Prendere o lasciare.

-Giadì, na tragedia.-

Giada, dall'altro capo del telefono, sospirò rumorosamente, mentre stanca e ancora scossa per quel risveglio improvviso si dirigeva in cucina per preparare la colazione.

-Fabrì so le sette del mattino, mi sono appena svegliata, hai parlato così veloce che Eminem spostate.
Ripeti tutto con calma e-

-No Giadì no poi capì sto a svalvola nun so che devo fa che me devo metta che cosa dì e-

Giada emise un piccolo urletto di frustrazione, facendo immediatamente zittire il romano che, per riflesso, prese a mordersi nervosamente il labbro inferiore, creandosi un piccolo discorso nella sua mente.

-Lentamente ho detto!
E ti prego, usa le pause, nu te capisco!-

La donna  rise, divertita dalla condizione in cui si trovava il romano, a detta sua completamente perso per il riccio.

Lei e Fabrizio erano ormai separati da due anni, ma non si erano lasciati in cattivi rapporti, anzi.

Entrambi erano consapevoli che l'amore fosse finito molto tempo prima, o forse si era solo trasformato in un tipo di amore diverso, più fraterno, protettivo, un affetto non comune ma sicuramente bellissimo.

In quegli ultimi due anni Fabrizio si era lasciato andare a diverse relazioni, puramente fisiche dato che, essendo un bell'uomo, faceva molte conquiste.

Anche lei aveva avuto qualche storia, niente di serio, ma vedere Fabrizio così coinvolto verso qualcuno la rendeva molto ansiosa e felice allo stesso tempo.

Era consapevole che stare accanto a Fabrizio non era facile, perché il moro appariva forte e imponente, ma in realtà si portava dietro la sua ipocondria e le mille insicurezze, sicuramente difficili da gestire.

Da quel poco che aveva capito, Ermal aveva un bel caratterino, di sicuro sarebbe riuscito a tenergli testa, se solo si fosse deciso ad aprirsi un po' di più con lui.

Giada era consapevole anche, però, che Fabrizio avesse costantemente bisogno di qualcuno che, prima di sostenerlo e sopportare le innumerevoli insicurezze che portava con se in una grande valigia, lo amasse incondizionatamente.

Aveva bisogno di sentirsi amato e di amare, da anni, e si chiedeva se un'anima così evidentemente tormentata e simile alla sua ne sarebbe stata capace.

Una cosa era certa, qualcosa in lui aveva colpito Fabrizio, e se lei con i suoi consigli poteva dargli una mano, lo avrebbe fatto con piacere.

"Certo che però se potevano vede a pranzo, così la mattina dormivo."

Quel piccolo commento venne interrotto dalla voce di Fabrizio, un po' tremolante a causa dei nervi.

-Ieri è andata bene, oggi però nun me voglio accontenta de questo, vorrei parla de quello che è successo, ma ho paura de farlo scappa..-

-Prima o poi dovete parlarne Fabri, di questo devi esse consapevole, quel giorno Ermal ha aperto un piccolo canale di comunicazione fra di voi.
Ovvio che non devi essere troppo diretto, ma devi trovare il modo di allargare quel canale, e di sicuro non devi ignorare l'episodio o finirai per perderlo..-

Il romano sospirò, allentando la tensione e iniziando a giocherellare con il proprio ciuffo.

-Ma se esagero lo perdo comunque Giadì, questa situazione nun me piace, c'ho paura de non esse all'altezza..-

-Stamme a sentì Mobrici, tu sei sempre all'altezza, capito?
Se non va bene vuol dire semplicemente che non siete fatti per stare insieme, siamo settemiliardi di persone nel mondo, pensi che siamo fatti per stare con chiunque?
No, non è così!
Anzi, molto probabilmente la maggior parte delle persone con cui passiamo il tempo non c'entrano niente con noi e ci mettiamo una vita a capirlo!
Guarda me e te, ci abbiamo messo anni e anche due figli pe capì che nun c'era verso.
Ma se anche una sola, piccola, minuscola parte di te pensa che per Ermal possa valerne la pena, allora buttati cazzo!-

Fabrizio restò in silenzio per qualche minuto, assaporando e immagazzinando ogni singola parola per coglierne l'essenza.

Poi, semplicemente, lasciò che un sorriso si aprisse sul suo volto, togliendo spazio all'ansia e alle paranoie che quella mattina lo stavano divorando.

"Ne vale la pena."

-Grazie Giadì, sei la migliore.-

-Figurat-

Ma Giada non fece in tempo a rispondere, perché il moro, preso dall'euforia del momento, si era già diretto verso il bar per raggiungere Ermal.

-Nvedi tu sto stronzo.-

Nel frattempo, difronte al bar in questione, Ermal aspettava Fabrizio, con un sorrisetto furbo stampato sul volto.

Fabrizio, ignaro di tutto, ricambiò il sorriso in modo dolce mentre si avvicinava a lui.

-Buongiorno ricciolì!
Come mai così contento?-

"Ermal."

Pensò il riccio, ma non lo disse, perché quel nomignolo fece spuntare un piccolo sorriso sulle sue labbra, che il riccio aveva cercato di trattenere ma che era irrimediabilmente esploso senza consenso.

Prese il telefono, facendo vedere all'altro l'orario.

7.31

-Sei in ritardo!-

Fabrizio alzò un sopracciglio, iniziando a fissarlo in modo confuso.

-Dovrei andarmene, è un insulto alla mia persona!-

Ermal continuò, facendo sgranare gli occhi a Fabrizio fino all'inverosimile.

-Ma.. ieri tu hai fatto peggio!
E poi se tratta solo de un minuto, mica te ne vuoi andare davvero?
Io..-

Le risate di Ermal interruppero il discorso del professore, che subito capì di essere stato preso in giro e si rilassò, guardandolo con una leggera espressione divertita.

-Sei proprio uno stronzo!-

Il riccio continuò a ridere per un po', facendo sì che il romano si beasse di quel suono dolce, che così raramente aveva sentito provenire dalle labbra del riccio.

-Non vado via, ma in qualche modo devi pagare!
Quindi oggi la colazione me la offri tu.-

-Ma te l'ho offerta pure ieri..-

Il riccio fece spallucce, sistemando senza farci caso i capelli disordinati dell'altro, immergendo una mano in quel ciuffo scomposto.

Fabrizio, in tutta risposta, chiuse gli occhi, gesto che non passò inosservato agli occhi di Ermal, che in tutta risposta indugiò più del dovuto sui quei capelli, accarezzandone le punte in modo dolce.

-Beh, ho fame!-

Poi decise che era durato abbastanza, voltandosi ed entrando nel locale, mentre Fabrizio era ancora un po' stordito da quella sorta di coccola che gli aveva annebbiato i sensi, ma riscaldato il cuore.

I due si sistemarono al solito tavolo; Ermal prese immediatamente il menù per tenersi occupato, sentendo però lo sguardo di Fabrizio perennemente fisso su di se.

Era sempre così quando erano insieme, Fabrizio lo guardava sempre, non distoglieva mai lo sguardo dalla figura del riccio, cosa che infastidiva Ermal in una maniera assurda.

Non gli piaceva essere studiato, contemplato per troppo tempo, lo faceva sentire sotto esame e solitamente era lui a fare questo con gli altri.

Il suo sguardo faceva un effetto intimidatorio, su tutti, rapiva anche Fabrizio, ma il riccio non usava quasi mai questa arma con lui, perché in qualche modo anche lui restava rapito dagli occhi scuri del romano, era un indebolirsi reciproco.

Se, da una parte, Ermal odiava il fatto che Fabrizio lo fissasse costantemente, dall'altra si era reso conto che gli mancava quando non erano insieme.

Gli mancava essere guardato in quel modo da qualcuno, semplicemente gli mancavano i suoi occhi fissi su di se.

Ed è strano, perché come può mancarti una cosa che, quando ce l'hai, rischia di farti impazzire?

Ermal non lo sapeva, non ci si era mai trovato, ma fu quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli di Fabrizio, che si rese conto di un'amara verità.

"Non riuscirò mai a starti lontano, non è vero?"

Quella domanda silenziosa, Ermal cercò di esprimerla attraverso quel piccolo scambio di sguardi e rimase incastrata fra gli occhi di Fabrizio.

Li guardò attentamente quegli occhi, mentre sentiva una strana sensazione farsi spazio nel suo stomaco.

-Occhi profondi.-

-Come?-

Ermal sgranò gli occhi, maledicendosi per aver dato voce a quel pensiero, talmente immerso in quella situazione che non aveva potuto controllarlo ed era scivolato via.

-Tu.. i tuoi occhi sembrano molto profondi, non lasci trasparire molto ma secondo me contengono tante cose.-

-I tuoi invece no, lasciano traspari tutto, ogni emozione che provi è come se restasse nsuperficie, pronta pe esse letta.-

Fabrizio continuò a guardare Ermal in quel modo, perdendosi a catturare ogni lineamento, ogni emozione che riusciva a scorgere in quel volto, come una fotografia mentale.

Tante piccole istantanee di emozioni, di pensieri.

Quanto può essere bello fotografare un'emozione?

-Sì, io non ho mai avuto occhi profondi..-

Fabrizio si rese conto del cambiamento nel suo tono di voce, della poca fragilità che in quel momento lo caratterizzava, così avvicinò piano la mano alla sua, accarezzandola in un modo così impercettibile che era convinto di esserselo immaginato.

Ermal, però, lo percepì così forte che poté sentire tutto il suo corpo infuocarsi a quel tocco così leggero.

Alzò lo sguardo nuovamente, che nemmeno si era reso conto di averlo abbassato, per poi puntarlo sulle loro mani così vicine.

Aveva abbassato la guardia, si era esposto e ora si trovava davanti a una scelta inevitabile, davanti a un punto di non ritorno.

Lo sapeva che, se avesse stretto quella mano, si sarebbe sfogato con il romano e si sarebbero avvicinati di più, che poi era un po' lo scopo di quelle uscite.

Però sapeva anche che, se si fosse sottratto a quella presa, tutto sarebbe cambiato in senso opposto.

Prendere o lasciare.

Ci pensò Fabrizio a prendere quella decisione per lui, raccogliendo tutto il coraggio che aveva accumulato in quei minuti e stringendo appena la mano di Ermal, senza pretese.

L'altro sgranò appena gli occhi per quel gesto improvviso, non amando molto il contatto fisico, ma si sorprese quando trovò quel contatto piacevole, stringendo la presa proprio quando Fabrizio ormai stava per ritrarsi.

-I tuoi occhi vanno bene così..-

Quella frase arrivò come un sussurro alle orecchie di Ermal, che quasi gli parve di esserselo immaginato.

-Tu vai bene così.-

Il romano continuò, sperando in un riscontro del riccio, che però si limitò a stringersi sempre di più in quella presa, come se ci si stesse aggrappando con tutte le sue forze.

Fu quando sentì il pollice di Fabrizio muoversi piano sul suo dorso, nel tentativo di farlo rilassare, che il riccio rilassò visibilmente ogni muscolo del suo corpo.

-Scusa, io.. non sono pratico per queste cose..-

Il riccio pronunciò quella frase in segno di scuse, come se volesse quasi giustificare la sua inesperienza davanti a un contatto fisico di qualsiasi tipo.

-Parlami de te.-

-Di me?
Beh, già lo sai.. insomma, faccio l'insegnante e-

Il modo lo interruppe con un sorrisetto, mentre scuoteva la testa.

-No, no!
Non de quello che fai, de quello che sei..-

Ermal si ritrovò a storcere il naso, sospirando appena mentre si mise a pensare a cosa avrebbe potuto dire.

Lo sapeva bene che quello che fai è collegato a ciò che hai, che un giorno potresti perdere e non avere più.

Parlare di ciò che si è, però, è molto più difficile, perché il riccio nemmeno lo sapeva in quel momento, da piccolo era sempre più facile.

L'ultimo pensiero lo convinse a parlare, facendogli spuntare un piccolo sorriso insicuro.

-Fin da quando sono piccolo sono abbastanza.. ribelle, sai?
A scuola ne combinavo di tutti i colori..-

-Tu?!-

Fabrizio spalancò la bocca, completamente sorpreso da quella rivelazione, mentre Ermal scoppiò a ridere fragorosamente per la sua reazione.

-Me stai a dì che tu, che mo se parlo così a scola a momenti me spezzi na gamba e famo pure l'altra, da piccolo eri nteppista?-

Ermal si morse il labbro inferiore, annuendo divertito.

-Una volta mia madre aveva deciso di farmi crescere i capelli, avevo 8 anni e il ciuffo che si era formato non mi piaceva.
Così preso dalla rabbia andai a recuperare le forbici e me li tagliai da solo..-

-Oddio, c'hai na foto?-

Il riccio si ritrovò ad annuire incerto, tirando fuori il telefono e facendogli vedere la foto.

Fabrizio la osservò per qualche secondo, sbattendo piano gli occhi, per poi iniziare a ridere in modo incontrollato, tenendosi la pancia e non riuscendo più a smettere.

-Che capelli de merda.-

-Hei!-

Ermal mise un piccolo broncio, mentre mangiava il cornetto che aveva ordinato poco prima, sporcandosi completamente di cioccolato.

-Sei.. sei sporco lì..-

-Qui?-

Ermal prese a leccarsi le labbra in modo lento, nel vano tentativo di pulirsi.

Da un punto di vista sembrava un piccolo bambino incapace, ma d'altra parte Fabrizio non riusciva a smettere di fissare la lingua del riccio che si muoveva con poca maestria sulle sue stesse labbra, accarezzandole in modo lento, ipnotico.

-N-no, qua..-

Fabrizio si ritrovò a prendere un fazzoletto, avvicinandosi a lui e pulendolo con un sorrisetto divertito sul volto.

Indugio sulla guancia di Ermal, regalandogli una piccola carezza e sentendo la pelle del riccio scaldarsi sotto il suo tocco.

-Nun sei tanto male infondo..-

-Non è esattamente il modo migliore di fare un complimento a qualcuno!-

Ermal ridacchiò appena, premendo delicatamente la guancia contro la mano di Fabrizio, lasciandosi completamente andare a quelle attenzioni.

-Infatti nun te volevo fa ncomplimento.
Sei precisino, cinico, permaloso, so tutto io-

Ermal lo interruppe, imboccandolo con un pezzo del suo cornetto e ridendo in modo bambinesco.

-La prossima volta ti tiro un morso.-

-E sei pure violento!-

Fabrizio borbottò, mentre ingoiava e lo guardava con un finto broncio.

-Senti, ma tu?
Com'eri da piccolo?-

-Ero nbambino npo' polemico..-

Ermal alzò un sopracciglio, fissandolo in modo curioso mentre sorseggiava il suo cappuccino.

-In che senso?-

-C'hai presente le patatine Crick crock?-

Il riccio annuì, mentre Fabrizio si morse il labbro inferiore, evidentemente in imbarazzo.

-Trovavo le sorprese diverse da come erano disegnate sulla confezione.. e dicevo a mi madre che dovevamo denuncia..-

Ermal, nel sentire quelle parole, iniziò a ridere così forte che sputò praticamente quasi tutto il caffè che aveva iniziato a bere, sporcando il tavolo e facendo girare tutti i clienti verso il loro tavolo.

-Non ci posso credere!
Denunciare le patatine!-

Fabrizio venne contagiato dalla risata di Ermal, guardandosi intorno e arrossendo imbarazzato, mentre si alzava per pagare il conto.

-Hai fatto er lago de caffè ricciolì!-

Prese Ermal per mano e iniziò a correre verso l'uscita, trascinandolo con se con un sorrisone che non indossava sul viso da un sacco di tempo.

Guardandosi indietro a un paio di mesi prima, non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in una situazione simile con il riccio.

Ora, però, aveva capito che Ermal non era solo un rigido so tutto io, era anche fragile e bellissimo nella sua fragilità.

E Fabrizio voleva accarezzare con delicatezza tutte le corde della sua anima, come fa con la chitarra quando compone una canzone.

-Ma tu la senti o no questa emozione?-

Ermal sospirò, irrigidendosi appena mentre entrambi camminavano verso la scuola, ripensando alla mattinata che avevano passato insieme.

-Di.. pace?-

Fabrizio sorrise alla domanda di Ermal, annuendo velocemente mentre entravano nella scuola, fermandosi davanti alla da professori.

-C'ho lezione io..-

-Io alla prossima ora!-

Il romano sorrise, allontanandosi di qualche passo.

-Fabrizio?-

-Sì?-

Ermal si avvicinò a lui, mettendo a tacere ogni domanda e ogni sorta di dubbio che la sua testa gli stava proponendo in quel momento, posando un leggero bacio sulla fronte di Fabrizio.

In quel momento non erano il professore rigido e quello più alla mano, non erano il so tutto io e il romanaccio coatto.

In quel momento erano solo Ermal e Fabrizio, con le loro fragilità e i loro punti di forza, e andava bene così.

-Buon lavoro, pescatore.-

E con un sorriso sinceramente sereno, si allontanò velocemente da lui, entrando nella sala professori con un sospiro di chi, dopo tanto tempo, si sente di nuovo al sicuro.

Sensazione che durò poco, perché dopo qualche minuto sentì la porta richiudersi e notò la figura di Marco fare capolino nella stanza, guardandolo male.

-Buongiorno vicepreside, posso fare qualcosa per lei?-

-Oh, non prendermi per il culo Ermal, guarda che vi ho visti.-

Il riccio lo guardò sconvolto, non sapendo esattamente cosa fare o cosa dire.

-Non mi sembra siano affari suoi.-

-Oh, lo sono dal momento che rifiuti uno come me per un pescatore coatto come lui.-

Marco era furioso, mentre guardava Ermal in un modo così tenebroso che il riccio ebbe quasi paura di contraddirlo.

-Abbiamo solo preso un caffè, e poi decido io a chi dare il mio tempo e le mie attenzioni.-

-La metti così?-

In un momento lo accerchiò, ritrovandosi dietro di lui e raggiungendo il suo orecchio, senza toccarlo.

-E se tutta la scuola venisse a conoscenza del tuo segreto?
E se il tuo amato venisse a sapere di cosa è successo anni fa?-

-Non so di cosa parli.-

Cercò di divincolarsi, ma il vicepreside lo prese per un braccio, tirandolo a se.

-Invece lo sai benissimo, ricciolì.
Certo che lo sai, il vero motivo per cui non vuoi essere toccato, per cui ti senti usato ogni giorno..
O non è forse questo che hai detto alla tua amica Fiorella la scorsa volta?-

-Mi spii?!-

-Indago, per ciò che mi serve.-

Si allontanò velocemente da lui, mantenendo lo sguardo fisso nel suo.

-Hai due giorni per pensarci.
Poi parlo Ermal.-

Detto questo se ne andò, lasciando il riccio da solo in quella stanza, con gli occhi lucidi di chi si sente con le spalle al muro.

Con gli occhi lucidi di chi ha qualcosa di bello.

Ma non può più tenerlo.

Spazio biscotto 🍪:

Scusate per la fine orribile di questo capitolo, prometto che mi farò perdonare... in futuro..

Spero che il resto carico di dolcezza vi sia piaciuto comunque!

Vorrei ringraziare la mia squad unaMETAfincheMORO per il continuo supporto, soprattutto perché la storia è (grazie a tutti voi) #2 in #metamoro e non esisterebbe se le mie fantastiche amiche non mi avessero suggerito la trama.
Vi voglio bene, grazie tante!

E grazie a tutti voi per il continuo supporto e per i commenti che mi lasciate tutte le volte, siete fantastici.

Alla prossima

Erika 😈

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top