Intanto... Buon Natale.

I giorni erano passati velocemente, tanto che ormai, dopo mesi di interrogazioni, compiti in classe, risate e ansia, età già giunto l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie.

Il Natale, strana ricorrenza, strana soprattutto perché scatenava nelle persone milioni di emozioni diversi.

Ermal si ritrovò a pensarci, mentre ancora era in uno stato di dormiveglia, non era più nel mondo dei sogni, ma non era neanche ancora coi piedi completamente saldi sul terreno della vita reale.

Piedi che, in quel momento, erano freddi a causa della sua brutta abitudine di dormire senza calzini, freddi a tal punto che gli ricordarono quell'aria gelida tipica del Natale, facendo volgere i suoi pensieri ad esso prima ancora di farlo svegliare completamente.

Che poi, si ritrovò a pensare il riccio, lui nel mondo reale non ci viveva mai completamente, con la testa fra le nuvole che a volte riusciva anche a far aggrovigliare i pensieri come un gomitolo di lana, per poi giocarci come i gattini dispettosi.

Il mondo reale lo spaventava, perché era un grande concentrato di buio dove, se ti distrai troppo, rischi di perderti irrimediabilmente.

Vedeva le persone con gli occhi spenti, l'aria fredda e così composta, così reale che ogni volta si spaventava, così tanto che finiva per scappare via e chiudersi nel suo piccolo mondo perfetto, motivo per cui riusciva a socializzare poco con le persone che lo circondavano.

Per questo, quando lo accusavano di essere freddo e troppo impostato, si mostrava indifferente, perché tanto lo sapeva, che mostrarsi freddi era completamente diverso da essere freddi, come un pupazzo di neve.

Quando, invece, gli dicevano di avere gli occhi trasparenti, con tutto l'entusiasmo del mondo, come se fosse sempre una cosa positiva, gli scappava sempre un sorriso.

Perché pochi sanno com'è avere il fuoco negli occhi, che carbonizza i pensieri e accende i sogni.

In pochi sanno com'è quando ti viene naturale bruciare ogni pensiero razionale che il tuo cervello riesce a formulare, accendendo quelli istintivi direttamente sui tuoi occhi.

Gli occhi, uno strumento molto pericoloso, dove si depositano le tue emozioni in un modo così sincero e pericoloso, che permetti a chiunque di farti leggere, ma anche di farti ferire.

E in quel momento non riesci a sentire altro se non gli "stupido, stupido, stupido" del tuo cervello.

Già, in pochi sanno com'è, ma Ermal di ritrovò a pensare che era meglio così, perché il fuoco non aveva vie di mezzo: o ti riscaldava, o tu bruciava.

E non tutti hanno la forza di riprendersi da una brutta bruciatura, soprattutto se a bruciarli è il loro stesso fuoco oculare.

Improvvisamente, però, i suoi pensieri tornarono al Natale, a come aveva vissuto quel periodo durante la sua infanzia e adolescenza.

Certo, sicuramente sarebbe stato bello passarlo in famiglia, stare un po' con la sua mamma e i suoi amati fratelli, che costituivano una parte essenziale della sua vita e del suo cuore.

Però poi, inevitabilmente, i suoi pensieri volarono ai Natali passati senza regali, quelli in cui si sentiva sempre un po' più solo, dove a fargli compagnia c'erano solo delle bottiglie vuote e una forte puzza di alcol.

Dove vedeva i suoi amichetti felici di passare il Natale in famiglia, mentre per lui era un giorno esattamente come un altro.

Un giorno triste, fatto di botte e urla che riempivano la stanza, la testa.

Urla che appesantivano il cuore, perché ci sono mani che si stringono nel buio e ci sono mani che nel buio si feriscono.

Si ritrovò a pensare che, no, non gli piaceva il Natale, esattamente come non gli piacevano tutti gli altri giorni.

Odiava il Natale un po' di più, però, perché era un motivo di gioia per tante persone, mentre per lui era solo un'altra giornata di merda, un po' meno solitaria forse, ma pur sempre di merda.

Lo infastidiva svegliarsi la mattina di Natale e pensare che si era svegliato da solo anche quel giorno, e chiedersi poi se andasse bene ancora così.

Se la libertà è una prigione immensa, o se è solo il freddo di quel mattino in solitudine.

Con quei pensieri, senza trovare risposta alle mille domande che già invadevano la sua mente, si alzò dal letto mentre tremava leggermente, ma non per il freddo.

Era il residuo di quei vecchi ricordi, infatti, a farlo tremare come un bambino anche a 37 anni suonati, ma che poteva farci?

Niente, lo sapeva bene ormai, perché quando una cosa ti segna in modo così prepotente e violento, poi ti resta sempre un po' dentro, e quando viene fuori ti fa male esattamente come la prima volta.

Dopo una buona mezz'ora, finalmente riuscì a varcare la soglia dell'edificio in cui, ogni giorno, si ritrovava a lavorare con il sorriso dipinto sul volto, ma non troppo, sennò poi chi li mantiene seri gli alunni?

Camminò a passo veloce verso l'aula magna, sentendosi più sereno e permettendo a se stesso di essere più sciolto e meno rigido, non come suo solito.

Quel giorno, infatti, essendo l'ultimo nel loro istituto, non si sarebbero tenute le lezioni, ma uno spettacolo a cui tutti avrebbero potuto partecipare.

A dirigerlo era Claudio, il maestro di musica, e la prima parte era dedicata agli alunni, che mettevano in scena dei numeri che avevano preparato sotto la sua supervisione.

Ogni anni, infatti, c'era chi tentava con le band o con i duetti e chi, invece, era abbastanza coraggioso da esibirsi sul palco da solo.

Nella seconda parte, invece, tutti potevano partecipare, sia fra gli spettatori che fra i docenti.

Fiorella era sempre la prima a proporsi, dato che aveva una voce pazzesca e una capacità di scrivere dei testi davvero pazzeschi, Ermal era il suo più grande ammiratore e restava sempre incantato quando la sentiva cantare.

Proprio per questo, quando toccava a lui esporre le sue canzoni, si vergognava sempre un po', non ritenendosi abbastanza alla sua altezza.

-Ermal, tesoro!-

Parli del diavolo e spuntano le corna, no?

-Fiore, Hei!
Ero sicuro di trovarti già qui, lo sai?-

-T'ho tenuto il posto io, invece, sei sempre il solito ritardatario!-

Ermal rise per le parole dell'amica, mordendosi il labbro inferiore e prendendo posto vicino all'amica, mentre piano si guardava intorno.

-È inutile che cerchi, non si è visto neanche oggi.-

-Eh? Non so di che parli.-

Il riccio sospirò, cercando di far finta di niente mentre metteva su un piccolo broncio, che lo tradiva sempre, rivelando le sue vere emozioni.

La verità era che Fabrizio gli mancava da morire, ma dopo quel bacio a stampo non si erano più rivolti la parola.

Un po' perché Ermal lo evitava, a causa delle continue minacce di Marco che continuava a pressarlo, un po' perché nemmeno Fabrizio ci aveva provato, anzi, sembrava quasi che lo stesse evitando.

Negli ultimi giorni, poi, la situazione era persino peggiorata, non passava neanche un minuto nella sala professori e in ogni momento libero correva nella sala prove.

Ad Ermal costava tanto ammetterlo, ma in quei giorni si era sentito sempre più vuoto, perché si era abituato ad accontentarsi di quei piccoli momenti in cui sentiva il romano parlare in romanaccio con Andrea Ra.

Si era accontentato di sentirlo ridere con qualcun altro, perché anche solo il suono della sua risata lo faceva sentire meglio.

Ritrovarsi, però, a non poter usufruire neanche di quei piccoli momenti rubati, lo aveva mandato fuori di testa e poteva mentire a tutti, ma non a Fiorella.

-Non sono nata ieri, tesoro...
Andrea dice che ha passato tutto il tempo a comporre qualcosa.-

-Pensi che si esibirà?
Cioè.. non che mi importi..-

-Beh, lo pensano tutti..
Altrimenti per cosa dovrebbe comporre?
Non saprei, è la cosa più plausibile.
Ma perché non glielo chiedi?-

Ermal sgranò gli occhi a quell'affermazione, girandosi velocemente verso la direzione che stava fissando Fiorella e pentendosene amaramente subito dopo.

Fabrizio era lì, con i suoi spartiti in mano, mentre camminava verso il palco con indosso una camicia bianca sbottonata fino allo stomaco, con il tatuaggio Via delle girandole in bella mostra.

Ed Ermal aveva decisamente un enorme problema nei suoi pantaloni.

-Oddio si è seduto, guarda, guarda!-

-Lo vedo Ermal, lo vedo, non sono ancora tanto vecchia da diventare cieca, e nemmeno come te e Fabrizio.-

Il riccio ci mise un po' a cogliere il doppio senso, ma quando lo fece divenne subito rosso, di un rosso così prepotente che quasi poteva essere scambiato per le tendine del palcoscenico.

-Intanto le parole scorrono da sole e intanto le persone cambiano opinione.
Intanto fuori piove, intanto..-

La melodia mista alle parole di Fabrizio distrasse Ermal da quella conversazione, mentre prontamente puntava lo sguardo sulla sua figura.

-Intanto i tuoi vestiti sanno di sapone, intanto nella stanza nasce la passione, intanto io ti vedo, intanto, nella mia versione.
Aaah, intanto io ti scrivo una canzone.
Aaah, ma intanto tu sei altrove, aah.
Facevo fra me e me una riflessione.
Ah, intanto questo amore...-

Fabrizio chiude gli occhi nel cantare quelle strofe, cercando di mischiare la voce con i sentimenti, mentre si chiedeva se Ermal avesse capito che quella canzone era stata scritta apposta per lui.

Non sapeva, però, che in quell'esatto momento le scene dei loro primi momenti insieme stavano passando davanti agli occhi del riccio come le scene di un film.

-Facciamo colazione dai, sennò io.. non inizio bene la giornata.
Siamo svegli già da un po' e mi chiedo perché intanto sei arrivato.
Intanto cambierà la luce nel salone, intanto asciugheranno pure i panni sul balcone.
Intanto, sempre intanto, cadremo in tentazione.-

In quel momento Ermal sorrise in modo spontaneo, mentre cercava di trattenere quel piccolo frammento di felicità, ma alla fine gli era letteralmente esploso in faccia.

"Facciamo colazione dai, sennò io.. non inizio bene la giornata."

I suoi pensieri tornarono al momento in cui Fabrizio lo invitò a fare colazione insieme per la prima volta.

La colazione, lo zucchero di canna, la cameriera invadente.

-Aaah, ma tu la senti o no questa emozione?
Aaah, sta dentro a una canzone, aah.
Ho avuto proprio come l'impressione... aaah, che questo è un grande amore.
Intanto, intanto, intanto, intanto...-

"Ma tu la senti o no questa emozione?"

Il primo bacio sulla fronte, la prima promessa di rivedersi presto.

E poi... poi, l'inizio della fine, Marco, i suoi ricatti, le incomprensioni.

Ermal sospirò, abbassando la testa mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, con i dubbi che salivano in superficie.

Ma chi era Fabrizio?

Quello che diceva cose cattive su di lui, che lo mandava al diavolo e voleva solo portarlo a letto?

Oppure quello che gli scriveva una canzone, che lo invitava fuori, che lo corteggiava in quel modo così velato e dolce?

-Va da lui, stupido!-

Fiorella lo risvegliò dai suoi pensieri, in cui il riccio era troppo immerso per accorgersi che Fabrizio aveva smesso di suonare e lo stava fissando.

Durò poco, solo qualche minuto in cui i loro occhi si incontrarono e le loro emozioni si scontrarono in un modo così lieve e delicato, che Ermal si sentì mancare il fiato.

Qualche minuto, appunto, prima che Fabrizio di girasse e se ne andasse, lasciandolo lì impalato, con gli occhi lucidi e il cuore ancora incastrato tra le note di quella canzone.

Ermal si alzò di slancio, fregandomene dei dubbi, fregandosene di tutto mentre correva dietro le quinte, cercando disperatamente il camerino di Fabrizio, dato che ad ogni partecipante ne veniva assegnato uno.

Lo trovò dopo qualche minuto, fermandocisi davanti con il respiro corto e il cuore che martellava nel petto.

-Fabrizio?..-

Nessuna risposta, così provò a bussare ma la porta si aprì al suo tocco, facendo sì che Ermal potesse entrare e scoprirla vuota, senza la minima traccia di ciò che cercava.

Fabrizio era già andato via.

Fissò la stanza con un velo di delusione, ma fu quando i suoi occhi incontrarono un piccolo pacchetto che giaceva sul comodino, che quell'espressione cambiò.

"Per Ermal."

Il riccio alzò un sopracciglio, prendendo fra le mani il pacchetto e rigirandolo per qualche secondo, prima di aprirlo.

Un piccolo anello in argento, a forma di ali d'angelo, era contenuto in quel piccolo pacchetto a tema natalizio.

Gli occhi del più piccolo si illuminarono, mentre lo indossò velocemente e sentì il proprio cuore riempirsi di gioia, nel leggere il bigliettino che c'era attaccato.

"Intanto... Buon Natale.
-Sampei."

Ermal rise fra se e se, accarezzando con un dito il bigliettino mentre chiuse gli occhi e strinse il pacchetto contro il proprio petto.

-Buon Natale, Bizio..-

Fabrizio, a sua volta, che stava in silenzio a fissare la sua reazione sull'uscio della porta, rilasciò un sospiro, avviandosi velocemente verso l'uscita.

-Buon Natale, Ermal.-


Spazio biscotto 🍪:

Rieccoci con un nuovo aggiornamento!

Il capitolo è un po' più corto del solito, ma mi serviva come "passaggio" fra la prima e la seconda parte dell'anno scolastico.

Ormai siamo arrivati a quasi la metà di un percorso, cosa ne pensate della storia?

Intanto ci tenevo a ringraziarvi perché mentre ricontrollavo i capitoli mi sono accorta che la storia è #1 in #metamoro e questo mi rende molto orgogliosa!

Grazie, davvero di cuore, soprattutto alla mia squad unaMETAfincheMORO per sostenermi sempre come delle vere amiche!
Vi voglio bene 💛💙

E grazie a voi per essere arrivati fino a qui!

Piccolo off topic: domani escono i biglietti per il tour nei teatri di Ermal!
Ci andrete?
Se sì, a quale data?

Alla prossima

Erika😈

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