Non sorridi mai?
"Ma dove cazzo so capitato?"
-Buongiorno ragazzi.. io so Fabrizio Mobrici, sono qui per insegnarvi filosofia..-
-Potrebbe leggere anche la sua lista della spesa e comunque la imparerei a memoria lo stesso!-
La voce di Elodie fece eco nella stanza, mentre Giovanna alzò gli occhi al cielo e la guardò con un'espressione carica di sdegno.
-Peggio di Elisa questa eh, che vita triste..-
Fabrizio, che fino a quel momento aveva mantenuto un colorito stabile, si ritrovò ad arrossire violentemente davanti a quell'ennesimo apprezzamento, trattenendo poi le risate per il commento sarcastico della studentessa in prima fila.
"Sarà che so tutte allupate sorè, che te devo di.."
-Cerchiamo comunque di mantenere un atteggiamento composto, sono sempre il vostro professore, ma potete damme der tu.. sennò mi sento nvecchio.-
-Ma magari tutti i vecchi fossero come lui!-
Francesca sussurrò in direzione delle amiche, facendole ridacchiare.
Inutile dire che Fabrizio ci provò, con tutto se stesso ma inutilmente, le espressioni in romanaccio venivano sputate fuori dalla sua bocca senza prima averla collegata al cervello.
-Oggi iniziamo Marx, ho visto che con la vostra professoressa avete già fatto parte del programma.-
Si sentì un mormorio generale mentre tutti quanti iniziarono a sbuffare, prendendo il loro libro di testo.
-Prof, ma è er primo giorno che arriva! Non possiamo fa la cazzata del conoscerse meglio?-
Fabrizio sorride a Niccolò, restando particolarmente felice del fatto che anche fra gli studenti ci fosse qualcuno che parlasse come lui, si sarebbe sentito a suo agio, sicuramente..
Una piccola parte di lui pensò questo, un'altra ancora invece, quella voce che era rimasta incastrata nella sua mente, gli suggeriva di richiamarlo e chiedergli di usare un linguaggio più consono all'ambiente in cui si trovavano.
"Consono, poi.. che vor dì? Mica semo ar carcere su!"
-Non penso che dovrebbe...-
Le parole però gli morirono in gola, mentre rilasciò un sospiro e scosse la testa, deciso.
Lui non era così, non lo era mai stato e di certo non avrebbe cambiato atteggiamento a causa del discorso di un riccio multilingue e col ciclo.
"Fanculo Ermal."
-Non dovresti prendere certe iniziative! È importante per me oggi cercare di capire il vostro livello, per iniziare a mobilitarmi e a farvi imparare cose nuove nel modo più leggero che riesco..-
Si ritrovò poi a sospirare, mentre iniziava a spiegare e già dopo dieci minuti il livello di attenzione della sua classe era più basso del suo quando si svegliava la mattina.
Capì che doveva necessariamente fare qualcosa per smuovere la situazione, per cercare di catturare la loro attenzione.
-Allora.. tu, come te chiami?-
La ragazza sgranò gli occhi, arrossendo impercettibilmente e tossicchiando per scacciare l'imbarazzo.
-Sara..-
-Ecco, Sara, c'hai presente la casa tua? Quella dove dormi tutte le notti e ce vivi da quando ancora te succhiavi er pollice?-
Sara si ritrovò ad annuire, parecchio confusa da quella strana domanda.
-Ecco, nun ce l'hai più!
Puff, sparita, o meglio.. ce l'hai ma non è tua, è de tutti.
Tutto er monno è de tutti, nun ce sta più er concetto de proprietà privata!
Pe capisse, potrei anna a piscia a casa der prof de storia, Andrea, e quello nun me po dì niente perché è pure casa mia!-
Gli studenti lo guardarono allibiti per i primi secondi, per poi scoppiare in una risata generale, lasciando andare tutta la tensione.
Fabrizio d'altra parte, sorrise soddisfatto per essere riuscito nel suo intento, così dopo aver richiamato la loro attenzione, continuò a spiegare.
-Okay, iniziamo a capisse!
Secondo concetto importante: la lotta de classe!
È un po' come l'equilibrio della scuola, se ce pensate.
Ce so certi momenti in cui comanna la preside, altre volte in cui invece gli studenti se ncazzano e fanno sciopero, occupazione, fottono er sistema!
Marx vole proprio questo, che er proletariato se ribelli ar capitalismo!
E nfatti poi sarà questo lo spunto pe la Rivoluzione Russa, ma questo ve lo spiega Andrea!-
Gli studenti erano ormai incantati dalla spiegazione del moro, non gli era mai capitato di trovare un professore che si mettesse quasi al loro pari e che facesse lezione in un modo così divertente.
Inoltre, anche quei pochi che in filosofia prendevano sempre insufficienze, finalmente iniziavano a interessarsi e a capirci qualcosa.
-Sappiamo a chi da la colpa pe la prossima autogestione!-
Prese nuovamente parola Niccolò, mentre tutti iniziarono a battere le mani sui banchi.
-OLEEEEE OLE OLE OLEEEEE MAAAAARX MAAAAAARX!
AUTOGESTIONE, MARX DACCI L'AUTOGESTIONE.
AUTOGESTIOOONEEEE MARX DACCI L'AUTOGESTIOOOOONEEEEE.-
-E anche dei compagni di classe intelligenti, che scarseggiano, per favore..-
Ylenia prese parola, prendendosi il viso fra le mani e imprecando a bassa voce contro quei buzzurri.
Fabrizio, in tutta risposta, rise sollevato mentre si passava una mano fra i capelli, pensando che poteva quasi abituarcisi e che quel primo giorno non stava andando poi così male.
O meglio, era quello che pensava prima che Ermal, che per puro caso stava passando proprio dalla sua classe, si fermò sulla soglia della porta, riservandogli uno sguardo truce.
"Ma questo se sdoppia pe sta sempre nmezzo ai coglioni?
Quanto è bello però.."
-Buongiorno Erm-
-Sono il signor Meta per te, soprattutto in questo istituto.-
Detto questo, il riccio si avvicinò con aria presuntuosa al romano, facendolo impallidire un po' per l'ansia.
-Sa, signor Mobrici, quando stamattina le ho detto di mantenere un comportamento consono al luogo in cui si trova, di certo non intendevo spingerla a invogliare gli studenti a un'autogestione, o peggio, parlare con loro come se fossero la signora anziana del quartiere che conosco da anni.-
Fabrizio deglutì a vuoto, rilasciando un sospiro, non voleva litigare con qualcuno già dal primo giorno, soprattutto non da qualcuno che lo attraeva in quel modo, ma con Ermal era del tutto impossibile!
Sembrava più impostato lui della preside, così precisino e rispettoso di un'etica che non tutti sono bravi a rispettare.
Una cosa aveva imparato di sicuro quel giorno: Ermal era pesante.
Pesante, certo, ma fin troppo affascinante...
-Stavo spiegando Marx... cioè.. la lotta di classe e-
Ermal lo zittì con un gesto della mano, avvicinandosi di poco a lui e guardandolo intensamente, con uno sguardo che Fabrizio non riuscì a sostenere per più di pochi secondi.
Così abbassò la testa, ma continuava a sentire lo sguardo di Ermal fisso su di se, iniziando a sentirsi violato, come se gli stesse rubando un pezzettino di anima semplicemente guardandolo.
-Filippo, la senti?-
Einar si girò verso il suo compagno di banco, bisbigliando quelle poche parole che fecero sorridere l'altro, che gli regalò uno sguardo complice.
-La tensione sessuale che sale? Sì, la sento..-
-Non mi interessa cosa stavi spiegando, mi interessa che tu mantenga un giusto atteggiamento quando sei qui.
Poi quando sei fuori puoi pure fare una gara di poesie in romanaccio, non mi interessa, qui ti comporti diversamente, ci siamo capiti?-
Fabrizio annuì appena, provando a replicare, ma Ermal era già andato via, lasciandolo lì con i nervi tesi e i battiti ancora accelerati.
Quello sguardo, quel maledetto sguardo.
-Fighetta.-
Si lasciò scappare poi, ripensando al suo comportamento del tutto odioso e insopportabile, facendo ridacchiare l'intera stanza.
"Sarà una lunga giornata."
Ermal si ritrovò a fare lo stesso pensiero, mentre a passo svelto e ancora nervoso, si dirigeva verso l'aula insegnanti, sperando di non trovarsi nessuno, ma qualcuno ci trovò.
Fiorella.
"Grazie a Dio!"
-Fiorella! Ti prego, dimmi che hai molto tempo libero..-
Lei si girò prontamente verso il riccio, regalandogli un sorriso gentile e intimandogli di sedersi accanto a lei.
-Certo tesoro, siediti pure qui e dimmi tutto, c'hai una faccia..-
-Ogni riccio un capriccio oggi, tutti rivolto verso la stessa persona.
Lo sapevo io che sarebbe stato un trauma l'arrivo del professore nuovo.-
Fiorella capì tutto, alzando gli occhi al cielo e guardandolo con un filo di disappunto.
-Ermal, tesoro, lo so che non ti piacciono i cambiamenti e che non sai gestirli, ma non ti sembra di esagerare un po'?-
-Esagerare?!- Ermal alzò un sopracciglio e scosse vigorosamente la testa, mettendo su un'espressione sconvolta mentre ripensava al nuovo professore. -Parla perennemente in romanaccio, tratta gli studenti come se fossero figli suoi e.. si veste da pescatore, okay? Si veste malissimo!-
Fiorella si ritrovò a guardarlo divertita, per niente convinta del suo discorso, mentre poggiò la guancia su una delle sue mani chiuse a pugno.
-Posso capire che siate molto diversi.. forse troppo, ma non puoi pretendere che siano tutti uguali a te Ermal!
E poi mettiti anche nei suoi panni, è il suo primo giorno, è tutto nuovo per lui.. cerca di non metterlo troppo sotto pressione.-
-Non sono io quello socievole, è Ra, ci penserà lui a farlo sentire a suo agio.-
La donna si ritrovò a sospirare, prendendogli la mano e cercando di farlo calmare.
-Va bene Ermal, cerca solo di non esagerare, non lo conosci bene, non sai fin dove arriva la sua pazienza..-
Ermal si ritrovò ad annuire, con la testa ancora persa nel loro scontro di pochi istanti prima, non capiva perché ma non riusciva proprio a trattenersi col romano, sentiva il bisogno di vomitargli addosso tutte le parole che gli venivano in mente, che la maggior parte delle volte erano pungenti, taglienti.
Sentiva il bisogno di farlo sentire sbagliato, pensiero che lo turbava molto, perché lui non era affatto così, anzi.
Allora perché il moro faceva uscire fuori quella parte di lui?
-Grazie mille per avermi ascoltato, come sempre Fiore.. vado a distrarmi un po' in sala prove, magari suonare mi schiarisce le idee..-
—————
-Rega, non potete capì che faccia c'aveva, sembrava volesse ammazzamme!-
Fabrizio si sfogò con i due colleghi appena ritrovati, mentre si lasciava andare sullo sgabello che si trovava davanti al pianoforte, accarezzando i tasti con una delicatezza disarmante.
-A Fabrì, quello è fatto così, va bene?
Nun te devi tormenta, nun sei te er problema, è che.. siete molto diversi, tutto qui..-
Andrea cercò di rassicurarlo, mentre Claudio accanto a lui prese ad annuire, sorridendogli incoraggiante.
-Non ti preoccupare, vedrai che col tempo il suo atteggiamento si modificherà un po'.. deve solo abituarsi a te.
Adesso perché non ci fai sentire qualcosa?-
Fabrizio ci pensò un po' su, per poi annuire e sistemandosi meglio sulla sedia, iniziando a suonare con gli occhi chiusi, completamente immerso nella sua canzone.
-Tolgo gli occhiali da sole per guardare il sole, butto un pacchetto di Marlboro e per l'ennesima volta mi ripeto che mai più le fumerò.
E i turbamenti sul futuro si appiattiscono al guinzaglio che ora stringo forte, ho programmato la mia dieta e gli impegni che da domani avrò..
Faccio la spesa dentro un centro commerciale e mentre osservo la bellezza, mi ripeto "dovrei approfondire quello che non so..".
Cerco solo il modo di trovare la pace che non ho..-
Ermal, che fino a quel momento era rimasto in disparte sulla soglia della porta, ora si stava lentamente avvicinando, sotto lo sguardo preoccupato di Andrea e Claudio.
-Ci sono giorni a cui non riesco a dare un senso, a percepire bene tutto quel che penso, sono un uomo che ama poi rinnega..
A volte invece non si spiega ma l'essenza della vita per sentirla basta farsi nient'altro, nient'altro che una seg-
Fabrizio aprì gli occhi proprio in quel momento, sgranandoli subito quando si ritrovò la figura di Ermal davanti e lanciando un piccolo urlo, smettendo subito di suonare.
-..sedia.-
Il riccio alzò un sopracciglio, fissandolo inorridito.
-Possibile che io debba incontrarti ovunque?
È una persecuzione.-
Fabrizio si alzò velocemente, arrossendo come un ragazzino mentre si ritrovava a pensare che non gli dispiaceva incontrare Ermal così spesso, nonostante il riccio non fosse dello stesso avviso.
-Beh, me spiace se siamo costretti a lavora nello stesso posto.-
-A me non interessa affatto, detto sinceramente, mi interessa solo del tuo atteggiamento, ripeto.
Per cui se vuoi cantare canzoni che parlano di seghe o altri attrezzi, mettiamola così, non farlo qui.
Sarebbe potuto entrare un alunno.-
Fabrizio si ritrovò a sbuffare, incrociando le braccia al petto.
-E daje però, mica c'hanno tre anni su.. sanno più cose de te.-
-Il problema non è ciò che sanno, ma la tua immagine!
Non devono vederti come un amico, ma come un adulto, una persona autoritaria, non puoi fare così, lo capisci?-
Fabrizio, però, non aveva più ascoltato una singola parola, perdendosi ad ammirare i lineamenti contratti di Ermal, che sprecava fiato ed energie per recuperarlo.
-Ermal, ma tu non sorridi mai?-
Quella domanda uscì spontanea dalle labbra del romano, prima ancora che lui potesse anche solo pensare di fermarsi.
Ermal corrugò la fronte, restando spiazzato e guardandolo sconvolto, non riuscendo a trovare le parole giuste da dire.
"Ho dimenticato come si fa."
Si ritrovò a pensare fra se e se, mentre a passo svelto, per l'ennesima volta, lasciò l'aula lasciando l'altro senza risposte.
E intanto Fabrizio si sentì un coglione.
Per l'ennesima volta.
Spazio biscotto 🍪:
Ringrazio come sempre la mia squad unaMETAfincheMORO per darmi continua ispirazione e per spronarmi nella scrittura!
Cercherò di aggiornare due volte a settimana come ho fatto ora, ma presto inizierò l'università, quindi non vi prometto nulla!
Grazie per essere arrivati fino qui.
Spero vi piaccia💛💙
Erika.😈
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