Natale insieme
C’erano una volta, tanto tempo fa, due villaggi divisi da una barriera magica: da una parte il villaggio degli umani, dall’altra quello del mondo fatato. In quest'ultimo vivevano gnomi, fate, folletti, maghi e anche elfi guerrieri. Tempo addietro i due villaggi erano stati in conflitto, perché un elfo e una donna avevano deciso di sposarsi, e così facendo avevano trasgredito le leggi che regolavano la vita degli abitanti delle due comunità.
I due sposini furono entrambi esiliati, e i due mondi combatterono fra loro per anni prima di trovare una soluzione che mettesse fine alle ostilità. Finalmente un giorno, grazie alla amichevole collaborazione tra un elfo e un mago, fu raggiunto un compromesso: in futuro una pace duratura sarebbe stata garantita da una barriera magica, posta fra i due villaggi. Lo stratagemma funzionò e la pace tra umani e mondo magico dura tutt’ora.
Proprio nel mondo magico, era nata una piccola fata e di lei si diceva che nel periodo dell'anno più bello per gli umani la fatina avrebbe riunito i due villaggi; sua madre, fata a sua volta, per evitare tutto ciò, impose alla fatina una specie di coprifuoco, non lasciandola mai uscire di casa e tenendola nascosta per tutto il tempo. Ma si sa, spesso il destino non aiuta e la piccola fata dovette affrontare il suo: la sera del 24 dicembre, la fatina volò via mentre tutti dormivano.
Si ritrovò davanti la barriera magica ma stranamente riuscì a oltrepassarla. La piccola, appena si rese conto di dove si trovava, si spaventò molto. Dopotutto, era solo una bambina e per di più senza la compagnia dei suoi genitori. Alla fine la curiosità ebbe la meglio sulla piccina, rispetto alla paura dell'ignoto.Il villaggio umano era sfavillante di colori, inoltre c'erano ovunque stupende decorazioni. In mezzo alla piazza si trovava anche un bellissimo albero, adorno di luminarie.
La fatina rimase letteralmente incantata da tanta bellezza: le piaceva moltissimo tutto ciò, così incominciò a curiosare per ogni dove, volando a lungo ininterrottamente, finché si stancò e crollò a terra esausta. La raccolse una bambina che si trovava lì per caso. La piccina portò la fatina con sé e la ospitò a casa sua, lasciandola riposare al calduccio. Quando la piccola fata si svegliò e comprese di trovarsi in una casa a lei sconosciuta, cercò subito di fuggire via. «Aspetta! Non andare via, non voglio farti del male! Io mi chiamo Ania.», le disse la bimba. «Io invece mi chiamo Soraya. Ma perché mi trovo qui? E soprattutto: come mai sono in compagnia di una bimba umana?» «Eri svenuta e ho deciso di salvarti. Però,se vuoi, ti riporterò subito a casa tua!». La bimba sembrava sincera e quindi Soraya si fidò di lei. «Senti, Ania, che cosa sono tutte queste luci» «Beh, a breve sarà Natale, non lo sapevi?» «Che cos' è il Natale?» le chiese la fatina, perplessa. «Come, non lo sai?! Il Natale è la festa più magica che ci sia! Si festeggia tutti quanti insieme: si aprono i regali e la cosa più bella è che ci si dona amore e pace. Anche tu e la tua amata famiglia lo potete fare! Credimi, Soraya, al mondo non c’è cosa più bella di un abbraccio sincero e caloroso. È anche bellissimo stare in compagnia dei propri cari!» concluse la piccola Ania, con voce gioiosa. «Senti, Soraya, mi è venuta un'idea! Perché tu e i tuoi non venite qui stasera?» propose Ania, speranzosa. «Grazie dell'invito, sei molto gentile, ma purtroppo noi non possiamo mischiarci con gli umani. Mi dispiace, anzi adesso devo proprio andare»!
A quelle parole, Ania ci rimase male ma decise comunque di aiutare la piccola fata. La nascose In una scatoletta e riuscì a portarla via da lì, senza che nessuno se ne accorgesse. Ania si fece spiegare quale era la direzione da prendere e subito dopo le due piccole raggiunsero il confine fra i due villaggi. «Cara Soraya, se tu mai cambiassi idea, sai dove trovarmi. Ti prego, non perdetevi la magnifica festività del Natale! Essa porta gioia, amore e felicità. Non sono i regali la cosa più importante, bensì lo stare insieme superando i pregiudizi che dividono le persone. Venite a festeggiare con noi»! La piccola Ania salutò e riprese la strada di casa.
La fatina salutò a sua volta, per poi varcare nuovamente la barriera magica. Ad attenderla c’erano mamma e papà. «Dov’eri finita?! Tuo padre ed io eravamo in pensiero per te! Non ti permettere mai più di scappare via in quel modo!» «Scusami, mamma, è che senza volerlo mi sono trovata in mezzo agli esseri umani». «Ma non puoi farlo, piccola mia! Vige la regola che noi del mondo magico non dobbiamo stare in mezzo agli esseri umani». Intanto si era formata una piccola folla di curiosi e tutti i presenti rimasero stupiti dalle parole di mamma fata. «Fata! Come avete potuto osare?! Tua figlia ha disubbidito alle nostre leggi, di conseguenza verrete esiliati!» la rimbrottò un elfo guerriero.
«No, vi prego, insegnerò la disciplina a mia figlia e vedrete che Soraya non lo farà più! È una promessa. Non mandateci in esilio! » concluse mamma fata tra le lacrime. A quel punto intervenne la stessa Soraya: «Vi prego, perdonatemi! È stata solo colpa mia. Ma prima di prendere la vostra decisione, seguitemi: vi mostrerò una cosa, così capirete anche voi che gli umani sono cambiati»! Tutti si trovarono d’accordo con la fatina, a eccezione dell’elfo, che promise vendetta.
La sera arrivò in fretta. Tutti si prepararono per attraversare la barriera, ma l’elfo guerriero si mise in mezzo. «Spostati!» gli urlò un mago. «No! State commettendo un grosso errore e se proprio volete andare dovrete passare sul mio corpo»! Nessuno lo fece. «Bene, ora tornatevene tutti a casa.» concluse l'elfo, soddisfatto, per poi allontanarsi. Quando fu lontano, tutti quanti si affrettarono a oltrepassare la barriera magica.
L'elfo si accorse di quello che ai suoi occhi non era né più né meno che un ammutinamento e poiché si sentiva tradito da tutti, decise di abbandonare per sempre il villaggio del mondo fatato. La fata bambina guidò i suoi compaesani fino alla casa di Ania, e tutti loro rimasero meravigliati dalla bellezza del villaggio umano.
Le luci, gli addobbi nelle case, lo spettacolo della neve e i sorrisi sulle labbra delle persone fecero si che le creature magiche si ricredessero riguardo alle idee e ai pregiudizi che da sempre nutrivano nei confronti del villaggio umano. «Soraya! Che bello, sei venuta qui con i tuoi amici!» li accolse, felice, la piccola Ania. «Te lo avevo promesso!» le rispose la fatina, abbracciandola. «Venite con me, andiamo in piazza a vedere l’accensione dell’albero di Natale!» «Ma che cos’è tutto questo?» chiese uno gnomo. «Questo è il Natale. È la nostra festa più bella! A Natale quello che conta è volersi bene, donare amore, amicizia e affetto. Significa che tutti siamo uguali e che possiamo vivere insieme nella pace e nella concordia, condividendo le cose. Perché alla fine siamo tutti un’unica realtà e una cosa sola. Ci dispiace molto per come sono andate le cose in passato... ma d'ora in avanti vogliamo convivere in pace con voi. Mia figlia, la piccola Ania, ci ha insegnato l’amore verso il prossimo. Il Natale è magia di amore e la vostra visita di oggi ne è certamente la prova»! Il mondo magico si commosse a quelle parole e da quel giorno in poi non ci fu più una barriera a dividere i due villaggi, al punto che le due comunità presero l'abitudine di festeggiare sempre il Natale insieme, in una gioiosa atmosfera di rispetto reciproco e amore.
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