22. LA STREGANA
Jack si sentiva leggero, come se si fosse tolto un enorme peso dalle spalle. Non era stato deciso come avrebbe voluto, ma, perlomeno, non aveva permesso ad Aaron di fargli perdere il controllo. All'inizio non era nemmeno riuscito a parlare per il terrore che il Sopravvissuto potesse di nuovo introdursi nella sua mente e fargli del male, poi aveva preso coraggio grazie ai suoi tentativi di farlo infuriare, che gli erano parsi patetici, ed era riuscito a dirgli ciò che doveva.
A Jack non interessava ciò che quei due rosponi pensavano di lui, l'importante era che si sentisse meglio. Nick aveva avuto ragione a dirgli che affrontare Aaron l'avrebbe aiutato. Per un istante Jack aveva temuto di sbriciolarsi, crollando su se stesso, ma poi ce l'aveva fatta. Poteva sembrare una stupidaggine, tuttavia per Jack era come se avesse combattuto e sconfitto un mostro a dieci teste, e si sentiva vittorioso. Vittorioso, e un po' meno fragile.
***
Nick era chino su una delle fontane, alla quale stava cambiando il filtro, quando qualcosa lo travolse con l'intento di fargli perdere l'equilibrio. Restò saldo sui piedi, abbassando lo sguardo su Jack, che, deluso, stava ritentando di placcarlo senza molto successo.
- Che cacchio ti prende? - gli chiese, talmente stranito dal suo comportamento che si mise a ridere.
- Credevo di poterti buttare giù, ma sei irremovibilibile - si lamentò Jack, con uno sbuffo, alzandosi in piedi.
Era completamente diverso dal Jack che Nick aveva visto strisciare fuori dal letto quella mattina, con l'ingrato compito di affrontare Aaron. I suoi occhi color nocciola erano raggianti e aveva un sorriso stampato in faccia. Sembrava tornato quello di sempre, persino la sua schiena era più dritta e la pelle più luminosa. Ogni singola lentiggine sembrava un piccolo faro di orgoglio e soddisfazione.
- Immagino che sia andata bene - mormorò Nick, lasciando perdere per un istante il filtro della fontana per concentrarsi su suo fratello.
- Non come mi aspettavo, però l'ho affrontato! Avevi ragione, Nick, avevi ragione! Cioè, non è che sia guarito all'improvviso, ma mi sento meglio, come se potessi guarire. Non so se questo mi aiuterà ad affrontare le lezioni di Belgor, però adesso non ho l'impressione di cadere a pezzi, mi sembra di poter fare davvero qualcosa.
Era talmente entusiasta da avere le lacrime agli occhi, e abbracciò Nick, affondando il viso nella sua felpa. Questi sorrise e sbatté le palpebre, cercando di reprimere la commozione che gli stava serrando la gola. Quando vedeva Jack così felice non poteva fare a meno di provare le stesse emozioni per luce riflessa. Quel ragazzino fragile era la sua gioia, sperava che non l'avrebbe mai più visto sconfitto come il giorno prima. Di certo non l'avrebbe più abbandonato. Era stato uno sciocco a pensare che Jack avrebbe potuto volergli meno bene o essere spaventato da lui solo per il suo aspetto. Poteva aver avuto un attimo di smarrimento nel vederlo per la prima volta, ma si era già abituato al cambiamento, a sua differenza. Era così fortunato ad avere un fratello così.
- Vuoi che ti aiuti con la fontana? - chiese Jack, sciogliendo l'abbraccio. Si sentiva pieno di voglia di fare.
- Meglio di no - ridacchiò Nick, abbassandosi per tornare a occuparsi del proprio lavoro.
- Perché no?
- Conoscendoti, faresti disastri. Ti ricordi quella volta col biglietto per le razioni?
- Ma c'era tanta gente, adesso ci sei solo tu. Insegnami, dai.
Jack fu talmente insistente che Nick si arrese, spiegandogli come cambiare il filtro. Il ragazzo osservava il suo mentore con occhi sgranati, e la sua espressione fece ridere Nick. Sembrava sconvolto dalle rivelazioni sul sistema idraulico del villaggio, come se gli stesse spiegando le complesse teorie di fisica che studiava Morris.
Morris.
Perché gli era venuto in mente?
Lui guastava sempre ogni momento, persino quando non c'era.
Alla fine della lezione di idraulica, Jack cercò di riassumere per memorizzare i concetti:
- Dunque io devo mettere questa cosa fischiante lì dentro?
- Filtrante, Jack. Filtrante.
- Fischiante, filtrante. Lo stesso - borbottò lui, incupendosi. - Mi correggi sempre. Sei un borbottone.
- Io, un borbottone? Ti spiego le cose e hai anche il coraggio di lamentarti. Non ti dirò più niente.
- Tanto lo farai comunque.
Si scambiarono un'occhiata divertita, e Jack lo aiutò a cambiare i filtri, pulendoli da tutti gli scarti che vi erano rimasti impigliati e gettandoli in un secchio da portare via nell'Immondezzaio.
- Immondezzaio? - ripeté il ragazzo, con aria perplessa.
- Sì - confermò Nick, gettandosi sulle spalle i due pesanti secchi colmi di rifiuti. - I Sopravvissuti chiamano così il Lago di Moccio.
Jack emise un prolungato "aaah" e si affrettò a mantenere il passo, malgrado fosse ancora debole e avesse il fiatone.
- Il Lago di Moccio è il posto più inquinato della palude, a tal punto che i Sopravvissuti hanno deciso di trasformarlo in una discarica per i pochi rifiuti che producono. La maggior parte delle cose che utilizzano in realtà sono biodegradabili, ma per quanto riguarda i filtri si imbevono talmente di schifezze che si devono buttare via ogni volta.
- Ma non penso siano sufficienti a pulire l'acqua infetta - mormorò Jack, grattandosi il mento. - Non hanno le tecnologie di Cram, come possono...
- Ormai noi siamo immuni al fungo - lo interruppe Nick. - Ogni fonte d'acqua al mondo contiene spore, è inevitabile. Solo quella di Cram e del Rifugio è del tutto depurata. Noi ci limitiamo a renderla potabile raccogliendola nelle fontane e sciogliendovi dentro una polvere di radici della palude, che contribuisce a disinfettare dai microbi, ma, a parte questo, non facciamo nient'altro.
Jack annuì con aria pensierosa, e camminarono in silenzio finché non raggiunsero il Lago di Moccio, poco lontano.
Nick posò a terra i secchi con un grugnito e ruotò le articolazioni delle spalle per sgranchirsi.
- Sei diventato molto forte - commentò Jack, dopo aver cercato invano di sollevare i secchi. - Non riesco nemmeno a spostarli.
- E' perché sei una mammoletta.
- Non sono una mammoletta!
- Lo sei sempre stato, invece - sogghignò Nick, dandogli una spintarella scherzosa.
Raccolse il primo secchio e ne svuotò il contenuto nel lago. Parte dei rifiuti sfrigolarono, inghiottiti dall'acido.
- Com'è possibile che non mangi tutto? - mormorò Jack, riferendosi alla componente acida dell'acqua.
- Non ci avevo mai pensato - sospirò Nick, raccogliendo l'altro secchio. Purtroppo Jack non era mai uscito dall'irritante fase dell'infanzia in cui si domandava continuamente "perché". Trattava Nick come se fosse un genio onnisciente, quando lui non era molto più colto. - Forse un giorno si espanderà a tal punto da divorare tutto il mondo.
Jack ebbe un brivido.
- Forse ha incontrato qualcosa che non riesce a mangiare e ora è incastrato in questi confini - ipotizzò.
- Forse - ammise Nick, che non avrebbe potuto essere più annoiato di così. Il "perché" era sempre stato la caratteristica di Morris, forse anche per questo era diventato uno scienziato. Gli interessava il motivo per cui le foglie cadevano a terra anziché fluttuare verso l'alto, la ragione per cui lo scarico del lavandino girava a destra e non a sinistra... Nick invece era più incline ad accettare il mondo così com'era, non vedeva il senso nel cercare di svelarne il meccanismo. Trovava che, qualora si fosse capito come funzionava, non avrebbe più avuto la stessa magia di prima, persino per faccende disgustose e preoccupanti come quella del Lago di Moccio.
Stava per gettare il contenuto del secondo secchio nel lago, quando dall'interno del contenitore provenne un debole verso.
- Aspetta! Non buttarlo via! - gridò Jack, trattenendo Nick per un braccio.
Suo fratello abbassò il secchio e, assieme, ci guardarono dentro.
Due occhi giallastri dalla pupilla orizzontale ricambiarono il loro sguardo, mentre un mento molle si gonfiava.
- Crooooooaaaak.
- Cos'è, cos'è, cos'è? - esclamò Jack, entusiasta.
Cercò di ficcare le mani nel secchio per raccogliere la creatura, ma Nick glielo impedì, fulminandolo con lo sguardo.
- Fermo! Potrebbe essere velenosa!
- Se fosse stata velenosa, anche l'acqua della fontana sarebbe stata nociva! - gli fece notare Jack.
Ah, aveva un po' di cervello, quando gli faceva comodo.
- O belsignore è una rasgagnella! - disse, afferrando l'esserino che riposava nel secchio. - Guarda, è tutta cicciottella! Prova a prenderla!
- No, che schifo - fece Nick, con una smorfia.
- Croaaaaaaak.
- Ecco, vedi, l'hai offesa - si lagnò Jack. - Non preoccuparti, non diceva sul serio. Chiedile scusa, Nick.
- Cosa? Tu sei fuori - ridacchiò suo fratello, svuotando il resto dei rifiuti nel fiume, per poi allontanarsi con i secchi sulle spalle.
Jack lo seguì, intento a rimirare la raganella, che si lasciava manipolare con insolita gentilezza. Probabilmente aveva beccato l'unico rospo demente della palude. L'animale era molto grande, e Jack doveva tenerla con entrambe le mani per non farla cadere. Il suo dorso era blu con dei puntini giallo, lucido e ricoperto da un sottile strato di bava per mantenere la pelle idratata.
- Croaaaak.
- Nick, mi chiede se posso tenerla.
- Quella schifezza? - si lamentò lui, senza riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra. - Non dire scemenze. Liberala da qualche parte, se la caverà da sola.
- Ma dice che gli sto simpatico. Ti prego, ho sempre desiderato un animale domestico. Le insegnerò a riportare il bastoncino e a fare le capriole.
Nick alzò gli occhi al cielo. Quanta pazienza.
- E va bene, tieni quel dannato rospo.
Jack emise un verso di giubilo, e la rana gracidò la sua approvazione, gonfiando il mento oltremisura.
- Dice che ti perdona per quelle cattiverie che le hai detto prima.
- "Le"?
- Ma certo, è una lei. Ora devo solo trovarle un nome.
- Croaaak.
- Cosa-cosa?
- Croooaaak.
- Mi dice che si chiama Croak.
- Su questo non nutrivo dubbi.
- E gli dai molto da mangiare? - sogghignò Jack, tenendosi la pancia come se avesse fatto una battuta irresistibile. - Nutrire! Dubbi! HA!
A Nick erano mancate le stupidate di suo fratello.
***
Quando arrivarono al villaggio, Belgor venne loro incontro, tutto trafelato. Sollevò un dito per chiedere loro qualche secondo di pausa, e riprese fiato.
- Vi ho cercati per tutto il villaggio - farfugliò. - Jack, Aaron mi ha detto che...
- E' tutto apposto - mormorò lui. - Non gli ho fatto niente, ho solo detto che non mi faceva più paura.
- Da come l'aveva detto Aaron, sembrava che vi foste presi a pugni - mormorò Belgor, tenendosi una mano sul fianco dolorante per la corsa. - Temevo ti avesse fatto del male. Mi dispiace per il suo comportamento, non so che dire. Ho cercato di spiegargli che sta sbagliando, ma... oh, per tutti i funghi, quella è una Stregana!
- Strego cosa? - chiese Jack, aggrottando le sopracciglia.
- Sono delle rane molto rare - continuò Belgor, entusiasta. - Quando ne trovi una, vuol dire che avrai un grande futuro.
- Beh, a essere sinceri, finora non è andata molto bene.
- Sentite, ragazzi, io vi lascio alle vostre chiacchiere, ho dei lavori da finire - annunciò Nick, fuggendo.
- Aspetta! - gemette Jack, cercando di seguirlo, ma fra il peso della rana cicciottella e Belgor che lo tratteneva, fu costretto a osservarlo mentre si allontanava.
- Posso tenerla un secondo? - gli chiese il rospetto, cercando di raccogliere l'animaletto fra le dita ricoperte di ventose.
- Certo.
Jack cercò di porgergliela, ma la rana emise un croak di disapprovazione e fece un salto, aggrappandosi alla testa del ragazzo, le zampe saldamente ancorate al suo cranio.
Belgor si portò entrambe le mani alla bocca, inspirando violentemente.
- Ti ha scelto - sussurrò con un filo di voce.
- A me sembra che stia cercando di farmi un nido in testa, ma va bene anche essere scelto - sospirò Jack, cercando di staccarla, ma la rana non dava cenno di volersi spostare. Le piaceva la sua nuova postazione, c'era la vista panoramica.
- No, non capisci! Vuol dire che sei destinato a fare cose importanti. Anche papà è stato scelto da una Stregana quando era un ragazzino, e guarda, ora è il capo del villaggio e la nostra guida più saggia.
- Io non mi sento molto saggio - commentò Jack, rassegnandosi a tenere la rana in testa. Pregava che prima o poi si sarebbe stufata e avrebbe abbandonato quella tana improvvisata. - Men che meno ad andarmene in giro con una rasgnagnella sulla testa, per quanto sia carina. Almeno ora avrò un animale domestico. Non è un Rosicone, ma mi devo accontentare.
- Le Stregane sono delle ottime ambasciatrici nel mondo animale. Potrebbero convincere qualche Rosicone a esserti amico.
Gli occhi di Jack si illuminarono. All'improvviso l'amicizia della Stregana gli sembrava molto più interessante.
- Sul serio?
- Proprio così.
Belgor gli diede una gomitata complice.
- Se puoi, metti una buona parola con la Stregana per me. Che mi porti un po' di fortuna.
- Croooaaaak.
- Dice che incontrerai una straniera alta e bruna - scherzò Jack, punzecchiando la pancia della rana con un indice.
Belgor sembrò un po' deluso, ma quel vaticino era sempre meglio di niente. Prese Jack per un braccio e lo condusse su un piccolo palchetto di legno.
- Ti ricordi di quell'intervista che mi avevi promesso?
- Sì - rispose Jack, incupendosi. - Mi spiace per averti trattato male ieri, non intendevo ferirti. E' solo che mi sono spaventato...
- Non fa niente, non sono offeso - lo rassicurò Belgor. - Ma se proprio vuoi farti perdonare, per favore, rispondi a delle domande per la mia ricerca sugli umani.
Jack non sapeva che altro fare, dunque annuì. Il rospetto batté le mani per la contentezza e lo fece sedere su un ceppo, raccogliendone uno anche per sé. Prese una tavoletta in legno di baobab, immune all'azione divoratrice del fungo. Su di essa era stata sparsa della cera ottenuta dalla linfa, e lui usava un pennino di legno per incidervi delle parole.
Un po' di Sopravvissuti si fermarono a osservarli, incuriositi dal tizio con la rana in testa.
- Non è che potresti scendere? - la supplicò Jack. - Ci stanno guardando tutti.
La raganella non diede cenno di averlo sentito, socchiudendo gli occhi. Era molto, molto felice del suo nuovo posto.
Il ragazzo sospirò e tornò a concentrarsi su Belgor.
- Dunque, dunque... cominciamo con le domande base. Nome?
- Jack.
- Cognome?
- Twingle.
- Che cosa fanno gli umani nel loro tempo libero, al Rifugio?
Jack si guardò attorno, imbarazzato. Si era radunata davvero un sacco di gente, e tutti lo fissavano con occhi sgranati, indicando la rana.
- E' davvero una Stregana, quella?
- Mammina, posso prenderla?
Belgor si schiarì la gola.
- Jack, cerca di restare concentrato, per favore.
- Sì, certo - farfugliò lui. - Ehm. Non è che si faccia molto. Si lavora tanto e poi si è così stanchi che si vuole solo riposare. Io però leggevo un sacco di vendite pubblicitarie di padiavore e melevisori.
Il rospetto prese appunti con fare febbrile, e un brusio si diffuse fra i presenti, che si chiedevano cosa diamine fossero le padiavore e i melevisori.
- E dicci, che cosa mangiavi?
- Beh, Nick mi preparava una zuppa che faceva davvero schif...
Jack si interruppe, nel vedere suo fratello nella piccola folla, e gli rivolse un sorriso a trentadue denti.
- Una zuppa buonissima! Svenivo per il sapore, era squisita.
- Potrei chiedere gli ingredienti a tuo fratello?
- Non lo so, è molto geloso delle sue ricette, come tutti gli chef famosi.
- Molto bene. Dunque, un'altra domanda molto importante. Dimmi, qual è la funzione esatta di una penna a sfera?
- Una penna a sfera?
- Me le ha nominate Nick, ma non ha voluto essere più preciso.
- Beh, ecco, è questa penna che... che ha una sfera. E... rotola?
Ormai stava inventando. Non voleva passare per un ignorantone di fronte a tutti quegli occhi colmi di interesse, quindi fece uso a mani basse della propria scorta di delirante immaginazione. Alla fine era sicuro di aver riempito la testa di Belgor e dei presenti Sopravvissuti con un mucchio di nozioni errate, ma almeno gli erano sembrati soddisfatti della loro lezione di umanologia.
- Grazie mille per il tuo aiuto, Jack. Si vede che sei un umano. Hai risposto in modo esauriente alle mie risposte, te ne sono grato - mormorò Belgor al termine dell'intervista, stringendogli vigorosamente una mano.
Raccolse gli appunti, stringendoli al petto come se fossero il suo più grande tesoro, e si diresse verso il suo baobab-casa. Solo quando se ne furono andati tutti la Stregana si degnò di scendere dalla testa di Jack, atterrandogli sulle ginocchia.
- Ah, adesso scendi - brontolò il ragazzo, prendendola in braccio. - Ti diverti a prendermi in giro! Sei peggio di Nick.
Con la raganella obesa sotto braccio, il ragazzo scese dal palchetto e raggiunse suo fratello, che lo aspettava con la schiena appoggiata a un baobab e un sorriso beffardo impresso in faccia.
- Sei proprio uno showman - lo prese in giro.
- Io, uno scioumanna? Se Belgor mi cerca per un'altra intervista, digli che la Stregana mi ha mangiato nel sonno, per favore.
- Ma certo - sogghignò Nick. - Comunque quella della mia cucina me la sono legata al dito, sappilo.
***
Jack si fermò a dormire da Nick anche quella notte. Suo fratello gli aveva fabbricato un giaciglio al piano inferiore, fra le mensole dove riposavano delle rudimentali posate di legno e taniche colme d'acqua, raccolta due giorni addietro a una delle fontane.
Il ragazzo si rannicchiò nel letto dal materasso di paglia ed erba secca, depositando la Stregana sul cuscino. La raganella lo osservò coi suoi occhi strabuzzati e sussurrò un gracidio della buonanotte, rannicchiandosi in un angolo del cuscino. Chissà cosa mangiava quella creatura. Se Jack doveva prendersi cura di lei, avrebbe dovuto scoprire come nutrirla. Di sicuro mangiava di più dei dubbi di Nick.
Il ragazzo sospirò, incrociando le dita sullo stomaco, mentre contemplava il soffitto del salotto-cucina. Per un istante gli sembrò di scorgere un movimento fuori dalla porta del baobab, che la candela avesse illuminato dei capelli rosa, ma si trattava solo della sua immaginazione. Deluso, tornò a distendersi.
Chissà cosa stava facendo la ragazza in quel momento, se stava bene.
- Croaaak.
- Sono preoccupato. Sai, non è bene che se ne vada in giro da sola. So che ci sono gli altri Sopravvissuti ad aiutarla, ma non mi piace che non mi abbia avvisato prima di partire. Non è da lei. E poi, mi manca. Mi sento solo senza di lei, anche se c'è Nick a farmi compagnia.
- Crooaaak.
- Oh, grazie, Croak. Sei molto gentile. Però non lo so, e se fosse fuggita perché non le piaccio? Non sono un supermachomanna come Nick, e neanche una cima come Morris. Lui mi diceva che ero una testa di rapa e basta.
Il ragazzo soffocò uno sbadiglio e chiuse gli occhi.
- Ma alla fine, anche se non le piacessi più, non avrebbe molta importanza. Voglio solo che torni a casa - mormorò, prima di rannicchiarsi su un fianco e mettersi a dormire.
_______
I capitoli di Jack sono sempre un divertimento :) Finalmente il povero Belgor ha ottenuto la sua sudatissima intervista!
Povero Jack, chissà dov'è finita Pim. Perché non gli ha detto niente?
Vi sta simpatica la nuova amica di Jack? A Nick per niente.
Se questo capitolo vi è piaciuto lasciatemi una stella o un commento, aiutano molto!
Nel prossimo capitolo conosceremo un po' meglio Bernie, il guaritore del villaggio, e sapremo qualcosa in più sulla madre di Aaron, Siria.
A domenica!
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