Girlz.
"Ho dimenticato come si fa."
Questa era la frase che risuonava costantemente nella mente di Ermal, ormai da parecchi minuti, fin da quando aveva ormai lasciato la sala prove.
Sì, la sala prove e un Fabrizio completamente sconvolto, che aveva passato i minuti successivi a maledirsi per aver proferito parola.
Quello che non sapeva, però, era che aveva appena smosso qualcosa nel cuore del riccio, qualcosa che non poteva essere semplicemente scacciato o dimenticato in un angolo della sua mente, perché era un impulso dettato dal cuore.
"Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce."
Così disse Pascal tempo fa, Fabrizio lo sapeva bene, ma Ermal no.
Ermal, che troppe volte si era ritrovato a soffrire per amore, di diversa natura.
Ermal, con relazioni finite male alle spalle e l'amore di un padre che non era mai arrivato, e che anzi, gli aveva regalato solo brutti ricordi e fatto conoscere l'odio.
Odio, quello che si ostinava a mostrare tutte le mattine al nuovo arrivato romano, che cercava di farglielo credere e di crederci anche un po' lui, ma che sapeva benissimo essere un sentimento totalmente diverso.
La verità è che aveva semplicemente paura, perché Fabrizio non era come gli altri, era uno spontaneo, che andava a fondo nelle cose che gli interessavano.
A Fabrizio non importava affatto se il suo accento romano faceva infastidire il riccio o qualsiasi altra persona sul pianeta, perché lui era così, prendere o lasciare.
Fabrizio non si soffermava all'apparenza, proprio per questo aveva avuto il coraggio di porre quella domanda, perché vedeva oltre la corazza di insicurezze che Ermal si era costruito, che portava addosso e che sapeva tanto di passato.
Ogni pezzettino, seppur minuscolo, rappresentava un'esperienza che gli aveva frantumato il cuore, senza riuscire però a ghiacciarlo.
Perché il cuore di Ermal era ancora caldo, tanto caldo quanto fragile, e Fabrizio lo sapeva, eccome se lo sapeva.
Era questa consapevolezza che portava Ermal ad allontanarsene sempre di più, tentativi che però non facevano altro che ritorcerglisi contro.
Aveva solo paura, ma questo ovviamente ancora non poteva saperlo, ragion per cui si diresse velocemente verso l'uscita della scuola, intento a dimenticarsi di quella faticosa giornata.
Ragion per cui, però, si ritrovò la mattina dopo a ripercorrere la strada in modo inverso, entrando nell'edificio con fare nervoso, irritato, mentre quella frase continuava a rimbalzare contro le pareti più invisibili della sua mente.
"Ho dimenticato come si fa."
-Buongiorno Ermal!-
-Ho dimenticato come si fa.-
-Come?-
Ermal sgranò velocemente gli occhi, tossendo rumorosamente per cercare di mettere a tacere i suoi pensieri, ma tutto ciò che ottenne fu uno sguardo perplesso da parte del suo migliore amico.
Marco, infatti, era intento ad analizzare il suo amico e collega in modo dettagliato, cercando di cogliere ogni suo movimento.
Occhiaie più pronunciate del solito, pugno stretto attorno al manico della valigetta, volto contratto e testa evidentemente su Marte.
-Ma che ti sei trovato una?-
Ermal avvampò più di prima, guardandolo indignato e scuotendo velocemente la testa.
-Ma che ti sei impazzito?!-
-Okay, allora è uno, dimmi come si chiama!-
Il riccio sbuffò, facendo un'espressione contrariata e disgustata al solo pensiero, iniziando poi a camminare insieme al suo amico lungo il corridoio immenso.
-Nessuno, sono così nervoso solo perché sto avendo un po' di problemi con il nuovo arrivato, Fabrizio.-
-Ah, quello bono! Guarda, se fossi gay io un pensierino ce lo farei.-
Ermal, in tutta risposta, strinse di più il pugno attorno a quel manico, facendo sorridere soddisfatto Marco, che aveva capito di aver fatto bingo.
Tuttavia non aveva intenzione di farglielo sapere, era evidente che Ermal fosse ancora troppo preso per rendersene conto, allora perché non aiutarlo?
"Perché così è più divertente"
Pensò fra se e se Montanari, iniziando a farsi due conti per predire quando sarebbero finiti a letto insieme.
-Non è questo il punto, assolutamente!
È un coatto, testardo, incompetente, Dio mio.
Certe volte mi fa così-
Ma il discorso del riccio venne interrotto dall'arrivo di Fabrizio che, con molta nonchalance, iniziò a cantare un vecchio pezzo che aveva scritto, completamente perso nei suoi pensieri.
-E le ossessioni che avrò se vado contromano ai desideri che ho!
Ci vuole un-
Nel giro di pochi minuti si ritrovarono l'uno addosso all'altro, a guardarsi attentamente nel bel mezzo del corridoio.
Solo che mentre Fabrizio gli sorrideva teneramente, Ermal era impegnato a trucidarlo come al solito, togliendoselo subito di dosso.
-La pianterai mai di venirmi addosso?!-
E mentre Marco si ritrovò a pensare che non aveva neppure iniziato a venirgli addosso, Fabrizio mise su un'espressione scocciata.
-Buongiorno anche a te ricciolì eh, er caffè pigliatelo co più zucchero de mattina, che magari te svegli meglio.-
Ermal sgranò gli occhi, guardandolo malissimo e con aria di sfida.
-Beh, e tu dovresti mangiarti un dizionario della lingua italiana, così magari la smetti di parlare come un pescatore, Sampei.-
-Sampei, a me?
Meglio Sampei che rompicojoni come te ao.-
-Ragazzi...-
Marco ci provò anche a farli smettere, ma era inutile, anche quando si mettevano a discutere fra di loro, era come se ci fossero solo loro due nel raggio di dieci chilometri.
Fu Fabrizio, dopo qualche minuto, a mettere fine alla questione, passando una mano fra i capelli di Ermal e salutandolo educatamente.
-Così so più ordinati, buona giornata Ermal.-
Ermal rimase senza parole, e quando trovò quelle giuste per insultarlo come mai in vita sua, era troppo tardi.
Fabrizio era già andato via, dopo avergli toccato i capelli.
Gli aveva toccato i capelli.
Era l'unica cosa a cui il riccio riusciva a pensare, mentre aveva ricominciato a camminare con Marco, entrambi perennemente in silenzio.
Nessuno poteva toccare i capelli ad Ermal, nessuno poteva toccarlo e basta, eppure quell'infame ci era appena riuscito.
La cosa peggiore, secondo Ermal, era che mentre si affrettava a salutare Marco ed entrare nella sua classe, si ritrovò a pensare che non gli era poi dispiaciuto così tanto.
Scosse la testa, scacciando subito quel pensiero e posando la valigetta sulla cattedra.
-Good Morning.-
La classe rispose adeguatamente, creando un coro armonioso, come sempre.
Se, infatti, con Fabrizio usciva fuori la loro parte più incontrollata e pazza, avevano imparato che con Ermal non era bene lasciarsi andare più di tanto.
Il prof Meta era una brava persona, voleva bene agli studenti e tutti lo avevano capito, ma avevano capito anche quanto fosse severo e rispettoso delle regole.
Era il professore "stronzo" ed esigente che faceva tremare le gambe anche alle sedie il giorno di un compito in classe.
E infondo andava bene così.
-Bene, diciamo che essendo il primo giorno in cui ci vediamo, forse è meglio che non vi assillo subito con gli autori e le opere..
Vediamo prima cosa vi ricordate, vi chiederò semplicemente di espormi cosa avete fatto durante le vacanze estive.-
I visi degli alunni parvero quasi rilassarsi, mentre contenevano l'entusiasmo il più possibile.
-Ragazzi, avete sentito? Minchia, che culo oggi!-
Dino sorrise nel pronunciare quelle parole, rivolgendo lo sguardo ai suoi amici vicini.
-Bah, sarà come dici te..-
-Interrogazione generale, con voto ovviamente, al primo errore vi blocco e vi metto tre sul registro.-
Ci fu una delusione generale, mentre alcuno si mettevano le mani nei capelli, e altri invece si lasciavano andare a un sospiro, già consapevoli di essere spacciati.
-O sapevo io che c'era la fregatura, no?-
-Niccolò, visto che hai così tanta voglia di parlare, perché non iniziamo da te?-
Il ragazzo si ritrovò a sbuffare, mentre alzava gli occhi al cielo e si preparava un discorso mentale, molto ricco di argomenti.
Era tradurli il problema...
-So, umh..-
-Umh non è inglese, lo sai?-
-Che palle professò!-
Ermal aprì velocemente il registro, fulminandolo con lo sguardo e segnando un tre al ragazzo, posando subito dopo la penna.
-Ringrazia che non ti abbia messo una nota per il modo in cui ti sei rivolto.
Il fatto che il nuovo professore si permetta di rivolgersi e di parlare in un determinato modo, non autorizza voi a farlo.-
-Ma che c'entra ora il professor Mobrici..-
Il professore si ritrovò a sbuffare e guardare la ragazza in modo truce, sconvolto per la sua insolenza.
-C'entra sempre, Erika.
E visto che sei così in vena di parlare, tu che in inglese non dovresti essere così tanto male, parla pure.-
"Ma c'ha il ciclo questo?"
Erika si ritrovò a sbuffare, guardando disperata Giovanna per qualche secondo, per poi puntare di nuovo gli occhi sul professor Meta.
-This summer i've traveled a lot all around the world.
I've spent many time with my family in Puglia, which is situated in the South of Italy.
After this little holiday, i've decided to go to New York with my bestfriend, and-
Il professore la interruppe con un gesto della mano, segnando un sette sul registro e sorridendole dopo poco in modo un po' forzato.
Certo, era contento del fatto che non fosse andata male come Niccolò, perché voleva dire che un minimo durante l'estate si era impegnata, però odiava il fatto di non potergliela far pagare per aver nominato Fabrizio.
Più di tutto odiava il fatto che il solo sentirlo nominare, influisse così negativamente sul suo stato d'animo.
-Mandy, tocca a te dai, fammi riprendere un po'.-
-I had a lot of fun this summer. I was with my friends on the island of Capri. The holiday was wonderful. In the morning we had an Italian breakfast with milk, coffee, croissant and then we went to the Faro beach, until afternoon, when we had an aperitif with a lots of music. In the evening we went to the famous "piazzetta" of Capri. A little square where you can meet famous people. I met the famous stylist Valentino. It was fun.-
Ermal sorrise compiaciuto, mentre mise un 9 sul registro senza pensarci due volte, passando poi avanti per continuare la sua strage.
-Giovanna, vai pure.-
-No.-
Ermal alzò velocemente lo sguardo, guardandola con un sopracciglio alzato e un'espressione interrogativa.
-Prego?-
-Ho detto.. no.
Non sono un asso in inglese e lo sanno tutti, inizierei a balbettare come Niccolò e se devo prendermi il mio tre senza neanche aver provato a formulare una frase, preferisco prendermelo senza nemmeno iniziare.-
Ermal la fissò sconvolto, chiudendo il registro e fissandolo serio, alzandosi in piedi con uno scatto.
-Il tuo compagno ha preso tre per il modo in cui si è rivolto, non per aver balbettato.
Se vi metto sotto pressione è solo perché voglio che vi mettiate d'impegno.
Al quinto anno non potete ancora balbettare dopo un "so".-
-Ho preso la mia decisione, mi metta tre e basta!-
-Esci immediatamente dall'aula e restaci fino alla fine delle lezioni, allora.-
L'alunna, in tutta risposta, si alzò velocemente dalla sua postazione e corse fuori dall'aula senza dire una parola.
Lasciando Niccolò a guardarla tristemente, con la consapevolezza di non poter fare molto per risollevarle il morale.
E lasciando un Ermal, al contrario, a sedersi dispiaciuto mentre si chiedeva se avesse esagerato.
Lasciò dietro molte cose, ma non le importò, perché se c'era una cosa che odiava, più del professor Meta durante le sue giornate no, era essere messa in imbarazzo.
Il flusso di pensieri che le stava affollando la mente si arrestò, nell'istante esatto in cui si ritrovò faccia a faccia con Fabrizio, intento a fumarsi una sigaretta nel cortile della scuola.
-Oh, mi scusi prof, io.. stavo andando via..-
Fabrizio si girò immediatamente verso di lei e nel vedere i suoi occhi lucidi, non potè trattenersi dal metterle una mano sulla spalla per tenerla ferma, mentre la guardava con fare comprensivo.
-Giovanna, ma che è successo? Sembri sconvolta..-
-N-niente, ho avuto una discussione con il professor Meta..
Lei invece come mai qui a fumare?-
"Pe lo stesso motivo tuo, che dovemo fa?"
Pensò Fabrizio, ma non lo disse, scuotendo velocemente la testa per farle capire di lasciar perdere.
-Te piuttosto, te va de spiegamme meglio?-
I due si sedettero su un gradino, mentre Giovanna prese un respiro profondo e decise di fidarsi del suo professore, un po' perché Fabrizio sembrava una persona molto tranquilla, un po' perché aveva bisogno di parlare con qualcuno.
-È solo che.. io non vado particolarmente bene nella sua materia, ecco, nonostante questo ho una grande stima di lui, ci terrei a migliorare e mi sono impegnata tanto durante l'estate.
Però lui con il suo modo di fare mi mette sempre ansia, oggi ha messo tre a Niccolò con fin troppa facilità e.. non volevo fare una brutta figura, quindi ho rifiutato di essere chiamata..-
Fabrizio sospirò, accarezzandole la schiena per consolarla e cercare di farla calmare.
-Ascoltame, o so che Ermal a volte sembra npo' severo, ma so sicuro che col tempo migliorerà, magari prova a parlarne co lui quando ve siete calmati..-
La studentessa si ritrovò ad annuire, ancora un po' triste per quanto accaduto poco prima.
Fabrizio quindi, non vedendola ancora pienamente convinta, decide di giocarsi la sua ultima carta.
-Ao ma poi, chi se lo caga l'inglese?
Io er massimo che so fa è "I play guitar on the bitch, for girlz"-
Giovanna scoppiò a ridergli in faccia, abbracciandolo poi spontaneamente mentre mormorava un "è con la s!", che quasi Fabrizio si immaginò quella frase detta da Ermal.
Maledetto ricciolino.
-Grazie mille prof, sono contenta che sia lei il nuovo insegnante..-
Fabrizio sorrise, mentre gli si scaldò il cuore con quella frase, perché per lui la cosa più importante era avere un buon rapporto con gli studenti.
"Certo, nemmeno nbuon rapporto co certi insegnanti me farebbe male eh.."
-Grazie mille, davvero, anche io so contento de esserlo.
Però mo torna nclasse e fa vede a tutti chi sei!-
La ragazza annuì, ringraziandolo nuovamente e dirigendosi verso la classe.
Fabrizio si ritrovò a sospirare, pensando al fatto che se solo Ermal fosse meno impostato, sarebbe più facile permettere alle persone di prenderlo a cuore.
Ermal, invece, che aveva assistito a tutta la scena stando nascosto in disparte, si ritrovò a pensare che non era stato stronzo con la sua alunna.
Di più.
————
-Niccolò, mi spieghi dove stiamo andando?-
Giovanna rise, seguendo Niccolò che la stava letteralmente trascinando verso la sala prove.
-Che palle che fai eh, lasciame fa!-
Una volta arrivati nella stanza, il ragazzo si sedette davanti al pianoforte, sorridendole rassicurante e iniziando a suonare.
-Ma che cazzo stai-
-Che poi mi piace anche quando non parli e canti sottovoce quei tuoi ritornelli, mentre tra le dita rinchiudi i capelli.
Comunque con te, comunque con te.
Quando mi dici "Mi vedo sbagliata", invece sei come io ti ho disegnata.
Tu che rimani anche appena sei andata, comunque con te, comunque con te..-
La ragazza si zittì all'istante, arrossendo subito e perdendosi nei suoi lineamenti, mentre l'altro chiudeva gli occhi e continuava a suonare.
-Mi piacerebbe portarti in collina, vedere il mondo come si declina.
Portarti più in alto, più su delle nuvole, tu che profumi di sogni e di fragole.
Se riniziasse un'altra vita non chiederei che fosse infinita, mi basterebbe sapere che esisti, che è lo stesso il profumo che indossi.
E se non mi conoscessi farei come ho fatto, dirti che ti aspetto in un posto perfetto.
Che poi io di perfetto non ho proprio niente, divento perfetto se ti ho tra la gente.
Comunque con te, comunque vada con te.-
Giovanna sorrise intenerita, portando una mano sulla sua spalla nel tentativo di accarezzarla dolcemente, per sentirlo più vicino.
-Sono pesante, lo dico a me stesso, troppo romantico e prima o poi casco,
ma me ne sbatto di tutta sta gente che non da peso alle cose importanti.
Che poi l'amore se in fondo ci pensi è l'unico appiglio in un mondo di mostri, e tu lo descrivi in un modo pazzesco, tu lo rinchiudi in un solo tuo gesto.
Mi piacerebbe lanciarti nel cielo, vedere il tuo corpo che pian piano sale.
Collocarti nel posto più giusto, la stella più fragile dell'universo..-
Improvvisamente smise di cantare, facendo finire la melodia dopo qualche nota, riaprendo gli occhi e guardandola un po' insicuro.
-Nun l'ho ancora finita, comunque volevo.. umh.. volevo fattela sentì perché oggi m'è dispiaciuto vedette così e-
Giovanna lo interruppe subito, abbracciandolo di slancio e stringendolo forte a se, lasciandosi scappare una risatina nervosa.
-È davvero bellissima Nic, è stato un gesto molto carino..-
-Sarebbe stato più carino tirare nlibro addosso a quello!-
Si ritrovarono a ridere di gusto, mentre Giovanna lasciò un piccolo bacio sulla fronte dell'altro, sorridendo complice.
-Comunque vada con te.. anche in presidenza, no?-
Niccolò sorrise, ma non ebbe il tempo per rispondere, perché vennero interrotti da un colpo di tosse abbastanza prorompente.
E chi poteva essere, se non il prof Meta?
-Niccolò, ti dispiace lasciare un attimo da soli me e la tua compagna?-
-A dire il vero s-
Il ragazzo si zittì velocemente, a causa dell'occhiataccia ricevuta dal riccio, per poi sbuffare e lasciare la stanza.
-Cosa c'è? Vuole rimproverarci per essere stati qui oltre l'orario della scuola?
O forse vuole sindacare il modo in cui mi vesto?-
-Giovanna.-
Lei però non sembrava tanto determinata a lasciargli parola tanto facilmente, tanto che scosse la testa, guardandolo persino più male.
-No! Vuole forse consigliarmi un tipo di scarpe più adeguate all'ambiente scolastico? O forse-
-Mi dispiace.-
Le parole si fermarono nella gola della studentessa, mentre sul viso le si dipingeva un'espressione sbigottita.
-Credo di non aver capito.-
-Mi dispiace, va bene?
Ho esagerato con te e con i tuoi compagni in generale, avrei dovuto capire la tua difficoltà e darti la possibilità di mostrarmi i tuoi progressi..-
Ermal era decisamente in imbarazzo, non aveva mai fatto una cosa del genere prima d'ora, e chiedere scusa non era mai stato facile per lui, figuriamoci con un'alunna.
-Quindi ho deciso che vi darò la possibilità di rigare la verifica, il prossimo lunedì, ma ovviamente questo non vi autorizza ad essere meno preparati o a pensare di potervi cullare eh, anzi, mi aspetto il massimo della serietà.-
Dopo qualche secondo di indecisione, un sorriso sincero esplose sul viso della giovane, che annuì prontamente e gli rivolse uno sguardo che valeva più di mille parole.
-Grazie mille prof, sono felice che abbia capito!-
Detto questo, lasciò velocemente la sala prove, per non dare la possibilità al riccio di cambiare idea, mentre l'altro sentiva un peso in meno sul cuore.
Infondo teneva anche lui ai suoi alunni, era solo molto severo per cercare di dare loro una buona preparazione.
Si rese conto, però, di poter allentare la presa qualche volta, dopotutto non sarebbero mai arrivati al livello di Fabrizio.
"Girlz..."
Ermal si lasciò andare a una risatina liberatoria, mentre sul suo viso nasceva un sorriso carico di spensieratezza e serenità, serenità che da tempo non provava.
Fabrizio, intanto, lo fissava dall'uscio della porta incantato, stando attento a non farsi scoprire.
E, inconsapevolmente, si ritrovò a pensare che sarebbe stato bello far sorridere Ermal in quel modo.
Spazio biscotto 🍪:
Eccoci qui, sono riuscita ad aggiornare!
Scusate la lunghezza, ma oggi ero particolarmente ispirata!
La storia inizia un po' a prendere forma, spero vi stia piacendo e che iniziate a capire un po' i caratteri dei vari personaggi, anche se ne mancano ancora molti altri.
Ringrazio come sempre la mia bellissima squad unaMETAfincheMORO che mi da l'ispirazione e la forza per continuare questa piccola opera che sto portando avanti.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Alla prossima.
Erika😈
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