13.

La sala d'addestramento, che più volte la donna incaricata di mostrarci le aree a noi riservate si era raccomandata che chiamassi "Armeria", era grande quanto un campo da calcio dei quartieri di lusso. Alle pareti erano appese armi di ogni tipo: dalle sciabole alle Calibro. Al centro della sala, era posizionato un ring dalle finiture gialle e blu, dal soffitto pendevano dei sacchi da boxe e appoggiata ad una parete, c'era l'area riservate ai macchinari che comprendeva i pesi, il tapis roulant e la cyclette. Era la prima volta nella mia vita in cui  vedevo quegli strumenti da vicino, ed era palese a tutti quanti, anche perché Thiago e Lili non batterono ciglio.

– Lì cosa c'è? – chiesi, indicando una vetrata che nascondeva al suo interno una serie di strani macchinari elettronici.

La guida sorrise ma non mi rispose.

Andammo avanti per tutto il resto della mattina a visitare la mensa, i bagni, gli spogliatoi, l'infermeria, le aule nelle quali avremmo imparato materie come strategia e chimica militare e, alla fine, tornammo in Armeria. Il piano dove si trovava il nostro dormitorio, era solo uno dei tanti livelli a forma esagonale che probabilmente formavano un enorme alveare sotterraneo. Più si saliva o si scendeva, più si restringeva.

Nella sala d'addestramento, ad attenderci, c'era un uomo alto, biondo e muscoloso. Era immobile al centro della sala con le braccia incrociate dietro alla schiena. Anche in lontananza riconobbi subito la sua aria familiare. Per poco non mi venne un colpo: era Elia, il Correttore membro del Circolo.

– Ragazzi, lui è il vostro maestro d'armi. – disse la donna prima di congedarsi.

Trattenni a fatica l'impulso di urlare di gioia. Volevo sapere della mia famiglia, di Carter, del Circolo e speravo che i Ribelli stessero architettando un piano per tirarmi fuori di lì. Elia, fortunatamente, mantenne un'espressione impassibile. Non diede a nessuno dei presenti la possibilità di intuire qualcosa.

Iniziammo con l'addestramento e scoprii presto, e con soddisfazione, che nonostante fossi molto meno nutrita dei miei compagni, ero comunque molto più forte e resistente. Mi resi conto di avere una buona mira con le armi da fuoco, ma ero meno precisa con quelle da taglio. Thiago era incredibilmente bravo con arco e frecce, mentre Lili era sorprendente con la frusta. Elia decise che, nei giorni a seguire, avremmo lavorato principalmente sui nostri punti forti.

In quel primo incontro non riuscimmo a scambiare neanche una parola. Avrei dovuto aspettare quello seguente per poterci riprovare.

La lezione di Strategia Militare fu esageratamente noiosa, ma rimasi sempre concentrata. Così feci anche con Chimica Militare, durante la quale l'insegnante ci insegnò a costruire una bomba utilizzando oggetti comuni di tutti i giorni.

Alla fine della giornata, ero talmente stanca che durante il tragitto per tornare al dormitorio, mi fu quasi impossibile non chiudere gli occhi.

Il sonno mi scivolò via del tutto, quando ci passò accanto un'infermiera che correva spingendo un lettino ospedaliero. La ragazza, avvolta dalle coperte e che indossava la mia stessa divisa verde bile, era ridotta ad un mucchietto di ossa tenute insieme della sua pelle squamosa. Aveva lo sguardo velato da un dolore talmente forte, che persino urlare sarebbe stato riduttivo. Quando la riconobbi, iniziai a tremare per il terrore.

Cosa diavolo sta succedendo? Cosa le hanno fatto!

Era Liza, la ragazza che prima della sua Valutazione aveva lavorato con me al negozio del signor Hamilton.

Prima che voltasse l'angolo, lo schermo dalla quale si poteva monitorare lo stato di salute, segnalò l'assenza di battito.

Era morta.

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