Shhh

⚠️ QUESTA STORIA NON È ADATTO AD UN PUBLICO MINORENNE.

PRESENZA DI BLASFEMIA, SACRIFICIO UMANO, OMICIDIO, SANGUE, VIOLENZA, E CHI PIÙ NE HA PIÙ NE METTA.

QUINDI SE NON SIETE ABITUATI AGLI HORRO SCIÒ ⚠️

Se avete continuato io non mi assumo là responsabilità della vostra psiche.

E se la storia verrà bannata, bhe, il colpevole scoprirà il significato di MOGLIE DI LUCIFERO.
Non è una minaccia ma un avvertimento.

Iniziamo........

Mi trovo difronte alla chiesa nella quale dovrò pregare per i prossimi 3 anni.

Ho appena cominciato il noviziato e ho deciso che questa piccola cittadina sarà la mia casa di preghiera.

Aggiro il luogo sacro e mi ritrovo nella mia nuova dimora.

Una porta in legno antico funge da ingresso.

Prendo il grosso mangione circolare al centro della porta e busso tre volte.

Appena levo la mano mi accorgo di una sostanza appiccicosa sul palmo.

È una sostanza rossa e viscida e osservando meglio la maniglia mi accorgo che ne è ricoperta.

"Ma cos'è?"

Avvicino la mano al naso e un odore metallico mi pervade.

Sangue.

Ci sarà un motivo logico se del sangue si trova sulla maniglia di un convento.

No?

La porta si spalanca con una lentezza allarmante e l'unica cosa che vedo appena si apre è il buio.

Dall'oscurità esce una donna con il grembiule tutto rosso e un coltello da macellaio alla mano.

"Salve, io sono Maria, la nuova novizia." Dico con un groppo in gola.

La donna mi studia e poi mi lancia un panno anche quello tutto rosso.

"Buongiorno, io sono Chiara, la suora addetta alla cucina, mi scuso per le mie condizioni ma stiamo preparando la cena per la festa in onore del tuo arrivo."

Guardo tutto quel rosso che la colora.

Quale animale perde così tanto sangue?

Sono cresciuta con un padre macellaio ma non l'avo mai visto così.

"Grazie, ma non serviva, sono lieta di essermi aggiunta alla vostra comunità."

La donna mi osserva con un sorrisetto beffardo.

"Mai quanto noi, era da molto che non veniva carne, o scusa, gente nuova da queste parti."

Percorriamo il lungo corridoio e poi le scale, nonostante sia l'ora di pranzo la luce non filtra da alcuna finestra.

"Mi scusi ma la luce funziona?"

La donnona ferma il suo passo.

"Preferiamo usare le candele, la corrente va e viene, e poi al buio ci possiamo avvicinare più a dio che alla luce, lui è la nostra luce."

Ingioiò un groppo di saliva e procediamo.

Mi è stata assegnata una camera che dà sul gridino interno il quale conduce alla chiesa.

Comincio a sistemare le mie cose.

Nell'armadio trovo dei vestiti usati.

"Che schifo."

Li sfilo dagli appendini e li butto a terra.

Sistemo i mei e poi mi dirigo al letto.

Il materasso sa di candeggina in maniera allarmate, ma non me ne curo, hanno cercato di pulire la stanza prima del mio arrivo e ne sono grata.

Prendo l'abbigliamento sul pavimento e un pezzo di carta cade.

Mi inchino a raccoglierlo.

È una fotografia.

Sono raffigurate due donne al mare, una più anziana con un costume viola e una più giovane con uno nero.

Dietro c'è una dedica.

"Alla mia bambina, che dio ti protegga sempre e spero che tu possa tornare presto dalla tua mamma. Cercherò di rimediare a tutti i miei errori.

Lara Jane"

Ora mi spiego tutti i vestiti comuni.

La ragazza è stata accolta come pellegrina.

Spero che ora sia tornata dalla madre e abbiano fatto pace.

Mi inginocchio al crocifisso appeso alla prete e faccio una preghiera per quella ragazza dai lunghi capelli bruni e gli occhi color ambra.

Mi alzo e continuo a perlustrare la stanza.

Nel comodino trovo un altra lettera.

"Caterina ti prego torna in Croazia da noi, lì in Italia non c'è speranza per te, cosa credi di fare? Vivere in un monastero?

Ti prendo amore torna da me il nostro matrimonio è già programmato per domenica 15 novembre.

Ti prometto che perdonerò il tuo tradimento e che crescerò il tuo bambino come mio.

L'unica cosa che voglio veramente è te al mio fianco.

Matej Horvat."

Oggi è venerdì 13 novembre quindi presumo che il matrimonio debba avvenire tra due giorni.

Sono felice di aver pregato per quella giovane, il fatto che non sia più qui implica che si stia ricongiungendo all'amato.

Che bel lieto fine.

Finisco di sistemare tutto e mi dirigo alla chiesa.

Mi accosto all'altare e per sbaglio con i piedi pesto qualcosa che scricchiola e si rompe.

Mi accovaccio e raccolgo dei piccoli frammenti trasparenti opachi che tendono al giallo.

Li metto in tasca uno ad uno.

Sono dieci in totale.

Poi li butterò nella pattumiera.

Passo il pomeriggio nella casa di dio e la sera mi unisco alle consorelle in sala mensa.

Stranamente non c'è alcun banchetto invece Suor Chiara aveva detto il contrario.

Mentre siamo tutte sedute a mangiare la nostra minestra provo ad attaccare conversazione.

"Shhh" è l'unica risposta che ottengo.

Chino il capo e continuo a mangiare.

La sera mi tolgo la veste e ciò che avevo raccolto in chiesa cade atterra.

Recupero tutto e lo analizzo alla luce.

Noto che queste schegge hanno delle macchioline come quelle che rimangono dopo che hai cercato di togliere velocemente lo smalto con l'acetone.

E  questi frementi presentano anche la stessa dimensione di un unghia.

Metto tutto nel cassetto.

Prego e mi corico.

La notte è stata tranquilla nonostante le strilla di un bambino.

Nonostante non sia riuscita a dormire sono felice che quella creatura pianga perché in salute.

Mi dirigo in chiesa e prego.

La giornata prosegue tranquilla almeno fino a quando un battere incessante all'ingresso non attira la mia attenzione.

Sto per andare al aprire ma la madre superiora mi prevede.

Mi appoggio ad una colonna e ascolto la conversazione.

Riconosco subito la signora, è quella della fotografia.

"Buongiorno sono qui per convincere mia figlia a tirare a casa, tra due giorni deve sposarsi."

La suora sembra stizzita.

"Mi sa che ha sbagliato convento signora qui non c'è nessuno."

La donna estrae il suo telefono dalla tasca e lo mostra alla madre.

"Sono certa sia qui, è diabetica e ho una copia del suo sistema di controllo del sangue che fortunatamente mi permette di sapere anche dove si trova." 

Osservo lo schermo e la posizione è quella del convento, più di preciso del giardino interno.

La madre superiora fa entrare la donna, e la fa passare difronte a lei.

Poi da dietro le preme un panno sulla faccia.

La donna si accascia.

Mi premo le mani sulla bocca e mi dileguo.

"Maria calmati, probabilmente avrai avuto un allucinazione."

Mi dirigo nella zona creativa e trovo suor Stefania alle prese con un bambino.

La donna è abbastanza mingherlina e anziana.

Penso abbia sui settant'anni.

Mi avvicino a lei e cerco di parlarle, ma in risposta ottengo uno "shhh!" e un bambino te le braccia.

Il piccolo ha gli occhio scuri e i capelli neri.

Avrà un anno al massimo.

Mi occupo di lui per tutto il pomeriggio.

Ad una certa mi accorgo che il bimbo si è sporcato così decido di cambiarlo.

Appena tolgo il body rimangono pietrificata.

Lungo la sua schiena vi sono due tagli paralleli che la percorrono in tutta la lunghezza.

Sì sono cicatrizzati da poco.

Vi passo un dito sopra e il bambino sussulta.

Poi emette una specie di ringhio profondo.

Poco umano.

Mi si gela il sangue.

Volto il bambino in posizione supina.

Il suo colorito ora tende al bianco e gli occhi sono diventati interamente neri.

Sobbalzo indietro.

In quell'istante suor Stefania entra e si riprende il bambino.

"Maria, calmati, probabilmente sta notte non sei riuscita a riposare bene e ora hai le allucinazioni."

Mi convinco di ciò e continuo la giornata.

La sera si avvicina.

Mi affaccio alla finestra e osservo la luna.

Domani ci sarà la luna piena.

La notte procede tutto meno che tranquillamente......

Dal giardino sento prevenire delle voci e dei rumori di raschiamento.

Le grida del bambino proseguono incessantemente.

Mi volto e do le spalle alla porta d'ingresso.

Osservo il muro nudo come se fosse un opera d'arte.

Mi accorgo che un mattone è posizionato male e ha un colorito sbagliato.

Alzo la mano per toccarlo ma la porta dietro di me si apre lentamente e le assi del pavimento scricchiolano.

La persona si avvicina di soppiatto alla mia schiena.

I passi sono molto lenti e calcolati.

Un ombra ora si riflette sulla parete.

Un oggetto appuntito viene appoggiato alla mia schiena.

La figura si protende in avanti e appena incrocio lo sguardo con quello di suor Chiara la pressione sulla schiena sparisce.

La donna si avvicina alla porta e la richiude blaterando una canzone.

Sento la melodia finché la donna non arriva alla fine del corridoio.

È tutto fuorché una canzone religiosa.

"Di alla mia bambina che la notte la osservo.

Di alla mia bambina che rimanga pura e dolce come un cervo.

Dille che la perseguiterò.

Dille che la vita le toglierò.

Perché il cervo verrà sacrificato,

E il bene dal mondo scacciato.

Ma prima una cosa dovrà per me fare.

Mettere al mondo un figlio immortale.

Il figlio del male e del buio.

Il figlio che non vuole nessuno.

E per questo figlio in cambio vorrò......."

Non riesco a capire il seguito ma sono sicura che ci sia visto che la donna continua a cantare.

Mi alzo cercano di non far rumore.

Le voci in giardino aumentano.

Mi affaccio alla finestra e noto che le consorelle stanno cantando, faccio scorrere un po' il vetro e le parole entrano nella stanza.

"E per questo figlio in cambio vorrò molte vite.

Una madre,

Che non sappia accettare la sconfitta.

Una figlia,

Che accetta la propria morte.

Una vergine,

Che diventi la madre del figlio.

Una novizia,

Che non crede alla profezia."

La melodia continua, vengono descritte 66 donne.

Ma io non la ascolto più.

Sono troppo concentrata su quello che le signore stanno facendo.

Hanno scavato una fossa dalla quale stanno estraendo qualcosa.

Poi lo gettano nella cariola.

Delle quattro che c'erano ne rimangono solo due a coprire la fossa.

Mi affretto all'armadio e metto tutta la mia roba nella valigia.

Domani mattina me ne vado.

È deciso.

Resto seduta del letto fino agli albori e poi mi dirigo verso l'ingresso principale.

"Novizia Maria, buongiorno, deva andare da qualche parte?"

Mi volto di scatto e cerco di nascondere la valigia.

"Suor Costanza, buongiorno, volevo andare a fare una passeggiata."

Dico e poi cerco di aprire la porta.

Non si muove neanche di un millimetro.

È chiusa, sono bloccata qui dentro.

"Con la valigia?"

Il mio battito accelera.

"Volevo andare a portare alcuni miei capi al centro raccolta per i più bisognosi."

Dio perdonami, ho peccato.

"Cara è chiusa oggi, se vuoi domani possiamo andarci assieme, dammi pure la valigia e vai ad aiutare suor Stefania, è molto stanca, si è occupata della piccola tutta la notte. "

A malincuore le do la mia valigia e mi dirigo nella stanza dove avevo incontrato la consorella ieri.

Busso lievemente alla porta e questa si apre.

"Suor Stefania sono qui per darle il cambio."

Entro nella stanza.

La donna è seduta della sedia.

Riesco a distinguerne la sagoma tra le ombre.

Mi avvicino a lei e le appoggio una mano sulla spalla.

La scuoto lievemente ma lei non risponde.

Il buio non aiuta, non vedo molto.

Mi avvicino alla credenza e prendo una candela.

La avvicino al corpo della donna e conati di vomito minacciano di uscire.

Suor Stefania e accomodata sulla sedia, la sua testa però pende all'indietro, come se nessun osso la collegasse al corpo.

Gli occhi sono spalancati, le iridi sono bianche e le pupille grigie.

La bocca viola e semiaperta.

Ma la cosa che mi fa più impressione è la sua pancia.

Uno spettacolo macabro.

Nessuno dei suoi organi è al suo posto.

Il bambino è ancora tra le sue braccia, lo prendo ed esco urlando.

Tutte le donne accorrono e appena comprendono della morte di una consorella scoppiano in lacrime.

Stringo il piccolo tra le braccia e mi dirigo in bagno.

Grazie al cielo lui è salvo.

Riempito il lavandino d'acqua e lo sciacquo.

Lo porto nella mia stanza e lo appoggio sul letto.

Prende subito sonno.

Osservo quell'angioletto riposare e poi mi dirigo in biblioteca, voglio capire di quale profezia si parla.

Non incontro nessuno lungo il mio tragitto e appena arrivo mi metto a frugare tra gli scaffali.

Trovo un libro con scritto "Profezie", dev'essere questo.

Lo prendo, lo nascondo sotto la tonaca e torno nella stanza.

Mi siedo sul letto e comincio a sfogliare le pagine, finché una non attira la mia attenzione.

L'anticristo, è il titolo.  

Dice che un giorno il diavolo avrà un figlio e che esso sarà la corrispondente cristiana di Gesù.

Si dice che il demonio verrà sulla terra e che nella sua forma umana, farà innamorare di sé una donna pura e la renderà la versione satanica della Madonna.

Per far sì che il signore degli inferi venga nel mondo mortale è necessario il sacrificio di 66 donne tramite un rito.

Alle donne dovranno essere rasati i capelli e tolte tutte le unghie, per evitare che nell'aldilà  possano essere considerate attraenti e poi confuse per demoni.

La chioma e gli artigli all'inferno vengono consigliati strumenti per la tentazione.

La donna dovrà essere nuda al momento del sacrifico, perché dovrà morire allo stesso modo nella quale è nata, per questo è consigliato eliminare anche tutti i denti.

Essa dovrà anche avere lo stomaco pieno visto che nel regno del demonio il cibo non esiste e lussuria e punizioni richiedono un consumo di energia.

La creatura verrà sacrificata sull'altare di una chiesa.

L'esecuzione si svoglierà nelle seguenti fasi......

Non riesco a finire la frase che sento bussare la porta.

"Novizia Maria, il pranzo è pronto."

Mi avvio alla mensa, il piccolo dorme ancora nella mia stanza. 

A pranzo la tavola era imbandita come a festa e le consorelle mi hanno invitato ad assaggiare ogni tipo di prelibatezza.

Con la pancia piena mi alzo per dirigermi in camera.

"Maria, lascia che Chiara ti accompagni, sarai stanca dopo esserti occupata del piccolo."

Sto per negare ma la donnona mi si avvicina e cominciamo a camminare.

A metà strada un senso di irrequietezza si fa strada dentro di me.

Poco dopo sento un colpo alla base del collo e poi solo il buio.


Piano piano comincio a riprendere coscienza e sento un dolore lanciante alla bocca e alle mani.

Le lacrime cominciano a solcarmi le guance.

Sotto le mie mani sento degli steli fini e morbidi.

"Ben svegliata Maria"

Chiara è affianco a me e ha le mani di colore rosso.

Alle sue spalle noto le pareti della mia stanza.

"Sei stata bravissima per tutto il processo e fortunatamente hai dormito abbastanza a lungo da non crearci problemi."

Non riesco a parlare la bocca mi fa malissimo, come se fossi appena stata dal dentista per togliere il dente del giudizio, solo che la sensazione si diffonde su tutte le gengive.

Provo a toccarmi i denti con la lingua ma non li trovo.

Le lacrime aumentano.

Cerco di asciugarmele con le mani ma qualcosa me lo impedisce.

Lo stridio del metallo mi annuncia che sono legata.

Dopo una mezz'ora di sofferenze, Chiara e la madre superiora ritornano.

Mi levano tutti i vestiti, non mi sono mai sentita più umiliata in vita mia, e cercano di farmi camminare.

Appena arriviamo in chiesa, mi accorgo dei corpi delle due donne della fotografia, Caterina ha il corpo sporco di terra, affianco a loro altre 64 donne gli tengono compagnia.

Quando mi stendono sul altare e mi conficcano il primo chiodo sulla fronte l'unica cosa alla quale penso è che il mio sacrificio è inutile.

L'anticristo è già sulla terra e queste matte non lo sanno.

L'anticristo però è molto più potente di quanto loro credano.

L'anticristo ha già cominciato ad uccidere per conto del padre.

Fineeee.....

Se siete resistit* fino a qui complimenti.

Che ve ne pare?

Sono da manicomio o ancora mi salvo?

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