LOTTARE


Affrontare ciò che si teme più profondamente significa misurarsi con paure radicate, rese tangibili da prove concrete. Trionfare contro avversità e destino può sembrare un'impresa eroica, ma non senza un prezzo da pagare. La vita si configura come una guerra in cui vincere una battaglia richiede spesso un tributo di sangue altissimo, il proprio, e non sempre è soltanto una metafora.
Quando i costi superano i benefici, diventa necessario riconoscere la realtà: non tutte le esperienze possono essere replicate alle stesse condizioni. Così, l'esito complessivo di una campagna resta incerto. Tuttavia, anche una vittoria mutilata o una sconfitta strategica può avere un senso: essa rende evidente il male che ci affligge agli occhi di tutti.
Eppure, c'è chi, anziché allearsi nella lotta, minimizza o si oppone, forse per non ammettere un fallimento condiviso. È questa la battaglia più ardua: quella per il riconoscimento dei propri diritti.
Lottare per la vita, lottare contro di essa. Una sfida logorante, come combattere contro i mulini a vento: un'impresa faticosa e seccante in una quotidianità già gravata da rare soddisfazioni e pesi insostenibili. Eppure, il desiderio di vivere intensamente, di godere anche solo per un momento dei piaceri semplici e complessi della vita, rimane forte.
L'insicurezza del domani per chi ha la certezza che ogni sua fibra sia intrisa di un veleno che non si può debellare del tutto, rende il cammino ancora più faticoso in questa sconfinata e iper-complessa interazione di anime, corpi e strutture che chiamiamo mondo e di cui siamo soltanto piccole cellule. Per chi è ormai cosciente della pasta di cui è fatto la società, una guerra globale contro il Generale Inverno è impossibile: ma forse con un compagno o una compagna d'armi al proprio fiano sarebbe almeno possibile riscrivere la storia della propria esistenza.
Gli errori commessi lungo il percorso si intrecciano con le cose buone realizzate: alcune banali, altre discrete, altre addirittura degne di nota. Ma quante di queste ultime vengono di solito valorizzate? Allora si continua a sperare, non per arrivismo, ma per legittima ambizione: chi ha seminato ha il diritto di raccogliere nelle giuste proporzioni. E ci si ritrova affamati di adeguati riconoscimenti perché non si dica che questo nostro vivere sia stato soltanto un saltellare entusiasti tra i fallimenti, per dirla con Winston. Assetati di una qualche conferma ufficiale e di un lieto fine, di una pacca sulla spalla, di un applauso oltre al rimprovero e forse di un po' d'amore dopo l'indifferenza, oltre la solita invidia.
Le grandi ambizioni ormai sembrano appartenere soltanto a chi può permettersele: a volte, ciò che conta davvero è duellare per ritrovare un equilibrio, per uscire dallo stallo, per rivendicare la legittimità di ciò che spetta, per sopravvivere e assaporare quanto la vita può ancora offrire. Quanto si ama la vita quando somiglia al proprio ideale?
Ma per il resto del tempo, non si fa che lottare per la verità assiomatica che bisogna stare al mondo.
Lottare per una vita che non si è scelta, ma che ci è stata data.

Scrivo queste righe la Vigilia di Capodanno, che forse paiono pregne di una certa amarezza, ma in realtà dentro di me c'è una grande voglia di aprirmi al nuovo. È giusto fare dei nuovi propositi per il nuovo anno, perché ogni nuovo inizio porta con sé innocenza, ottimismo e credo anche un pizzico di fortuna. Io non ho molti propositi concreti e ben strutturati, vista l'instabilità che è tornata a governare la mia vita, ma uno sì: quello più generale che comprende tutti i possibili progetti specifici; lasciare il passato dov'è e abbracciare il futuro!

Buona Vigilia e Buon Anno a tutte e a tutti voi!

Andre

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