09. Un messaggio

Blam-blam-blam!

Robert per poco non si tagliò con il bisturi che stava usando, e lo appoggiò con cautela sul tavolo. Quando avrebbero imparato a non battere in quel modo sulla porta?

- Signore, scusi se la disturbo - disse una voce esitante.

- Che vuoi? Sto lavorando! - sibilò lui, seccato, andando ad aprire.

Si trovò davanti un energumeno dalle spalle tanto ampie che dubitava sarebbe riuscito a entrare nel laboratorio. Indossava ancora l'uniforme e aveva l'espressione colma di sollievo di chi è finalmente tornato a casa. Doveva essere una delle guardie che venivano inviate a rotazione a città Rifugio, per far sentire più protetti gli abitanti.

- Mi dispiace arrecarle questo fastidio, ma una persona mi ha dato un messaggio per lei, al Rifugio.

- Cosa? Non ho tempo per queste...

Robert si interruppe nel vedere il pezzo di plastica che l'altro stringeva nel guanto destro.

Lo raccolse fra le proprie dita, leggendone il contenuto.

- So che non avrei dovuto accettare di fare una cosa simile, ma il ragazzo sembrava tenerci davvero. Sostiene di essere vostro fratello. Spero non sia lo stesso che ha cercato di chiama-

- Vattene - sbottò Robert, dandogli una leggera spinta. - Lasciami solo.

- Ma, signore...

- Va', ho detto!

Gli chiuse la porta in faccia e si serrò nel laboratorio a doppia mandata di chiave.

Appoggiò la schiena contro il muro, e restò in attesa. Una volta che i passi dello sconosciuto si furono allontanati, si lasciò scivolare lungo la superficie, fino a toccare terra.

Ricalcò con la punta delle dita le parole di Jack, la sua scrittura infantile, resa peggiore dal fatto che aveva usato un oggetto contundente per incidere la plastica.

Quel piccolo idiota si sarebbe fatto uccidere.

Manda qualcuno a prenderlo, per la miseria. Nick ormai è andato, ma forse lui è ancora vivo.

- Che cosa cambia? Perché dovrei? Non sono dei Migliori.

No, ma sono la tua famiglia.

- Me la sono scelta, la famiglia. Loro mi sono solo capitati.

Vuoi farmi credere che non farai nulla? Che te ne starai qui a girarti i pollici mentre Jack muore? Nick è già morto. Jack è tutto quello che ti resta.

- Se anche lui morisse, non avrei più quegli stupidi pensieri nella testa. Sarei finalmente un vero Migliore.

Forse . Ma, nonostante tutto, resti pur sempre un uomo. Sei disposto a convivere coi sensi di colpa? Non potrai riportarlo in vita. Per quanto la scienza sia eccezionale, non esiste ancora una cura alla morte. Sarà definitivo.

Robert si passò il pezzo di plastica da una mano all'altra, picchiettando a terra coi piedi, senza sapere cosa fare.

- Non posso mandare qualcuno a salvare un umano. Non me lo permetterebbero mai.

Vacci tu, allora.

- Io? Sono troppo prezioso per Cram.

Manda qualcuno di cui ti fidi.

Robert avrebbe voluto avere la risposta pronta, ma si sorprese del fatto che non gli venisse in mente nessuno di cui si fidasse davvero, a Cram. L'unica cosa che contasse per i Migliori era la fedeltà al Primo. Chi la rinnegava, chi cercava di nascondergli qualcosa, non era più considerato un membro della comunità. Veniva esiliato nella palude e, nei casi peggiori, ucciso all'istante.

Robert aveva sacrificato troppo per tirarsi indietro adesso, per tradire il suo lavoro.

Poi gli venne l'idea.

Spostò lo sguardo sulla parte destra del laboratorio, sul telo teso sopra una sagoma antropomorfa. Era un progetto cui stava lavorando da mesi, quasi ultimato. Siccome nessuno dei suoi collaboratori era alla sua altezza, aveva deciso di creare una copia di se stesso, che rispondesse solo ai suoi comandi.

Un androide.

Robert si alzò e sfilò il telo che ricopriva il corpo della creatura, plasmato sul proprio. La sua testa era ancora aperta e da essa sporgevano dei fili di rame. Era strano guardare il proprio doppio metallico, per quanto la pelle di gomma lo facesse sembrare vivo, come se stesse solo dormendo.

Lo scienziato si passò la lingua sulle labbra, esaminandola con attenzione, calcolando il tempo che avrebbe impiegato a ultimarla. Normalmente ci avrebbe messo dei mesi, gli piaceva portarsi dietro un'invenzione, aggiungervi un micro particolare ogni giorno, finché non sarebbe stata ultimata. Erano le sue bambine.

Però sarebbe stato semplice terminarla quel giorno stesso.

Sì, l'avrebbe fatto. Sarebbe stato in grado di gestire quell'androide con la propria mente, anche qualora fosse stato lontano. La sua coscienza compiva viaggi sempre più lunghi.

***

- Vieni, ti faccio vedere una cosa - disse la ragazza, scuotendogli una spalla.

Jack emise un grugnito, nascondendo la testa sotto il braccio destro. Aveva voglia di dormire, quella notte aveva fatto molta fatica a prendere sonno. Era rimasto in silenzio a fissare il soffitto, chiedendosi cosa stessero facendo tutte le persone che conosceva a città Rifugio e a Cram. Lo faceva sentire strano l'idea che il proprio mondo potesse continuare a girare senza di lui.

- Che c'è? E' già ora di andare? - gorgogliò, soffocando uno sbadiglio.

- Non proprio. Questa mattina, presto, sono uscita e ho trovato una cosa. Forse funziona ancora.

- E cos'è?

- Un mangia cassette, credo. Fa musica.

- Ah, tipo una radio - sospirò Jack, mettendosi seduto.

Si infilò alla cieca la canottiera che lei gli stava porgendo e venne trascinato all'esterno.

Ad aspettarli c'era un oggetto molto simile alla radio che avevano a Cram.

Già, prima che Nick la trasformasse in poltiglia.

- Guarda qui! - esclamò la ragazza, entusiasta.

Prima che Jack potesse chiederle di cosa stesse parlando, lei gli rovesciò una serie di cassette in grembo. Con le braccia piene, le dovette fare da aiutante, mentre la ragazza cercava qualcosa da ascoltare.

- Che cosa ascoltiamo? Abbiamo un'intera civiltà da esplorare!

- Ehm...

- Oh, lo so io, lo so io!

Prese una cassetta dal titolo "Nursery Rhymes for Children", e la infilò nel contenitore apposito. Premette un paio di tasti e una musichetta malinconica si diffuse nell'aria.

London Bridge is falling down,

Falling down, falling down,

London Bridge is falling down,

My fair Lady.

- Non so cosa stia dicendo, ma è inquietante - mormorò Jack. - Non potresti cambiare cassetta, eh?

- Io qualcosa capisco.

- Solo perché ogni tanto Morris parlava l'anglese e mi ha insegnato qualcosa. Ma com'è che con te funziona e con me no?

- Perché il mio cervello riesce a riordinare cose che per te sono solo conoscenze sparse.

- Mi stai dicendo che sono rimbambito?

- No, no - sghignazzò la ragazza, dandogli un buffetto sulla punta del naso. - Comunque, meglio che tu non capisca il significato di questa canzoncina. E' abbastanza deprimente, più che inquietante.

- Non puoi dirmi una cosa senza poi dirmela davvero - si lamentò Jack. - Sono troppo curioso. Di cosa parla?

- Per farla breve, di un ponte che non si riesce a costruire, perché ogni volta crolla giù.

- Un po' come città Rifugio.

- Ma quella è ancora in piedi.

- Per adesso - sospirò Jack, aggrottando le sopracciglia.

- Forse non è stata una buona idea portare qui il mangia cassette.

- Beh, ci sarà qualche altra canzone più allegra, no?

- Credo di sì - mormorò la ragazza, rianimandosi.

Prese un'altra cassetta, dalla copertina colorata, e la inserì nel mangia cassette.

Poco dopo erano entrambi sdraiati a terra, intenti ad ascoltare il ritmo e le parole, nonostante non ne capissero la maggior parte.

- Non so cosa stia dicendo, ma sono d'accordo - fu il commento di Jack, che tamburellava con le dita sulla pancia, ascoltando la musica.

Erano talmente felici per la scoperta di alcuni pezzi che l'intera mattinata passò così, in un battito di ciglia. Si fece ora di pranzo, ed erano ancora intenti a esaminare alcune cassette che non avevano ancora sentito.

- Nick! - gemette Jack, portandosi le mani ai capelli. - Oh, merda, come ho potuto dimenticarmi? Dovevi portarmi al villaggio dei Blu.

- Ci vuole un bel po' di tempo per andarci - mormorò la ragazza, torcendosi le mani. - Forse dovremmo rimandare a domani.

- Stai scherzando? Non possiamo. Su, prendi le tue cose e andiamo. Se tardiamo ancora, al posto di Nick troveremo solo dei funghi.

Lei sospirò e annuì, raccogliendo tutto e portandolo dentro il baobab-casa. Ne emerse reggendo due zaini con il necessario per esplorare la palude, e si misero in marcia.

***

La via che portava al villaggio dei Viscidi passava attraverso il territorio dei Vermi Acciarini. Molti di essi erano intenti a creare piccole fiammelle sulle foglie dove stavano strisciando, ma non si trovavano in quantità tali da scatenare un incendio, quindi decisero di lasciarli in pace.

Jack li osservava affascinato, chiedendosi come fosse possibile.

- La loro bava a contatto con l'ossigeno prende fuoco - disse la ragazza. - Fico, vero?

- Fico? I ragazzini dicono fico - sogghignò Jack, divertito dal suo modo di fare. - Comunque, com'è che rispondi sempre a quello che ho solo pensato?

- Scusa, a volte mi dimentico che tu non puoi comunicare con la mente.

- Non è del tutto vero. Riesco a comunicare con Morris.

- E lui ti risponde?

- Beh - farfugliò Jack, abbassando lo sguardo. - Non proprio.

Fra loro calò un silenzio imbarazzante, che lui si affrettò a interrompere, indicando la strada davanti a loro.

- Quanto manca ancora per questo villaggio?

- Non molto, non molto.

La ragazza si guardò attorno e, all'improvviso, si fermò.

- Oh, no - sussurrò.

- Cosa c'è?

- Credo... credo di aver sbagliato strada.

- Cosa?!

- Ti prego, Jack, non ti arrabbiare...

- Come hai fatto a sbagliare strada? Stiamo camminando da quasi un'ora e...

Jack si interruppe, mentre un raggio di sole affiorava fra i cumulonembi della sua rabbia.

- Non l'avrai fatto di proposito, spero - sussurrò, avvicinandosi a lei per guardarla in viso.

La ragazza emise un buffo rumore di deglutizione, fissandosi i piedi.

- Ehi...

- Ah, e va bene! Sì, potrei... ecco... aver allungato la strada.

- E perché?

Lei trasse un profondo sospiro, e i suoi occhi dall'iride rosacea si colmarono di lacrime biancastre.

- Perché una volta che avrai trovato tuo fratello, io sarò di nuovo sola. E non voglio che tu te ne vada.

Jack fu talmente sorpreso da quella rivelazione che non sapeva come reagire. La ragazza aveva un'espressione così patetica che non se la sentì di prenderla a male parole e si ammorbidì.

- Adesso posso uscire da città Rifugio quando voglio. Tornerò a trovarti - le disse, per rassicurarla.

- Lo farai davvero?

- Ma certo - mormorò Jack, che cominciava a trovare tutto quello che era successo troppo assurdo per infuriarsi. - Per avere un cervello super sei proprio una sciocca, a volte.

Lei si asciugò il viso dalle lacrime e lo abbracciò.

Jack ricambiò la stretta, il naso affondato nel suo collo. I capelli le crescevano molto in fretta, e si erano trasformati in un caschetto corto.

Sciolse la sua presa, mentre si grattava la zona dell'occhio sinistro. Da ieri sera gli prudeva in modo insistente.

- Manca davvero tanto al villaggio? - le chiese.

- No, in realtà. Un paio d'ore e saremo lì, con le scorciatoie.

- Bene, allora. Arriveremo proprio per la notte, quando saranno addormentati. Tanto tu sai come entrare senza farci notare, giusto?

Lei annuì.

Jack le diede un buffetto su una guancia per strapparle un sorriso, e si rimisero in marcia.

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