Capitolo 9.
Ashley stava camminando per il corridoio della casa di Lewis, portando dietro di se' la valigia color gialla acceso, in tono con la scritta "Nirvana" sulla sua t-shirt nera. Il suono delle All-star sul pavimento di palchè risuonava nell'ambiente minimalista, quasi vuoto e privo di qualsiasi forma di arredamento. Il suo sguardo cadeva su qualche armadietto del medesimo legno del pavimento, dove sopra sostava qualche cactus dai colori vivaci. Sulla parete biancastra spiccava qua è là qualche dipinto astratto, dal rosso al blu acceso, dove quell'astrattismo si tramutava in arte ed interpretazione.
Il corridoio terminava in un ampio salotto altrettanto chiaro, dalle poltrone e i divani bordeaux che spiccavano tra l'atmosfera limpida, quasi trasparente, di quella stanza.
Ashley si limitò ad osservarlo da lontano, quel bel salotto, intenta ancora a cercare la camera sulla quale Lewis le aveva lasciato il post-it, con scritto tutto ciò che le sarebbe potuto risultare utile.
Era una casa davvero affascinante, oltreché moderna, dai gusti particolari senza troppo impegno.
Finalmente, dopo una paio di porte qua e là, Ashley aveva trovato il bigliettino attaccato all'interno porta dell'ultima camera infondo al corridoio. Era entrata con cautela e nella stessa maniera aveva richiuso la porta alle sue spalle, senza un motivo preciso, forse soltanto per abitudine.
S'era sdraiata poi sul letto a due piazze in mezzo alla stanza, illuminata dai raggi del sole caldi e mattutini e con la grande finestra come specchio del panorama offerto.
Qualcuno poi, aveva suonato al campanello, e quasi incerta, quasi insicura, Ashley era andata ad aprire.
<<Lewis?>> aveva chiesto il ragazzo dall'altra parte della porta, chiedendosi dove potesse essere.
<<Mi avrà scritto l'indirizzo sbagliato...>> aveva continuato, alzando le spalle, borbottando fra sè e sè, già pronto a telefonare a Hamilton, una volta vista Ashley all'entrata.
<<No no, questa è casa sua.>> aveva risposto sorridente lei, forse un po' imbarazzata dalla sua tenuta da casa, consistente in vecchia tuta nera e capelli raccolti con poca cura.
<<Posso? Ho fatto un viaggio lunghissimo dalla California e sono abbastanza stanco. Mi ha invitato Lewis, non sapevo che avremmo avuto compagnia femminile.>> aveva sorriso lui, prendendo i suoi zaini e recandosi in casa.
<<Sono Ashley, la fidanzata di Lewis, piacere.>> aveva allungato la mano.
<<Ah, ora ho capito chi sei... Io Dustin, il piacere è tutto mio.>> aveva sbuffato, quasi beffardo, e forse conscio di qualcosa che Ashley avrebbe presto voluto sapere.
Era trascorsa poi tutta la mattinata, e Dustin non aveva fatto altro che giocare alla Play Station e guardare la TV.
Non sembrava un ragazzo interessante, o almeno così pensava Ashley, seguendo la prima impressione.
All'ora di pranzo però, lui aveva cucinato un piatto forse tra i più buoni che la ragazza avesse mai mangiato, e così la curiosità era iniziata a crescere dentro di lei, ma da persone composta qual'era non avrebbe osato chiedere minima informazione, avrebbe semplicemente aspettato che il tanto sagace e avveduto ragazzo di fronte a lei facesse tutto da solo.
<<Quando vi sareste fidanzati, tu e Lewis?>> aveva detto, morsicando una mela rossa vivace, e all'apparenza anche succulenta.
<<Non molto, direi.>>
<<Ti vedo molto riservata...>> aveva biascicato dopo aver pulito con un tovagliolo di carta il succo che era caduto sul tavolo in legno.
<<Oppure tu sei molto aperto>> aveva supposto lei, tranquilla.
<<So molte cose che vorresti sapere anche tu, lo sai?>> aveva risposto lui, sentendosi quasi offeso dalla calma di quella ragazza ignara che aveva di fronte.
<<Dici?>> aveva sorriso lei, fingendo di non provare interesse, mantenendo la sua posizione.
<<Sei una personalità molto misteriosa, lasciatelo dire ragazza.>> aveva sbuffato leggermente lui, alzandosi dal tavolo e dirigendosi con un bicchiere di acqua per il corridoio.
<<Dove vai?>> aveva chiesto Ashley, sorpresa.
<<A dormire, te l'ho detto, sono stanco.>> poi, lui aveva chiuso la porta della sua camera alle sue spalle, e si era addormentato.
Ashley era rimasta in piedi accanto al tavolo, chiedendosi cosa potesse essere ciò che quel ragazzo e Lewis, le stessero nascondendo. Alla fine, aveva deciso di andare a dormire anche lei, non avendo nient'altro da fare.
Kylie era sdraiata nel letto, tra le coperte, fra le braccia di Sebastian. Lo stava guardando serena, i ciuffi biondi cadevano sul volto di quell'uomo che aveva di fronte, che per una notte aveva dormito con lei. Le palpebre chiuse, che nascondevano le iridi azzurre, le ciglia lunghe e chiare, i lineamenti del viso, la forma delle labbra, le mani che le sfioravano i fianchi, la schiena con fasce di muscoli rilassati. Kylie amava tutto di lui, non aveva nessun aspetto che l'avrebbe mai infastidita, e adesso, lo stava ancora osservando. Improvvisamente, Sebastian aveva iniziato ad urlare, disperato, ansimando e sudando, col respiro affannato e agitandosi nel letto. Spaventata lei non sapeva cosa fare, aveva iniziato a scuoterlo per farlo svegliare da quel sonno che tanto lo stava disturbando, e quasi di scatto lui aveva aperto gli occhi, piangendo, con le lacrime che uscivano come una pioggia di Novembre.
Ancora un po' impaurita per quel momento inaspettato, lei lo aveva abbracciato forte, asciugandogli le lacrime, capendo che forse, qualche demone del passato era tornato a dar fastidio al suo amato.
<<Ci sono qui io Sebastian, ci sono io.>> continuava a ripetergli, per tranquillizzarlo.
<<Lei era lì! Era in piedi davanti alla porta! Io l'ho vista! Lei era lì!>> continuava a ripetere lui, sempre piangendo.
Kylie, sentendosi quasi esclusa, quasi messa da parte, non badava a tali sentimenti e consolandolo, passò il resto del suo tempo con lui. Era comprensiva, infondo sapeva che non avrebbe mai dimenticato sua moglie del tutto, non per egoismo, né per disimpegno, semplicemente perché era stata l'amore della sua vita, o almeno, per una parte di essa. Lei avrebbe dovuto accettarlo, imparare a conviverci, e forse riuscire anche ad apprezzare l'intensità dell'amore che Sebastian provava per le altre persone. Si vedeva, che era un uomo che restava affascinato da tutto ciò che lo circondava, aveva quella personalità intelligente, e ricambiava la sua ammirazione attraverso l'amore. Negargli la possibilità di amare, o di continuare nel tempo con questa sua abitudine, sarebbe stato come togliergli una parte del suo carattere unico.
Quando anche le ultime lacrime si erano ormai asciugate sul suo volto, Sebastian aveva guardato Kylie grato di ciò che aveva fatto, non l'aveva abbandonato nel suo momento peggiore, anzi, l'aveva consolato ed aiutato, pensando solo a lui.
<<Mi dispiace non avertelo detto prima... Ma lei ogni tanto ritorna.>> aveva sussurrato lui, dispiaciuto.
<<Non ti preoccupare, ora lo so e ti aiuterò io.>> aveva risposto lei, dandogli un bacio sulla fronte e andando a preparare la colazione per entrambi.
Camminando per il corridoio s'era un attimo fermata e voltandosi verso il suo uomo, seduto sul bordo del letto che le dava le spalle, aveva tirato un sospiro quasi triste per ciò che era accaduto. Riprendendo sui suoi passi aveva poi ragionato su quanto tale cosa poteva essere normale, per una persona fragile come lui.
Sul pavimento, Kylie, aveva notato un vecchio zaino di qualche anno fa, che spesso usava quando andava a fare i giri con Erick. Era rimasto abbandonato li in quella casa che teneva con se' tanti ricordi, proprio come quella cartella quasi accasciata a terra senza cura. Era l'immagine di ciò che era per Kylie il suo passato, una figura malandata, trascurata dal tempo pesante e oscuro, soffocata da una pressione del ricordo che non se ne voleva andare, l'angoscia di dover rivivere tali situazioni. Ciò che l'era accaduto non si poteva cancellare, si sa, neanche dimenticare era possibile, era solo da mettere in disparte, cercando di godersi il momento esatto che stava vivendo.
Con gli occhi affranti e il passo incerto, era finalmente arrivata in cucina e aveva preparato un cappuccino per Sebastian, che l'attendeva nel letto.
Soprassata dai ricordi però, mentre portava il caffè al suo uomo, iniziava a sentire le gambe cedere e le forze mancare sotto alla malinconia e allo sconforto di quel severo tempo avvenuto, che le aveva recato tanti danni alla psiche e le aveva fatto aumentare la sensibilità verso ogni cosa.
Il mancamento era ormai inevitabile, il corpo di lei era già per terra, con i brividi di freddo che la percorrevano e poi un forte calore, che faceva aumentare la sudorazione. Il caffè si era rovesciato sul palchè lucido e i frammenti di ceramica coprivano la persona di Kylie.
Lei riusciva a riconoscere prima qualche rumore pesante di passi in corsa, poi il nero l'aveva inglobata nel suo mondo.
Gocce di acqua fredda le scorrevano il viso, le gambe alzate erano pesanti, e il corpo era inerme.
Ad un tratto Kylie aveva ripreso coscenza e Sebastian subito l'aveva abbracciata, sollevato dalla paura che si fosse fatta male. Gli era quasi sembrato di tornare in quella stanza d'ospedale, disperato, con le occhiaie consumate dal tempo e il sonno plumbeo, quasi oppressivo. La ragazza si era retta alle spalle di Sebastian ed era riuscita ad alzarsi, poi, camminando lentamente, era arrivata al suo zaino che poco tempo prima non aveva avuto il coraggio di riaprire. Ma la curiosità di rivivere, di ricordare ormai aveva preso il sopravvento e la stava portando a guardare tutto ciò che quella sacca poteva mostrarle.
Magari avrebbe ritrovato qualche momento dimenticato, oppure sarebbe stata solamente vuota. Non restava che aprirla, si era seduta cosí accanto al muro, e con delicatezza aveva fatto scorrere la cerniera lungo il suo percorso.
Un sospiro e poi lo sguardo era già fra gli oggetti contenuti.
Spazio autrice:
È passata un'eternità lo so, devo anche aggiornare F1H ma da brava mongola mi sono ridotta all'ultimo coi compiti quindi ero stra impegnata. Nulla spero vi sia piaciuto.
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