Capitolo 7.
<<Mi sono innamorato di te.>> aveva detto Lewis, togliendole il libro che aveva fra le mani, interrompendo la lettura in modo del tutto inaspettato.
<<Cosa?>> l'aveva guardato sorpresa, lei.
<<Ti amo Ashley.>>
<<Ma cosa stai dicendo?>> aveva chiesto ancora lei, quasi incredula.
<<Sto dicendo che ti amo. In queste notti, da quando ti conosco, ho sempre pensato a te come l'unica cosa giusta presente nella mia vita di soli errori. Mi hai avvolto l'anima con la tua voce, m'hai accarezzato le guancie quando sorridevo, m'hai asciugato le lacrime quando piangevo. Ci sei sempre stata, ed io neanche me ne rendevo conto, ero tanto stupido. Eppure quel pensiero di te ogni giorno cresceva di più, ancora e ancora, fino a diventare oltreché fisso, anche il primo fra tutti. Mi svegliavo alla mattina e volevo soltanto vederti, mi dicevo "manca poco, la incontri". Poi arrivava il momento atteso ma ciò che ne traevo era pari a zero. Un idiota, penserai. Forse me lo merito, ti ho fatta aspettare tanto, e probabilmente ormai neanche mi appartieni più. Di questo non ne sono a conoscenza, ma spero che tu mi possa dare una risposta. Io ero un solitario, fino a quando sei arrivata tu.>>
Ashley, meravigliata e altrettanto incantata, aveva lasciato al suo sorriso lo spazio giusto sul suo viso dolce, e nel tentativo di parlare, non era riuscita a trovare le parole.
Quasi stranamente incerto allora, Lewis, le aveva preso il volto fra le mani e delicatamente l'aveva baciata, piano, con tocco leggero.
Guardandola negli occhi poi, se l'era portata al petto, sentendo che quel vuoto dentro inspiegabile a parole, era finalmente stato risanato, riempito, come un pozzo pieno di sassi, colmo grazie alla fatica di anni e anni di vita. Era una bella sensazione, quella della completezza. Che cosa stesse succedendo dentro di lui? Non lo sapeva nessuno, o forse, s'era solo innamorato.
Quello che gli era mancato per tutto questo tempo, era solo l'amore.
Sebastian, correndo per le strade di Montecarlo, si era un attimo soffermato ad osservare una donna bionda, seduta su una bianca sedia in metallo, fuori da una pasticceria.
Aveva una strana somiglianza ad Hanna, e lui, sempre più curioso, s'era allora seduto sul muretto della fontana proprio di fronte a quella donna.
La osservava, sempre più convinto che ciò che avesse davanti agli occhi, fosse proprio sua moglie defunta. I capelli legati in una coda né troppo alta, né troppo bassa, gli occhi piccoli e chiari e un sorriso tanto conosciuto. S'era alzata, aveva preso la sua borsa marrone scuro in pelle, e s'era diretta verso Sebastian.
Aveva qualcosa di strano, il sole splendeva alto nel cielo e un piccolo venticello portava una brezza di freschezza, ma non vi era alcuna ombra che fosse proiettata da quella donna, ed i suoi capelli non svolazzavano al soffio leggero. Andandole incontro, Sebastian s'era trovato ad attraversarla, piangendo, rendendosi conto che quella fosse solo una visione, o chissà quale allucinazione la sua mente gli aveva provocato.
Cosa gli stava succedendo? Perché continuava a pensare a lei, mentre il suo cuore era già nelle mani di un'altra?
Forse, aveva ancora solo bisogno di altro tempo. Ma non avrebbe potuto aspettare a lungo, Kylie era il suo treno, la sua occasione, la sua chiave per la felicità.
All'improvviso gli era balenata per la testa un secondo pensiero, quello di essere stato egoista, e così s'era rimproverato per la sua riflessione su Kylie, troppo individualista e accentratrice, per l'amor di se' e di una prepotenza non di sua proprietà.
Un bambino non troppo grande, ad occhio di circa cinque anni, aveva urlato di gioia il nome di Sebastian e subito dopo gli era corso incontro. Dopo aver chiesto spavaldamente un autografo, il tono del bambino s'era reso più timido e vile, quasi pavido.
<<Ma Kylie? Dove è la tua ragazza?>> aveva farfugliato, per poi mettersi un dito in bocca, intimidito.
Lui s'era guardato in giro, non vedendo nessuno e, per un attimo, s'era sentito smarrito, angosciato dalla paura di aver perso l'amor suo, e di corsa era tornato sui suoi passi, cercando di arrivare il prima possibile a casa di Kylie, dove avrebbero trascorso la giornata con i parenti.
Era poi arrivato, quasi sollevato, ma una volta entrato non aveva trovato Robertson e così, lo stesso incubo di qualche ora prima s'era ripresentato, ancora più forte e risonante. S'era allora seduto sul divano, per quietare il cuore ancora ad alti battiti per la corsa mattutina appena terminata. Poi, sorseggiato un bicchiere d'acqua ghiacciata, aveva subito preso il cellulare fra le mani e aveva telefonato a Kylie, in giro chissà dove.
Non aveva risposto e così, Sebastian, aveva deciso di spegnere tutti i pensieri ed andare a dormire.
Qualche ora dopo, qualcuno aveva girato le chiavi nella toppa della serratura e Sebastian, dal sonno leggero, s'era alzato rapidamente ed era corso al salotto proprio davanti all'entrata, nella speranza di vedere Kylie.
Le sue aspettative non gli vennero negate, perchè all'uscio c'era proprio lei, col volto velato da un soffio di fiacchezza mista a spensieratezza, che la rendeva alquanto particolare. Sebastian, appagato dalla figura che aveva davanti, s'avvicinò piano trattenendo presumibili emozioni contrastanti, oscillanti tra la voglia di baciarla frettolosamente e accarezzarla delicatamente quasi fosse un bene prezioso. Come spiegarle cosa avesse provato quella mattina, per Vettel restava l'unico pensiero scrupoloso persistente, al quale avrebbe dovuto trovare una soluzione.
<<Mi sei mancata>> le aveva detto guardandola da lontano.
<<Sono solo andata a fare la spesa>> aveva sorriso lei, mentre riponeva nel frigorifero gli alimenti che aveva comprato quella stessa mattina.
<<Oggi un bambino mi ha chiesto dove fossi, e non vedendoti accanto a me, mi sono sentito perso, ho avuto paura che tu te ne fossi andata via dalla mia vita, ho immaginato come sarebbe stato senza di te, e non ce l'ho fatta. Sono corso a casa, ma tu non c'eri. Ti ho aspettata, e finalmente sei tornata. Mi sei mancata, più di ogni altra volta, amore mio.>>.
Kylie aveva poi corso verso di lui, non potendo negare alle lacrime di uscire, per quelle poche parole che le avevano fatto capire quanto bello fosse avere un uomo che l'amava tanto quanto ne avesse bisogno. Abbracciandolo lo aveva stretto più forte di quanto mai avesse fatto prima, forse per fargli capire che aveva bisogno di lui, sempre.
Quello non era un semplice abbraccio per nessuno dei due, era forse una promessa che non si sarebbero mai persi tra loro, non avrebbero lasciato spazio a nessuno se non altro che ai loro due cuori, adesso uniti in quelle braccia attorcigliate l'una sul corpo dell'altro.
Si erano trovati, e adesso, neanche lo scoglio più grande li avrebbe separati; o almeno, così credevano e avrebbero continuato a credere nel tempo duraturo.
<<Ashley, sali in macchina per favore.>> aveva sorriso Hamilton, aprendole la portiera della sua Mercedes.
<<Dove mi porta?>> aveva chiesto restando al gioco, lei.
<<Tutto è più bello quando è una sorpresa, non trovi?>>
<<L'importante è che ci sia tu.>>
Lui poi, le aveva preso il volto fra le mani, e delicatamente l'aveva baciata, quasi con la paura di farle male, di non poter osare troppo, con la paura di rompere qualcosa dall'aspetto prezioso.
Poi, aveva guidato pacificamente fino alla destinazione decisa solo da lui, con l'obiettivo di sorprendere Ashley.
L'auto s'era poi fermata su un parcheggio sterrato a lato di un lago dalle dimensioni notevoli, attorniato da una catena montuosa ininterrotta fin oltre l'orizzonte. Il cielo aveva forse i colori migliori della giornata, con sfumature dall'arancione chiaro ad un azzurro strano, molto particolare.
Scesi un paio di gradini, si arrivava al lungo molo, che dopo qualche metro svoltava a sinistra, lasciando spazio per le barche che sostavano indisturbate.
Qualche anatra o simile animale vagava quieto su quello specchio d'acqua alquanto affascinante, lasciando un sapore di tranquillità generale nell'aria, alimentata anche dalla leggerissima brezza di metà primavera.
Il Gran Premio di Montecarlo aveva lasciato a Lewis la voglia di riscattarsi da quella scarsissima settima posizione, forse avendo anche paura del giudizio altrui su quella gara sfortunata, che avrebbe potuto intralciare la sua carriera.
Ma oggi era un altro giorno e peraltro, Hamilton era anche insieme alla sua nuova fiamma, forse rinata dopo tanti anni, dopo essere stata solamente brace ancora accesa o scintille sotto alla cenere spenta, rimasuglio di un vecchio fuoco, che adesso era tornato a bruciare i suoi elementi, lasciandoli alla fine chissà come.
Ma si sa, come disse Robert Herrick, una scintilla trascurata fa un fuoco possente.
<<Ora puoi scendere, Sis...>> aveva biascicato Lewis, con un animo in un'ansia però lieta e non turbante.
<<Sis... Da quanto tempo non mi chiamavi così>> aveva risposto lei, ricordando il passato, che forse era stato la sua casa più bella.
<<Ti piace?>> le aveva chiesto Hamilton, prendendola per mano ed insicuro sui suoi passi.
<<Perchè mostri a me la tua parte migliore e non la dimostri anche al mondo?>> l'aveva guardato Ashley, forse non capendo perché quel Lewis che lei conosceva tanto bene, non era tale agli occhi altrui.
<<Perchè tu sei la mia parte più bella, e l'ho capito solo adesso.>>
<<Non ho il costume, amore mio.>>
<<La mia maglietta andrà più che bene.>> aveva sorriso Lewis, tranquillo.
Poi, dandosi la mano avevano corso sul molo uno accanto all'altro, e come aveva detto lui, Ashley portava sopra alla sua pelle nuda la sua maglia dai colori scuri, mentre lui restava in intimo, ovvero degli avvolgenti boxer.
In acqua avevano un po' giocato fra di loro, ma Lewis non l'aveva mai lasciata, e non solo perchè Huston non sapeva nuotare, ma perchè avrebbe voluto stringerla a se' per non lasciarla più.
<<Ti ho sempre amata, ma non l'ho mai saputo. Perdonami per averti fatto aspettare tanto.>> le aveva accarezzato il viso, spostandole una ciocca di capelli bagnati dietro al piccolo orecchio con una perla bianca.
<<Adesso ci sei, l'importante è questo.>> lo aveva abbracciato lei rispondendo alle scuse che ormai trovava vane.
Spazio Autrice:
scritto: Sab 24 giugno
pubblicato: Lun 17 aprile
(non badate alle date qui sopra, servono a me per dei riferimenti :))
La foto che vedete allegata al capitolo è mia, è davvero un posto magnifico.
Ho voluto usarlo nella mia storia perchè m'ispirava, spero vi sia piaciuto il capitolo.
:)
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