10.

Aspettai due ore abbondanti, prima che un'inserviente venisse ad informarmi che era il mio turno. Mi scortò lungo un paio di corridoi bianchi, per poi fermarsi davanti ad una porta di ferro con su scritto "interrogatorio". Bussò  e, senza aspettare una risposta, la spalancò.

La stanza era tappezzata sul pavimento e sulle pareti da una moquette rosso sangue, tutto scintillava di un lusso a me estraneo. Un uomo sulla quarantina, mi osservava da dietro i suoi occhiali dalle lenti spesse. Mi invitò a sedermi su una delle poltroncine nere in pelle, mi strappò di mano il pass che mi era stato consegnato all'entrata e lo infilò in un apparecchio che gli fornì all'istante tutte le informazioni che mi riguardavano: nome, sesso, età, altezza, peso e stato sociale.

– Bene signorina Wax, le spiegherò brevemente in cosa consiste questa prima fase della Valutazione. – disse meccanicamente, come a voler sottolineare il fatto che aveva ripetuto quella frase decine e decine di volte.

Intanto che spiegava i primi dettagli, mi incollò sulla fronte una serie di ventose, collegate ad un macchinario elettronico.

– Nella prima fase, questo sofisticato strumento mi aiuterà a constatare che nessuno l'abbia informata su quanto accade durante la Valutazione.

Digitò dei comandi su di un dispositivo: lo schermo del macchinario si illuminò e le ventose presero a vibrare.

– Qualcuno l'ha informata su come funziona la Valutazione? – mi domandò.

– No.

Sullo schermo apparve la scritta "CONFERMATO".

— Ha scoperto in autonomia come funziona la Valutazione?

– No.

Sullo schermo apparve nuovamente la scritta "CONFERMATO".

L'uomo spense il macchinario e mi liberò dalle ventose.

— La seconda fase è molto semplice: deve solo tenere chiusi gli occhi e dirmi cosa prova. –Sfilò da una scatola un bastoncino di incenso e una penna – Questo non è un incenso, è un elisir. Permette di scatenare in lei sei precisi stati d'animo, ai quali dovrà poi dare un nome mano a mano che le si presentano. Questo invece è il laser con cui disegnerò sul palmo della sua mano il Byekorf, simbolo dell'Alleanza. Tutto chiaro?

Quando annuii, mi afferrò per il polso e iniziò a disegnarmi il logo del governo: le sei celle di un alveare. Il laser mi scavò nella pelle lasciando un segno rosso accesso. Nonostante il dolore, rimasi immobile fino alla fine.

– È pronta? – chiese — Bene, allora chiuda gli occhi. E si ricordi di dare un nome a ciò che sente. – si raccomandò.

L'uomo accese l'elisir ed io abbassai le palpebre. Mi sentii travolgere da un'ondata di emozioni contrastanti che, mescolandosi tra loro, rischiarono di farmi scoppiare il cuore. Mi sentii alleggerire solo quando finalmente si districarono.

Avvertii salire nelle narici un forte odore di fumo e percepii tra le labbra il sapore amaro del ferro. Percepii le pupille restringersi e dilatarsi freneticamente contro la pelle delle palpebre. Il cuore batteva regolare, ma con una profondità inquietante. Ogni battito era una scarica di energia negativa.

– Odio. — sibilai.

All'improvviso, mi sentii avvolgere dal panico. Non riuscivo a sentire nulla, ero come sorda. Il cuore batteva rumorosamente contro la mia cassa toracica e fui tentata di spalancare gli occhi per mettere pace a quell'agonia.

– Paura! — strillai.

Un istante dopo sentii in bocca il sapore metallico del sangue. Il cuore continuava a rimbombare sordo e veloce nel petto. Mi sentivo tremare le gambe e le palpebre mi divennero di un rosso fuoco. Istintivamente, presi a digrignare. Esplodevo di...

– Rabbia. – dissi a denti stretti.

Il ritmo cardiaco rallentò. Nella mente vidi un turbine di colori in tempesta. Non mi davano tregua, mi inseguivano, mi stringevano, mi laceravano una parte del corpo alla volta. Mi entravano nelle narici e nella bocca, tra i capelli e sotto le unghie. Dovetti resistere al forte impulso di scoppiare a piangere.

– Pentimento. – dissi tra i singhiozzi che mi spezzarono la voce.

Subito dopo il cuore riprese a battere veloce. Mi arrivò la nauseante puzza di fumo e di putrefazione. Strinsi i pugni stretti sulle ginocchia ed ebbi l'incomprensibile bisogno di fare qualcosa, non so cosa di preciso. Ma ero arrabbiata, ero in preda ad una furia sconosciuta. Non ero agitata, ero gelida. Glaciale.

— Vendetta. – dissi con una soddisfazione inquietante.

Di colpo, sentii i muscoli cedere. Ero impotente di fronte a qualcosa di più grande di me, qualcosa capace di sopraffarmi. Sentii le lacrime scorrere lungo le guance. Avrei voluto afferrare quella nuvola di tristezza che vedevo dietro le palpebre e stringermela forte al petto, ma non riuscivo a sfiorarla.

— Compassione. – sussurrai.

– Apra gli occhi. – mi ordinò l'esaminatore.

Appena obbedii, tutte le emozioni scomparvero, lasciandomi un senso di vuoto. Con il viso ancora bagnato di lacrime, mi sentii quasi in imbarazzo.
L'uomo prese una lastra di vetro dal tavolo davanti alle sue ginocchia, mi ordinò di allungargli la mano con il Byekorf e me la fece premere forte contro la superficie. In un istante, vidi le sei celle del Byekorf formarsi sul vetro che si scioglieva a contatto con la mia ferita. Rimasi strabiliata, incapace di distogliere lo sguardo.

– Vada, l'aspetto per l'ultima fase della Valutazione. – disse l'uomo, mentre mi accompagnava alla porta.

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