Prologo
«Ne abbiamo trovato un altro!»
Furono le parole di Jane, un'investigatrice privata, quando trovò l'unico corpo mancante.
Solo quella settimana furono commessi 4 pluriomicidi commessi da lui, il killer dell'orecchino. Venne soprannominato così perché a ogni suo crimine lasciava una "firma": un orecchino d'argento con una perla incastonata in bella vista sul luogo del delitto.
«Ancora uno!?» esclamò Cheryl, la fidata assistente dai capelli corvini di Jane.
«Sì, ma, credo sia l’ultimo. Erano tre in famiglia e abbiamo trovato tre cadaveri.»
«Non ce la faccio più. Prima o poi dobbiamo acciuffare il famigerato “killer dell’orecchino”, no?» mugugnò l’assistente fotografando il terzo e ultimo cadavere.
Dopo un po’ il buio calò e le colleghe si avviarono verso la macchina, una Ford Cortina dell’anno prima: il 1965. Una risata rimbombò in quella strada desolata, era sicuramente quella di una donna. Non l’avevano mai sentita prima ma aveva un non so che di famigliare che le inquietava non poco.
Iniziarono a camminare verso quella risata psicopatica, essa si faceva sempre più intensa e raccapricciante. Entrambe accelerarono il passo e girando l’angolo la videro: la donna più sola della California da quando suo figlio e il migliore amico di quest’ultimo morirono in un incidente d’auto dal quale solo lei ne uscì fuori viva ma con il viso per metà deformato. Veniva esclusa da tutti per il suo aspetto e venne soprannominata la “donna dal mezzo-viso cadente” per la deformazione avvenuta nell’incidente.
«Zia, cosa ci fai qui?» domandò Jane.
«Niente, Janette, stavo leggendo il giornale.» ghignò la zia.
«Ok, ma ora io e Cheryl ti accompagnamo a casa. So che la perdita di Tim è dura da superare ma non puoi continuare a uscire di casa a orari improponibili e farti passare per psicopatica. Perché non lo sei.»
« Va bene, te lo giuro, Janette.»
E le tre entrarono in macchina, depositarono Cheryl, poi la zia e infine Jane tornò a casa.
Lei si lanciò a peso morto sul divano e iniziò a farsi mille domande.
“Come mai dopo sette mesi non ho nessun indizio apparte ventimila stupidi orecchini? Perché poi scegliere un orecchino come proprio simbolo e non qualcosa di inquietante come fanno gli altri serial killer? Perché Zia Kelly era così lontana da casa? Cosa stava facendo in quel vicoletto con un giornale in mano? Sarà lo shock o sta tramando qualcosa? E se, invece, stesse scappando dal killer ma non voleva farmi preoccupare?"
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