14.

– Cosa succede? – mi chiese Lili percependo la mia espressione allarmata.

Dovrei dirglielo? In fin dei conti sono sulla mia stessa barca.

Thiago era seduto sul suo letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia. Non era un tipo molto loquace, però osservava attentamente e in quel momento non mi staccava gli occhi di dosso.

– Conoscevo quella ragazza, lavoravamo insieme. – iniziai, dopo aver preso un grosso respiro – Aveva superato la Valutazione. E poi... e poi non so. Ma avete visto anche voi in che stato era ridotta.

Lili cominciò a singhiozzare violentemente.

– Cosa vorresti dire? – mi chiese Thiago mantenendo la calma.

– Non voglio dire nulla. Solo, non mi è sembrato normale.

– Non lo era, infatti. – aggiunse – Hai visto l'espressione dell'infermiera? Mi è sembrata preoccupata, ma non per la tua amica. Era come se non avessimo dovuto vedere quello che abbiamo visto.

– Dobbiamo dirlo a qualcuno! – urlò Lili.

– Vuoi stare zitta? – la rimproverò il fratello –Non capisci che non possiamo dirlo a nessuno?

– E perché no? – piagnucolò.

Da dietro la porta della nostra stanza sentii un rumore.

– Abbassate la voce, voi due! – bisbigliai indicando la porta.

Udimmo dei sussurri allontanarsi verso la scala che portava al livello superiore.

– Spegnete la luce. – ordinò Thiago.

Obbedii spostandomi verso l'interruttore il più silenziosamente possibile. Thiago si avvicinò alla porta del nostro dormitorio e abbassò lentamente, molto lentamente, la maniglia. Anche nella sala centrale era buio pesto così, quando sfilammo fuori dalla nostra stanza, le due infermiere sulle scale non si accorsero di nulla. Lili rimase sorprendentemente in silenzio, mentre ci avvicinavamo per riuscire a sentire meglio.

– È la terza questa settimana. – stava dicendo una delle due – Non sopporto quando se ne vanno troppo presto.

– Già, avrebbe dovuto superare almeno altre due estrazioni. – rispose l'altra.

– Tempo sprecato, dico io!

– Speriamo che questi nuovi diano qualche soddisfazione in più.

– Io non ci giurerei, hai visto la biondina quanto si lagna? – rispose abbozzando una risata.

Percepii Lili portare le mani alla bocca per impedirsi di urlare.

Le infermiere varcarono l'ingresso del livello superiore e si chiusero la porta alle spalle.

Sentii un tonfo sordo e mi voltai di scatto. Lili era svenuta.

– Aiutami a portarla sul suo letto. – mi disse Thiago.

Afferrammo un braccio per uno e la trascinammo nella stanza.

– Abbiamo un problema. – dissi.

– Si, dobbiamo fare qualcosa.

Lili riprese velocemente coscienza, ma era un fascio di nervi. Il fratello le prese le mani nelle sue e intonò una vecchia canzone popolare:

-Sei la mia stella,
Dormi serena.
Mia dolce sorella,
Non avere pena.

Riconobbi le rime all'instante, erano le stesse che cantavo ai bambini dell'orfanotrofio. Sentivo la loro mancanza più di qualsiasi altra cosa al mondo, più dell'apparente libertà che vivevo prima della Valutazione.

Lili si riprese, nonostante continuasse a tremare.

– Cosa facciamo? – chiesi.

– Dobbiamo trovare un piano. Non possiamo restare qui.

No, non possiamo pensai.

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