75.
Mi fiondai verso l'infermeria senza pensarci un attimo. L'edificio era affollato di gente che urlava e correva in tutte le direzioni, non sapendo bene dove nascondersi.
– Sono arrivati! – stavano urlando.
Mi guardai frettolosamente intorno alla ricerca di Carter, ma in quella confusione di corpi e grida mi fu impossibile trovarlo.
Mi feci largo a spintoni, intanto che delle guardie armate gridavano nei loro megafoni: – Mantenete la calma! Non riusciranno ad irrompere nel villaggio, questo è un luogo sicuro!
Ma la gente continuava ad urlare sempre più forte, fino a coprire le voci metalliche che tentavano di riportare l'ordine.
Sgusciai a fatica da un intrigo di gambe e braccia e presi a correre. Sfondai la porta della camera di mio fratello e mi sorpresi a trovarlo vestito, con la protesi agganciata e lo sguardo di ferro.
– Ero certo sarebbe accaduto. – affermò, senza avere bisogno di spiegazioni.
– Non c'è tempo, dobbiamo muoverci! – dissi, afferrandolo per un polso.
Michael si lasciò guidare e, quando capì che stavo imboccando la strada che ci avrebbe condotti fuori dal villaggio, si arrestò di colpo.
– Cosa pensi di fare? – mi chiese, stupito.
– Michael, forza! Dobbiamo trovare Carter e metterci in salvo!
– Cosa stai dicendo? Dobbiamo combattere! Non possiamo abbandonare questa gente!
– Michael, non mi importa di tutta questa gente, mi importa solo di te e di Carter. Andiamo. – ordinai dandogli le spalle.
– Non verrò con te. E non dovresti andare neanche tu, non riuscirai a passare inosservata ai loro sensori, gli Automi sono progettati per questo: distruggere tutto. – Disse, con delusione – Non ti importa di loro, ma quella gente ha messo in pericolo la propria vita per venire a salvarti. Hai già dimenticato Samshara?
Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno viso. Divenni rossa dalla vergogna, ma avevo perso fin troppo per accettare l'idea di lasciare che lui e Carter si mettessero ancora a rischio.
– Vuoi essere libera, non è vero? Bene, la libertà si conquista combattendo. La libertà è potere.
In quell'istante mi sentii travolgere di forza. Carter mi aveva raggiunta.
– Siamo pronti? – chiese, senza mettere in discussione la sua partecipazione alla battaglia.
– Pronto! – confermò Michael accompagnandosi con un cenno della testa.
Non potevo tirarmi indietro, se volevo tentare di tenerli al sicuro dovevo restare al loro fianco.
– Sono pronta.
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