62.

– Sto bene, ve lo assicuro. – continuava a ripetere Samshara.

I suoi capelli, all'altezza della nuca, erano impiastricciati di denso sangue scuro. La botta contro la pietra sporgente che era seguita all'attacco di Asad, le aveva provocato una profonda ferita dalla quale continuava a sgorgare il liquido appiccicoso.

– Hai bisogno di cure. – disse Carter analizzandole lo squarcio – Cure immediate. – rimarcò.

– Quante storie! – sbuffò voltandosi di scatto.

A quel punto cominciò a barcollare; perse l'equilibrio un istante dopo. Samshara si portò una mano alla fronte e cadde su un fianco. Prima di arrivasse a toccare terra, Kasius si era fiondato su di lei per bloccarle la caduta.

– Forse... forse ho bisogno di un po' di riposo. – concordò.

Carter si portò le mani tra i ricci increspati dall'umidità, come era solito a fare nei momenti di crisi. Borbottò qualche parola incomprensibile, poi prese una decisione: – Kasius, porta Samshara al villaggio "1". Io e Julia proseguiremo da soli, sarà più semplice evitare altri agguati.

– No, no io vengo con voi. – biascicò la ragazza, continuando a tenere chiusi gli occhi.

– Kasius. – insistette Carter.

Il ragazzo pallido come la neve, accennò un veloce assenso e raccolse Samshara dal suolo. La Ribelle penzolava dalle braccia sottili ma incredibilmente forti di Kasius, che la sorreggeva senza mostrare il minimo segno di fatica sul suo volto spigoloso.

– Sii veloce e fai attenzione. – si raccomandò Carter, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

Kasius annuì con decisione e filò via tra le strette fila di alberi, senza produrre il benché minimo rumore.

L'ultima volta che il nostro gruppo si era separato, Lili era stata rapita da Dorian, Carter era stato pestato a sangue e Samshara era stata sgozzata.

Ed io ero stata trascinata a forza nelle celle degli Assaltatori.

Una pessima, terribile sensazione mi si insinuò tra le ossa costringendomi a rabbrividire.

– Se ci mettiamo subito in cammino, tra non più di un paio di giorni arriveremo al villaggio numero "8".

– Ho una pessima sensazione. – confessai con un filo di voce.

– Anche io.

**********

Il tempo trascorse lentamente, al punto tale da farmi credere che si fosse fermato. Rallentammo il passo a causa delle piogge torrenziali che ci investirono, trasformando il suolo in un'estesa patina di melma. Trovare un luogo asciutto nel quale ripararci divenne impossibile, così fummo costretti a qualche breve riposo immersi nel fango.

Ma, come promesso, dopo un paio di giorni o poco più, intravidi in lontananza quello che era il villaggio numero "8". Era la cosa più terrificante e al tempo stesso meravigliosa che avessi mai visto.

Ci trovavamo ai piedi in un enorme vulcano, sulla quale bocca si ergeva in equilibrio una piccola cittadina di tufo e peperino.

– È... – dissi con un filo di voce.

– Terribilmente magnifica? – completò Carter, alzando un sopracciglio.

– Già... magnifica. – ripetei meravigliata.

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