25.

Arrivammo al limitare della foresta strisciando sui nostri corpi. Prima di esaurire tutte le energie, riuscii a sfiorare con le mani l'inizio del suolo umido. Avevo allungato le braccia davanti a me e avevo ficcato le unghie nel terreno. Quella sensazione mi diede coraggio, presto avremmo trovato l'acqua.

Mi svegliai la mattina dopo, quando il sole era già alto nel cielo. Il banano che si ergeva sopra la mia testa, impediva ai raggi dorati di continuare a bruciarmi la pelle rossa e dolorante.

Mi voltai a controllare Lili ma non la vidi da nessuna parte. Mi alzai agitata e mi guardai freneticamente attorno.

Dove diavolo è andata a finire!

Mi inoltrai nella foresta lasciandomi inebriare dal profumo di piante selvatiche e di frutta matura. Intorno a me si ergevano, imponenti, maestosi alberi dei quali non conoscevo il nome. Grandi e piccoli cespugli di felce nascevano in vicinanza di pareti rocciose e il suolo si era trasformato da secco e sabbioso a umido e terroso.

– Lili! – chiamai.

Subito dopo mi sentii il cuore salire in gola. Era molto probabile, anzi era certo, che in quella macchia verde si annidassero anche feroci predatori. Magari serpenti, coyote, giaguari o anche enormi ragni velenosi. E se Lili fosse stata catturata e sbranata da qualche bestia affamata?

– Lili! – urlai più forte senza più curarmi del fatto che, molto probabilmente, avrei attirato l'attenzione dei predatori.

– Sono qui! – sentii rispondere.

Il cuore iniziò a rallentare e il respiro divenne presto regolare. Seguii la direzione dalla quale proveniva la voce della mia compagna, facendo attenzione a non inciampare nelle possenti radici che sbucavano come dita dalla terra. Più mi avvicinavo, più il suono gorgogliante dell'acqua diventava forte ed invitante. Oltrepassai una cascata di elastici rami verdi e mi ritrovai davanti al luccichio di un limpido ruscello che scorreva beato in un solco, incorniciato da rocce ricoperte di muschio.

Lili si era lavata via il sangue e la sabbia e stava rivestendosi con una certa fatica.

– Avresti dovuto svegliarmi. È pericoloso girare da sola! – la rimproverai.

– Non volevo disturbarti... – rispose mortificata, abbassando lo sguardo.

Ora che era nuovamente idratata, aveva riacquisito la capacità di piangere. Le lacrime le iniziarono a scorrere copiosamente sulle sue guance rosse e smunte.

– Lo hanno ucciso. – disse tra un singhiozzo e l'altro, portandosi le mani davanti alla faccia.

L'ho ucciso io, avrei dovuto trascinarmelo dietro. Ma avrei condannato a morte tutti e tre.

Era logico che non avevo avuto alternative, ma il senso di colpa che provavo non voleva sentire ragioni. E dagli sguardi che Lili mi lanciava di tanto in tanto, mi sentii messa sotto accusa.

– Lili... – iniziai –non potevamo fare diversamente, non potevo fare diversamente. Se avessi avuto un'altra scelta ti giuro che...

– Non ti incolpo, Julia. – mi interruppe asciugandosi le lacrime con il palmo della mano – Lo so bene che se non avessi tu non avessi al posto mio, ora non staremmo qui a parlare. Solo che non posso fare a meno di pensare che avrei voluto...

Ero certa di quel che stava per dire: che, probabilmente, avrebbe voluto essere stata al posto di Thiago.
La raggiunsi e mi inginocchiai davanti a lei. Stavo morendo di sete, mi sarei voluta tuffare nel fiume ma mi costrinsi ad attendere.

– Non dire questo. Non devi neanche pensarle cose del genere. – la interruppi.

– So che anche tu hai perso i tuoi fratelli, ma insomma, lui era il mio gemello!

A quel punto mi infastidii. Michael, Carla, George, Claudia e tutti gli altri erano miei fratelli, anche se non condividevamo lo stesso sangue. Sapevo che Lili era sotto shock, ma non potei fare a meno di sentirmi ferita.

– Oh, perdonami non volevo dire quello che ho detto! – si affrettò a correggersi – Perdonami. Vedi? Non so neanche cosa sto dicendo.

Nonostante mi sentissi ancora irritata, decisi di lasciar correre. In fondo aveva visto morire suo fratello.

– Nessun problema, non preoccuparti. – le risposi con sincerità.

Lili tirò su con il naso e mi strinse in un abbraccio – Mi sei rimasta solo tu. – mi sussurrò tra i capelli. Ricambiai l'abbraccio e cercai di confortarla come meglio potevo, ma sembrava che ogni tentativo le scavava lentamente una voragine nel petto. Così decisi di non dire nulla e di confortarla restandole semplicemente vicina.

Quando finalmente mi tuffai nel fiume, mi sentii rinvigorire. Bevvi talmente tanto che rischiai di rimettere tutta l'acqua fresca che avevo mandato giù. Mi pulii da tutto il sangue appiccicato alla pelle, tra i capelli e sotto le unghie. Sciacquai via la sabbia che ricopriva ogni centimetro di pelle visibile. Inizialmente le ferite e le ustioni a contatto con l'acqua presero a bruciare, ma dopo qualche istante divenne come un balsamo curativo.

Mangiammo una quantità smisurata di mango e banane e quando calò la notte, tentammo inutilmente di accendere un fuoco.

– Questa legna è troppo verde! – mi lamentai.

All'improvviso sentimmo un suono simile ad un ringhio. Ci bloccammo all'istante cercando di non respirare. L'animale, però, ci aveva fiutate e stava avvicinandosi con passo felpato.

Con un balzo atterrò davanti a noi e dopo qualche istante di puro terrore, il giaguaro si fiondò addosso Lili. La ragazza venne scaraventata in aria dalla bestia feroce che, come tutti i felini, adorava giocare con la preda prima di ucciderla. Lili urlava agonizzante ed io non persi un attimo.

Sfilai la pistola dalla cinta che mi teneva legata la vestaglia ospedaliera e sparai. Il giaguaro guaì e ricadde a terra.

Lili urlava ancora per il dolore. Mi inginocchiai accanto a lei ed esaminai la ferita. La spalla era stata lacerata dai denti affilati dell'animale e i tagli erano talmente profondi, che davano quasi l'impressione che la spalla fosse attaccata al resto del corpo grazie solo ad un sottile lembo di carne ancora integro.

Mi guardai intorno in cerca di un aiuto, ma non c'era nulla. Niente che potesse aiutarmi a salvare Lili. Così, mentre perdeva litri di sangue senza che io potessi fare nulla, capii che la natura che quella mattina avevo considerato come mia amica, era appena diventa la nostra minaccia più grande.

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