47.
Mi lanciai tra le sue braccia e mi feci travolgere dal suo profumo di legna. Quei pochi istanti nei quali rimasi aggrappata a lui con ogni briciolo della mia forza, sembrarono infiniti. Una spessa maschera nera gli impediva di respirare il fumo.
– Non abbiamo tempo adesso. – mi disse divincolandosi gentilmente dalla stretta – Andiamo a prendere i tuoi fratelli!
Mi fece indossare una maschera e uscimmo dalla mia cella. Scavalcammo il corpo di un Assaltatore disteso proprio sotto al sensore che analizzava la retina. Teneva gli occhi spalancati ma ancora vigili, si muovevano freneticamente in ogni direzione. Era come pietrificato.
Il fumo si dileguò. Alle estremità del corridoio c'erano due Ribelli che sparavano colpi su colpi, difendendo il nostro passaggio. Carter mi condusse correndo lungo tutto il vicolo fino ad incontrare un altro Ribelle.
Capelli lunghi, neri legati in un'alta coda di cavallo, pelle scura, lucidi abiti aderenti: Samshara!
– Li hanno trovati? – le chiese Carter.
La ragazza premette il dito contro l'auricolare che portava nell'orecchio e annuì vivacemente. – Stanno andando verso l'uscita, dobbiamo raggiungerli. – disse, scostando leggermente la maschera che teneva davanti alla bocca – Tieni! – continuò rivolgendosi a me, porgendomi una pistola.
Non appena l'afferrai, mi sentii finalmente potente, non più vulnerabile. Quell'arma divenne l'estensione della mia mano.
Continuammo a correre scaricando le munizioni contro gli Assaltatori che tentavano di sbarrarci la strada. Una schiera di uomini armati bloccò il passaggio che ci avrebbe portato all'uscita; ci infilammo in una stanza alla nostra destra prima che questi aprissero il fuoco, percorremmo in fretta e furia un'altra serie di vicoli che ci portarono dritti all'interno della sala del trono.
Dorian era in cima alla scalinata con il suo serpente albino che scivolava agilmente tra le sue dita. Lili era seduta sulle sue ginocchia e ci sorrideva con soddisfazione. Asad, in piedi al suo fianco, teneva i piccoli occhi crudeli piantati su Samshara.
– Salve, fratello. – esordì Dorian non scomponendosi minimamente – Cosa ti porta da queste parti?
Carter alzò la sua pistola pronto a colpirlo. Asad, in risposta, puntò il suo mitra nella nostra direzione.
– Lasciaci uscire. – ringhiò Carter.
Dorian si alzò dal suo trono, tirandosi dietro Lili. Scese elegantemente gli scalini di ferro, fino a trovarsi a due centimetri dal viso del gemello. Aveva un'espressione divertita, di sfida. Carter era serio e furioso.
Avrei voluto poter contemplare quell'immagine per ore, osservare la loro battaglia mentale. Lo scontro fra ghiaccio e fuoco, fra bianco e nero.
– E perché dovrei? Questo è un momento perfetto. – disse allargano le braccia – Due famiglie sono finalmente riunite!
– Ciao sorellina. – sibilò Asad con un ghigno animalesco.
Sentii Samshara irrigidirsi al mio fianco.
Lili mi guardava come se avesse voluto strangolarmi. I suoi perfetti capelli biondi le nascondevano una parte del viso. Gli occhi brillavano di una crudeltà che stonava sul suo viso e la sua bocca era piegata in un sorriso innaturale.
– Hai sempre amato vantarti del controllo che riuscivi ad ottenere su ogni cosa. Quando eravamo bambini non facevi altro che ricordarmi che eri sempre un passo davanti a tutti, davanti a me. – disse Carter, mantenendo la testa alta e il suo sguardo caldo fisso negli occhi gelidi di Dorian – Ma questa volta ti sbagli.
In quel preciso istante, il frastuono di una nuova esplosione investì tutto il quartier generale. Dorian e Asad alzarono lo sguardo verso il soffitto d'acciaio che cominciava a avallarsi e mutare in una lastra malformata, fino a spaccarsi completamente.
Samshara colse la distrazione per assestare un colpo al naso del fratello. Asad barcollò all'indietro tenendosi il naso sanguinante.
– Maledetta stupida! – gridò.
Samshara sfoderò un sorrisetto soddisfatto e calciò via con un piede il mitra di Asad caduto a terra.
Il soffitto cadde giù allargandosi in una voragine che affacciava direttamente sul cielo azzurro e limpido.
Dorian sorrise al fratello, quasi con rispetto: – Potete andare. – disse con solennità.
Dallo squarcio sul soffitto spuntarono tre corde. Sempre tenendo le armi puntate contro i due, le afferrammo e ci lasciammo trascinare verso l'alto.
Non so cosa mi prese, ma all'ultimo istante afferrai Lili per un braccio e la trascinai via con me. Le tenevo la pistola puntata contro schiena, ma questo non le impediva di lottare come una furia nel tentativo di divincolarsi.
Una volta fuori, lasciai che i miei polmoni si riempissero di aria pulita. Avrei voluto tuffarmi nella sabbia, ma non eravamo ancora al sicuro. Dovevamo raggiungere l'elicottero nero rubato agli Assaltatori che ci stava aspettando a poche decine di metri. Con l'aiuto di Samshara, legai le mani di Lili con la corda e me la tirai dietro di forza.
Corsi tanto veloce da sentire bruciare l'aria nella gola. Saltammo nell'elicottero e questo prese il volo. Sul fondo, ad attendermi con la testa tra le ginocchia, c'era Michael.
– Dove sono gli altri? Dove sono Claudia e Georg? – chiesi allarmata, andandogli incontro.
Il ragazzo alzò la testa mostrandomi i suoi occhi gonfi di lacrime.
– Il Pungiglione li ha uccisi. – rispose con voce tremante.
Un'altra crepa spezzò il mio cuore in altri milioni di piccoli pezzi.
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