05. L'uomo di vetro




Robert Stein sussultò, facendo cadere il vetrino su cui aveva raccolto un campione di tessuto. Soffocò un'imprecazione, raccogliendolo da terra e gettandolo nella spazzatura.

Fissò il cestino, per poi chiudere gli occhi, attendendo che la sua mente tornasse a essere piatta e imperturbabile come un lago di vetro.

Era stufo di quelle interferenze. Ogni volta in cui la voce di Jack interrompeva il flusso dei suoi pensieri, andava sempre più a fondo, trapanandogli il cranio. Era convinto di essere riuscito a soffocare il loro legame, eppure era ancora lì. Essendo la prima persona di cui avesse mai sondato i pensieri, era come se parte di lui fosse rimasta in Jack, e viceversa. A volte gli capitava di svegliarsi nel cuore della notte, con la sensazione di soffocare, e di riuscire a vedere le pareti della vecchia camera putrescente in cui aveva trascorso gli schifosi ventiquattro anni della sua vita da umano, prima di diventare un Migliore.

Erano passati altri dieci anni, da allora, e pensava che fossero stati sufficienti per cambiare, ma non era così. Sarebbe stato sempre macchiato, per quanto provasse a mantenere la propria imperturbabilità.

A volte si sentiva il debole della catena, nonostante fosse consapevole di essere uno dei Migliori dalla mente più acuta. Più il fungo portava vicino alla morte, più riusciva a modificare del cervello dell'ospite, e Robert era stato a un passo dall'attraversare il cancello da cui non si torna indietro. Questo gli aveva dato delle capacità che gli altri Migliori non si sognavano neppure, e gli aveva garantito una posizione importante all'interno della gerarchia, dove, tuttavia, Robert sentiva di non essersi integrato del tutto.

Avrebbero dovuto agire tutti come una sola mente, un solo corpo, verso un nobile obbiettivo, e lui sentiva che il proprio cuore non batteva all'unisono col loro, nonostante cercasse di adattarsi alla pulsazione collettiva.

Robert scacciò quei pensieri e trasse un profondo respiro, per poi tornare al proprio lavoro.

Non appena era arrivato a Cram, la prima cosa che aveva fatto era stato chiedere loro dei libri. Tanti, tanti libri. E video, residui della civiltà che sembrava essere crollata al di fuori dalla città dei Migliori, ma che lì brillava come una supernova e, malgrado dall'esterno fosse impossibile a dirsi, stava correndo con indosso gli Stivali delle Sette Leghe.

Una volta assorbite tutte le informazioni possibili, Robert le aveva messe in pratica da subito.

La sua intenzione iniziale era stata quella di trovare al più presto una cura per il fungo. In tre giorni, era riuscito a individuare una sostanza che potesse provocare la morte delle spore, ma, quando era sul punto di portarla nei laboratori, affinché venisse distribuita a città Rifugio, era stato colto da un pensiero.

Perché dovresti farlo? Perché distruggere chi ti ha trasformato in un dio?

Le voci degli altri Migliori affioravano spesso nella sua mente, dato che le loro identità erano saldate, e quella del Primo era giunta a fargli visita, scacciando le altre.

In proporzione il fungo comporta più danni che benefici. Ricordo bene cosa succede a città Rifugio. La gente muore, i cadaveri si accumulano nella palude, aveva pensato Robert, rivolto al Primo.

Il giorno in cui i suoi genitori erano morti a causa della malattia, per quanto tempo fosse passato, era vivido come se si fosse appena verificato. Il dolore, il senso di smarrimento e di abbandono, il sapore amaro della responsabilità sui suoi fratelli.

Nick e Jack erano ancora là. Per quanto non si fosse mai trovato sulla loro linea d'onda, pensando sempre a come liberarsi della vita ripetitiva e inutile che aveva condotto al Rifugio, voleva loro bene. Teneva alla loro salute. Gli sarebbe piaciuto che potessero raggiungerlo a Cram, ma non potevano. Jack era già stato infetto una volta, e Nick, nonostante avesse uno dei fisici più resistenti e forti di città Rifugio, era comunque un portatore sano del fungo.

I Migliori erano puri, non avevano nessun residuo del fungo nelle vene. Cram era uno dei pochi luoghi disinfestati dalle spore, anche se per loro non avrebbe fatto molta differenza respirare l'aria all'esterno. Il fungo non gli faceva del male. I loro corpi e menti si erano adattati a esso, ne erano stati plasmati, e non c'era nessun altro scambio possibile fra loro.

Questo perché il fungo non li ha scelti, Robert. Questa è la fine dell'umanità. La fenice deve morire, prima di rinascere dalle ceneri.

Stai dicendo che dovrei tenere questa cura nascosta? Non dovrei diffonderla?

Dimmi, cosa credi che accadrebbe? Il mondo tornerebbe a essere quello di un tempo, colmo di corruzione, odio e guerre. Questa è l'ultima frontiera. E' il corso della natura. L'abbiamo ostacolata a lungo, e guarda dove ci ha portati. Ma a noi, i Migliori, ha offerto una seconda possibilità. Siamo i pochi eletti che porteranno avanti la specie, gli eredi di questo mondo. Una volta che anche l'ultima traccia di impurità sarà stata eliminata, seguirà una nuova era. Non lo capisci? Solo i migliori sopravvivono, quelli che sanno adattarsi. Non abbiamo avuto bisogno di medicine per trasformarci in ciò che siamo. I deboli, per quanto possa sembrare crudele, devono essere lasciati indietro. Basta cercare di forzare madre natura. Lei ha deciso così, ha scelto noi e lasciato loro a marcire. C'è una matrice divina in tutto questo. Non andare contro il suo progetto per noi, Robert. Uccidi Morris Twingle, lascia che Robert Stein nasca. Uccidi l'umanità, lascia che siano i Migliori a continuarla, la quintessenza dell'uomo. Homo sapiens perfectus. E' il nostro destino.

Robert aveva ascoltato quelle parole in silenzio, poi il Primo si era ritirato dalla sua mente. Le voci degli altri avevano ripreso a scorrere sotto la superficie, sostituendosi al silenzio di quella comunicazione selettiva.

Robert aveva abbassato lo sguardo sulle provette fra le proprie mani, aveva stretto le labbra, ed era tornato sui propri passi.

Aveva deciso che ci avrebbe pensato.

Da quando la sua mente era stata aperta, non ragionava più nel modo egoistico tipico degli umani, convinti di essere l'unica specie degna sulla faccia del pianeta. Il Primo aveva ragione. Il fungo era una creatura di gran lunga migliore, e le capacità che aveva donato loro non erano un caso.

Robert non aveva mai creduto in nessun dio, l'unica certezza che aveva avuto, sin da bambino, era che il mondo del Rifugio era troppo piccolo per lui, che avrebbe potuto fare grandi cose, se solo la vita glie l'avesse concesso.

Ora ne aveva la possibilità.

Per quanto fosse difficile gettarsi alle spalle ciò che era stato prima, doveva farlo per risorgere, proprio come i Migliori erano risorti dalle ceneri di un'umanità pigra, senza nessuna cura reciproca, incapace di proseguire unita verso uno scopo, incapace di amare il fango da cui era uscita e che ora la stava annegando.

Essere stato tanto vicino alla morte gli dava una prospettiva diversa, come, allo stesso modo, era diversa la prospettiva della malattia.

Quante cose perdevano di significato e quante, che prima non si avrebbe mai pensato di fare, ne acquisivano.

Era tutto talmente diverso.

Il mondo era sempre lo stesso, ma Robert era cambiato.

Uccidi Morris Twingle, lascia che Robert Stein nasca.

Era quello che aveva fatto.

Eppure la voce di Jack era ancora lì, ultimo residuo della sua umanità, e lo chiamava, lo chiamava sempre.

Gli chiedeva aiuto, gli raccontava cose che non avrebbe voluto sentire, e insisteva, martellava in continuazione. La sua mente poteva essere debole e chiusa, in confronto a quella di Robert, ma era talmente piena di informazioni, sensazioni, pensieri. Essere tanto legato a un umano creava delle crepe nella prospettiva di Robert, e Morris gli diceva di tornare indietro, di distribuire la cura, di andare dai suoi fratelli, che, per quanto potesse averli ignorati, gli volevano ancora bene.

Ma come poteva? C'era altro in ballo, dei fini più alti di Nick e Jack, dei fini più alti di Robert Stein stesso.

Come poteva distruggere il progetto divino, cadere dalle stelle per atterrare sulla terra, come un Lucifero redivivo?

No, non avrebbe tradito la luce. Ma la tentazione era sempre lì, e si intensificava ogni volta in cui Jack cercava di contattarlo.

Robert Stein aveva trasformato il proprio cuore in una macchina fredda e impassibile, ma a Morris Twingle importava di lui.


*


- Si hanno notizie di PIM-90? – chiese uno dei suoi collaboratori.

Robert appoggiò con cautela il becker che stava usando sul tavolo, voltandosi verso di lui.

-    Se avessi delle notizie sarei qui, secondo te? – sibilò, gli occhi ridotti a due fessure.

L'altro abbassò lo sguardo, incapace di sopportare quello azzurro ghiaccio di Stein, e riprese a pesare i componenti per un composto sulla bilancia in milligrammi.

Come se la situazione non fosse già abbastanza grave, spesso i suoi colleghi si comportavano come degli idioti. Continuavano a insistere sull'argomento, ma cos'altro poteva fare Robert se non mandare ulteriori comunicati a città Rifugio?

Il Primo non voleva mandare dei Migliori nella palude, nonostante fossero immuni al fungo. Aveva timore che potessero essere uccisi dalle creature che vi vivevano, gli umani che, anziché venire migliorati dal fungo, erano stati trasformati in mostri.

Gli umani che non erano stati degni di far parte del disegno.

Quelli che si trovavano nel Rifugio potevano avere ancora qualche possibilità di redenzione e diventare Migliori, ma chi aveva abbandonato la terra sicura e si era avventurato nella palude ormai era perduto.

I Migliori chiamavano quelle creature Viscidi, e il termine ormai era entrato nel linguaggio comune, sia loro che degli abitanti del Rifugio.

Quegli esseri disgustosi cercavano continuamente di irrompere nel Rifugio, di conquistarsi il paradiso, ma c'erano le guardie a fermarli, oltre il muro filtrante.

Stavano diventando un vero problema. Si moltiplicavano a una velocità incredibile ed erano violenti e irrazionali, impossibili da controllare: un altro peso sulle spalle di Robert Stein.

Prima che PIM-90 scappasse dai laboratori, erano intenti a cercare un repellente che uccidesse i Viscidi, ma ora la ricerca stava proseguendo a una velocità minima, visto che erano tutti impegnati con la fuggitiva. Nemmeno Robert riusciva a concentrarsi sul proprio lavoro. Tre quarti della sua mente pensavano a PIM, e il restante quarto se lo prendeva Jack. Stava proseguendo al rallentatore: a quell'ora, se non avesse avuto distrazioni, avrebbe già trovato una soluzione, se non definitiva almeno provvisoria, al problema dei Viscidi.

Non gli piaceva quando c'erano diverse questioni che si accavallavano. Aveva la sensazione di perdere il controllo, e ciò faceva riemergere i lati che meno amava del suo carattere. Erano quelli i momenti in cui sentiva di più la mancanza di Nick e Jack. I suoi fratelli, per quanto non capissero nulla di chimica o genetica, gli sarebbero stati di conforto.

Gli vennero in mente tutte le volte in cui Nick gli aveva rivolto degli insulti improponibili, talmente inaspettati che anziché risultare offensivi erano ridicoli.

Come quando, durante una delle loro passeggiate nella palude, se ne era uscito dicendo che forse i Viscidi non si sarebbero avvicinati, dato che Robert agiva da repellente. Era talmente brutto e stronzo che si sarebbero spaventati e corsi via gridando.

A Robert quelle battute non facevano ridere, però quando ci pensava avvertiva un dolce calore nel petto, e gli veniva voglia di sorridere. Lo faceva talmente di rado che i muscoli responsabili di quell'azione erano diventati legnosi.

Per quanto riguardava Jack, invece, gli mancavano la sua goffaggine e lo sguardo colmo d'ammirazione che gli rivolgeva sempre. Quando suo fratello lo guardava così, Robert si sentiva migliore, e non per una mera questione di DNA.

Lo scienziato smise di sognare a occhi aperti e riportò la propria attenzione sul tavolo del laboratorio.

PIM-90 e il repellente per i Viscidi erano la sua priorità, ora. Non melensi ricordi.

Chiuse la propria mente alle influenze esterne e, finalmente, riuscì a risintonizzarsi sull'onda comune.

Basta pensare a loro, ti rallenta. PIM-90, questo è un vero problema.

Già, PIM-90.

Era successo tutto per uno stupido errore del computer centrale.

Erano le cinque di mattina, quando Robert era stato svegliato dal suono perforante dell'allarme.

La sera precedente aveva dato l'ordine di distruggere i risultati di alcuni esperimenti che aveva condotto in stretta collaborazione con il Primo, ma qualcosa era andato storto.

La capsula contenitiva in cui era racchiuso uno di essi si era bloccata poco prima della distruzione, dando il tempo sufficiente alla creatura che c'era dentro per svegliarsi dal suo letargo.

C'erano solo due guardie, all'esterno, dato che a Cram non serviva alcun tipo di controllo supplementare, vista l'assenza totale di crimine.

PIM non aveva avuto nessuna difficoltà nell'abbatterli e fuggire, creando una breccia nel muro filtrante.

Avrebbe potuto essere ovunque, per quanto ne sapevano.

Però non sarebbe andata lontano. Non sapeva nulla del mondo, era come una bambina appena venuta alla luce. L'avevano programmata per imparare in fretta, ma lasciata allo stato brado, senza nessuno che si prendesse cura di lei, non sarebbe sopravvissuta.

Almeno questo era quello che Robert aveva detto al Primo. Una parte di lui temeva invece di essere stato fin troppo preciso nel creare lei e i suoi fratelli, di averci messo troppa passione. Era stato principalmente per questo che aveva deciso di distruggerli.

Avrebbe voluto crearli privi di macchie, come gli altri Migliori, ma aveva finito per renderli più simili a se stesso. Macchiati, con delle impurità che avrebbero potuto portarli al degrado.

Pregava solo che PIM cessasse di esistere prima che ciò accadesse. 

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