32. NON SIAMO PIU' UNA FAMIGLIA
Nick era seduto su uno dei tronchi d'albero al di fuori del baobab-casa di Teofane, e fissava il vuoto di fronte a sé. Aveva il cappuccio calato sulla fronte e la parte inferiore del viso, di solito coperta da un pezzo di stoffa, era ben visibile: aveva affondato i denti nel labbro con tanta ferocia da essersi ferito, e aveva la mano sinistra poggiata sul ginocchio. Tremava leggermente, e le sue nocche erano arrossate. Da esse fuoriuscivano dei sottili rivoli di sangue, che gli avevano inzuppato la manica della felpa.
Aveva avuto un momento di black out, poco addietro. Per sfogare la furia incontrollabile che l'aveva pervaso, come una specie di possessione, aveva preso a pugni il tronco del baobab. Aveva ottenuto il solo risultato di farsi male, ma era talmente agitato che stava ancora vibrando.
Morris avrebbe dovuto ringraziare che quel baobab non fosse stato la sua faccia, perché, mentre lo stava colpendo, Nick aveva pensato proprio a lui e a quanto gli sarebbe piaciuto prenderlo a pugni finché quella sua espressione da saccente del cazzo non si fosse ridotta a un ammasso di lividi.
Però, nel momento in cui l'aveva visto, non era riuscito a ferirlo, perché era ridotto talmente male che sarebbe stato disonorevole colpirlo. Ci avrebbe ripensato una volta che Morris si fosse ripreso a sufficienza. Allora sì che l'avrebbe rimandato dentro a uno dei baobab-ospedale di Bernie.
***
Nick era seduto accanto al letto di Morris, e tutto quello cui riusciva a pensare mentre osservava il volto scavato di quello che un tempo era stato suo fratello era come avrebbe reagito Jack. Il piccolo era rimasto sconvolto, quando aveva realizzato che il suo super eroe non era senza macchia come aveva creduto, e che le voci su di lui erano tutte vere. Anche solo per quello Nick avrebbe voluto picchiare Morris, nonostante la lista di ragioni fosse quasi infinita.
Le principali che gli venivano in mente, travolgendolo come un'onda di benzina che contribuiva a far fermentare la sua rabbia, le aveva pensate ogni notte, prima di andare a dormire mentre era al Rifugio, ogni giorno, mentre andava fuori a rischiare la propria vita e quella di Jack, ogni mattina, quando guardava fuori dalla loro minuscola finestra e vedeva il profilo arrogante di Cram.
La numero uno andava sotto il termine "Ci hai abbandonati brutto stronzo", la numero due sotto "Avevo diciassette anni quando mi hai lasciato tutta la responsabilità sulle spalle. Diciassette, porca miseria! Con un fratello di dieci da crescere. Sei una merda, e sempre lo sarai".
Avrebbe potuto continuare a enumerarle per giorni, ma non avrebbe avuto senso. In fondo, tutto si concentrava in un grande, profondo odio che ribolliva nel suo stomaco. Morris aveva fatto le cose più orribili, ogni cosa in lui lo disgustava, persino il fatto che assomigliasse così tanto a loro padre, che avesse preso i suoi occhi azzurri e avesse osato storpiarli, trasformandoli in quelli di un mostro a sangue freddo.
D'altro canto una parte di Nick, per quanto piccola e per quanto se ne vergognasse, era felice di riaverlo con sé. Non lo vedeva da anni, ben dieci, e non aveva idea di cosa gli avessero fatto in quel bunker. Quella vocina ingenua amava ripetere discorsi che spesso Nick aveva udito sulle labbra di Jack: ma forse non è vero, ma Morris non può essere così, qualcuno deve averlo influenzato...
Nick riteneva che una parte di quei ragionamenti potesse anche essere plausibile, ma fino a un certo punto. Nessuno aveva obbligato Morris a trasformarsi in Robert Stein, il dottor Menghele di Cram. Avrebbe potuto accontentarsi di essere un semplice Migliore, uno fra i tanti, ma no, questo per lui era inconcepibile. In ogni cosa, sin da bambino, aveva dovuto dimostrare di cavarsela meglio degli altri, di poter andare più in là. Era capitato che poi avesse chiesto scusa, dopo aver fatto sfoggio della sua superbia senza fondo, ma le occasioni si erano fatte sempre più rade col passare degli anni. Nick dubitava che Morris avesse anche solo considerato l'ipotesi di essere nel torto mentre era a Cram, o domandarsi cosa stesse facendo, fino a che punto potesse spingersi senza porsi nessuno scrupolo morale, perdendo la propria umanità. Il suo DNA poteva anche essere cambiato, poteva essere diventato "migliore", ma non aveva fatto altro che sprofondare nell'abisso. C'era sempre un punto di non ritorno, oltre il quale la redenzione non era possibile.
Esistevano atti che non potevano essere cancellati, né dalla legge scritta, né dalla legge non-scritta, la più importante; ed era proprio di questo che si parlava al villaggio dei Sopravvissuti, in quei giorni. Che cosa fare di Robert Stein?
Lo scienziato era stato trovato da Aaron e Nikita durante una delle loro perlustrazioni. Il figlio di Teofane non aveva nascosto il suo odio per Stein, trascinando di peso il suo corpo, senza nemmeno darsi la pena di sollevarlo da terra. Nick aveva la sensazione che, se fosse stato per lui, l'avrebbe già ucciso, ma qualcosa doveva averlo trattenuto. Che fosse stato Nikita o un semplice pensiero o la paura per la reazione di suo padre, non lo sapeva.
Dopo quell'ingresso teatrale, attorno ai tre si era radunata una piccola folla di curiosi, ed erano andati a chiamare Teofane. Spettava a lui e agli anziani decidere cosa fare di Stein.
Il capo villaggio si era consultato con loro, fra cui sua moglie Maya, e assieme avevano deciso di offrire un processo a Robert Stein, con grande indignazione di alcuni. Al che Teofane aveva risposto: "Se lo uccidessimo o gli infliggessimo una qualunque pena senza avergli prima dato la possibilità di difendersi, non saremmo più onesti dei Migliori. Non voglio vedervi mentre vi abbassate al loro livello. Placate la vostra rabbia e ragionate. Quando verrà il momento, potrete votare a favore o a sfavore. Sarà una giuria popolare, e non dovrete lasciarvi accecare dall'odio, nel momento della votazione. Siate equi. Per quanto Stein possa averci causato dolore, non dobbiamo reagire come dei selvaggi".
Nonostante il malcontento, molti si erano placati, anche solo per la stima che nutrivano nei confronti di Teofane. Il capovillaggio li aveva sempre guidati bene e agito per il meglio. Si fidavano di lui.
Il processo sarebbe avvenuto non appena Robert Stein si fosse rimesso abbastanza in forze da affrontarlo. La pena, qualora fosse stata necessaria, sarebbe stata decisa da Teofane e dagli anziani, in proporzione alla gravità delle sue azioni: avrebbero scrutato nella mente dello scienziato, mettendo in mostra ogni suo merito o macchia, e avrebbero agito di conseguenza. Nonostante il voto popolare, la parola finale l'avrebbero avuta loro, cercando di interpretare al meglio la volontà dei loro compagni per affrontare quella situazione senza cadere nella violenza gratuita.
Nick non sapeva come sentirsi riguardo al processo. Avrebbe preferito astenersi dal votare, ma era consapevole che l'avrebbero chiamato a testimoniare, e lo stesso sarebbe toccato a Jack.
Forse suo fratello era una delle poche possibilità che Morris aveva per salvarsi. L'affetto che Jack nutriva per lui, nonostante la disillusione e il dolore, era talmente genuino che nessuno avrebbe potuto restarci indifferente. Se una persona come Jack poteva amare a tal punto quel mostro, forse così mostruoso non era. O, perlomeno, Morris non lo era. Robert Stein era un'altra questione.
Nick si premette le dita contro l'attaccatura dei capelli, mentre si massaggiava le tempie coi pollici, e trasse un profondo sospiro. Quanto avrebbe voluto non essere in una posizione tanto difficile. Come se non avesse già abbastanza problemi.
Un altro dei pensieri che lo tormentavano era: perché Morris era fuggito da Cram?
Quello era il suo regno, un luogo dov'era venerato come un dio. Perché avrebbe dovuto allontanarsi dai suoi ottusi adepti?
Forse era stato anche quello a impedire a Nick di fracassarlo di botte. Dentro di lui quella stupida vocina insinuava che Morris doveva aver realizzato quanto avesse agito in modo sbagliato fino ad allora, per poi decidere di tornare da loro. Altrimenti perché si sarebbe spinto fino al villaggio dei Viscidi, dove tutti lo odiavano?
Che fosse stato lui a causare quel disastro a Cram, l'esplosione che aveva scosso l'edificio?
Cosa stava accadendo a città Rifugio?
Nick sospirò e si versò della linfa in un bicchiere, la stessa con cui Jack si era ubriacato la sera dei festeggiamenti. Sarebbe stato bello e facile stordirsi al punto da non dover poter più pensare, ma non poteva farlo. Tuttavia un sorso gli avrebbe alleggerito i pensieri.
Nick ingollò la bevanda con lunghi sorsi e, quando poggiò il bicchiere vuoto sul comodino, notò che due occhi azzurri, pesti e dalle pupille dilatate per via della droga, lo stavano fissando. L'uomo si bloccò, ricambiando quello sguardo.
Restarono in silenzio per un interminabile istante, senza che nessuno sapesse cosa dire, contemplandosi a vicenda. Nick si era aspettato di scorgere una luce crudele negli occhi di suo fratello, come nel giorno in cui aveva fatto i bagagli e se n'era andato a Cram, dicendo che in quel buco dell'alveare non voleva più tornarci, eppure avevano un'espressione mite, persino addolorata.
Morris deglutì a fatica e distolse lo sguardo, osservando l'ambiente circostante.
- Sei in un baobab per malati – mormorò Nick, con voce priva di alcuna inflessione. – Ti hanno collegato al fungo, mentre eri privo di sensi. Bernie è tornato qualche ora fa per rimuovere i filamenti. Ti sei ripreso in fretta... come avrebbe potuto essere altrimenti? Sei un Migliore, no?
Morris ancora non rispose. Ogni volta in cui schiudeva le labbra, non ne usciva nessun suono.
Nick cominciava a sentir ribollire il rancore che aveva amorevolmente covato in tutti quegli anni.
- Dì qualcosa, cazzo. Dieci anni, e tutto ciò che sai fare è guardarmi così?
Morris deglutì e si voltò per guardarlo negli occhi, tornando a essere il gelido che Nick aveva conosciuto.
- Pim, la ragazza rosa, mi aveva detto che i Visc... i Sopravvissuti ti avevano salvato. Tuttavia non immaginavo in questo modo.
- Hanno fatto più loro per me che tu in tutta la tua vita. Come fai a saperlo?
Suo fratello non rispose, limitandosi a scuotere la testa. Come amava fare il criptico! Come adorava nascondergli qualcosa, e sentirsi superiore perché lui poteva vedere più in là!
- Senti, non sono qui per stare al tuo gioco, Morris.
Lui sembrò addolcirsi nel sentirlo usare il suo vero nome, e Nick se ne pentì, ma ormai era tardi per ritrattare.
- Dimmi solo perché sei tornato – continuò.
- Non posso.
- Come, non puoi?
- Meno saprai, più sarai al sicuro.
Nick si abbandonò a una risata tagliente, del tutto priva di gioia.
- Al sicuro? Ma smettila di prendermi per il culo! Sei senza vergogna. Il solito egoista, che non può abbassarsi a chiedere aiuto a nessuno, vero? Sarebbe un'umiliazione troppo grande, cercare l'aiuto di un fratello. Anche se, a essere sinceri, non sono sicuro di essere propenso a dartelo, visto il tuo comportamento indecoroso degli ultimi anni – sibilò con ferocia, scimmiottando il modo di parlare che aveva Morris. – Bene. Resta solo, non ti meriti altro. Ci vedremo il giorno del processo.
Nick si alzò in piedi, camminando verso la porta. Non sapeva nemmeno perché fosse andato a trovarlo. Che cosa si era aspettato? Una qualche forma d'affetto?
Morris non gli aveva mai voluto bene, né a lui né a Jack. E Nick lo odiava, lo odiava perché avrebbe voluto occupare lui il posto che Morris, immeritatamente, aveva ancora nel cuore del suo cucciolo. Jack non l'avrebbe mai amato quanto amava Morris, e questo lo faceva impazzire. Perché voleva bene a quel mostro? Perché, dannazione, perché? Non poteva odiarlo, come faceva lui, o almeno provarci?
- Aspetta – sussurrò Morris. – Dov'è Jack?
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Nick strinse i pugni, ancora rovinati dal suo sfogo sul tronco del baobab, e non riuscì a trattenersi. Si avventò su suo fratello e lo afferrò per la canottiera con tanta forza da togliergli il respiro.
Le mani ossute di Morris gli si strinsero attorno al polso, ma il suo corpo scheletrico era talmente debole che non era in grado di difendersi, e la sua mente così brillante e potente, obnubilata dalla droga, era inutile.
- Se dici un'altra volta il suo nome, ti sfondo la faccia con un pugno, non me ne frega un cazzo. Okay?
I lineamenti di Morris si indurirono, il suo respiro ridotto a un fischio. Ma no, nemmeno così avrebbe mostrato un minimo di decenza, un minimo di rispetto.
- Tu non lo meriti – sibilò Nick, cercando di controllarsi, ma nella sua voce emerse comunque una nota di pianto. – Io mi sono preso cura di lui in tutti questi anni, mentre tu l'hai solo ignorato. E non ti meriti il suo affetto. Io lo merito, io! E adesso pensi di poter tornare e far finta che le cose siano come prima? No. Non ti permetterò di portarmelo via. Non provare ad avvicinarlo, non provare ad appellarti al suo buon cuore. Perché so che ci proverai, che cercherai di fargli pena. E' la tua carta vincente, l'hai già inquadrato, eh? Solo questo sai fare, usare le altre persone, fargli credere che sei qualcosa di più, ma in realtà sei solo un mostro. Mi fai schifo! Schifo! Non siamo più una famiglia.
Nick lo lasciò andare, accontentandosi di sferrare un pugno sul legno. Morris non fece una piega, mentre si massaggiava il collo.
- Pensa quello che vuoi – sussurrò, con voce roca. – Non cercherò di far cambiare idea proprio a nessuno.
Nick non pensò si meritasse una risposta, né gliene venne in mente alcuna. L'unica cosa che desiderava era prenderlo a pugni, ma non poteva. Doveva trattenersi, e corse fuori per impedirsi di aggredirlo di nuovo.
Si sedette nell'erba, nascondendo il capo fra le ginocchia. Perché era tornato? Doveva restare a Cram, nello stupido impero che si era creato. Voleva portargli via Jack, la persona che Nick amava di più al mondo, e gli sarebbe bastato solo uno sguardo per convincerlo delle proprie buone intenzioni, come aveva sempre fatto, anche quando erano piccoli.
In quel momento Nick era talmente pieno di fiele che pregò lo condannassero. Pregò gli facessero del male, almeno quanto Morris ne aveva procurato a loro, che lo facessero soffrire... perché Nick, nonostante tutto, non riusciva a colpirlo. Non ci sarebbe mai riuscito.
Per quanto Morris lo disgustasse, ogni volta in cui alzava la mano per distruggergli il viso, davanti a sé vedeva il ragazzo un po' superbo ma, in fondo, di buon cuore con cui aveva passato la sua infanzia. Lo stesso che gli aveva fatto da padre, quando i loro genitori erano morti, che se li era caricati sulle spalle, che li aveva accuditi, dandogli un motivo per andare avanti in quel mondo ostile.
Perché Morris non poteva essere solo Robert Stein? Perché doveva essere anche il fratello cui aveva voluto bene?
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Ciao ragazzi, ho messo questo capitolo extra per ringraziarvi delle 7k di visualizzazioni! Non era mai successo che una mia storia riuscisse a raggiungere così tante persone, e niente, volevo dirvi grazie :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se sì mettete una stella o lasciate un commento, e ci vediamo domenica col 33, che vedrà il ritorno di Jack e Pim al villaggio.. sarà divertente! Prima che scoprano del ritorno di Morris, certo XD
A domenica!
PS: se la storia vi piace, consigliatela a un amico o un'amica, o a chi pensate possa piacere! :D
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