40. LA PAURA TI CAMBIA - PARTE II
Morris stava camminando nei corridoi del palazzo, mentre rigirava le chiavi fra le dita, indeciso su quale stanza visitare. Era passato da poco nella B230, dove aveva sistemato alcuni vecchi ricordi della sua famiglia, e ora aveva voglia di rivederne qualcun altro. Aveva bisogno di quei momenti di pace.
Aveva deciso quale chiave avrebbe usato, quando provò la sensazione di non essere più solo. Si girò col cuore in gola, chiedendosi come fosse possibile. Era sempre solo, nella sua mente, per quanto potesse confortarsi con dei filmati della vita reale. Non gli era mai capitato di avvertire un'altra presenza.
- Chi c'è? – chiamò, facendo un passo indietro.
Andò a sbattere contro una superficie solida, che per poco non gli fece perdere l'equilibrio. Si girò con un mezzo salto e aggrottò le sopracciglia.
- Nick? – chiese, talmente incredulo da non riuscire a provare rabbia per quell'intrusione.
- Esatto – sibilò lui, afferrandolo per le braccia.
Era sempre stato un gigante, ma era cresciuto ulteriormente da quando aveva subito la mutazione. Sollevò Morris dal pavimento come se fosse stato una marionetta, scrollandolo con violenza.
- Dove hai messo Jack? – ringhiò, facendosi minaccioso.
- Io non... - farfugliò Morris, sempre più confuso.
- Dove l'hai messo? – ripeté Nick, gridando.
- Non ne ho idea! – protestò Morris. – Non c'è più. Non posso riportarlo indietro, mi dispiace.
- Sono tutte balle.
Nick gli diede una scrollata tanto forte da fargli perdere la presa sulle chiavi, che caddero a terra con un tintinnio. L'uomo le raccolse, mentre Morris si stava riprendendo dall'urto col pavimento.
- Cosa stai facendo? – gorgogliò, ancora frastornato. – Non sai orientarti qui. Ti perderai.
Nick non lo ascoltò, proseguendo per la sua strada, nonostante non avesse idea di dove stesse andando.
- Ridammi le chiavi! – urlò Morris, andandogli dietro. – Adesso, Nick.
Suo fratello continuò a ignorarlo, senza degnarlo di uno sguardo. Stava osservando le chiavi una a una, come se si aspettasse di trovare il nome "Jack" scritto su una di esse.
- Nick, ti giuro che non volevo fare del male a Jack. E' stato un incidente.
- Un incidente – ripeté lui, sprezzante.
- Che tu ci creda o no, è così. Dove stai andando? No, non andare là!
Morris cercò di fermarlo, aggrappandosi a una delle sue braccia, ma Nick se lo scrollò di dosso con un colpo, facendolo ruzzolare a terra. Quell'idiota... non doveva entrare nella parte del palazzo che apparteneva a Robert. Non doveva vedere!
- Stai nascondendo qualcosa – disse Nick, infilando la chiave in una delle porte.
Morris perse la pazienza e gli strinse il polso per bloccarlo.
- Nick, dammi retta. Non è qui quello che cerchi.
- Dimmi solo dov'è. Farò da solo.
- Te l'ho già detto. Non ne ho idea. E' stato Robert a...
- Ancora con Robert! E' sempre la tua scusa per ogni cosa. Perché non ammetti che sei stato tu?
Morris trasse un profondo sospiro. Era inutile cercare di discutere con lui. Nick vedeva il mondo alla sua maniera e niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Aveva la testa dura come il diamante.
- Nick, per favore. Non sto cercando di imbrogliarti. Te lo chiedo umilmente. Ridammi quelle chiavi. Ti aiuterò io nella tua ricerca.
Nick lo fissò in silenzio per un lungo istante e a Morris sembrò di scorgere un cenno di cedimento nel suo sguardo, ma, all'improvviso, girò la chiave e aprì la porta.
Da essa si scaturì un risucchio, che li attirò entrambi al suo interno. Gridarono, roteando nella nerezza più assoluta. Caddero per un tempo indefinito, come se stessero raggiungendo il centro della Terra. Poi, a un tratto, atterrarono su una superficie nera e umida.
L'unica luce proveniva da Morris, che illuminava quel buco buio. L'ultimo residuo di razionalità.
Lo scienziato avvertì uno sciacquio, seguito da un brivido alla schiena. Non erano soli.
- Nick, dobbiamo andarcene! – sussurrò, cercando suo fratello a tentoni. – Nick! Rispondimi, dannazione. Smettila di ignorarmi!
Le sue mani si strinsero attorno a un braccio. Risalirono fino al volto del suo proprietario, sdraiato a terra, le chiavi strette nella mano sinistra. Nick aveva gli occhi sbarrati e fissava qualcosa che Morris non riusciva a vedere: i ricordi racchiusi in quella stanza.
Lo scienziato non entrava mai nelle parti di palazzo costruite da Robert. Sapeva che non c'erano mai cose belle in quelle stanze, e ora Nick le stava vedendo.
- Nick, svegliati. Ti prego – gli intimò, rifilandogli un paio di schiaffi.
Suo fratello tornò in sé con un sussulto e indicò qualcosa alle loro spalle. Morris non l'aveva mai visto così spaventato e seguì il suo sguardo per capire cosa stesse fissando.
Due perle azzurre li stavano scrutando nell'oscurità. Si fecero sempre più grandi, e il puntino al loro centro divenne una fessura verticale, una fredda pupilla da rettile.
- Credevo non ti piacesse più vedere queste memorie – mormorò la voce di Robert, sgradevolmente simile alla sua eppure tanto diversa. Era apatica, priva di qualunque inflessione. – E invece mi sono dovuto ricredere. Ti ringrazio per avermi ridato un piccolo accesso in superficie, Nicholas. Sei meno inutile di quanto credessi.
- Dove hai messo Jack? – farfugliò Nick, cercando di ribellarsi alla paura. – Dimmelo. So che sei stato tu... che siete stati voi!
Morris gli scoccò un'occhiata addolorata. Suo fratello era davvero talmente convinto della sua mostruosità da porlo sullo stesso livello di Robert?
Dall'oscurità emerse un muso serpentino, simile a quello di un Sibilante. Non aveva altre teste, ma quella presente era già abbastanza terrificante. Sembrava che stesse sorridendo.
- Sì, sono stato io – mormorò Robert. Spostò lo sguardo su Morris, mentre strisciava sul pavimento, circondandoli fra le sue spire. – Però anche tuo fratello ha avuto una parte in tutto questo.
- No! Non è vero, Nick – gorgogliò Morris, cominciando ad ansimare. – Non è vero. E' un bugiardo, solo un bugiardo. Cerca di metterti contro di me.
Nick non sapeva come reagire. Li osservava, senza capire quale dei due stesse cercando di ingannarlo.
- Vattene via – disse Morris, afferrandolo per il colletto della maglia. – Esci da qui, finché puoi. Non è posto per te. Non è posto per nessuno.
- Non me ne andrò finché non mi avrai ridato Jack.
- Jack non c'è più! Come te lo devo dire? Robert lo ha ucciso!
Prima che potessero scappare, le spire del serpente si avvolsero attorno ai loro corpi, stringendoli fra i propri muscoli, che continuavano a scorrere come una corrente senza fine, togliendo loro il respiro.
- Non è vero – sibilò Robert, avvicinando il muso al volto di Nick. La sua lingua biforcuta assaggiò l'aria. – Non ho ucciso Jack. E' ancora vivo. Qui, da qualche parte.
- Lo sapevo – gemette Nick, fulminando Morris con lo sguardo.
- Perché credi a lui e non a me? – ribatté questi. – Lascialo andare, Robert! Non farai del male anche a Nick.
- E tu me lo impedirai, Morris? – sogghignò il serpente, spalancando le fauci. Una serie di denti affilati come coltelli popolava la sua bocca, e da essi colava un denso veleno rossastro. – E come? Non hai nessun potere, in fondo. Devi sempre usare me per riuscire a compiere qualcosa di concreto. Guarda cosa ci è successo da quando tu hai il controllo... solo disgrazie. Se avessi lasciato che fossi io a guidarci, a quest'ora Jack non sarebbe qui con noi.
Morris raggelò.
Dunque era vero. Nick aveva ragione, Jack era con loro.
- Dove l'hai nascosto? – sibilò, divincolandosi dalle spire. – Cosa gli hai fatto?
- Io? Niente. Ho solo cercato di placare la tua paura. Non volevi restare solo, e così io ho preso qualcuno che stesse con te. Con noi. E chi meglio di Jack poteva tirarti su di morale? E' sempre stato il tuo giocattolo preferito.
- Jack non è un giocattolo – ruggì Nick, furibondo. Avrebbe voluto colpire il serpente, ma le sue spire erano troppo forti. - Adesso lo libererai, altrimenti...
Nick venne interrotto dal rettile, che lo strinse a tal punto da toglierli il respiro.
- No! – gridò Morris, nonostante fosse del tutto impotente. L'unica cosa che poteva fare era guardare.
- Se Jack ti manca tanto, perché non mandarti a fargli compagnia? – ridacchiò Robert. – Così avremo un po' più di compagnia, non è vero, Morris?
Il serpente scattò, mordendo la spalla destra di Nick, che gridò per il dolore. Sangue violaceo zampillò dalla ferita, mentre l'uomo si accasciava nella presa del mostro, gli occhi socchiusi.
- Nick – farfugliò Morris, la vista offuscata dalle lacrime.
Robert si voltò verso di lui, rivolgendogli di nuovo quel sorriso inquietante.
- Questo è l'unico modo che hai per non essere solo. Nessuno ti vorrà mai, Morris. Io però posso portarti quello che ti serve. Posso prenderne altri, se lo desideri. Così non dovrai più ripiegare sull'aiuto del fungo. Potrai essere di nuovo un dio.
Morris chinò il capo, continuando singhiozzare in silenzio. Forse Robert aveva ragione. Forse era davvero un agente della distruzione, incapace di provare alcunché di positivo. C'erano solo paura e dolore per lui, e l'unica speranza di alleviarli era rubare agli altri, comportandosi da parassita, come aveva sempre fatto. Manipolando gli altri, calpestandoli, pensando solo a se stesso.
Il serpente si avvicinò, e la sua bocca si allargò a dismisura. Un buco nero che voleva inghiottirlo. Morris chiuse gli occhi. Pregava solo che sarebbe stato veloce.
- Brutto Sibilante, lascia stare mio fratello! – strillò una vocetta acuta.
Morris si riscosse, e Robert volse lo sguardo verso la figurina poco lontana, ruzzolata giù dalla porta a bordo di un Rosicone.
Raccolse da terra una spada di gomma, sistemandosi lo scolapasta che si era piazzato in testa e l'armatura scintillante, fatta di cartone ricoperto di alluminio da cucina.
Morris provò un sollievo inaspettato, mentre quel piccolo super eroe avanzava verso il serpente con la spada sguainata e lo colpiva su un fianco. La spada di gomma emetteva degli "squeeek" quando si abbatteva sulle squame di Robert, che lo osservava in silenzio, come se non riuscisse a credere che tutto ciò stesse accadendo per davvero.
- Lascialo stare, hai capito? O te la vedrai con me e Baffo – continuò a strillare lo gnometto, mentre il Rosicone guardava il rettile con fare minaccioso, volgendo le corna in sua direzione.
Il serpente cercò di arraffarlo, ma il coniglio lo seminò con un paio di balzi, raggiungendo Morris. Jack bambino scivolò lungo il suo fianco, finendo gambe all'aria, ma si rialzò subito, raccogliendo tutta la paccottiglia che si era portato dietro, sbucata da chissà dove.
Appoggiò la spada di gomma in parte a Morris e cercò di liberarlo dalla sua prigione, mentre il Rosicone attaccava il serpente con le sue corna.
- Ti ho salvato! – esclamò Jack, abbracciando Morris. – Sono un eroe!
Lo scienziato non riuscì a trattenere un sorriso e ricambiò, stringendo forte il bambino.
- Sì, sei proprio un eroe – mormorò Morris, con voce flebile. – Il nostro eroe.
Sciolse la stretta e corsero da Nick, prelevandolo dalla presa del serpente. Robert si era rannicchiato in un angolo, emettendo dei sibili e degli schiocchi, mentre cercava di leccarsi una delle ferite infertegli dal coniglio.
- Nick – farfugliò Jack, dandogli dei buffetti sul viso. Il veleno era entrato in circolo. Avevano bisogno di una medicina. – So io cosa dargli!
- Jack, non credo che...
Il bambino frugò nella tasca centrale della tuta che indossava, estraendone una boccetta piena di un liquido ambrato.
- Che cos'è? – chiese Morris, scoccando occhiate nervose a Nick e a Robert. Non sapeva per quanto il coniglio sarebbe riuscito a trattenerlo.
- Una formula magica per farlo guarire.
- Cioè?
- Birra! A Nick è sempre piaciuta. Vedrai, lo tirerà su.
Morris stava per fargli notare quanto fosse stupida quell'affermazione, quando Jack cacciò la bottiglietta in bocca a Nick, tappandogli il naso in modo da spingerlo a bere. La ferita sulla sua spalla si rimarginò e l'uomo aprì gli occhi, guardandosi attorno.
- Jack? – sussurrò, con voce flebile.
Il bambino lo abbracciò, gettando via la boccetta. Nick lo strinse a sua volta, soffocando un singhiozzo. Morris restò in disparte, non osando partecipare, e Jack tese un braccio verso di lui.
- Non essere stupido – gli disse, con una risatina.
Morris si avvicinò e si riunirono in un abbraccio di gruppo.
- Possiamo sconfiggerlo, insieme – mormorò il bambino. – Non lasceremo più che Robert ti faccia del male, Mo. Né a te, né a nessun altro. Non devi più avere paura.
Nick deglutì, passandosi una mano sul viso.
- Pensavo potessi controllare Robert. Che avessi fatto del male a Jack di proposito, perché volevi portarmelo via. Solo adesso capisco quanto mi sono sbagliato.
- Ho perso il controllo su di lui molto tempo fa. Ora è diventato un mostro. Vorrei poter fare a meno di lui, ma è troppo forte per me. Io sono debole, non riesco a oppormi al suo volere – sussurrò Morris, abbassando lo sguardo.
- Non sei più debole, adesso – disse Jack, stringendogli un braccio. – Ci siamo noi con te.
Così dicendo afferrò la spada di gomma e, urlando come un piccolo vichingo, si unì alla battaglia per scacciare il mostro. Nick lo seguì a breve, con in mano una mazza da baseball generatasi nello stesso momento in cui ci aveva pensato.
Morris li osservò mentre combattevano il serpente, che si faceva sempre più piccolo, raggomitolandosi su se stesso. Si sentiva come se avesse un nodo caldo nel petto. Nessuno dei suoi atti di crudeltà era mai riuscito a scacciare la paura. Forse per controllare Robert serviva altro.
Morris abbassò lo sguardo, notando che aveva una scatola di vetro fra le mani.
Quella era la sua mente.
Avrebbe deciso lui come sarebbe andata, da allora in poi.
- Fermatevi – mormorò ai suoi fratelli.
Jack abbassò la spada di gomma, che emise un debole squittio mentre la rinfoderava, e Nick aggrottò le sopracciglia, la mazza ancora alzata. Il Rosicone si avvicinò al suo piccolo padrone, dandogli un colpetto affettuoso col muso.
- Perché dovremmo fermarci? – sibilò Nick. – E' colpa sua, no?
- Sì, è vero, ma io e Robert siamo la stessa persona. Se voi lo uccideste, anche io ne morirei. Quello che devo fare è solo smettere di avere paura di lui: accetterò la sua esistenza, ma non gli permetterò mai più di controllare i miei sentimenti e pensieri. Né a lui, né al Primo, né a nessun altro.
Nick esitò, poi abbassò la mazza, facendo un passo indietro. Jack lo prese per mano, in modo da poter lasciare a Morris lo spazio necessario.
- Cos'hai intenzione di farmi? – gorgogliò il serpente, guardandolo con odio.
- Non ho intenzione di farti del male, se è questo che temi. Non voglio essere come te. Mai più. Però non è giusto dimenticarti. Ti metterò in questa scatola, in modo da ricordarmi di te ogni giorno. Rimetterò in asse ciò che tu hai squilibrato.
- Credi che questo basterà a controllarmi?
- Ti ho creato perché avevo paura. Volevo essere impassibile, e sei arrivato tu. Ma assieme alla paura se ne sono andate anche tutte le altre emozioni. Non sentivo più niente. Adesso comprendo che si può provare paura senza esserne schiacciati... non ricorrerò mai più a te.
Il serpente si dissolse, trasformandosi in una nebbiolina azzurra, che venne risucchiata all'interno della scatola di vetro. Morris la chiuse, osservando il vapore che si agitava al suo interno, e sospirò. Alla fine, scomparve anche la scatola.
- E' finita. Ce l'abbiamo fatta, stavolta per davvero.
Si voltò verso i suoi fratelli, e sorrise.
- Grazie per non avermi abbandonato, dopo tutto quello che vi ho fatto. Mi dispiace. Sul serio.
Jack gli corse incontro.
- Sono felice di riaverti qui.
I due guardarono Nick, che era rimasto immobile, le braccia incrociate sul petto. L'uomo abbassò lo sguardo, come faceva sempre quando doveva dire qualcosa di importante.
- Anche io sono felice di aver sconfitto quel mostro – borbottò.
- Eddai, Nick – mormorò Jack.
- Va bene – si affrettò a dire Morris. – Capisco che tu non possa accettarmi subito. A me va bene tutto. Anche la tolleranza più minima. Per questo, ti ringrazio.
Nick annuì, e accennò a un sorriso.
- Ora andiamocene da qui. Questo posto è terrificante.
- Ti avevo avvertito io...
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Questo era un capitolo molto lungo, ma davvero movimentato XD Spero che vi sia piaciuto :) E così il nostro Jack potrebbe essere tornato? Chissà... se n'era mai andato? :D Anche io voglio una spada di gomma che fa squeeek. Comunque, ci vedremo nel prossimo capitolo, che fornirà le risposte proprio agli interrogativi lasciati in sospeso :)
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