un formicolio diffuso su tutto il cranio e, sovrapposte alle figure dei suoi compagni, vedeva quelle di quattro bambini che si schizzavano l'acqua all'interno di una fontana in pietra. Era un luogo che gli era familiare, ma, allo stesso tempo, di cui non aveva memoria.

🔻

Capitolo 2:

«Non ti azzardare!» sbotta, interrompendola, «Non azzardarti a dire che sia colpa tua. Anche se tutta questa assurda situazione fosse vera, tu cosa avresti potuto fare quella volta? Tentare di salvare Bertolt da quei demoni? Se ci avessi provato, sai cosa avresti ottenuto? Solo altri morti.» Pieck lo osserva esterrefatta, come se l'avesse appena insultata. Gli dispiace di averla ferita, perché conosce bene i discorsi che pullulano riguardo il Gigante Cargo - Porco ha perso il conto di quante volte abbiano detto alla ragazza di aver ereditato il Titano più inutile -, però non può fare a meno di guardare in faccia la realtà: neanche se lei avesse posseduto il Gigante Martello, avrebbe potuto fare la differenza. «Se davvero Reiner ha contratto questa... cosa, perché amava Bertolt, o qualsiasi cosa ci fosse tra loro, tu non devi sentirti responsabile. Non ce l'hanno fatta Zeke, Reiner, Annie e Bertolt, pur possedendo i Giganti più for... più versatili. Questo significa che qualsiasi cosa ci sia aldilà del mare, è più temibile di quanto si possa immaginare. E tu dovresti saperlo meglio di me, dato che li hai incontrati faccia a faccia, quei mostri.» L'amica non sembra ancora convinta di ciò che Porco dice, ma annuisce. Pare affranta, con le ciocche scure e arruffate che le ricoprono il volto, e lo sguardo di lei è vuoto - perché, senza che glielo dica, sa che è ritornata con la mente a quella dannata battaglia. È mosso da puro istinto, dunque, quando la avvolge in un abbraccio, all'interno del quale Pieck sparisce. Qualsiasi cosa accadrà, lui sarà sempre al fianco di lei per proteggerla. Non la lascerà sola, né passerà giorno in cui si preoccuperà o prenderà cura di lei, se lo promette. Glielo promette. Spera che a causa dell'abbraccio stretto, l'altra non percepisca i battiti celeri del suo cuore, eppure non riesce a sciogliere l'abbraccio per riguardarsi - ed evitare, così, che il suo segreto trapeli. «Pokko,» lo chiama con voce salda, «grazie.»

🔻

Percepisce le budella contorcersi, la gola pizzicare, poi Reiner apre la bocca e, invece di un ammonimento, da essa esce fuori una manciata di petali piccoli come coriandoli e rossi come il sangue. Si alza con uno scatto e, nel tentativo di allontanarsi da Gabi, inciampa nei nodi creati dall'edera e stramazza sulle ginocchia. Si ritrova così, piegato in due dalla tosse - per l'ennesima volta - e a sputare quantità incalcolabili di fiori distrutti. Percepisce i polmoni bruciare, così come le ginocchia, mentre il respiro è un lusso che quei maledetti boccioli gli impediscono di avere - Reiner cerca di prendere boccate d'aria, invece si ritrova in apnea più a lungo del previsto e teme che questa volta nemmeno il suo Gigante sarà in grado di salvarlo. Tanto è lo sforzo, che minuscole lacrime premono agli angoli degli occhi. Dura un paio minuti quella sua tortura, finché il volto non si tinge di sfumature violacee e il terreno non si ricopre di una pioggia cremisi. In sottofondo vi è il singhiozzare sostenuto di una bambina. Quando lo schifo che aveva dentro è uscito fuori, ansima, tentando di immagazzinare quanta più aria possibile - come se ciò bastasse a non farlo morire, la prossima volta. Tutto all'improvviso tace, o quasi: vi è solo un rumore di passi a fendere l'aria. Dopo che Reiner si lascia cadere di schiena sul suolo, la vede. Gabi è accanto a lui, con le labbra serrate e due scie umide che si congiungono sul mento. Entrambi hanno le spalle scosse da tremiti, perché nessuno dei due aveva mai visto piovere così tanti petali.

🔻

Dal capitolo 3:

Prima di porle una qualsiasi domanda, Karina allunga il collo per osservare l'opera d'arte che quella sta ritraendo. Sul foglio immacolato vi è un omino stilizzato, con un ciuffo biondo in testa e dalla cui bocca nascono una serie di spirali rosse, che si riversano su una linea verde. Quello scarabocchio la mette addosso un'inquietudine che prima non provava. Le dà le stesse sensazioni negative di quando passa sotto una scala, oppure di un gatto nero che le attraversa la strada. C'è un significato particolare dietro ciò che ha visto, ne è certa. Non le importa nulla dei parenti - del suo stesso figlio, addirittura - che le ripetono di essere troppo superstiziosa. Qualcosa non va in quello che percepisce e se ne convince nel momento in cui, dopo una manciata di minuti, suonano al campanello con insistenza, quasi fino a stordirle le orecchie. Esclude le possibilità che sia Reiner, dato che quest'ultimo è in missione in medio-oriente, o sua cognata, poiché il suo turno di lavoro dovrebbe essere appena cominciato. «Zia... non apri?» domanda Gabi, senza staccare gli occhi dal foglio. Con il petto pesante come un macigno, Karina trova la forza di alzarsi e raggiungere la porta d'ingresso. Non ha uno spioncino, perché la casa è molto antica - deve ringraziare, anzi, che abbia un asse di legno per impedire agli estranei di intrufolarsi -, quindi socchiude la porta quanto basta per intravedere chi sia. «Karina Braun?» La testa le vortica e sente che il cuore non le reggerà a lungo, a causa della paura che s'impossessa di lei centimetro dopo centimetro. È un'accozzaglia di brividi e sudore freddo - e non osa immaginare come si ridurrà quando il soldato Marleyano aprirà di nuovo bocca. «Deve seguirci. Ora.» Dagli occhi ghiaccio dell'uomo non traspare nessuna emozione. È come guardare in faccia le bambole di porcellana di Gabi. «Si tratta di Reiner Braun.»

🔻

*Ora è il vostro turno! Inserirò qui sotto tutte le frasi o le mini recensione che vorrete dare a questo racconto! (Mandatemi privatamente le citazioni che volete aggiungere)*

🔻

Questa citazione è stata lasciata da Lightning070.

(Presto arriverà anche il commento personale della lettrice)

Citazione: Una statua di vetro, anche se alta quindici metri, si frantuma comunque se la spingi giù da un dirupo. A Reiner è accaduta la stessa cosa: è stato buttato in un baratro tanto oscuro e, dall'altezza a cui si trova Porco, non si vede se l'altro abbia già toccato il fondo, oppure se cadrà ancora più in basso.

🔻

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top