Zucchero di canna.

Ermal, quella mattina, si svegliò più nervoso del solito.

Sbuffò velocemente, prima di prendere il telefono e cercare di spegnere la sveglia, che poi, perché diamine l'aveva messa così presto?

Non gli ci voleva mica tutto questo tempo per prepararsi, e soprattutto non un'ora e mezza, dato che nemmeno faceva colazione.

"Colazione.."

Ermal si ritrovò a riaprire velocemente gli occhi, sgranandoli all'inverosimile e respirando un po' male, mentre si faceva prendere dal panico.

Aveva accettato l'invito di Fabrizio, quindi doveva andarci per forza, non era uno che si tirava indietro.

E soprattutto, l'idea di vedere il bel professore prima dell'orario scolastico, in una veste diversa, non gli dispiaceva affatto.

Questo era il problema più grande, che il riccio cercava in tutti i modi di seppellire nei meandri più nascosti della sua mente, sperando vivamente di riuscire a contenerlo.

Lui era fatto così: se c'era un problema preferiva ignorarlo e aspettare, tanto prima o poi sarebbe passato da solo.

Poi arrivava Fabrizio con i suoi sorrisi, la sua autoironia e i modi di fare rozzi, che gli faceva ribollire il sangue ed esplodere tutti i problemi dimenticati, proprio in faccia, a colpirlo fino a fargli male.

Ma Fabrizio era arrivato anche in un momento in cui, i problemi, stavano quasi per soffocarlo, lo aveva calmato, si era preso cura di lui.

Ermal non ci era affatto abituato, per tutta la vita era stato abituato a prendersi cura degli altri, a mostrarsi forte e grande, fin dai dieci anni, quando sul volto aveva una maschera di un uomo di 40.

Ora, invece, si era inaspettatamente lasciato andare alle cure della persona che più lo infastidiva, capendo ancora di più il motivo di tutto quell'astio.

All'inizio lo aveva trattato con fare presuntuoso, da so tutto io e da precisino, ma poi si era lasciato andare e, seppur punzecchiandolo, Ermal aveva iniziato a comportarsi come un bambino nei confronti del romano.

I dispetti, i litigi, la gelosia, il problema non era solo il pomeriggio precedente, non era il lasciar vedere a Fabrizio la sua parte più debole, ma era tutto l'insieme.

Era il rendersi conto di quanto il romano fosse stato capace di tirar fuori la sua parte bambina, quella che aveva dimenticato o che forse non aveva mai avuto.

E come si fa quando una persona riesce a tirar fuori un lato di noi nuovo, talmente nuovo che neanche noi sappiamo come gestirlo?

Semplice, Ermal puntava sul fare finta di niente e aspettare che questo strano effetto svanisse, per questo aveva deciso di star lontano dal nuovo professore.

Però, al tempo stesso, quando si trattava di spingerlo via non ci era riuscito, non sa bene se per quel tono dolce e senza pretese, o se per il "sennò io non inizio bene la giornata", ma non ce la fece a rifiutare quella proposta.

Dopotutto era solo un caffè fra colleghi, no?

Cosa poteva andare storto?

Ermal abbandonò quei pensieri insieme alle lenzuola, scendendo dal letto disfatto e posizionandosi davanti all'armadio.

-Perché in queste occasioni non ho mai niente da mettere?-

E il riccio poteva quasi sentire tutti i suoi vestiti, che a momenti uscivano fuori dall'armadio per quanti fossero, ridergli in faccia e imprecare per farsi notare.

Lui era molto propenso allo shopping ed era anche un tipo abbastanza elegante, quindi aveva un vasto guardaroba, ma non c'era niente che lo soddisfasse abbastanza quella mattina.

-Questa giacca brillantinata è bella, solo che magari a Fabrizio non piace..-

Ermal sgranò gli occhi nel sentire quella frase, scuotendo la testa e sbuffando poi rumorosamente.

-Ma poi cosa me ne importa di lui?
Assolutamente niente, mi vesto come mi pare.-

Mantenne l'espressione presuntuosa per qualche secondo sul viso, quasi a voler dimenticare in modo permanente quel pensiero che lo aveva attraversato per un momento.

"Ma poi cosa me ne importa di lui?"

Lo aveva attraversato come un lampo, sì, ma in mezzo a quei pensieri abbaglianti, una sola domanda era rimasta incastrata nel buio che Ermal si portava dentro.

Una luce, una piccola luce prepotente, come un faro di notte in mezzo al mare, che in confronto all'atmosfera scura è solo un piccolo puntino luminoso, ma che quando ti illumina non puoi evitare.

Perché ti accieca, attira la tua attenzione in modo prorompente, non puoi spegnerlo né tantomeno metterlo a tacere, puoi solo aspettare che torni la mattina, col sole.

Puoi solo aspettare che arrivi il sole.

E una volta che arriva?

"Ma poi cosa me ne importa di-"

-Oh, sta zitta!-

Il riccio quasi urlò contro la sua coscienza, prendendo fra le mani un paio di stivaletti neri, dei pantaloni neri attillati e una giacca brillantinata rossa e blu, con sotto la maglia degli AC/DC.

Passò poco più di mezz'ora, Ermal era ancora sotto la doccia a rilassarsi e a cercare di mettere a tacere ogni suo pensiero.

Uscì poco dopo, asciugandosi velocemente e avvicinandosi allo specchio solo dopo essersi vestito e profumato.

Era ormai quasi pronto, mentre si osservava insistentemente e si lavava i denti nello stesso momento.

Non importava quanto il riccio si sistemasse, quante ore passasse davanti allo specchio per aggiustarsi e rendersi presentabile, ma c'era una cosa, una soltanto di cui non sarebbe mai stato pienamente soddisfatto: i suoi capelli.

Ricci, ribelli, scuri, li amava tanto quanto certi giorni avrebbe voluto rasarsi e farli sparire, erano completamente imprevedibili e facevano sempre ciò che volevano, un po' come il loro proprietario, ma questo Ermal non lo avrebbe ammesso mai.

Scosse un po' il cespuglio che si ritrovava, passandoci i capelli in mezzo e provando a cercare un'alternativa che tenesse loro al loro posto e che, al tempo stesso, lo soddisfasse almeno in buona parte.

Fu quando un suo riccio ribelle gli ricadde davanti a viso, proprio in mezzo alla fronte, sembrando un piccolo boccolo da comunione in mezzo a una quantità industriale di ricci perfettamente incastrati al posto giusto, che Ermal si ritrovò quasi ad urlare per la disperazione.

Lo aggiustò, ma lui tornò esattamente come prima.

Ci riprovò, ma nonostante questo la situazione si ripetè.

-Non gradisco, ma fa come ti pare.-

Sussurrò quest'ultima frase davanti allo specchio, puntando un dito contro il riccio e allontanandosi poi per controllare l'orario.

7:25

-Cazzo!-

Non sarebbe mai arrivato in tempo, ma nonostante questo ci provò, iniziando a correre per tutta la casa, finché non si ritrovò davanti alla sua camera da letto.

Il letto sfatto era perfettamente nella sua visuale, mentre Ermal stava per avere un esaurimento nervoso.

Una delle sue più grandi fissazioni, infatti, era proprio l'ordine, non si sarebbe mai sognato di lasciare la casa in disordine prima di andare a lavorare.

D'altra parte, però, era già in ritardo e non aveva voglia di far aspettare troppo Fabrizio, che magari lo avrebbe preso per un rifiuto.

"Ma poi cosa me ne importa di lui?"

Ermal saettò lo sguardo dalla porta d'ingresso al letto in disordine innumerevoli, per poi sospirare e prendere la sua valigetta, uscendo velocemente dall'appartamento.

-Fanculo, riordino quando torno.-

Guidò verso il bar il più velocemente che poteva, sospirando di tanto in tanto ed esultando quasi quando trovò parcheggio proprio lì difronte.

Controllo l'orario l'ultima volta.

7:40.

Uscì velocemente dall'auto e, quando raggiunse l'entrata del bar, si ritrovò davanti Fabrizio con le braccia conserte che lo fissava con uno sguardo di sfida.

-Umh, buongiorno?-

Fabrizio cercò di trattenere le risate, controllando poi l'orario e tossendo, per attuare al meglio la sua imitazione.

-Se arrivi anche solo alle 7.31 fai colazione da solo!!-

Ermal, improvvisamente, capì l'aria divertita dell'altro e si ritrovò a boccheggiare mentre alzava gli occhi al cielo.

-Scusa per il ritardo, ho avuto problemi con.. che cazz- ehm, che ridi?!-

-Me lo potevi di che sei ritardatario, così dormivo npo' de più!-

Ermal si morse il labbro inferiore, arrossendo violentemente e tossendo poi per recuperare la solita sicurezza che mostrava sempre.

-Non sono ritardatario, io.. ho avuto problemi con i capelli!-

E a Fabrizio non importava più continuare la solita battaglia che iniziava sempre fra lui e il riccio, non gli importava di ribattere, perché Ermal era arrossito.

Ermal Meta era fottutamente arrossito a causa sua.

Un sorriso si dipinse sul suo volto, mentre portò una mano a scompigliargli i ricci, sotto lo sguardo attento di Ermal, che chiuse gli occhi con fare rilassato quando sentì la mano del romano su di se.

-Ora stanno meglio..
Che famo, entramo?-

Il riccio annuì semplicemente, avendo perso completamente le parole dopo quel gesto, mentre lo superò per entrare nel locale.

Fabrizio, dietro di lui, si lasciò sfuggire un piccolo sospiro per alleviare la tensione.

Ora che finalmente aveva ottenuto quel piccolo incontro con Ermal, aveva paura di rovinare tutto.

Si chiedeva continuamente come si sarebbe dovuto comportare, aveva chiamato Giada minimo cinque volte quella mattina per chiederle consigli.

Lo aveva mandato a fanculo, ma poi aveva esordito con un "A Fabrì, hai fatto il coglione coatto per più di due mesi e ha accettato, pensi che domani si aspetti vestiti eleganti e linguaggio da Oxford?
Se ha accettato è perché è rimasto colpito da te, quindi sii te stesso e basta."

E poi aveva chiuso la chiamata, mandandolo di nuovo a fanculo.

Fabrizio si ritrovò a sorridere a quel ricordo, ma poi i suoi mille pensieri lo torturarono nuovamente, facendogli mordere il proprio labbro inferiore mentre prendeva posto difronte ad Ermal.

Ermal, che intanto, aveva notato quel gesto da parte del romano e aveva sentito una vampata di calore invaderlo irrimediabilmente, facendolo arrossire ancora di più.

Ma cosa gli stava succedendo?

-Allora cespugliè, che prendi?-

A Fabrizio non era sfuggita quella reazione da parte del riccio, fu per questo che, quando l'altro alzò lo sguardo su di lui per fulminarlo, lui prese a leccarsi le labbra in modo lento e provocatorio.

Vide le guance di Ermal infuocarsi e gli occhi del riccio saettare dai suoi occhi alla sua lingua, che piano si muoveva sulle sue labbra.

Lo vide deglutire a vuoto mentre, recuperando un briciolo di lucidità, gli rivolse uno sguardo presuntuoso e contrariato, cercando di dissimulare.

-Cespugliè?-

-Sì, perché i tuoi ricci sono tutti disordinati.-

E Fabrizio ci immerse nuovamente la mano, accarezzandoglieli con cura.

Aveva scoperto una nuova ossessione quella mattina, non riusciva a tenere le mani lontane da quei ricci.

Ermal, a sua volta, aveva scoperto una nuova ossessione anche lui: il tocco di Fabrizio su di se.

Represse quel pensiero e gli sorrise in modo bastardo, avvicinandosi a pochi palmi dal suo viso, guardandolo intensamente  negli occhi.

Fabrizio trattenne il fiato, mentre lo guardò a labbra schiuse e piano si avvicinò a lui, rapito da quello sguardo che sembrava rubargli anche l'anima.

-Ho un nome, usalo.-

Detto questo, il riccio prese i menù riposti su un tavolo proprio dietro il romano, allontanandosi velocemente da lui e iniziando a leggere il libricino con disinvoltura.

"Questo gioco si fa in due, bello de Roma."

Fabrizio, nel frattempo, era ancora immobile a fissare il riccio con un'espressione confusa, completamente perso nello sguardo che gli aveva riservato poco prima.

Non era solo per la vicinanza, e chiunque avesse avuto la possibilità di farsi guardare da Ermal in quel modo avrebbe potuto capire la sua spossatezza.

Non avevi il tempo di scorgere le sue fragilità o i suoi pensieri, rimanevi semplicemente immobile a lasciare che lui entrasse nelle parti più profondi di te stesso.

Lo sguardo di Ermal così, ti derubava senza eccezioni, senza sconti.

A Fabrizio, però, aveva rubato qualcosa di vitale importanza.

Il cuore.

Bastò quel piccolo pensiero a far corrugare la fronte al romano, facendo sì che Ermal riponesse l'attenzione su di lui.

-Ma a che stai pensando?-

-Allo zucchero di canna.-

Ermal alzò un sopracciglio, mentre Fabrizio si sarebbe voluto schiaffeggiare da solo per la cazzata appena detta.

-Allo zucchero di canna?-

-Sì, nsomma.. conosco nsacco de gente che usa quello al posto dello zucchero normale.-

Nel frattempo una cameriera fece l'orribile errore di avvicinarsi al loro tavolo, per provare ad ordinare.

-Sì, ma sbagliano.
Perché in realtà lo zucchero di canna non ha niente di diverso da quello normale, è solo un falso mito.
Se si vuole davvero comprare uno zucchero non raffinato, e che quindi non subisce lavorazioni, si deve ricorrere allo zucchero di canna integrale.-

-E che differenza c'è, scusa?-

Ermal sospirò, prendendo una bustina di zucchero di canna e aprendola appena, versando qualche granello sul piattino davanti a lui e avvicinandolo a Fabrizio.

-Ecco, vedi, i granelli sono tutti più o meno uguali e il colore non è molto scuro.
Quello integrale ha dei granelli molto più disomogenei e il colore è più scuro, senza contare che è meno dolce rispetto a quello normale.-

-Uno zucchero meno dolce? Che merda è?-

Ermal sbuffò, interrompendo senza volerlo la cameriera che cercava di prendere parola, che poi iniziò a guardarli con fare divertito.

-Beh, almeno ti evita la possibilità di crearti dipendenza!
Non pensi?
E poi, a livello di salute sicuramente ti fa stare meno male.-

-Ma che discorsi so, mica me metto a sniffa o zucchero de canna.. o mica me lo fumo!-

Ermal ci mise un po' a capire la battuta, ma quando la capì scoppiò a ridere senza freni, facendo poi ridere anche Fabrizio.

Rimasero lì a ridere per diversi minuti, mentre il cuore di Fabrizio si riempiva piano piano di gioia per la consapevolezza di essere riuscito a far ridere Ermal.

-È un appuntamento?-

La voce della cameriera bastò ad interrompere quel piacevole momento, facendo irrigidire immediatamente Ermal,  che girare Fabrizio a guardarla confusa.

"E questa da quanto sta qua? Me sa che me so rincojonito."

-No, non lo è.-

-Pe lui no, ma pe me sì.-

Ermal arrossì velocemente, girandosi a fulminare Fabrizio con tutte le sue forze, intimandogli di smetterla mentre lui, in tutta risposta, gli diede un bacio sulla fronte per metterlo ancora più in imbarazzo.

Quando sentì quel piccolo tratto di pelle andare a fuoco, Ermal capì di essersi cacciato seriamente nei guai.

-Posso avere un po' d'acqua?-

-Ao, e te vieni al bar pe piglia l'acqua?
Pure ner bagno della scuola ce sta eh, è pure gratis.-

La cameriera rise in risposta, posando gli occhi sul Fabrizio, troppo occupato a sorridere al riccio per rendersene conto.

Ma Ermal se ne era accorto, eccome se lo aveva fatto.

-Dunque, ordino un cornetto alla crema, un cappuccino con zucchero normale e un po' più di professionalità.-

La ragazza gli sorrise in modo socievole, appuntando le ordinazioni di entrambi e guardando poi Ermal.

-Menomale che non era un appuntamento...-

-Cosa?-

Ermal fece segno a Fabrizio di lasciar perdere, rilasciando poi un sospiro che non sapeva di aver trattenuto.

Si ritrovarono, venti minuti dopo, a camminare per i corridoi della scuola uno accanto all'altro, parlando in modo socievole forse per la prima volta dall'inizio dell'anno scolastico.

-Buono il cibo, no?-

-Sì umh, il personale un po' meno..-

Ermal si guardò intorno, fermandosi poi davanti all'aula professori, guardando Fabrizio per qualche secondo e ritornando il solito professore puntiglioso di sempre.

-Il fatto che io ti abbia concesso una colazione non vuol dire che la mia opinione cambi, chiaro?
Non mi piace come ti vesti, potresti anche coprirti un po' di più.-

Fabrizio storse appena il naso, guardandolo poi con fare divertito.

-In classe se suda Cespugliè.-

-Ermal.-

Puntualizzò il riccio, girandosi e facendo per andarsene, quando la voce del romano lo interruppe ancora una volta.

-Ermal?-

Il riccio si girò, guardandolo senza dire niente ma con il volto contratto per la curiosità.

-Se non ti piace il personale, domani potremmo cambiare bar..-

Fabrizio prese a torturarsi le mani, mentre sosteneva lo sguardo del riccio in attesa di una risposta.

Ermal ci provò a mantenere una certa professionalità, ma come si faceva davanti a una scena del genere?

-Così ti faccio una lezione sullo zucchero di canna integrale?-

-Sempre se arrivi in orario.-

Ermal sbuffò, guardandolo con fare irritato.

-Io sono sempre puntuale, oggi è stato un caso.-

-Dimostramelo, no?-

Ermal sospirò, scuotendo la testa e guardandolo nuovamente.

"Ma poi che mi importa di lui?"

-7.30 allo stesso bar, così magari diamo una seconda possibilità anche alla cameriera.-

Poi andò via, sperando che nessuno notasse il piccolo sorriso che fece capolino sul suo volto dopo quella nuova promessa d'incontro.

"Che mi sta succedendo?"

Nel frattempo, nella classe, una ragazza correva euforica verso il compagno, trascinandolo infondo alla classe per non farsi sentire da orecchie indiscrete.

-Dino, Dino!-

-Erika, ma hai bevuto?-

La ragazza lo zittì immediatamente, troppo esaltata per permettersi di continuare quel discorso.

-Sssh, non hai idea di chi ho visto stamattina al bar!-

Spazio biscotto 🍪:

Eccomi tornata con un nuovo aggiornamento.

Ermal e Fabrizio iniziano a legare un po' di più, cosa ne pensate?

Vi ho regalato due capitoli carichi di gioia, quindi dal prossimo aspettatevi di tutto..🤞🏻

Ringrazio come sempre la mia squad unaMETAfincheMORO per sostenermi e ispirarmi sempre.
Vi voglio bene 💛

Alla prossima

Erika😈

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