Capitolo 2.
Sebastian era seduto di fronte a Kylie, aveva fra le mani le posate d'argento e si portava alla bocca la forchetta con della pasta attorcigliata.
Stavano ridendo con molto gusto, erano felici.
<<Quindi poi da tutti e quattro che volevate quel mondiale lo hai vinto tu eh?>> aveva detto Kylie ridendo, con in mano il bicchiere di vino.
Non faceva ridere, anzi, era pure una storia di quelle che racconti vantandoti agli amici, ma lei rideva, e lui con lei.
<<Ora me la racconti, la storia?>> aveva detto sospirando Kylie.
Improvvisamente era calato un pesante silenzio nella stanza.
Sebastian stava fissando il vuoto più assoluto, aveva gli occhi persi, e, dopo un lungo respiro, aveva preso a raccontare.
Ero in ospedale davanti a lei, la sua mano nella mia, le sue dita fra le mie, i suoi occhi ai miei occhi, e il suo cuore col mio cuore. Ai piedi del letto c'erano le due bambine, Matilda ed Emily...- si era soffermato un secondo guardando le bambine che giocavano accanto al cammino coi giocattoli di legno, poi aveva ripreso- ...Sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista cosciente ma non volevo pensarci troppo. Lei era diventata troppo debole, i dottori le avevano diagnosticato il tumore alla pelle ormai avanzato al 4° stadio e ci avevano riferito che la probabilità di sopravvivenza fosse solo del 5%, di un misero 5%. L'avevano operata già 3 volte ma le metastasi continuavano a ripresentarsi, il ciclo di terapia ormai non funzionava più e le cure erano talmente intense che quasi Hanna non viveva più. Aveva poche energie, e sapevo che le costava fatica sorridermi ogni volta che le stringevo la mano.
Era bianca, bianca come la neve e fredda come il ghiaccio, ma era bellissima anche così. Infondo lei era mia moglie, ai miei occhi sarebbe sempre stata bellissima, anche se infondo era solo una semplice ragazza conosciuta fra le mura dell'università.
Mi chiedevo con quale forza andasse avanti, e se fosse davvero felice in quella situazione. Lei cercava di essere forte, o almeno, ci provava, ma io la conoscevo troppo bene per non capire che stesse fingendo. Come poteva pensare che non sapessi che i medicinali la facevano star male, che si vedeva brutta, che si riteneva inutile. Lo sapevo, lo sapevo benissimo. Conoscevo l'angoscia che le mangiava l'anima, sapevo che quell'ospedale la stava divorando a bocca aperta e poi sarebbe stato pronto a sputarla, quasi come se fosse stata una cicca.
Quella stessa notte si svegliò urlando dal dolore, le lacrime le continuavano a scendere e le mani erano quasi legate alle aste del lettino. La portarono in sala operatoria ancora un' ultima volta, aveva le occhiaie incavate e violacee, la pelle talmente candida che si potevano seguire le vene verdastre su tutto il braccio. Io presi le bambine in braccio, strette attorno a me. Matilda non smetteva di piangere, mi stava scoppiando la testa dal dolore, avevo gli occhi gonfi e un nodo alla gola. Mi chiedevo quanto ancora sarebbe durata quell'angosciante attesa, su quella sedia scomoda su cui dormivo la notte, poi arrivò il dottore.
"Siamo davvero dispiaciuti, ma sua moglie non ce l'ha fatta. Abbiamo davvero fatto tutto il possibile."
Li crollai, ero si un uomo, ma era mia moglie, era mia moglie cazzo ed era morta sotto ai miei occhi. L'avevo vista morire piano piano, si era spenta lentamente come una candela. È passato un anno ma il dolore infondo c'è ancora, d'altronde non ci si può aspettare il contrario. Lei... lei era mia moglie.
Aveva pronunciato le ultime parole quasi in lacrime, poi una volta asciugatosi gli occhi si era alzato e aveva preso in braccio la piccola Matilda. Emily gli si era aggrappata alla gamba.
<<Grazie...>> aveva sussurrato Kylie, alla fine del racconto.
Avevo ventidue anni quando pensavo che nella mia vita ci sarebbe stato il punto finale, e la frase "the end". Pioveva quel giorno, era il 16 Febbraio del 2013 ed era il mio compleanno. Qualcuno suonò al campanello, erano circa le 21.00 e avevo passato tutta la giornata a casa. Erick, il mio ragazzo, era in Svizzera per lavoro e sapevo che non sarebbe tornato prima di una settimana. Stavo guardando un film, e svogliata mi alzai dal divano.
"Sì?" Risposi al citofono.
"Mi apri o mi lasci congelare qui fuori sotto alla pioggia?" Rispose l'uomo con una risata finale.
Riconobbi subito la voce e scesi le scale quasi inciampando per la frenesia, poi mi buttai fra le sue braccia. Erick era lì che mi abbracciava, e non sapevo spiegarmelo. Allora mi raccontò che aveva convinto il suo capo che sua madre aveva avuto un pericoloso problema di salute, e che il dottore aveva richiesto immediato soccorso. Ovviamente, non era vero, ma il capo sembrava essersela bevuta.- Kylie si era fermata un attimo, aveva fatto girare il vino rosso che aveva nel bicchiere di cristallo, con un movimento di polso. Aveva sbattuto ripetutamente le palpebre per scacciare le lacrime, senza riuscirci. Poi aveva ripreso-
"Ecco, questo è il tuo regalo..."
Erick mi porse un orsacchiotto marrone, ma quei due occhi fuori dalle orbite tutti neri mi inquietarono a morte e d'istinto lanciai il peluche giù dalla porta finestra.
"Ma cos'era quella roba?!" Sbraitai.
"Vado a recuperarlo." Mi disse sorridente.
I tuoni si erano fatti più potenti e la pioggia si stava trasformando in acquazzone, le strade erano più pericolose e le scarse luci dei lampioni impedivano una buona visione di ciò che c'era attorno.
Dopo pochi minuti sentii un boato quasi straziante, poi una portiera aprirsi e una donna urlare. Mi affacciai dalla finestra e il cuore si fermò per qualche secondo. C'era Erick steso a terra, con l'orsacchiotto fra le mani.
...
Due giorni dopo eravamo al funerale, stringevo a me il suo regalo e poi notai un filo bianco con infondo un piccolo anello del medesimo colore. Lo tirai piano piano, aspettandomi un verso osceno e altrettanto inquietante come lo stesso orsetto.
Ma invece, tutt'altro.
"Mi vuoi sposare?"
E li caddi a terra, distrutta.
Sebastian la stava guardando triste, quasi straziato dal dolore da entrambe quelle storie così diverse ma con lo stesso risultato. Erano la fine di una vita e l'inizio di un'altra.
Per spezzare quell'atmosfera ormai divenuta cupa e triste, la ragazza aveva preso parola.
<<Che scortese che sono, non ti ho ancora mostrato la perla della casa, il luogo che più amo e che più mi rappresenta, la mia terrazza.>> aveva detto porgendo una mano verso una porta finestra, invitando Sebastian ad uscire.
<<Un aneddoto affascinante di questa casa è che sia stata costruita su una roccia, e che questa sia stata sfruttata per le fondamenta, in modo da rendere la struttura salda e forte.>> aveva continuato.
Poi, avevano preso un paio di sdraio e avevano guardato il cielo per un paio di minuti, in silenzio.
L'orizzonte s'era ormai fatto buio con l'inoltrare della sera, e la temperatura s'era abbassata come di consuetudine.
<<Hai mai guardato le stelle?>> aveva chiesto la ragazza con tono sereno, mentre guardava il cielo scuro. Era seduta sulla sdraio con la tazza di cioccolata calda fra le mani, che nel frattempo s'era procurata.
<<Non ci ho mai dato troppa attenzione, sono solo puntini luminosi.>> aveva risposto sinceramente Sebastian, sedendosi accanto a lei.
Lui aveva posto le mani ognuna sulle due gambe divaricate, poi aveva portato una mano alla bocca per rimettersi fra le labbra la sigaretta appena presa da un pacchetto nuovo di Marlboro.
<<Non sono "solo puntini luminosi". Bisogna guardarle con occhi fantasiosi, immagina qualsiasi cosa, come le vedi?>> aveva chiesto sempre più curiosa.
<<Io, beh vedo qualcosa di indefinito, che non si può spiegare, una luce forte ma allo stesso tempo debole. Sembrano tante piccole donne che danzano e che illuminano il cielo di notte insieme alla Luna, che le osserva felice di avere compagnia ancora una volta.>>
<<Mi piace.>>
<<Cosa?>>
<<Come vedi le cose.>>
<<E tu? Tu come le vedi?>> aveva girato la domanda Vettel.
<<Tanti piccoli misteri, da scoprire uno ad uno, e forse, sono anche tanti piccoli desideri.>> aveva sospirato.
<<Qual'è il tuo desiderio più grande, Kylie?>> aveva chiesto Sebastian guardandola fisso negli occhi.
<<Essere felice, penso...>> aveva ragionato con una certa leggerezza.
<<E con me lo saresti?>>
Spazio Autrice:
Ecco il secondo capitolo di questa storiella.
J_Livingstone sei ossessionata e spero ti piaccia, questa storia va avanti grazie a te.
E nulla, bacioni bacioni.
{Seb nella foto capitolo sembra un angelo}
Ah, scusate, ultima cosa, passate a leggere Angels|| S.Vettel & N.Hulkenberg, è davvero stupenda e non lo dico solo perchè sono la protagonista uhuhu. La trovate sul profilo della tipa che ho nominato prima (love u).
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