Capitolo 10.
Ashley, ancora un po' assonnata, si era svegliata dalla sua dormita leggera pomeridiana e aveva preso poi il cellulare per controllare l'ora.
16:44 diceva il suo Iphone.
Era ancora presto, aveva pensato lei, e si era alzata per andare a cercare Dustin per il salotto, che prima aveva visto solo di sfuggita mentre cercava la sua stanza appena varcata la soglia della casa di Lewis. C'erano degli ampi divani, magnifici, e la televisione aveva un mega schermo, ignoto a noi quanti pollici, "tantissimi" pensava Ashley.
Cercato in tutta la casa, Dustin non c'era, dunque la ragazza aveva tratto la conclusione che fosse ancora in camera a dormire. Appena svegliata, lei, aveva mandato un messaggio a Lewis dove gli chiedeva di quel ragazzo che era entrato in casa sua, senza che lei ne sapesse niente. Ma lui non aveva risposto, e quindi, aveva deciso di andare a sbirciare nella camera dell'amico.
Appena entrata aveva visto l'uomo sdraiato sul letto, le spalle larghe coprivano una buona parte della piazza e mezza di materasso, era fuori dalle coperte e senza maglietta. I muscoli sulla schiena erano assai affascinanti, tantissimi, ognuna delle fasce muscolari si estendeva per tutta la superficie e si prendeva spazio tra l'una e l'altra. Forse Dustin era compagno di palestra di Lewis, aveva pensato Ashley.
Una luce improvvisa, proveniente dal comodino, aveva attirato l'attenzione della donna, che si era subito diretta ad osservare che cosa poteva aver causato quel chiarore.
Era il cellulare di Dustin, anche lui possedeva un Iphone. La notifica era un messaggio Watshapp di Lewis, stava avvertendo il ragazzo che stava per arrivare, cinque minuti circa. Ne era arrivato uno subito dopo, dove traspariva un tono più preoccupato, dove cercava di assicurarsi che Dustin non dicesse niente ad Ashley di ciò che fosse la verità.
Lei, quasi contrariata, quasi amareggiata, aveva ributtato il cellulare sul comodino, ed era corsa via dalla stanza, diffidente e titubante di ogni cosa.
Si stava chiedendo quale fosse la realtà che Lewis e quello sconosciuto le stessero nascondendo, quando qualcuno aveva girato le chiavi nella toppa.
Si era gettata sul letto silenziosamente e aveva finto di dormire un sonno leggero, che lasciava le sue palpebre chiuse serrando gli occhi in modo dolce, dall'idea soffice, come la sua pelle.
Lewis, una volta appoggiati i suoi bagagli nella sua stanza, si era subito diretto in quella dove Ashley fingeva il dolce sonno, s'era seduto accanto al letto e l'aveva accarezzata delicatamente.
Poi, le aveva lasciato un bacio umido sulla guancia, che aveva fatto aprire gli occhi alla ragazza, piano piano, che aveva simulato un risveglio tanto reale.
Dipoi entrambi erano andati a sdraiarsi sul divano assieme, lui rimanendo naturale, spensierato, mentre lei provava quasi disprezzo nel tocco di quelle mani ingannevoli su di lei, di quelle dita che le scorrevano su tutta la schiena, di quelle labbra che si portavano sulle sue e subito dopo si dividevano, di quelle gambe tra le sue e di quelle braccia che la cingevano attorno a lui.
Ma lei doveva rimanere col solito comportamento disinvolto, distratto da tutto, felice, insomma, doveva essere la solita Ashley di tutti i giorni.
Verso sera, Dustin non s'era ancora fatto vedere, mentre Lewis aveva deciso di andare a prendere al Burger King del food porn. Appena uscito di casa Hamilton, curiosa, la ragazza era andata a bussare alla camera dell'uomo rimasto rinchiuso in quella stanza da un giorno intero, a far chissà cosa.
<<Entra pure>> aveva affermato Dustin con un tono di voce alto, per farsi sentire.
<<Grazie>> aveva aperto la porta lei, con delicatezza, richiudendola alle sue spalle sempre con lo stesso modo esile.
Poi, s'era voltata e aveva trovato il ragazzo sdraiato sul letto con le mani dietro alla nuca, le gambe divaricate, dei calzini bianchi della Nike fin sopra alle caviglie e dei boxer della Polo Ralph Lauren attillate più del dovuto.
L'espressione di Ashley lasciava intendere un forte imbarazzo e si sentiva quasi in soggezione, quella situazione incomoda le stava provocando del disagio. Lui, divertito, aveva fatto un sorrisetto quasi compiaciuto, s'era passato la mano sugli addominali scolpiti e s'era rivolto a lei con sguardo gagliardo.
<<E come mai mi hai viziato con questa tua visita baby?>> aveva chiesto alzandosi dal letto, ponendosi davanti a lei.
<<So che tu e Lewis mi state nascondendo qualcosa e vorrei saperla.>> aveva ceduto mangiata dal terrore di che cosa fosse all'oscuro.
<<Non ti piacerà, lo sai?>> aveva risposto lui, avvicinandosi sempre di più a lei, con passo lento.
<<Immaginavo... Mi ha tradita?>> aveva chiesto con già le lacrime agli occhi.
Dustin era scoppiato subito in una fragorosa risata, che aveva fatto sentire Ashley schernita, offesa nel profondo, sempre più addolorata.
<<Che cazzo ridi?!>> aveva urlato lei piangendo.
<<Non ti ha tradita, stai tranquilla.>> aveva sorriso lui, asciugandole le lacrime sul viso da lontano.
<<Cos'ha fatto allora?>> aveva domandato ancora, ignorando quel gesto inaspettato da parte del ragazzo.
<<Qualche tempo fa io e Lewis avevamo fatto una scommessa, avevo notato quanto tu e lui foste legati, così gli avevo proposto di fidanzarsi con te. Se lui l'avesse fatto, io sarei dovuto venire a casa sua e avrei dovuto cercare di baciarti, non solo magari...>> aveva ammesso lui.
<<Che cosa?!>> aveva urlato sempre di più lei, incredula, voltandosi dall'altra parte per uscire dalla stanza.
<<Sì ma era solo una stupida scommessa, adesso non mi permetterebbe di farlo>> aveva cercato di riparare l'umiliazione che aveva inflitto ad Ashley, afferrandole la mano.
<<Lasciami!>> aveva strattonato via la mano, e correndo era uscita di casa, sotto la pioggia, accanto alla strada.
Un piede davanti all'altro sempre più velocemente, le gocce le avevano fatto colare il mascara ed i capelli pesanti le rimbalzavano ritmicamente sulla schiena, dove aderiva la maglia nera della mattina stessa. Aveva continuato a procedere, fino a quando non aveva sentito le gambe cedere sotto al suo peso stanco e il mal di testa sembrava starle logorando le tempie. Cadendo a terra, aveva sentito l'asfalto freddo del marciapiede, dei sassolini penetrarle la pelle e il nodo alla gola stringersi ancora di più. Era restata li, per terra, qualche minuto, poi, un volto familiare l'aveva presa in braccio.
Aveva i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri, la mandibola accennata ed il naso con una simpatica curva all'insù.
La vista offuscata non le permetteva di riconoscere chi potesse essere quell'uomo, poi, era come svenuta fra le braccia di chissà chi.
Piano piano Kylie aveva estratto un oggetto alla volta, c'erano un pacchetto di fazzoletti e degli auricolari, un vecchio cappellino grigio consumato dal tempo e sul fondo delle foto polaroid tenute insieme da un vecchio elastico rosso.
La ragazza le guardava una ad una, a volte sorridendo al ricordo del momento, a volte accarezzando col pollice la superficie lucida di quella carta con il volto del suo vecchio amore. Lui le era stato portato via, non aveva scelto lei di smettere di amarlo, non aveva potuto dirgli addio, non aveva neanche avuto il tempo di pensare ad una vita senza di lui. Quell'uomo non c'era più e con lui, non c'era più neanche lei. Si era portato via i suoi giorni, i suoi momenti, i tuoi attimi, la sua vita, e ora tutto stava tornando alla visione di quel volto. Un volto amato, un volto perduto, un volto non più rivisto. In quella foto Kylie e Erick si stavano abbracciando, seduti sul bordo di un traliccio con alle spalle il mare, il sole che li baciava e il cielo azzurro che faceva da cornice. Dopo due sospiri profondi era passata all'immagine seguente, un'altra ancora e un'altra ancora dopo. Le guardava tutte come se fosse quasi strettamente necessario e Sebastian non poteva far altro che vederla li accanto a lui, sentirla distante senza poterci fare nulla.
<<Mettile via ora, le hai già guardate tutte>> aveva sussurato Sebastian all'orecchio di lei, che continuava imperterrita nel suo gioco quasi compulsivo.
<<Non ci riesco, sono troppi ricordi>> aveva risposto Kylie piangendo.
<<Dimentica anche loro. A che servono?>>
<<Per amare ogni istante della mia vita, per questo ogni soffio di vento, il trillo di un uccello, il profumo di una rosa selvatica mi è prezioso. Per questo ogni alba e ogni tramonto sono diversi, visione di meraviglia e di stupore.>>
Le parole le erano uscite quasi volando dalle labbra carnose che si muovevano piano, mentre con gli occhi cercava l'approvazione di Sebastian, che per un istante non era riuscito a comprendere quella frase, ma che subito dopo gli risultò così chiara. Anche lui non avrebbe mai dimenticato Hanna, anche se quei ricordi erano così dolorosi da farlo soffrire come mai.
Entrambi volevano essere l'unica cosa importante per l'altro, ma per raggiungere ciò avrebbero prima dovuto sconfiggere i demoni del passato.
Spazio Autrice:
Non credevo che sarebbe potuto succedere, eppure eccoci qua, con un capitolo che forse nessuno leggerà ma per colpa dei mio anno e mezzo di assenza. Come mai sono tornata? Beh mi mancava quel mondo che mi permetteva di scappare dalla realtà quotidiana e anche un po' quelle conversazioni strambe con J_Livingstone. Si è stata lei a farmi tornare, spero di non sparire di nuovo.
Quello nella foto inizio capitolo è Dustin. Mi prendo la responsabilità di tutte le views che non riceverò più.
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