27. UN AMICO IMPROBABILE

Quella sera Jack si unì agli altri Sopravvissuti, intenti a preparare la celebrazione della festa estiva. Avevano appena terminato la raccolta del grano, che aveva un bizzarro colore blu, ma un ottimo sapore.

Erano ormai le otto di sera e si stava facendo buio. Era stato acceso un grande focolare al centro del villaggio e si erano tutti riuniti lì, abbandonandosi a delle danze indemoniate e parlottando fitto fitto, sia a voce che con la mente.

Jack era seduto in un angolino delle tavole che avevano messo a terra, sulle quali avevano distribuito ogni genere di primizie. Il ragazzo raccolse una radice azzurrognola e cominciò a mangiarla, sovrappensiero.

Quella serata erano state organizzate ben tre unioni di fronte all'intera comunità, tre coppie che avevano deciso di passare assieme il resto della vita. Due erano composte da un uomo e una donna, mentre la terza da due donne.

Jack le osservava con un mezzo sorriso sulle labbra. Erano sedute vicine e si tenevano la mano, mentre ridevano e parlavano con gli altri.

Forse c'era un lato positivo sul fatto che Nick fosse capitato al villaggio dei Sopravvissuti. Non l'avevano mai detto esplicitamente, ma per loro le coppie dello stesso sesso erano naturali. Non era come al Rifugio, in cui si osservava di brutto occhio chi non accettava di unirsi a una persona del sesso opposto, per via dell'esigenza di mandare avanti la specie. Uno doveva sempre reprimere ciò che era in quel luogo, e, per quanto ne avesse sofferto Jack, per Nick doveva essere stato doppiamente difficile.

A proposito, dov'era finito suo fratello?

Jack mandò giù l'ultimo boccone di radice e si versò della linfa di baobab in un bicchiere. Dicevano di averla estratta proprio dal Grande Albero, di cui gli aveva parlato Bernie. Ne sorbì un sorso: aveva un sapore molto intenso, quasi pungente. Sembrava una bevanda alcolica, a dire il vero. Trasmetteva la stessa sensazione di calore allo stomaco dell'alcol di settima categoria con cui Jack si era ubriacato una volta, al Rifugio, di nascosto da Nick, quando Morris viveva ancora con loro. Era davvero piccolo, e aveva notato che i suoi fratelli di tanto in tanto tiravano fuori una bottiglia con un liquido trasparente da un armadio in alto. Un giorno, mentre loro erano alla palude, era salito su una sedia e l'aveva tirata giù. Dopo un bicchiere era già andato, e l'avevano trovato addormentato sul letto, con ancora la bottiglia in mano, come un alcolizzato consumato. Quella volta Nick gli aveva dato talmente tante sberle sul sedere che gli faceva male solo pensarci. Ma che colpa ne aveva lui? Aveva visto che bevevano quella cosa e si era incuriosito; dopotutto, se non faceva male a loro, perché ne avrebbe dovuto fare a lui? E poi, nonostante il sapore pungente, il liquore era dolcissimo, più di qualunque cosa Jack avesse mai assaggiato, e il suo palato di bambino aveva apprezzato quel gusto caramelloso e ignoto. Un po' alla volta si era bevuto l'alcol, leccandosi le labbra per gustarselo tutto, e facendosi aria con una mano perché, nonostante fosse molto buono, aveva la sensazione che la bocca gli stesse andando a fuoco. Il giorno dopo si era sentito una schifezza e aveva vomitato un paio di volte, ma quel sapore dolciastro lo ricordava ancora con piacere. La linfa che stava sorseggiando in quel momento era altrettanto dolce, e un morbido calore gli aveva già raggiunto le guance. Se ne versò un altro bicchiere, già dimentico di cosa stava facendo.

Doveva trovare una persona, prima di bersi tutta la caraffa. Ma chi stava cercando? Forse suo fratello?

- Nick? – biascicò, inghiottendo un altro generoso sorso di linfa. Gli scappò un mezzo singhiozzo, e quel rumore lo fece ridere. – Nick, dove sei?

Ciondolando urtò un paio di Sopravvissuti, che cercarono di coinvolgerlo nelle danze, ma rinunciarono nel notare che Jack aveva la stessa abilità di coordinazione di un ciocco di legno. Da sobrio non era molto meglio.

Il ragazzo soffocò un altro singhiozzo e sghignazzò, mentre continuava a camminare, sballottato qua e là dai festeggianti. Si lasciò prendere dall'euforia collettiva e si mise a ballare – se ballare potevano definirsi gli spasmi con cui si stava esibendo -, suscitando ascessi di ilarità nei presenti.

Alla fine si ritirò in un angolo, portandosi dietro la fida caraffa di legno.

- Ancora un goccio! Un goccetto! – strillò, nonostante gli sembrasse di parlare a bassa voce.

Si versò la maggior parte del liquore sui vestiti e ingollò la goccia che era riuscito a far entrare nel bicchiere, per poi collassare a terra come un frutto maturo, mentre continuava a ridacchiare. Le sagome dei Sopravvissuti che danzavano divennero sfocate, un tumulto, un turbinio di gambe e braccia in cui era difficile distinguere delle sagome definite.

Jack sentiva un calore sotto la pelle, che si intensificava ogni secondo che passava. Avrebbe voluto restarsene lì sdraiato a dormire per giorni, ma, mentre stava per addormentarsi, gli venne in mente la ragazza rosa, e si mise a piangere come un idiota. Perché l'aveva piantato in asso così? Non le piaceva abbastanza, ecco la verità. Quel pensiero lo fece singhiozzare ancor di più.

Mentre era intento a sguazzare nell'autocommiserazione, avvertì una mano sulla spalla. Davanti si trovò il volto di Nick, che lo aveva aiutato a mettersi seduto e si era inginocchiato di fronte a lui.

- Niiihihihihick! – piagnucolò Jack, gettandogli le braccia al collo. – Non mi ama!

- Cosa? Chi non ti ama? – chiese lui, confuso. Notò le guance arrossate di Jack, che sembravano due ponpon rossi, e sospirò. Ricordava l'ultima volta in cui si era ubriacato, ed era stato inavvertitamente, quando era solo un bambino. Aveva la netta sensazione che fosse andata allo stesso modo. Suo fratello proprio non reggeva l'alcol.

- Ma lei, chi vuoi che non mi ami – farfugliò lui, continuando a piangere come una fontana.

Oh, santoddio. Se lo sarebbe dovuto trascinare fino a casa in quello stato, se lo sentiva.

Cercò di issarlo in piedi e, quando Jack si ritrovò in posizione eretta, assunse una brutta sfumatura verdognola. Si fiondò dietro un tronco e vomitò tutto quello che aveva ingerito, riemergendone pallido come un cencio.

- Adesso andiamo a casa, eh? – sospirò Nick, passandogli un braccio attorno alle spalle.

- Mi sta salendo un ruttino.

- No! Cerca di non vomitare adesso, okay?

- Ci provo... - gorgogliò Jack, nonostante avesse un colorito assai poco convincente.

Nick lo accompagnò fino a casa, e lo fece sdraiare nel suo letto, piazzandogli un secchio accanto al giaciglio. Gli diede una radice da masticare e Jack fece una smorfia da bambino capriccioso.

- Non la voglio! – si lagnò.

- Mangia e basta. Ti farà passare la sbornia.

Senza tante cerimonie gliela ficcò in bocca e Jack cominciò a masticarla con aria affranta. Dopo un po' la radice sortì il suo effetto e il ragazzo tornò in sé.

- Questa radice fa schifo – sospirò, aggrottando le sopracciglia. – Ma mi sento un po' meglio. Però la ragazza...

Si lanciò in un altro pippone cosmico e Nick si rassegnò all'idea di dover ascoltare i suoi farfugliamenti paranoici, sedendosi sul letto. Jack stava parlando di come lei se ne fosse andata senza dirgli niente e di come questo fosse un chiaro segno dell'assenza di sentimento da parte sua, quando Nick si ricordò di aver lasciato la sua felpa alla celebrazione dell'estate. Diede un'occhiata a Jack, dubbioso.

- Ho dimenticato una cosa alla festa. Se me ne vado, tu starai buono qui, senza fare niente di strano, vero?

- Sì – borbottò Jack, dando un morso colmo di risentimento alla radice, come se gli avesse causato un torto personale. – Starò qui. Da solo. A piangere.

- Okay. Torno subito, non preoccuparti.

Suo fratello continuò a borbottare cose incomprensibili, mentre lui usciva dal baobab, immergendosi nella confusione.

***

Quando Jack udì la porta di casa cigolare, disse a Nick che poteva anche lasciarlo solo, avrebbe rimesso assieme i mille pezzi del suo cuoricino infranto da sé.

- Che cacchio stai dicendo? – chiese una voce.

Jack si voltò, stringendo la Stregana, e vide l'ultima persona al mondo che aveva pensato sarebbe venuta a cercarlo.

- Aaron? – riuscì a stento a balbettare, col cuore in gola. Si guardò attorno affannosamente, alla ricerca di una via di fuga.

Il Sopravvissuto chiuse la porta e poggiò la schiena contro di essa, passandosi una mano su una guancia. I suoi occhi erano identici a quelli di Teofane, nonostante fossero diversi nella forma – forse assomigliavano a quelli di sua madre, Siria. Avrebbero avuto un taglio gentile, se non fosse stato per la rabbia costante che ribolliva in quei laghi azzurri, facendoli apparire come due pozze di lava. Aaron portava i capelli lunghi, raccolti in un'ispida treccia che gli scendeva fino a metà schiena, creando una scia fra le punte dorsali madreperlacee. Si grattò il mento con la punta delle dita e inarcò un sopracciglio.

- Senti, moccioso, non voglio tirarla per le lunghe – sbottò, come se stesse facendo una cortesia anche solo a rivolgergli la parola. – E' da un po' di giorni che ci sto rimuginando, e alla fine ho pensato che ciò che ti ho fatto non era giusto.

Jack restò talmente sbalordito che non seppe come replicare, limitandosi a fissarlo a bocca aperta. Avrebbe voluto dire qualcosa di intelligente, ma l'unica cosa che riuscisse a fare era stringere a sé la Stregana, che gracidava tranquilla. Aaron la guardò infastidito, come se potesse zittirla col solo sguardo, ma lei se ne fregò altamente.

- Non che questo cambi qualcosa fra me e i Migliori – sibilò Aaron, tornando a essere aggressivo, mentre sputava per terra con stizza. – Li odio e li odierò sempre. Se me ne capitasse uno fra le mani lo ucciderei senza pensarci due volte. Ma tu non sei un Migliore. Sei solo un insulso umano, una creaturina semplice e indifesa. Dunque, sì, sono venuto a chiederti scusa. Immagino tu non possa perdonare ciò che ti ho fatto, è comprensibile. Proprio per questo sono venuto fin qui a offrirti il mio aiuto. Sapevo che tuo fratello mi avrebbe strozzato, qualora fossi capitato nei paraggi... ma immagino avrà un bel da fare a cercare la sua felpa, l'abbiamo lanciata sul ramo di un baobab. Comunque, io sono molto più bravo di Belgor, e a sua differenza conosco i punti in cui ti ho ferito. Si può dire che io ti conosca quasi quanto la ragazza rosa, a essere sinceri. Impossibile non conoscere a fondo qualcuno dopo averne esplorato la coscienza. Dunque, che ne dici?

Stavolta fu Jack a gracidare, senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto. Sia Aaron che la Stregana lo guardarono, il primo seccato, la seconda come se finalmente il suo padrone avesse cominciato a lavorare sulla loro comunicazione.

- Riesci a parlare o hai perso anche questa capacità? – ringhiò il Sopravvissuto.

- Beh – riuscì a farfugliare Jack, sbloccandosi. – V-visto che me lo chiedi così gentilmente, come posso rifiutare?

La risposta sarcastica lasciò basito Aaron, che non riuscì a nascondere un certo stupore, prima di riprendersi e tornare ad assumere la solita espressione minacciosa.

- Perfetto, allora. Lo dirò a Belgor.

- Però...

- Ah, c'è un però?

- Scusa tanto, ma di te non mi fido. L'ultima volta mi hai quasi fatto impazzire, come pretendi che possa sentirmi a mio agio con te nella mia testa?

- E che ne so io. Ti ho offerto il mio aiuto, non basta? Ti ho chiesto scusa.

- Non credo che per certe cose si possa chiedere scusa così facilmente. Comunque, se dici sul serio di potermi aiutare, vorrei che ci fosse qualcuno con noi, in quelle occasioni. Magari Belgor.

Jack pensò che Aaron lo avrebbe preso a male parole o peggio – quel tizio aveva un corpo da guerriero, e per Jack non era affatto difficile immaginare il proprio collo fra le sue mani, mentre cercava di strozzarlo a tradimento -, ma il Sopravvissuto, dopo aver stretto i pugni, annuì.

- Capisco – mormorò.

Per un istante sembrò quasi umano, poi emise un ringhio e se ne andò senza nemmeno salutare, sbattendosi la porta alle spalle.

Jack si accasciò nel letto, col cuore che batteva come se minacciasse di uscirgli dalla gabbia toracica. Ne era uscito vivo. Quasi non ci credeva.

Per consolarlo la raganella gli si piazzò sul petto e si profuse in un maestoso, melodico "croaaaak".

- Pensavo che fosse venuto ad ammazzarmi – rantolò Jack, con una risatina isterica, accarezzandole il dorso con una mano tremante. Era sorpreso e persino un po' orgoglioso di se stesso, per non essere crollato subito. Era stato in grado di tenergli testa una seconda volta, e di rispondergli. Le cose stavano decisamente andando meglio. Se non aveva paura di Aaron, sentiva che non avrebbe mai più avuto paura di niente.

Di Morris sì, però.

Già, Morris.

Jack escluse subito le orrende immagini che Rorian aveva impiantato nella sua mente.

Non si sarebbe mai più sbronzato così. La sua mente era già abbastanza eccitabile senza rifilarle del combustibile alcolico.

Non fece in tempo a calmarsi, che la porta si riaprì di scatto, strappandogli un singulto strozzato. Si rilassò un po', nel vedere che stavolta si trattava davvero di Nick.

- Era Aaron quello che ho visto uscire? – gorgogliò.

- Sì – ammise Jack. Non avrebbe avuto senso nasconderglielo.

Il volto di Nick si accartocciò e da lui provenne un basso ringhio minaccioso.

- Quel cazzone. Gli faccio vedere io, adesso.

Fece per andarsene, ma Jack lo trattenne.

- No, lascialo stare. Non mi ha fatto niente. Voleva solo parlare.

Nick si ammorbidì un po', quanto bastava per calmare i suoi bollenti spiriti e ascoltare le parole di suo fratello, ancora pallido e tremante, ma dallo sguardo fermo.

- Vuole farsi perdonare. Ha detto che sarà lui ad aiutarmi con le lezioni di controllo mentale, d'ora in poi.

- Cosa? Ma sei fuori di testa? Quello ti ha...

- Non sono così scemo – lo interruppe Jack, seccato da quella mancanza di fiducia. – Gli ho detto che non voglio restare solo con lui. Ci sarà anche Belgor.

Nick si sentì imbarazzato per non averlo ascoltato e si sedette sul bordo del suo letto.

- Che serata del cavolo – sospirò, passandosi una mano fra i capelli, per poi coprirsi il viso. – Non ho nemmeno trovato la felpa. Alla fine sono tornato e basta, non volevo lasciarti solo troppo a lungo. E guarda un po', quel tizio avrebbe potuto farti del male, mentre io non c'ero. Stupido!

Jack gli posò una mano su un braccio per rassicurarlo e sorrise. Suo fratello gli faceva tenerezza quando mostrava di tenere a lui.

- Dai, non mi ha fatto niente. Non si può mica sempre rimuginarci sopra e dire "e se", in fondo.

Preferì non dirgli che quei due rosponi avevano nascosto di proposito la sua felpa per spingerlo ad allontanarsi. Se fosse morto per una stupida maglietta sarebbe stato tragicamente ironico, e Nick chissà cos'avrebbe fatto. Se avesse saputo che c'era mancato poco, si sarebbe sentito in colpa per mesi e sarebbe uscito per spaccare un paio di crani rosposi.

Il volto di Nick si distese, e gli strinse affettuosamente una spalla.

- Hai ragione. Però, se uno di quelli si avvicina un'altra volta con fare sospetto, giuro che gli faccio la pelle, okay?

- Okay – mormorò Jack, trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo.

Non sarebbe mai cambiato.

Si diedero la buona notte, e Jack si rannicchiò su un fianco, disegnando dei piccoli cerchi con l'indice sul dorso della Stregana.

- Meglio non dirgli niente, eh.

Chiuse gli occhi e cercò di dormire. Nonostante l'effetto benefico della radice, aveva ancora una buona dose di alcol in corpo, e si addormentò come un sasso. I suoi ultimi pensieri prima di scivolare nel sonno si accentrarono sulla ragazza rosa.

Sarebbe tornata presto, magari l'indomani. Bernie aveva detto che non sarebbero stati via per molto tempo.

Ti prego, fa che non le sia successo niente. So che è indistruttibile, ma sarei stato più tranquillo se fossi partito con lei. Se solo me l'avesse detto... perché, perché non me l'ha detto?

_____________

Ciao ragazzi, ho deciso di mettere questo capitolo extra oggi perché era di passaggio, e anche abbastanza corto. Comunque, ecco che Aaron si fa presente. Non che questo cambi qualcosa, sarà divertente vederlo mentre cerca di insegnare a Jack... diciamo che come maestro è piuttosto impaziente XD

Comunque presto si vedrà il ritorno di Pim. Ho messo questo capitolo solo perché voglio davvero arrivare al 29, che è uno dei miei preferiti. Non ne metterò altri in più, adesso, però, ecco, ci tenevo.

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stella o un commento, e ci vediamo nel prossimo :)





Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top