Capitolo 11:Torao

Parole:990

Era sempre stato solo per Natale e sembrava che anche quell'anno non sarebbe stato diverso.

Era rimasto nel letto fino a tardo pomeriggio, non aveva pranzato e non aveva voglia di alzarsi.

Non aveva nemmeno controllato il telefono sapendo che non sarebbe arrivato nessuno augurio dai suoi genitori, troppo occupati con i loro ospiti per ricordarsi che aveva un figlio.

Aveva sempre dato dell'idea di essere stato viziato e aveva tantissime attenzione dai suoi genitori, ma la verità è un'altra.

Aveva sempre voluto che lo vedessero così, ma per era cresciuto da solo con le sue sole forze, ogni tanto i suoi genitori si ricordavano della sua esistenza, ma solo quando conveniva a loro: nelle feste con ospiti importanti.

Avrebbe voluto passare almeno il Natale con i suoi genitori in un'aria di festa e non di lavoro, per un po' di tempo venne cresciuto dalla sua governante che andò in pensione quando lui aveva otto anni.

Da lì in poi venne sempre toccato e manipolato dai suoi genitori, si sentiva prigioniero di una società di cui non voleva far parte, per questo era scappato.

Per questo era diventato un Idol, ma non provava nessun amore verso quel mondo, verso i suoi fan, non riusciva ad avere uno scopo.

Non come Isumi che voleva distruggere Kujo Tenn, non come Minami che rivoleva indietro le canzoni di Sakura Haruki, non come Toma che voleva realizzare il sogno che aveva con i suoi vecchi compagni e che amava veramente quel lavoro.

Era sempre rimasto solo per Natale, quando da piccolo non aveva nessuna attenzione da parte dei genitori, quando non aveva amici ed in quel momento che poteva averli, ma rimaneva lontano e li prendeva in giro con il suo sorriso beffardo.

Forse se quella sera in cui incontrò Ryu sarebbe stato sincero, ora sarebbero amici, forse se non lavorerebbe per Tsukumo Ryo ora non avrebbe il timore di essere amico degli altri tre gruppi Idol.

Forse se avrebbe espresso la sua volontà e il suo desiderio di avere compagnia almeno per Natale verso gli Zool, ora sarebbero da qualche parte a festeggiare tutti insieme.

Forse avrebbe trovato il coraggio di chiamare i suoi genitori e mandarli a fanculo o gli avrebbe fatto gli auguri di buon Natale.

Ma non aveva voluto fare niente che rimanere nel letto a dormire, quando arrivò la sera si alzò e si preparò per uscire come ogni anno.

Da quasi quando aveva quindici o quattordici, non si ricordava bene, durante quel giorno cercava una donna con cui fare sesso.

Almeno non sarebbe rimasto del tutto solo, almeno per poco avrebbe avuto compagnia.

Anche se non amava quella donna, anche se poi era di nuovo solo, anche se doveva pagare per farvi sesso.

Non sarebbe stato solo per un'ora o due ore, avrebbe avuto quella compagnia che tanto desiderava fin da piccolo.

Sospirò stanco di quella situazione, per dire la verità non voleva farlo.

Perché ogni volta si sentiva più solo, perché si accorgeva che per avere compagnia doveva cercarla.

Essere i figli di genitori ricchi non significava la felicità, poteva avere tutto tranne che l'amore dei suoi genitori.

Andò in bagno per farsi una doccia, l'acqua scendeva dai suo capelli castani passando dal suo corpo.

Rimase in totale silenzio con la mente distante.

Stava facendo un sogno irrealizzabile in cui lui era un bambino che festeggiava quella festa con i suoi genitori.

I sorrisi, le luci, l'albero di Natale tutto decorato, i regali, i biscotti al cioccolato che erano i suoi preferiti.

Non erano solo loro tre, c'erano anche altri bambini che ricordava essere quelli di scuola.

Erano tutti insieme, era con i suoi genitori e con i suoi amici.

Ma era solo un sogno irrealizzabile.

Perché i suoi genitori non sapevano della sua esistenza e non aveva amici.

Amici con cui cadere.

Amici che l'avrebbero consolato.

Amici che lo avrebbero amato.

Amici che ci sarebbero sempre stati.

Non li aveva.

Non li aveva mai avuto e forse se sarebbe stato sincero al posto di mettere una maschera davanti al suo volto, ora gli Zool sarebbero suoi amici.

Ora sarebbe con loro, forse avrebbero organizzato una festa in casa o sarebbero andati in un locale in cui lui poteva ubriacarsi e parlare sinceramente dei suoi ricordi tristi.

Quando uscì dalla doccia si guardò allo specchio.

Chi era?

Chi era diventato?

Dopo anni in cui veniva modellato da mille mani, tra cui anche quella dei suoi genitori.

Si era sempre impegnato per avere un po' di attenzione, ma niente era riuscito nell'intento.

E come ogni anno aveva perso le speranze.

E come ogni volta per cercare compagnia avrebbe avuto una donna diversa.

Non l'amava, non la desiderava e soprattutto non era la sua compagnia che voleva.

Ma questo non importava, non in quel momento.

Mise il suo solito sorriso strafottente e si vestì preparandosi ad uscire.

In poco tempo prese il telefono, le chiavi e i soldi andando verso l'entrata.

Quando aprì la porta non si aspettava quello scenario.

Non si aspettava di vedere il ragazzo dai capelli viola scuro e gli occhi viola anche quelli.

Non si aspettava di vederlo con un sorriso e un sacchetto in mano con del cibo.

Non si aspettava di vederlo con un capello rosso di Natale e un collare al collo dal tema del bastoncino di zucchero.

Non si aspettava le parole che gli disse dopo facendolo arrossire.

Non si aspettava che tutto quello l'avrebbe creduto un bellissimo sogno da cui non si voleva svegliare.

Non si sarebbe aspettato mai di piangere davanti a quel ragazzo correndo verso di lui e abbracciandolo.

Non si sarebbe mai potuto aspettare di ringraziare qualcuno per avergli dato l'amore che non si aspettava oramai più.

Non si aspettava di sorridere per aver avuto una compagnia che non credeva di aver potuto avere.

Non si aspettava nulla e nemmeno le parole che quel ragazzo aveva pronunciato che aveva scatenato un effetto a domino.

"Buon Natale, Tora!"

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