9. Orphan black
Gulmi se ne stava seduta sullo stesso masso dove aveva incontrato Jin il giorno prima. Era l'unico posto che la mora conosceva nei dintorni dove poter stare in pace e da sola, proprio per quel motivo si era recata lì.
Anche quella sera la ragazza non era riuscita a vedere il tramonto: le stelle e la luna brillavano già nel cielo illuminando con una luce pallida il resto della foresta.
Fissava il cielo riflettendo su quello che era accaduto ore prima.
Più Gulmi ripensava alle parole di Wheein e più si sentiva nel torto, provava vergogna per aver chiesto al branco di non fare nulla.
Un forte senso di colpa lacerava il suo cuore quando ricordava Eunha, l'imbarazzo le faceva stringere i denti al ricordo di alcune parole che aveva colto dal discorso di Yoongi.
La mora era un'alpha e si sentiva particolarmente sfidata dalle parole del delta. Tutti in quella stanza però sembravano essere d'accordo con il biondo miele e questo la faceva dubitare di se stessa.
Il treno di pensieri di Gulmi venne arrestato da un rumore che risuonó nel silenzio della notte e la mora capì che qualcuno stava scalando l'altura su cui era seduta. Quando prestò attenzione ai propri sensi riuscì a sentire una leggera scia di miele nell'aria, delicatissima.
Il ciuffo di capelli corvini di Jung Hoseok sbucó dal margine della pietra e Gulmi lo accolse con il solito sopracciglio destro alzato, come a chiedere all'uomo cosa diavolo ci facesse lì.
"Chi lo avrebbe detto: Jin è stato l'unico a sapere dove trovarti" iniziò il beta senza nemmeno salutare.
"Non sapevo dove altro andare" rispose lei distogliendo lo sguardo. Hoseok aveva mosso le sopracciglia su e giù in un gesto malizioso mettendo Gulmi in estremo imbarazzo.
"Non dovevi andartene per forza".
Gulmi non era d'accordo con Hoseok, ma decise di alzare le spalle come a dire che non aveva importanza.
"Perché mi cercavi?"
"Come fai a sapere che ti stavo cercando?"
"Hai praticamente detto che hai chiesto a Seokjin dove mi trovavo".
Hoseok rivolse un sorriso alla mora e tirò in alto le guance senza scoprire i denti, facendo nascere due tenere fossette proprio sopra il labbro superiore.
"Sei davvero sveglia" le disse il beta. "Sono venuto perché ti voglio raccontare di come io ed Eunha siamo arrivati a fare parte del branco".
Gulmi impiegò cinque buoni secondi a metabolizzare le parole del ragazzo. Jung Hoseok (capo beta e vice leader del branco) si stava offrendo di parlare ad una sconosciuta della propria vita: assurdo pensò l'alpha.
Inoltre il corvino ed Eunha sembravano non riuscire nemmeno a guardarsi: il fatto che fossero arrivati insieme nel branco aveva dello sconcertante agli occhi di Gulmi.
Il ragazzo prese il silenzio dell'alpha come un invito a continuare e quindi si sedette al suo fianco riprendendo a parlare.
"È successo quasi cinque anni fa, il branco non si poteva ancora chiamare tale dato che ne facevano parte solamente Namjoon, Yoongi e Yerim. È una delle nostre omega, l'hai conosciuta?"
Gulmi rispose di no alla domanda.
"Partirò dall'inizio inizio e alla fine mi dirai che cosa hai imparato da questa fiaba, va bene?" chiese il ragazzo e l'alpha non annuì nemmeno, si limitò a sbuffare una risata. Il malumore causato dalla sceneggiata di poco prima si era già alleviato.
"Sia io che Eunha non abbiamo mai avuto i genitori: io arrivai all'orfanotrofio attraverso i servizi sociali all'età delle elementari. I miei genitori erano dipendenti da diverse droghe e rubavano per permettersele. Fermati" Hoseok bloccò Gulmi che stava per dire qualcosa. "All'orfanotrofio ho trovato una casa e stavo bene, perciò risparmia la pietà".
L'alpha si morse il labbro per reprimere le parole che il corvino aveva previsto.
"Una mattina, qualche mese dopo il mio arrivo, decisi che volevo andare a scuola da solo. Credo che avessi semplicemente voglia di camminare invece di prendere il bus, così tanta voglia che non feci colazione solo per uscire il prima possibile".
Gulmi capì che sarebbe stato un racconto lungo: Hoseok narrava degli eventi passati come se li stesse rivedendo davanti ai propri occhi e aveva un'estrema attenzione per i dettagli.
Il tono di voce stava già tradendo l'emozione del corvino, ma lui non sembrò accorgersene.
"Me la ritrovai davanti quando aprii la porta dell'ingresso: immagina questa cosina minuscola di quattro anni che scompare in un'enorme felpa nera, due occhi dolci che ti fissano adoranti ed un sorriso privo di un incisivo superiore. Quando le chiesi chi era e cosa stesse facendo mi rispose che era arrivata in piena notte, ma non aveva voluto rischiare di svegliare qualcuno suonando il campanello. Aveva dormito tutta la notte sotto al portico."
Il solo pensiero di una scena simile fece sorridere Gulmi, però vide gli occhi di Hoseok incupirsi un poco e frenò l'onda di serenità che le aveva assalito il cuore.
"Sua madre le aveva detto di aspettarla, quella notte, ma non è mai tornata. Mi sono preso cura di Eunha come un fratello maggiore per tutti questi anni e tutt'oggi morirei per lei" si forse il labbro, forse pentendosi di quelle ultime parole.
"Raggiunta la maggiore età riuscii ad entrare all'università di economia con una borsa di studio. Non volevo andarmene dalla struttura però, anche se ormai la legge non me la imponeva più. I soldi per l'alloggio al campus li utilizzai per pagare un affitto all'orfanotrofio e mi trovai anche un lavoro. Furono due anni caotici, ma avevo trovato il mio equilibrio e restavo con la mia famiglia. Ero felice".
"I problemi iniziarono quando la direttrice si ammalò ed i donatori si fecero da parte vedendo che non era più in grado di gestire l'orfanotrofio. Sapevano che saremo finiti per strada, ma se ne fregarono" sbuffò con una risata amara.
Una storia come tante in cui i meno fortunati rimangono fregati dai ricchi pensò Gulmi.
"Il giorno del suo funerale un alpha venne a parlare con il consiglio dei donatori, aveva un'intera troupe di avvocati con sé. Tempo un'ora e qualche dozzina di firme e l'orfanotrofio diventò suo. Rimanemmo tutti di sasso quando ci venne detto che l'orfanotrofio sarebbe rimasto tale, i ragazzi erano tutti pronti a vivere per strada. Pensavo che quell'alpha fosse un angelo o qualcosa del genere, perciò non protestai quando mi dissero di andarmene dato che avevo superato i diciotto anni. Eunha e gli altri avrebbero continuato ad avere una casa quindi mi andava bene".
Non c'era più nessun sorriso sulle labbra del beta, nessun tono scherzoso nella sua narrazione. Gulmi capì che quello era il punto della vita di Hoseok ed Eunha che doveva essere più difficile da ricordare per il corvino.
"Iniziai a preoccuparmi quando Eunha divenne ansiosa, diceva di sentirsi osservata, seguita persino dentro le mura di casa. Chiesi informazioni sul nuovo dirigente a qualcuno che conoscevo fra i servizi sociali e scoprii che rifiutava tutte le coppie che volevano adottare delle omega. E sai qual era la cosa più strana ancora?" chiese Hoseok con tono retorico e Gulmi scosse la testa in risposta negativa.
"Da quando l'orfanotrofio aveva riaperto, dagli assistenti sociali erano arrivate solo omega. Quindi le uniche adozioni verificate erano di alpha e beta, ma ad arrivare erano solo bambine: come se il direttore volesse avere solo femmine all'interno dell'edificio. Ti ricorda qualcosa?"
Le Case Omega pensò Gulmi con il cuore che palpitava agitato nel petto. Hoseok parlava di eventi accaduti almeno cinque anni prima: possibile che Park Seungho stesse tessendo la sua folle ragnatela da così tanto tempo? Certo che sì si rispose la ragazza.
"Era una trappola per omega" disse infatti la mora. "Chi è l'alpha che ha comprato il vostro orfanotrofio?"
Per la prima volta da quando aveva iniziato a raccontare, Hoseok guardò Gulmi negli occhi.
Nessun sorriso, nessuna fossetta, nessun movimento simpatico di sopracciglia: solo uno sguardo con un'intensità tale da far accapponare la pelle sulle braccia di lei.
"Park Seungho" Hoseok disse il nome che era rimasto non detto fino a quel momento. "È entrato in politica un anno dopo".
Gulmi prese un profondo respiro d'aria fresca e lo rilasciò tremolante. Aveva sempre guardato Park Seungho con inquietudine, soprattutto quando iniziava a straparlare del rango alpha che doveva dominare sul rango omega e gli altri.
Ora quel disagio della ragazza si stava trasformando in timore, paura di vedere omega a cui teneva soccombere alla follia di Seungho.
"Come avete incontrato il branco tu ed Eunha?" chiese Gulmi.
La decisione di affidare le proprie informazioni al branco di Bhukansan si faceva sempre più concreta, quindi l'alpha voleva sapere di più sulla strana nuova famiglia di Jungkook.
"Era il primo heat di Eunha. Avevo già scoperto che il direttore corrompeva i servizi sociali per ricevere solo omega all'interno dell'orfanotrofio e non mi piaceva che la mia sorellina vivesse con persone simili, quindi cercavo di rimanere nei paraggi. Non sai con che occhi la guardarono quando iniziò ad avere i releaser".
Gulmi vide il corvino stringere i pugni ed arrabbiarsi a quel ricordo. Hoseok sembrava tenere ad Eunha con tutto il proprio cuore, ma da quando lei era arrivata al hanok non aveva visto i due rivolgersi nemmeno un saluto.
Non potè fare a meno di chiedersi che genere di relazione complicata avessero il beta ed Eunha.
"Non potevo rimanere la notte all'orfanotrofio, mi era proibito, ma quella sera... Qualcosa mi diceva che dovevo essere là".
"C'era la Luna piena?" chiese Gulmi ricordando la notte della propria presentazione e del richiamo della Madre. Hoseok parve capire cosa intendesse la ragazza, ma scosse la testa come a dire di no.
"No, non era la Madre Luna a chiamarmi, era... Non lo so. Avevo estraniato il mio Beta da tempo, ma quella sera il mio istinto chiamava così forte che lo seguii e basta" il beta sbuffò con frustrazione.
Gulmi non aveva mai sentito una cosa simile: l'istinto del lupo non si sente più dopo l'estraneazione.
"Sapevo solo che dovevo andare là e grazie alla Luna se lo feci: quando arrivai Eunha era debole per la febbre da heat ed uno dei supervisori, un alpha, era entrato nella sua stanza. Io... Io sapevo che le voleva fare del male".
"Hoseok-ssi non devi sentirti obbligato a dirmi questo" lo interruppe Gulmi. Non solo era difficile per Hoseok raccontare qualcosa di simile, era anche difficile per la ragazza sentirlo.
"Io voglio farlo, voglio che tu capisca come è il mondo per alcuni di noi. Jin mi ha raccontato quello che hai fatto per aiutarli ad uscire dalla Casa Omega, Gulmi-ssi. Che cos'ha questa guerra di diverso? Perché puoi aiutare le omega a fuggire dalla Casa ma non noi a sconfiggere Park Seungho e terminare questa pazzia?"
L'alpha si rincuorò a non percepire astio o rimprovero nel tono di Hoseok, non ne avrebbe sopportato altro per quella giornata.
"È solo che non vedo speranza" rispose Gulmi. "Seungho ha così tante persone dalla sua parte, per non parlare delle armi e dei soldi. Non c'è speranza di fermarlo".
"Io posso essere la tua speranza!" esclamò Hoseok, sul suo volto era ricomparso quel sorriso contagioso a forma di cuore. "E non solo io: Jungkook può essere la tua speranza, Jin, Wheein, Eunha e tutto il branco se lo vuoi" la determinazione del corvino catturò la curiosità di Gulmi.
"Che vuoi dire?"
"La speranza è una fede, Gulmi-ssi, qualcosa in cui credi anche se non hai delle prove. Sperare non vuole dire "sapere che vinceremo" vuol dire "voler vincere", ed è persino meglio!" esclamò con tutta la positività del mondo. "Se sai di vincere diventi arrogante e sottovaluti il tuo avversario, ma se speri di vincere perché vuoi proteggere qualcuno allora dai tutto te stesso. Non sei d'accordo?" le chiese sorridendo.
"Sì, io credo di sì... Ma sperare non basta" Gulmi non era ancora convinta.
"Ultima notizia del Korea News per te: l'alternativa a sperare è morire e in questo branco non è un'opzione contemplata" rise Hoseok sebbene di divertente non ci fosse proprio niente.
Non sembrava nemmeno che stesse discutendo di boicottare uno degli uomini più potenti della Corea del Sud.
Il beta però aveva ragione e persino Gulmi ne era consapevole: non potevano aspettare che qualcuno fermasse Park Seungho al posto loro, e non sarebbero mai sfuggiti al dominio dell'alpha se avesse continuato ad acquisire potere.
Era solo questione di tempo prima che la marea di corruzione del miliardario arrivasse ovunque, il suo obiettivo era arrivare a comandare l'intera nazione. Gulmi sapeva come l'alpha aveva intenzione di riuscirci, sapeva come e sapeva con l'aiuto di chi.
Ma era abbastanza quello che lei ed i ribelli potevano fare?
"Come avete trovato il branco? Dopo quella sera intendo" chiese Gulmi nel tentativo di non far cadere la conversazione nel silenzio.
"Trovai Yoongi quella stessa sera. O lui trovò noi, è complicato" rispose il beta facendo un simpatico broncio indeciso e grattandosi il mento.
"Picchiai il supervisore, lo ammetto, fu più forte di me. Lo attaccai alle spalle e non me ne pento nemmeno. Portai Eunha nel mio monolocale... Non restammo molto, era il primo posto dove sarebbero venuti a cercarla quindi agii d'istinto e misi in uno zaino dei vestiti ed i miei risparmi. Cinque minuti dopo eravamo a zonzo per le strade della periferia di Seoul".
Gulmi rivolse un'occhiata poco convinta ad Hoseok, il ragazzo aveva iniziato a torturarsi le pellicine delle dita e la mora si chiese se le stesse raccontando tutto. Decise di non insistere però, anche perché il corvino continuò a parlare.
"Un poliziotto iniziò a seguirci, ma dagli torto. Un beta che gira di notte con due zaini ed una ragazzina che profuma di mandorle perché in heat. Non è un'immagine promettente, vero?"
Gulmi scosse la testa, non ispirava la minima fiducia in effetti.
"Non potevo rischiare la rimandasse all'orfanotrofio quindi cercai di seminarlo. Trovammo un pick-up con il cassone pieno di cipolle maleodoranti in un vicolo e ci salimmo per nasconderci" rise Hoseok e Gulmi non provò nemmeno a trattenersi dall'imitarlo.
"Tu stai scherzando!" esclamò la mora fra le risate.
Se il beta aveva notato l'odore di cannella che si stava mitigando a quello del miele non lo dette a vedere e Gulmi gliene fu grata.
"Giuro di no! C'erano intere casse di cipolle, ravanelli e cavoli: un odore nauseante! Penso sia stata l'unica volta in vita mia in cui non ho fatto una faccia disgustata a sentire una puzza simile!" disse Hoseok ridendo così tanto da battere le mani in una specie di applauso. "Ci addormentammo entrambi e mi svegliai solamente quando sentii il veicolo mettersi in moto. Alla fine io ed Eunha non avevamo un posto dove tornare, quindi pensai che scroccare un passaggio non era una cattiva idea".
"Quando notai che ci stavamo addentrando sempre di più nella campagna era tardi ed ormai eravamo ad Ilsan, parcheggiati davanti ad una vecchia casa. Dovevi vedere la faccia che ha fatto Yoongi quando ci ha scoperto".
In tutta sincerità Gulmi non ci trovava nulla di divertente perché il delta, quello stesso pomeriggio, le aveva rivolto degli insulti pieni di cattiveria. L'unica cosa che riusciva ad immaginare era Yoongi che cacciava Hoseok ed Eunha minacciando di investirli con il pick-up.
"Giuro su tutti gli astri in cielo che ci disse: "ditemi che non avete scopato fra gli ingredienti per il kimchi", fissandoci con lo sguardo più rassegnato di sempre" Hoseok iniziò a ridere ancora più forte di prima.
Gulmi si limitò a sorridere leggermente, indecisa se credere alle parole del beta.
"Yoongi non è male come ti è sembrato oggi" Hoseok parve leggerle nel pensiero. "È solo molto impulsivo e crede di avere il compito dello stronzo nel branco. Lo accetta volentieri perché così non tocca a Namjoon".
Con quell'affermazione scattò qualcosa nella mente dell'alpha, un moto d'affetto. Anche a lei sarebbe piaciuto avere un braccio sinistro simile nella propria vita. Qualcuno che si occupa di farti fare bella figura davanti al branco, è un lusso ragionò Gulmi.
"Lui dice che non avete bisogno del mio aiuto" gli ricordò la mora.
"Sì beh sono io il vice capo branco, non lui! Si fa come dico io, ed io dico che abbiamo bisogno di te!" la risposta del beta arrivò tagliente come una lama, ma con un affetto dolce quanto il miele che aromatizzava l'aria intorno ai due.
"Sono piuttosto sicura che a decidere sia Namjoon e nessuno di voi due, cipollotto" lo riprese Gulmi. Dopotutto la ragazza era un'alpha, doveva pur difendere l'autorità di un altro alpha.
"Quel cucciolo gigante di bigfoot starà pregando i suoi bonsai in questo momento perché tu decida di unirti a noi".
Gulmi sorrise a quella frase. Era esattamente lo stesso modo in cui Jungkook avrebbe parlato di lei a qualcun altro. Solo senza i bonsai.
"Ci dormirò su, va bene? C'è ancora qualcosa che mi frena" disse la ragazza.
Quel qualcosa era tutto ciò che aveva lasciato a casa: Taehyung, Jimin, i suoi genitori. Seungho.
Era divisa: sentiva la mancanza del proprio "branco", ma non voleva lasciare Jungkook e gli altri. Aveva capito di poter aiutare il gruppo di Bhukansan e fare la differenza, ma questo poteva mettere in difficoltà la sua stessa famiglia.
"Oh sì, certo, nessuna pressione. Ti ho raccontato la struggente storia della mia vita così, perché mi sentivo nostalgico" Gulmi tirò un'occhiataccia al beta mentre si alzava e lui rise ancora. Rideva sempre. "Allora, mia giovane allieva, qual è la morale della fiaba di stasera?"
"Se vedi delle casse di cipolle sono il nascondiglio che ti salverà la vita, maestro" disse la mora senza pensarci due volte e con le risate di Hoseok alle spalle scese dall'altura per tornare al hanok.
Era notte fonda e quando Gulmi tornò alla propria camera non si aspettava di vedere Wheein seduta davanti all'ingresso della loro stanza.
La mora si avvicinò ancora di più e riuscì a vedere che la persona seduta davanti alla porta era decisamente troppo alta per essere la sua amica però.
Si trattava infatti di Jin: gambe incrociate sul legno del hanok e mani in mezzo ad esse. Gulmi si rese conto che si trattava dell'omega solo quando lui alzò lo sguardo verso di lei e le rivolse un piccolo sorriso a labbra chiuse.
"Hobi ti ha raccontato l'intera storia della creazione della Terra? Ti sto aspettando qui da un'ora ormai" le fece notare il castano.
Hobi deve essere il soprann... Aspetta cosa?! pensò Gulmi quando elaborò le parole di Seokjin. L'unica cosa che fu in grado di fare la ragazza fu mormorare delle scuse.
"Non ti scusare, non potevi sapere fossi qui" disse l'omega alzandosi in piedi e facendo scrocchiare la schiena.
"Intendo scusa per quello che ho detto oggi" rispose la mora con la sua solita schiettezza. "Ho detto che fareste meglio a nascondervi ed ignorare tutte le brutalità che sta compiendo Park Seungho, ma non ho pensato cosa volesse dire per te, Wheein ed Eunha".
Jin guardò la più bassa inclinando il capo, sia per vederla meglio sia per abitudine.
"Non mentirò, inizialmente ero davvero arrabbiato" ed il cuore di Gulmi subì una fitta.
Voleva proteggere quelle persone, ma le aveva solo ferite. Jin in particolare. La mora aveva promesso che avrebbe convinto l'omega a fidarsi di lei riuscendo però a peggiorare solo le cose.
"Poi però ho capito che devi sapere qualcosa di spaventoso e dal quale vuoi che Wheein stia lontano".
Wheein. Eunha. pensò Gulmi Tu. Vorrei tenervi tutti lontano da quel fanatico.
"Hoseok mi ha fatto capire che non importa quello che deciderò di fare: voi continuerete ad opporvi a Seungho in ogni modo" disse l'alpha.
Jin corrucciò le sopracciglia per un millisecondo, infastidito dalla familiarità con cui quel nome uscì dalle labbra di Gulmi. Fece un passo verso la mora.
"Hoseok ha ragione. Non ci fermeremo e il tuo aiuto potrebbe solo darci beneficio" il tono di entrambi diventava sempre più basso mano a mano che si avvicinavano. Jin si disse che era a causa dell'atmosfera calma e perché non volevano rischiare di svegliare Wheein.
"Se accetto, se decido di unirmi alla vostra causa, allora rimarrò qui per molto tempo" Gulmi guardò negli occhi il castano per fargli capire la pesantezza della scelta che gravava sulle proprie spalle. La prospettiva di vedere il sorrisetto furbo della mora ancora per un po' non dispiacque per nulla a Seokjin, anzi. Il pensiero di passare altre giornate insieme a Gulmi lo fece agitare in aspettativa. "Ma io ho chi mi sta aspettando a casa, Jin-ssi".
E per l'omega quell'ultima frase fu come una doccia fredda in grado di riportarlo brutalmente alla realtà.
"Sì. Sì, certo. Lo capisco, davvero! Poi non è una questione che ti tocca da così vicino, tu starai bene dai" disse Seokjin e se ne pentì immediatamente: idiota! Suo cugino è quella testa calda del maknae del tuo stesso branco, certo che la cosa la tocca da vicino!
Come a proteggersi dalle conseguenze della sua figura di merda, l'omega chiuse con decisione le palpebre aspettando uno schiaffo o che Gulmi gli urlasse contro. Quando nulla di simile successe il castano aprì con cautela un occhio.
Gulmi stava fissando Jin dal basso della loro differenza d'altezza, sopracciglio destro alzato in segno di sfida e braccia incrociate al petto come a trattenere a sé tutta la sua pazienza.
La pallida luce della Luna illuminava il volto della ragazza, il riflesso chiaro sulla pelle la faceva sembrare un meraviglioso dipinto di un artista del Romanticismo.
Poi gli occhi. Quegli occhi che seppur immobili sembravano vivi, frenetici di pensieri e di determinazione. Erano l'unica cosa in grado di ricordare a Seokjin che non stava osservando un'opera d'arte.
"Io non ho ancora deciso, Seokjin-ssi" chiarì lei e, seppur il castano odiasse il suo nome completo, pensò che pronunciato da Gulmi non era poi così male.
"Che?" fu la risposta molto intelligente dell'omega.
"Non ho ancora preso una decisione, ci sto ancora pensando".
"Ah! Per fortuna!" esclamò Jin iniziando a rovistare nella tasca davanti della propria felpa grigia.
"Che?" chiese questa volta Gulmi facendo ridacchiare il maggiore.
"Altrimenti sarei venuto fin qui per nulla" rispose allungando una mano verso di lei.
La mora prese quello che Jin le stava porgendo e scoprì fosse una candela, guardò meglio vedendo però che l'etichetta con scritto l'odore della fragranza era stata staccata.
"Questo profumo mi aiuta quando non so cosa fare" spiegò il maggiore. "Sai, quando solo l'idea di dover prendere una decisione difficile ti fa uscire di testa ed inizi ad agitarti senza riuscire a pensare lucidamente. Se sono così in ansia questo è l'aroma che mi aiuta" spiegò indicando il vasetto di cera bianca.
"Che profumo è?"
"Domani me lo dirai e vedremo se hai indovinato" Jin rispose prontamente e con un sorriso sulle labbra, fiero della propria idea. "Sperando che avrai anche una risposta da dare a Namjoon" aggiunse.
Gulmi non rispose, continuava a fissare la candela come rapita.
Quando la più piccola alzò lo sguardo verso Seokjin lo fece presentando un sorriso, a testimonianza di tutta la gratitudine e l'emozione che stava provando in quel momento. L'omega si sentì investito da tutta quell'adorazione che leggeva negli occhi neri della mora.
"Grazie, sono sicura che mi sarà di grande aiuto".
Ancora frastornato da quel sorriso, Jin riuscì solo ad annuire e mormorare una distratta buonanotte.
"Buonanotte, Jin-ssi" augurò Gulmi in risposta.
Ma nessuno dei due si mosse perché si resero conto entrambi dell'odore dei loro trace mischiati.
Seokjin già conosceva la cannella di Gulmi, l'aveva sentita la sera prima al falò. La ragazza invece non aveva la minima idea di che odore avessero i ferormoni positivi di Jin, ma non impiegò molto a distinguerlo: era cioccolato fondente.
Jin fece quello che faceva sempre quando era nervoso e con le spalle al muro: fece l'occhiolino alla ragazza e girò tacchi scappando verso la propria camera.
Abortire missione! Ritirata! gridò con imbarazzo nella propria mente.
Gulmi ridacchiò leggermente prima di entrare nella propria stanza il più quattamente possibile. Di silenzio però non ce n'era all'interno perché Wheein era impegnata a russare nel sonno.
La mora accese la candela prima di andare nel bagno e cambiarsi, ma quando uscì, pronta per mettersi a letto, un confortevole profumo di vaniglia si stava propagando nella stanza.
Non dormì affatto quella notte, rimase tutto il tempo a pensare, decidere, valutare le proprie opzioni mentre osservava il regalo di Seokjin che veniva consumato dalla stessa fiamma che teneva in vita.
Quando le prime luci del sole dell'alba illuminarono la stanza del hanok, Gulmi spense la candela ed uscì nel cortile.
Tempo nemmeno mezzo minuto e l'alpha si trovava davanti alla stanza di Namjoon intenta a chiamarlo dicendogli che aveva preso la sua decisione.
Non importò che il capo branco odiasse venire svegliato da rumori forti o indelicati la mattina, non importò nemmeno se il bianco non aveva ancora bevuto il suo amato caffè Americano. Importò solo che quello che disse Gulmi quella mattina diede a Namjoon un buonumore di cui non godeva da tempo.
Spazio Autrice
I
'm back! Vi sono mancata almeno un po'? Lo spero! Scusate il ritardo, sono stata impegnata con lo studio e gli esami, ma ho una buona notizia: ho pianificato tutto il resto della storia. So come continuerò, so come finirà, so dove vi farò gioire e dove invece farvi piangere perché c'è sempre il tag angst in questa storia.
I'm your hope~ You're your hope~ I'm j...?!
Yes personcine, baby birba aveva bisogno di una spinta, qualcosa che le mettesse ben chiaro come è la vita perché chi non è un alpha o non ha una famiglia a proteggerli: Hobi alla riscossa! Il personaggio di Hoseok è vivace, estroverso e leale al branco. È legatissimo ad Eunha, ma quindi perché non si parlano? Ma chi lo sa, boh che mistero (io, autrice, che ho ideato i loro personaggi dal primo capitolo).
Seungho. Seungho. Seungho. Sapete, quando si parla di persone che non si conoscono o con cui non si ha confidenza si dice cognome E nome. Allora come mai baby birba lo chiama solo Seungho? Quanto si conoscono i due? Mistero della fede.
Jinnie ormai ha lanciato giù per il monte di Bhukansan la promessa che si era fatto di stare lontano da Mimi: lo farà perché non può farne a meno o perché ha capito che lei è indispensabile per il branco? Voi che dite? 👀
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, dal prossimo tutta questa calma e queste riflessioni se ne vanno a quel paese. Grazie per aver letto, ricordatevi di lasciare una stellina🌟
~V e o
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