NATALE CON IL FANTASMA

Il cielo era bianco, ed il vento sferzava il viso e le mani di Louis, che aveva dimenticato i guanti in albergo. Rabbrividendo, cercò di scrutare tutto attorno a lui, per individuare la direzione per tornare indietro. Ma la neve, che cadeva in grande quantità in raffiche turbolente, gli impediva di orientarsi.

-Fottuta tempesta e fottuta montagna- imprecò, stringendosi le braccia attorno al corpo nel tentativo non tremare. Fece qualche passo incerto verso destra, ma una folata particolarmente violenta lo sospinse all'indietro, costringendolo a voltarsi.

-Morirò assiderato, e le mie sorelle vivranno delle rendite dei miei fottuti libri, diventati famosi post mortem- mormorò a denti stretti, maledicendosi per aver accettato l'assurda idea di trascorrere con loro qualche giorno ad Aspen, nonostante lui odiasse la neve ed il freddo, odiasse sciare e odiasse il periodo natalizio, che era ormai alle porte. Ma aveva bisogno di ispirazione, e l'albergo, che sorgeva nel cuore di una fitta pineta, a qualche chilometro dalle piste da sci più blasonate, gli era parso un buon compromesso per ricavare un po' di pace sia dalla stampa, che oramai lo seguiva da mesi per avere informazioni sul suo blocco dello scrittore, sia dalle sorelle, che si sarebbero tranquillizzate e lo avrebbero lasciato libero di respirare mentre erano sulle piste.

Quel mattino aveva deciso di fare una passeggiata tra gli abeti, e si era stupidamente perso. Le sorelle non lo avrebbero cercato prima delle tre del pomeriggio, quindi correva il serio rischio di morire assiderato. La tormenta di neve lo aveva colto impreparato, ed iniziò ad avere seriamente paura. A malapena riusciva a tenere gli occhi aperti, tanto le raffiche gelate gli schiaffeggiavano il viso. Percorse qualche decina di metri, sentendo sempre di più la paura insinuarsi nel suo animo. Si voltò ancora attorno, facendosi scudo con le mani a coppa attorno agli occhi per riuscire ad individuare qualcosa. Dapprima gli parve una macchia di alberi, ma fece comunque qualche passo difficoltoso in quella direzione, anche solo per cercare riparo dalle folate violente. Poi, incredulo, vide delinearsi la sagoma di uno chalet. Sentendosi improvvisamente meglio prese a correre, raggiungendolo con non poca difficoltà e sprofondando nella neve.

Bussò all'imponente porta con le nocche gelate, reggendosi alla maniglia. E quella cedette sotto alla sua spinta involontaria, aprendo l'uscio e facendolo accidentalmente incespicare dentro casa.

-Permesso! Scusate, c'è qualcuno? Scusate?- Esclamò Louis, temendo una reazione dei proprietari. Ma non gli rispose nessuno, nonostante la casa fosse calda ed avesse chiari segnali che indicavano fosse abitata. Louis chiuse, faticosamente, la porta, bloccando il vento che faceva entrare la neve fino all'altro lato del corridoio.

-Scusate, ho creato una pozzanghera. Mi sono perso, alloggio all'hotel qui vicino. Posso?- Continuò, facendo qualche esitante passo lungo il corridoio, dato che nessuno si era ancora affacciato sull'atrio.

-C'è qualcuno? E' permesso?...-

Un refolo gelido gli accarezzò la nuca, che subito si toccò con la mano. Strano, doveva esserci uno spiffero, dato che la porta era chiusa.

-C'è qualcuno?- Ripetè, e fu allora che un tocco gentile sulla spalla lo fece voltare, sollevato.

-Buongiorno- gli sorrise gentilmente un ragazzo.

-Ma tu... sei... trasparente!- Balbettò Louis terrorizzato, e subito dopo perse i sensi.

La sua coscienza tornò a galla piano piano. Subito sentì profumo di pollo arrosto e patate al forno. Aprì gli occhi, stordito. Vide le travi di legno chiaro di un soffitto, udì crepitare le fiamme di un caminetto. Era steso su un sofà, avvolto in una calda e soffice coperta. I suoi indumenti da neve, fradici, erano appoggiati a delle sedie dall'alto schienale nei pressi del camino.

-Dove sono?- Mormorò, confuso.

-Sei al sicuro, dentro ad uno chalet nelle vicinanze dell'albergo dove alloggi. Ti ha colto alla sprovvista una tormenta di neve. Sei svenuto in corridoio- spiegò una voce dietro di lui. Louis si voltò di scatto:

-Ora ricordo! Mi eri parso un fantasma...ma... perché ti nascondi?-

-Non voglio spaventarti di nuovo- rispose una figura, rimanendo nell'ombra dello stipite.

-Chi sei?- Chiese Louis, sentendo il cuore martellare nel petto.

-Sono un fantasma, Louis-

-Come sai il mio nome?!- Gridò Louis, alzandosi di scatto ed indietreggiando. L'aria fresca gli fece venire la pelle d'oca, era in boxer e maglietta. -Perché sono nudo?! Cosa sta succedendo?-

-Calmati, Louis. Sapevo che avresti reagito così- rispose la figura, con un tono rassegnato.

-Chi sei? Fatti vedere. Questo scherzo non mi sta piacendo per niente!- Reagì Louis, scrutando l'ombra vicino allo stipite.

-Ok. Ma tu siediti. Eri fradicio ed intirizzito, per quello ti ho tolto gli abiti e li ho messi ad asciugare- spiegò la figura, facendo un lento passo verso la luce. Louis, incredulo, vide apparire davanti ai suoi occhi sgranati un ragazzo così bello da commuovere. Il viso era di una perfezione inumana, la grana della sua pelle impercettibile, luminosa. Ci si vedeva attraverso. In effetti, si vedeva attraverso anche agli abiti. Louis riusciva a vedere la cassapanca dietro di lui.

-Cosa... diavolo... sta succedendo?...- esclamò, sbigottito. Il ragazzo si fermò, vedendo arretrare Louis verso il camino.

-Fermati. Non serve gettarsi nel fuoco. Non ti farò del male. Non ti farei mai del male- commentò, con un tono così suadente che a Louis venne una improvvisa voglia di piangere.

-Ma chi sei? Sei reale? Ho battuto la testa e questa è una commozione cerebrale?- Blaterò Louis, incerto se tornare verso il divano o se rimanere vicino alle fiamme.

-Non hai battuto la testa. Ti ho preso in tempo- rispose il fantasma, alzando gli occhi al cielo per un attimo. A Louis parve, per un momento, stranamente familiare.

-Ma chi sei?... Non ti riconosco, però... ho questa sensazione... come di conoscerti- borbottò Louis, sopraffatto. Gli cedettero le gambe, ed in un lampo, senza che riuscisse nemmeno a vedere il movimento, il fantasma gli fu appresso e lo sorresse. Louis sentì il tocco fresco e saldo delle braccia dietro alle ginocchia e dietro alle spalle, mentre subito il fantasma lo riadagiava sul divano ed arretrava di nuovo, come aspettandosi una sua reazione spaventata.

-Vuoi farmi la cortesia di mangiare qualcosa, Louis? Sei talmente pallido che sembri me. Sarei più tranquillo, se ti vedessi con un colorito più roseo- gli chiese il fantasma, con un tono talmente dolce e sollecito che Louis annuì, sentendo un forte senso di irrealtà.

Il fantasma sorrise e scomparve per un attimo, riapparendo accanto a lui subito dopo. Louis trasalì, ma il ragazzo gli porse degli indumenti:

-Ecco, vestiti. Sono della tua taglia-

Incapace di parlare, Louis spiegò i capi: indumenti comodi, nuovi, capi che avrebbe comperato per sé in un negozio. Sempre più stupefatto, si convinse di essere in un sogno. Con quella convinzione, trovò abbastanza presenza di spirito per infilarsi la maglia. I pantaloni erano leggermente larghi, e la voce del fantasma lo fece sobbalzare di nuovo:

-Louis! Sei dimagrito un sacco. Devi mangiare-

Louis guardò il bel viso imbronciato, con i ricci che accarezzavano la fronte e due splendidi occhi che lo accusavano. Lo seguì, percorrendo il corridoio ed entrando in cucina. La tavola era imbandita a nozze. Su una tovaglia damascata facevano bella mostra di sé diversi vassoi d'argento, su cui erano posate pietanze dall'aria succulenta. C'era un arrosto fumante contornato di patate dorate, c'era una macedonia di fragole, c'era il Christmas pudding che mangiava sempre da piccolo, c'era uva rossa e biscotti glassati a forma di pupazzo di neve. In una zuppiera era racchiuso un brodo fumante, e di fianco i crostini di pane. C'era un tagliere di formaggi con delle piccole coppe di cristallo ricolme di miele di diverso tipo.

Louis scosse la testa:

-Aspettavi visite? Dove sono i tuoi ospiti?-

-Sei tu, il mio unico ospite. Ti prego, siediti. Mangia qualcosa- offrì il fantasma, scostando una sedia perchè si sedesse.

-Continuo a non capire. Come sapevi che sarei arrivato? Cosa sta succedendo?-

Il fantasma scosse il capo, sorridendo, ma rispose con voce ferma:

-Prima rimettiti in forza. Poi parliamo-

Louis annuì, sentendosi improvvisamente assetato. Si sedette e gli fu subito presentato un calice di succo d'arancia. Lo accettò, riconoscente, e realizzò che il pasto allestito sul tavolo comprendeva tutti i suoi piatti preferiti delle feste. Stava per chiedere, ma l'espressione del fantasma lo dissuase, facendolo propendere per servirsi una porzione di arrosto, che lo allettava da quando aveva ripreso i sensi, poc'anzi, sul divano.

-E' squisito, ed è cotto come piace a me- affermò. Il fantasma annuì, sorridendo, mentre seduto aspettava pazientemente che il ragazzo si sfamasse.

Lo stomaco di Louis non contenne che una porzione di arrosto e qualche chicco d'uva: si rese conto che il suo appetito era davvero molto diminuito negli ultimi tempi.

-Sono sazio. Grazie- disse, al che il fantasma annuì e si alzò. Louis fece altrettanto, seguendolo di nuovo in soggiorno. Un'occhiata fuori dalla finestra lo fece strabuzzare gli occhi:

-La tormenta non è ancora cessata! Che ne sarà delle mie sorelle, sulle piste da sci?-

-Non preoccuparti. Hanno trovato riparo al rifugio. Sono tutte in salvo, al sicuro- lo rassicurò il fantasma, voltando le spalle al caminetto. Louis vedeva le fiamme dietro di lui.

Louis si sedette sul divano, incrociando le gambe e coprendosi con la coperta di prima. Il fantasma sorrise:

-E' sempre stata la tua preferita-

-Cosa? Come?...- reagì Louis, osservando ora il fantasma, ora la coperta. Ora che la guardava bene, aveva un'aria familiare.

-Ok. Ora spiegami cosa sta succedendo, chi sei e cosa ci faccio qui- esclamò, spaventato.

-Va bene. Ascoltami attentamente, Louis. Quello che ti dirò non sarà piacevole, per te. Ma non posso fare a meno di dirtelo, perché... non è vita, quella che stai facendo. Ti stai limitando a sopravvivere, deperendo giorno dopo giorno. La luce nei tuoi occhi si è spenta. Non scrivi più. Non esci più, non mangi più. Le tue sorelle non ti vedevano da mesi. Ti sei ritirato come una tartaruga nel suo guscio, e sei lì, in attesa del nulla, perché non ti aspetti più nulla-

Le parole del fantasma ferirono profondamente Louis.

-Ma come ti permetti di dirmi certe cose? Cosa ne sai?!-

-Calma, Louis. Tutto ha una spiegazione. Tu non ti ricordi, ma... noi ci conosciamo-

-Non so chi sei, non mi hai ancora detto il tuo nome!-

-Sono Harry-

Quel nome lo colpì come un macigno, e subito scomparve.

-Ma io non mi ricordo di te!-

-Lo so, Louis. Non ti ricordi perché hai scelto di farlo-

Louis scattò su in piedi:

-E' assurdo. Tutto ciò è assurdo, è uno scherzo di pessimo gusto delle mie sorelle e quando tornerò gliela farò pagare cara...-

-Siediti-

Louis cadde a sedere di scatto, confuso, infelice e spaventato allo stesso tempo.

-Tutto ciò è doloroso, Louis, ma è necessario. Devi ricordare, ed io ti aiuterò-

Louis lo guardò, in attesa. Il fantasma abbassò gli occhi sulle sue stesse mani, mordendosi un labbro, raccogliendo le idee.

-Ci siamo conosciuti due anni fa, a Doncaster. Lavoravi al Diner, mentre aspettavi che un editore accettasse di pubblicare il tuo primo libro...-

-Non mi ricordo di te- lo interruppe subito Louis, anche se un breve flash di occhi verdi e ricci scompigliati gli sfrecciò nella mente.

-Venivo sempre al Diner per cena, anche se il caffè era pessimo ed il servizio lento...-

-Ehi- protestò Louis, ma riconobbe che fosse la verità.

-Venivo apposta per vederti. Ci ho messo un mese , prima di trovare il coraggio di invitarti fuori a cena-

Louis era sbigottito. Non ricordava assolutamente niente, ma un flashback nebuloso si fece strada nella sua mente, un ragazzo alto e goffo che inciampava sui suoi stessi piedi mentre gli porgeva delle fresie. Sbattè gli occhi, confuso. Il fantasma gli sorrise:

-Erano i tuoi fiori preferiti. Avevo girato tutta la città per trovarli fuori stagione-

Il ragazzo scosse la testa, scioccato.

-Non capisco cosa stia succedendo. Noi ci conosciamo davvero, lo sento a pelle, ma la mia mente non ti ricorda. Cos'è successo?-

-Non preoccuparti. Lascia che i ricordi arrivino, un poco per volta...- gli consigliò Harry, mentre un fresco profumo di fresie permeava l'aria. Louis aggrottò la fronte, voltandosi verso la cassapanca. Un florido mazzo di fiori era posato sul mobile, adorno di nastri rossi. Si  alzò, andando a prenderlo tra le braccia ed inalando a pieni polmoni il delizioso profumo, che da sempre amava. Un violento capogiro lo colse, mentre nella mente si faceva largo un potente flashback di gazebo adorni di fresie. Un'orchestra. Una notte estiva. Il ricordo svanì velocemente, e Louis ebbe un moto di stizza. Harry lo guardava, immobile, trasparente. Poteva vedere la trama del tessuto del divano sotto di lui.

-Ho idea che tu sia il prodotto della grigliata che ho mangiato ieri sera. Lo dicevo io, che era pesante cenare a quell'ora...- esclamò, ed il fantasma scoppiò a ridere di gusto. Louis rimase incantato ad ascoltarlo ridere, ricordando le fossette sul suo viso. Una delle meraviglie del mondo. Ondeggiò, la forza del ricordo che lo faceva vacillare. Harry divenne serio all'improvviso:

-Ti senti bene?-

-No. Sì. Ho appena ricordato le tue fossette...

-...una delle meraviglie del mondo- concluse Harry per lui, inclinando il capo per guardarlo. -Me lo dicevi sempre-

Louis sentì un nodo di commozione serrargli la gola. -Noi ci conoscevamo... noi provavamo dei sentimenti l'uno per l'altro. Come è possibile che me ne sia dimenticato?...-

-La tua mente ha rimosso i ricordi, ma c'è tutto dentro al tuo cuore, Louis. Ora ricorderai. Ti aiuto ancora- disse il fantasma, facendo apparire un banjo sopra al tavolino del salotto, davanti ai loro occhi. Louis aggrottò la fronte. Quell'oggetto non gli diceva niente. Harry lo impugnò, strimpellando qualche accordo mentre guardava Louis di sottecchi.

Il ragazzo sentì un gran senso di calore che dal petto si propagava su, fino alla gola e sul viso, mentre gli accordi di Guantanamera prendevano forma. Quella canzone. A Cayo Largo del Sur era l'unica canzone che il musicista sapeva suonare, e la suonava a ripetizione.

-Continuava a suonarla, e suonarla e suonarla. Il primo giorno era stupenda. Il secondo giorno un po' meno. Il terzo giorno... hai imbracciato la chitarra e gli hai insegnato altri accordi- sorrise Louis, stupefatto di aver ricordato quel particolare. Aveva inspiegabilmente scordato di essere stato in vacanza a Cuba. Aveva fatto il tour dell'isola, e poi era rimasto un'altra settimana alla Playa  Lindarena, a Cayo Largo. Ed Harry era con lui.

-Eri un musicista. Tu... componevi canzoni. Ne hai scritte alcune di famose. Non le cantavi tu, le scrivevi per altri- affermò Louis, sempre più stupito di ricordare ulteriori particolari. Harry sorrise, intonando gli accordi di una canzone in particolare.

Il cuore di Louis perse un battito, mentre il sangue defluiva dal suo viso.

-Era la mia canzone! L'avevi scritta per me! Me l'hai suonata durante...- la voce del ragazzo si incrinò, mentre Harry posava lo strumento e si avvicinava per abbracciarlo. Louis singhiozzò, sopraffatto.

-... durante il nostro matrimonio- concluse il fantasma, mentre massaggiava la schiena di Louis, scossa dai singhiozzi. -Siamo andati in luna di miele a Cuba. I giorni più felici di tutta la mia vita-

Louis non riusciva a parlare, mentre i singhiozzi gli squassavano il petto. Si aggrappò alla maglia del fantasma, sentendola fredda e scivolosa sotto alle sue dita, mentre lo guardava, ora consapevole.

-Non avrei mai voluto farti del male, Louis- mormorò Harry, accarezzandogli i capelli.

-Tu.. tu... ti... sei... ammalato...-

-Ssst, calmati ora. Sono qui. Ssst...- lo blandì il fantasma, stringendolo tra le braccia.

- Mi sei stato vicino durante i mesi più difficili della mia vita. Mi hai dato cuore, anima, tutto te stesso. Mi sei rimasto a fianco fino alla fine, e di questo ti sarò eternamente grato, amore mio- gli sussurrò Harry all'orecchio, cullandolo, mentre Louis provava un dolore così grande che si sentiva soffocare.

-Perché tutto questo? Perché riportare alla memoria ricordi così dolorosi? Perché mi fai questo!- Urlò Louis, alzandosi e spingendo via il fantasma. Harry lo guardò, stringendosi le mani per placare il desiderio di toccarlo.

-Te ne sei andato lasciandomi solo! E' tutta colpa tua! Eravamo felici insieme, e tu hai rovinato tutto ammalandoti! Ho desiderato con tutto me stesso di dimenticarti...-

Harry annuì. Erano arrivati alla verità, finalmente.

-Hai desiderato con tutto te stesso di dimenticarmi. E sei stato esaudito. Hai chiuso la porta dei ricordi, glissando sugli ultimi due anni della tua vita. Le tue sorelle pensano che il tuo rifiuto di parlare di me sia dovuto al lutto, e rispettano questa tua decisione. Ma hai vissuto sei mesi avvolto in una nebbia, Louis. Questa non è vita. Io non posso lasciarti così-

-Cosa vuoi dire? L'hai già fatto. Mi hai abbandonato. Ti sei spento tra le mie braccia...- Louis si inginocchiò a terra, stringendosi le braccia attorno al corpo. Era completamente svuotato. Quel dolore era troppo forte da sopportare.

-Prendimi con te. Ti prego, Harry. Prendimi con te. Non pretendere che io riprenda la mia vita come se niente fosse, dopo avermi fatto ricordare tutto. E' crudele ed ingiusto...-

-Sono qui per aiutarti, Louis. Non me ne andrò fino a che non lo vorrai-

-Cosa vuoi dire?- Chiese Louis, spiazzato.

-Voglio dire che sono qui per restare con te. Non vado da nessuna parte. Rimango qui con te-

-Ma... non capisco...-

-Non posso andare da nessuna parte, se so che tu non sei felice. Tutto quello che mi è concesso è questo: assicurarmi che tu sia felice. Rimarrò al tuo fianco, fino a che non arriverà la tua ora , tra tanti anni, quando sarai vecchio. Io sarò lì con te fino ad allora. Ti terrò tra le braccia come tu hai fatto con me, fino a che non esalerai l'ultimo respiro-

-E dopo?- Mormorò Louis, incantato.

-E dopo andremo avanti insieme, qualsiasi cosa ci aspetti. Non mi importa. Quello che conta è che non ti abbandonerò, Louis. Non l'ho mai fatto. Sono sempre stato al tuo fianco, ero lì quando imprecavi e supplicavi di dimenticarmi, ero lì quando hai iniziato a sopravvivere, anziché vivere, e non permetterò che vada avanti così-

Louis scosse la testa, scioccato.

-Puoi rimanere con me? Cosa significa? Sarai per sempre un fantasma al mio fianco?-

-Fino a che lo vorrai- confermò Harry, sorridendogli.

-Non so cosa dire. Non posso credere che sia vero. Ma come è possibile?-

-E' sempre così, solo che normalmente le anime non possono manifestarsi così platealmente. E' che hai fatto un tale casino che mi è toccato fare tutta questa messinscena...-

-Oh, sei un completo idiota!- Reagì il ragazzo tra le lacrime , tornando sul divano per abbracciarlo.

-Per sempre insieme? -

-Per sempre insieme- confermò Harry.

E così fu.

                    - Fine-

Spazio autrice 24 dicembre 2019 ore 23:10
Auguri di Buone Feste a tutti voi! ❤️

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