Perché proprio lui?

Felicità.

Le persone passano in media tutta la loro vita a pensare a questa parola, che dentro di se racchiude molto più del significato stesso di essa.

Tutta la vita perché, anche quando ce l'hai, spesso non riesci a godertela, troppo perso a domandarti se sia quella la vera felicità, il vero senso di tutte quelle cose che formavano il tuo piccolo mondo.

Quando ne sei certo, invece, non passi il tuo tempo a domandarti chissà quali cose, però ti fai sopraffare da tutte quelle ansie che, in un primo momento, avevi messo da parte, troppo impegnato nella tua ricerca.

Tenersi stressa una cosa è più difficile che conquistarla, perché quando conquisti una cosa non ci fai più di tanto caso, non pensi al dopo, pensi solo a mettere sul piatto tutto quello che hai e misurarlo con il piatto dell'altra persona, nel tentativo di trovare un equilibrio perfetto.

E quando lo trovi, beh, è lì che inizia la vera salita, che non si tramuterà mai completamente in discesa.

Essere felici insieme significa anche condividere tempo insieme, e cioè condividere passioni, burrasche, cambiamenti, giornate di sole e di pioggia, che non è esattamente sinonimo di equilibrio.

L'amore in generale non lo è, lo dice la definizione stessa, l'amore è un sentimento e i sentimenti non si possono esprimere, non possono essere equilibrati, altrimenti non sarebbero sentimenti.

Come può, allora, l'amore renderti felice?

Non c'è nessun senso logico, come sempre quando si parla d'amore, Jorge Ortega y Gasset, un grande filosofo, diceva sempre che tutto ciò che l'uomo compie è prettamente utopico: la verità è che ciò che ci rende felici è tutto ciò che effettivamente non possediamo, che non potremo mai avere interamente, come l'equilibrio in amore.

Tutto ciò che sappiamo è che in alcuni casi una sorta di equilibrio c'è, e che i momenti in cui ci siamo urlati contro a vicenda e abbiamo passato un temporale stretti nelle nostre indecisioni, quelli ci serviranno per apprezzare pienamente quei momenti equilibrati, e per essere felici.

Solo questo è quello che ci è dato sapere, ed è inutile cercare di tradurre i sentimenti in parole, le emozioni in discorsi, perché lo stesso filosofo usava spesso la frase "Traduttore, traditore", ed Ermal ne era fermamente convinto: tradurre significava tradire.

Ma se è vero che l'uomo rincorre solo utopie e imprese irrealizzabili, allora in quel momento lui stava facendo esattamente questo, stava rincorrendo una traduzione impossibile per sbattere in faccia a Marco tutto ciò che di bello stava cercando di ostacolare, fin dal primo momento.

Un attimo di indecisione percorse la sua schiena insieme a tutti quei brividi che i pensieri compiuti in quegli istanti gli avevano provocato.

Vicepresidenza.

Ermal sospirò ripetutamente, leggendo quella parola più di una volta nella sua mente, mentre silenziosamente si chiedeva, fra se e se, se ne valesse la pena.

Così ripensò a Fabrizio, a tutti i momenti che insieme avevano vissuto, da quelli più belli a quelli più brutti.

Soprattutto, per qualche minuto, si concesse di soffermarsi agli ultimi giorni che insieme, a casa sua, avevano vissuto, fra le mura di quelle stanze tanto grandi ma al tempo stesso troppo piccole per contenere tutti i sentimenti che avevano provato.

Forse fare una sparata del genere sarebbe stato rischioso, ma Ermal non aveva bisogno di porsi tante domande, già la sapeva la reale risposta.

Valeva la pena commettere un tale casino per provare a salvare un rapporto così incasinato, anche se bello?

Valeva la pena per avere ogni mattina un Fabrizio che, in boxer anche in pieno inverno, preparava una colazione ricca e gustosa nella sua cucina?

Per addormentarsi sul divano in compagnia di due bambini che, anche se piccole pesti, erano capaci di scaldargli il cuore con un solo sorriso?

In un attimo un sorriso si sedette su una fossetta nata sul viso di Ermal e tutto prese forma, in un modo così spontaneo che il riccio non aveva più bisogno di chiedersi cosa fosse la felicità o dove si fosse nascosta fino a quel momento: il destino aveva custodito la sua nel cuore grande e un po' malandato del romano più buono e rozzo che esista al mondo, Fabrizio Mobrici.

-Piuttosto disoccupato, ma non senza di lui.-

Sussurrò quelle parole a se stesso, prima di prendere un respiro profondo e aprire la porta con violenza, richiudendola subito alle sue spalle.

Marco, che fino a quel momento aveva lo sguardo fisso sullo schermo del suo computer mentre sgranocchiava qualche biscotto, sussultò senza preavviso mentre portò lo sguardo sul viso stanco e arrabbiato di Ermal.

Lo squadrò con un'occhiata fugace, notando subito le occhiaie che caratterizzavano i suoi occhi e deducendo che il riccio, quella notte, sicuramente non aveva chiuso occhio, e che quindi era venuto a conoscenza della sua decisione.

O forse doveva dire trovata geniale?

-Non si usa bussare, signor Meta?-

-Non si usa andare a farsi fottere, signor vicepreside?-

Marco provò a ribattere con aria saccente, mettendo in mostra la sua carica, ma Ermal portò con violenza le mani sulla sua scrivania, producendo un rumore assurdo e incenerendolo senza pensarci due volte.

-Oh, stai zitto Marco, sono stato fin troppo educato con te, piccola sanguisuga insignificante.-

-Ti consiglio di moderare i toni, Ermal, se non vuoi essere licenziato in tronco.-

-L'unica cosa che voglio, francamente, è che tu recuperi un minimo di buon senso e non spedisca Fabrizio lontano da una scuola che ama, e da cui è amato a sua volta, e soprattutto da due figli che hanno bisogno di entrambi i genitori in città.-

Il vicepreside si alzò, con un sopracciglio inarcato a fissare il riccio con un cipiglio sorpreso, quasi sconvolto, raggiungendolo lentamente e prendendosi qualche secondo per analizzare la situazione.

-Fammi capire bene, vediamo se è tutto chiaro..
Tu mi stai dicendo che non sei stato disposto a perdere il posto quando ho minacciato te su una cosa molto più grave, ma lo sei adesso nel momento in cui minaccio il tuo fidanzatino?-

Ermal storse il naso a quella frase, mentre gli occhi gli si fecero piano piano sempre più lucidi, tanto che fu costretto ad abbassare lo sguardo.

Cosa poteva saperne lui?

Cosa poteva saperne del male che Ermal era disposto a subire su se stesso, pur di difendere delle persone che più amava al mondo?

Forti non si nasce, lo si diventa con il tempo, ma se c'era una cosa di cui il riccio si era reso conto da subito, fin dal primo momento, era che Fabrizio lo aveva fortificato, convincendoli che non era mai troppo tardi per accettare di ricevere amore da qualcuno.

Fabrizio aveva completato il puzzle della sua felicità, come le istruzioni che ti fanno capire la posizione esatta di ogni singolo pezzo.

E se il riccio dovesse pensare a se stesso come un'opera d'arte, allora sicuramente Fabrizio lo aveva dipinto, aveva dipinto i dolori mancanti dentro al suo arcobaleno.

-Amare significa questo, Marco, e mi dispiace che tu non possa capirlo, che tu abbia una visione così utopica dell'amore, che credi di farlo ma in realtà ti fermi solo alla promessa di quello.
Non ti chiedo di far rimanere Fabrizio con me, perché, mio malgrado, so di essere una parte della sua felicità, ma so di non essere la parte più grande, come invece lo è lui per me.
E la motivazione non è che mi ami di meno, ma che ama i suoi figli di più.
Diventare padre è molto facile, esserlo invece è terribilmente difficile, ma credimi quando ti dico che lui è uno dei padri migliori che io abbia mai conosciuto, forse anche grazie ai suoi splendidi figli.
L'amore per un figlio è incondizionato, non si spiega, magari io e Fabrizio ci lasceremo fra un mese, un anno, dieci, chissà, l'amore per un figlio invece è una certezza, e davvero vuoi la responsabilità di ostacolare un rapporto così?
Se vedessi Fabrizio insieme a loro due no, ti assicuro che non lo vorresti.-

-E allora cosa mi stai chiedendo, di grazia, Ermal?-

Il cuore di Marco perse un battito nell'osservare il modo in cui gli occhi di Ermal si illuminarono, persi a guardare il vuoto e ricordare, molto probabilmente, un qualche momento in cui aveva avuto il privilegio di toccare con mano il filo di diamante che unisce il cuore di un padre a quello dei suoi figli, quando li si ama davvero, fortuna che Ermal, con il suo, purtroppo non aveva avuto.

Ma andava bene così.

-Ti chiedo di trasferire me in Puglia.
Se proprio devi trasferire qualcuno, fallo con me.
Sarò sincero Marco, tu sei un bell'uomo, ma il mio cuore pompa sangue con il solo fine di bearsi di un battito cardiaco diverso, e anche se questa persona dovesse sparire dalla mia vita, non penso che tu potrai mai essere la frequenza cardiaca giusta per me.
Siamo su due lunghezze d'onda diverse, e non sono disposto a vendere il mio amore a qualcuno per cui il mio cuore mantiene il suo battito regolare.
Non ho niente da perdere io, qui, se non Fabrizio, ma lo perderei comunque.. no?
Quindi se qualcuno deve partire, sono disposto ad essere io, se solo mi prometti che non smuoverai neanche col pensiero Fabrizio da questa città.
Tutto quello che ti chiedo è un po' di serenità per lui e per i suoi figli, di me puoi fare ciò che vuoi, puoi spedirmi anche su Marte se ti fa piacere.-

Piccoli attimi di silenzio riempirono la stanza, uno di quei silenzi assordanti che quasi ti impedisce di pensare, ma che non impedì a Marco di osservare che, seppur lo avesse friendzonato, Ermal riusciva ad essere perfetto anche in questo, soprattutto nel suo modo di esprimersi.

Lo guardò per qualche secondo, osservandone i lineamenti e ricordandosi della prima volta che lo aveva visto, lì, nella sala professori.

Ermal, proprio come allora, era veramente bello... bello e rovinato.

Gli bastò osservare i suoi occhi tristi e le guance leggermente scavate, per rendersi conto di aver voluto talmente tanto una cosa, così ardentemente da accecarsi con le sue stesse mani, non rendendosi conto di averla sgualcita togliendole l'unica cosa di cui davvero le importava: l'amore.

Ermal era bello come sempre, ma qualcosa era cambiato dal momento in cui era entrato, ed erano i suoi occhi.

Il riccio non aveva mai avuto occhi profondi, questo lo aveva più volte ribadito, e lo aveva anche aiutato, in quel momento, ad accompagnare la solitudine che quelle parole avevano provocato in Marco.

I suoi occhi erano terribilmente spenti, se non per quel velo di arrendevole tristezza, mentre il riccio quasi supplicava l'altro di non far soffrire l'uomo che con tutto se stesso amava.

Amava.

Quella consapevolezza provocò un'enorme fitta allo stomaco di Marco, e un'altra ancora all'altezza del petto: Ermal era innamorato di Fabrizio.

Questa era una cosa che non aveva mai messo in conto, vedendo Ermal troppo fragile e scottato per  poter cominciare ad amare, ed era così convinto che la loro fosse solo attrazione che non si era minimamente reso conto della crescita personale che Ermal aveva fatto in quei mesi.

Prima di Natale non si sarebbe mai sognato di piombare nel suo ufficio e fargli un discorso del genere, così come non si sarebbe mai immaginato nemmeno di cantare quella canzone davanti a tutta la scuola.

Eppure lo aveva fatto, e sempre per una sola ed unica persona: Fabrizio.

-Perché lui, Ermal?-

Quella domanda arrivò quasi come un sussurro alle orecchie del riccio, che dopo un attimo di indecisione rilassò i lineamenti del suo viso, addolcendoli e scrollando le spalle, mentre timidamente esponeva la natura di quel sentimento che, mese dopo mese, aveva con cura coltivato.

-Sai, quando l'ho visto arrivare in questa scuola, o meglio, quando mi è piombato addosso, io.. io mica lo sapevo che saremmo arrivati a questo punto, e non lo immaginavo neanche distrattamente.
Per me Fabrizio era solo un rozzo romano che a stento sapeva dire ciao in inglese, non era come quegli uomini precisi e impostati a cui mi ero sempre avvicinato, per trovarne uno simile a me.
Col tempo, però, capii che ci fosse qualcosa in più perché la sua presenza non mi lasciava minimamente indifferente, anzi, tutto il contrario: mi infastidiva.
Inizialmente l'ho attribuito alla mia attitudine nel non sopportare i cambiamenti, dicevo che col tempo mi sarei abituato alla sua presenza, ma dimmi, quanto avevo sbagliato se ancora oggi, vedendolo arrivare, sento lo stomaco rivoltarsi mille e mille volte?
Ho visto questo sentimento crescere davanti ai miei occhi finché, pur negandolo fino alla fine, mi è esploso colpendo irrimediabilmente il mio cuore.
Fabrizio si è preso cura di me, mi ha fatto ricredere su tutti i pregiudizi che avevo e, prima che me ne accorgessi, ha fatto i bagagli e ha arredato le pareti cupe e tristi del mio cuore con il suo modo di fare.
E chi se ne importa se non è impostato?
Cosa me ne frega se non parla quasi mai in italiano e ho dovuto prendere lezioni personali di romanaccio per comprenderlo?
Comprendere, comprendere, tutti cercano di comprendere e pensando che sia lecito farlo, quando invece basterebbe amare.
Non c'è equilibrio nell'amore, come non c'è equilibrio fra un professore di inglese e uno di filosofia eppure, lasciamelo dire, il rapporto che ho con Fabrizio è la cosa più ben riuscita che io sia mai riuscito a creare e proteggere, senza pensarci, senza programmare, è semplicemente successo.
E quando ti ricapita una cosa così?-

Quelle parole investirono Marco come un treno in corsa, lasciandolo spiazzato e senza una risposta pronta a concreta per poter ribattere, mentre Ermal scuoteva la testa e, arreso, raccoglieva la sua roba e si preparava ad uscire dalla stanza.

-Più semplicemente ti dico che sì, odio i cambiamenti, ma non ci penserei due volte a prendere un aereo e cambiare tutta la mia vita per essere certo che lui ne abbia una migliore.
Amare significa questo, mettere il bene di una persona davanti al tuo, e nonostante tutto il male che mi hai inflitto in questi mesi, spero davvero che tu un giorno possa provare una cosa del genere.
Pensa alla mia proposta, buona giornata Marco.-

In un attimo il riccio si voltò, raggiungendo la porta e richiudendosela alle sue spalle, non accorgendosi minimamente dell'istantanea che volò via dalla tasca del suo cappotto.

-Ermal, hai...-

Ma il riccio era già andato via, così il castano si prese la libertà di raccoglierla e, delicatamente, girarla dal verso giusto per poterla osservare.

Fu quando si trovò davanti i volti sereni e accoccolati di Fabrizio ed Ermal, stretti l'uno all'altro sotto la neve di San Pietroburgo, che Marco si rese conto di essere stato davvero uno stronzo.

Un grandissimo stronzo.

Nel frattempo, qualche ora più tardi, Ermal si recò velocemente in sala professori, cercando Fabrizio in modo disperato e augurandosi, dentro di se, che le sue parole avessero smosso Marco dalla sua decisione iniziale.

Certo, il pensiero di tornare in Puglia e ricominciare da zero lo rendeva ancora più nervoso del normale, ma al tempo stesso non voleva che il moro fosse costretto a separarsi dai suoi figli per colpa di una stupida ossessione che Marco aveva nei suoi confronti.

-Te voi calma?
Mo vedi che arriva, stai a fa avanti e indietro da dieci minuti!-

Andrea Ra mise una mano sulla schiena del riccio che, preso alla sprovvista, si girò prontamente verso di lui e lo abbracciò per la prima volta nella sua vita.

Il romano sgranò gli occhi, ricambiando piano l'abbraccio e stupendosi dell'atteggiamento del suo collega, sorprendendosi di quanto Fabrizio fosse riuscito effettivamente a cambiarlo.

-Sì sì, so contento che l'amico mio e er mi fidanzato iniziano ad anna d'accordo, ma anche meno eh, che poi so geloso.-

In una frazione di secondo il riccio si staccò dal collega e si catapultò fra le braccia del suo compagno, accogliendolo con un bacio dolce e bisognoso, lasciando tutti stupiti all'interno della sala.

Era la prima volta che vedevano una loro dimostrazione d'affetto in pubblico e, per quanto fossero sconvolti dato che non era proprio nell'indole di Ermal, nel profondo tutti quanti esultavano silenziosamente per quel traguardo raggiunto.

-Affittatevi una stanza, Dio mio!-

Beh, forse non proprio tutti.

Elisa fece la sua entrata d'effetto all'interno della stanza, sculettando come suo solito e fulminando Ermal, mentre schiarendosi la voce si affrettava a guardare tutti gli altri.

-Deduco che siate tutti al corrente del trasferimento, a questo punto.-

-Nun tiriamola pe le lunghe, quanno me ne vado?-

L'occhiata confusa di Elisa fece rinsavire di colpo tutti i professori, tutti, eccetto Ermal, che sospirando abbassò lo sguardo, facendo un passo avanti.

-Penso che quello a trasferirsi non sia tu..-

-Ma che vi siete fumati durante la pausa, scusatemi?
Per tutti i trucchi del mondo, quello ad andarsene è Marco, stiamo semplicemente cambiando vicepreside!-

-Cosa?!-

Un urlo generale riempì la stanza, mentre Elisa alzava gli occhi al cielo e annuiva nuovamente, sistemandosi poi la giacca.

-Penso che abbiate seriamente bisogno di una vacanza, non vi vedo messi proprio bene e.. oh!
Quasi dimenticavo, mi ha chiesto di consegnarti questa.-

Con un rapido gesto della mano, Elisa consegnò la polaroid ad Ermal, con annesso un bigliettino che recitava una piccola frase.

Il riccio se la rigirò fra le mani per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore e decidendosi, dopo qualche secondo, a leggerla.

-Caro Ermal,
Guardando questa foto tutte quelle parole che hai pronunciato nel mio studio hanno preso forma.
Non sono stato il classico esempio di brava persona con te, e non è forse vero che l'amore dovrebbe rendere migliori?
Hai ragione tu, forse ancora non so cosa significhi amare, e dubito che restare qui mi aiuterà a comprendere.
Lasciami dire però, senza secondi fini o intenzioni, solo perché è l'ultima volta che ci sentiamo, che spero davvero un giorno di provare quel sentimento che, fra miliardi di persone, ad occhi chiusi ti ha fatto scegliere un pescatore simile.
Sul serio, donagli un po' di buon gusto.
Con affetto,

Marco.-

Un sorriso sincero si dipinse sul viso di Ermal, che con un sospiro pose fine alla sua lettura, sotto lo sguardo confuso di Fabrizio.

-Ao Ermalì, me voi di che hai combinato stavolta?-

Le braccia di Ermal si incontrarono velocemente attorno al collo di Fabrizio, che prontamente si sporse a fare nasino nasino con il suo uomo, perdendosi in quel momento e dimenticandosi perfino la domanda.

Il riccio, invece, si perse ancora un po' a pensare a come Marco, con delle semplici parole, aveva cambiato il suo atteggiamento.

Si ritrovò a pensare che era proprio vero che, quando non conosci l'amore, nascondi la parte migliore di te, un po' come lui quando ancora non conosceva Fabrizio.

Ma ora che era lì con lui, tutto combaciava.

E non aveva più bisogno di chiedersi cosa fosse la felicità, perché la sentiva in ogni frequenza del suo battito ancora accelerato.

Spazio biscotto 🍪:

Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo...

Speravo che questo momento non arrivasse mai, ma non temete, perché non è l'ultimo aggiornamento!

C'è ancora l'epilogo da fare, per cui non abbiamo ancora finito con questa storia, senza contare che vi aggiornerò su #importantinovità!

Innanzitutto, come sempre, voglio ringraziare la mia squad unaMETAfincheMORO  per essermi sempre vicine, come una bellissima famiglia, vi voglio un mondo di bene, e per sempre sarà così.💛💙

E grazie a voi per essere arrivati fino a qui!

Alla prossima

Erika😈

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