Giorno 3- Bruciare per te.

Dopo quel discorso fatto difronte all'imponente Chiesa, il cuore di Ermal era sicuramente più leggero.

Questo si ritrovava a pensare il riccio mentre, fra l'aria fredda del mattino in Russia, fumava una sigaretta nel balcone della sua camera.

Portò lo sguardo sulla propria sigaretta, osservando il tabacco bruciarsi lentamente ad ogni aspirata, bruciando se stesso per regalargli piccoli attimi di piacere, ma al tempo stesso infuocandosi.

Lo osservò ancora un po', prima di arrivare a formulare quel pensiero che lo avrebbe accompagnato per tutta la giornata: avrebbe tanto voluto anche lui qualcuno disposto a bruciare per lui.

Lui con Fabrizio lo aveva fatto, dopotutto, bruciando le barriere che circondavano il suo triste cuore, pur di aprirsi quanto bastava per fargli passare una notte insonne, dove il romano avrebbe riconsiderato tutti i suoi sogni ad occhi aperti, riconducendoli ad una sola persona.

Fabrizio, a sua volta, non sentiva il suo cuore più leggero, ma forse persino più pesante, di una pesantezza che nei giorni scorsi non aveva affatto percepito, e il motivo era molto semplice.

Il motivo, semplicemente, era che fino a quel momento si era divertito a osservare le reazioni del riccio, si era mostrato compiaciuto nel vederlo spogliarsi di tutte le sue insicurezze, non aveva problemi ad ammetterlo.

Ma quella sera, vederlo mentre gli sputava in faccia tutti i suoi sentimenti, vedere il suo volto contratto dal dolore emotivo, sapendo che fosse così a causa sua, gli aveva posto un peso sul cuore che difficilmente sarebbe riuscito a togliersi.

Decise di aprire la finestra, per poter ammirare un po' il paesaggio russo che, dal giorno dopo, gli sarebbe mancato, dato che tornando a casa ci avrebbe lasciato un pezzo del suo cuore, per tutti i bei momenti che ci aveva passato.

Tutti ricollegati ad Ermal, però.

Ermal che sorride guardando la Neva ghiacciata, Ermal che viene accarezzato dai fiocchi di neve.

Persino quella sera, quando avevano litigato, Fabrizio aveva creato un bel ricordo nella sua mente, perché vederlo aprirsi così tanto, come mai aveva fatto in sua presenza, lo faceva rabbrividire se solo ripensava a qualche mese prima, ricordandolo tremante fra le sue braccia, incapace di dire una parola.

Ermal era cresciuto tanto in quei mesi, e soprattutto il suo sentimento nei confronti era cresciuto smisuratamente, a tal punto che non aveva alcuna paura di mostrarlo, sbatterglielo in faccia in modo irruente ed incontrollato.

Con quei pensieri decise di uscire, poggiando i gomiti sul marmo freddo e affacciandosi appena, godendosi il freddo pungente che gli entrava fin dentro alle ossa, perché il cuore era già occupato da un freddo diverso, dettato da una mancanza: quella del fuoco che, tutte le volte, Ermal gli scatenava dentro.

Ermal per lui era come un fuoco, lo teneva al caldo e illuminava ogni suo piccolo pensiero con la sua luce.

-Non pensi di essere troppo vecchio per uscire in balcone, a San Pietroburgo, con la camicia sbottonata fino allo stomaco?-

Una voce lo risvegliò dai suoi pensieri, facendolo girare velocemente verso sinistra con un sorriso a trentadue denti, ringraziando mentalmente il giorno in cui i costruttori di questo hotel aveva deciso di fare i balconi comunicanti.

Si prese qualche momento per godere di quella piccola visione che il cielo, forse cosciente della sua condizione psicofisica per colpa di quell'avvenimento, aveva deciso di regalargli.

Ermal era piegato di poco verso il marmo, con la pelle tendente al bianco cadaverico, a causa del freddo, ma le gote arrossate, forse per l'imbarazzo causato dallo sguardo insistente di Fabrizio su di se.

-Che hai da guardare, eh?-

-Stavo cercando de trova ndifetto, ma c'hai na faccia da bambino che nun me permette de pensa.. ma dove cazzo li hai messi i dieci anni che non dimostri, me lo spieghi?-

Ermal si ritrovò a ridere, sporgendosi verso il piccolo muro in marmo che separava i due balconi e alzandosi i ricci che gli ricadevano sulla fronte con una mano, sorridendo poi con fare imbarazzato.

-Ecco, vedi?
Ho anche io qualche ruga ai lati degli occhi, solo che nascondo tutto con i ricci!-

-Me stai a dì che c'ho le rughe, scusa?-

-No! Non è questo, ma hai il fascino dell'uomo maturo che fa impazzire le ragazzine, sai..-

Fabrizio sorrise con fare ammaliante, guardandolo in modo malizioso e leccandosi le labbra, per il solo gusto di provocarlo.

-Quindi tu sei una ragazzina?-

-Sì, e tu per proporzionalità diretta sei un coglione.-

Il riccio serrò le labbra, sentendo un valore invaderlo fin da sotto i piedi, posizionandosi direttamente sui suoi zigomi, colorando le sue guance così tanto che persino Heidi gli avrebbe chiesto consiglio su come farle diventare così arrossate.

-Sei proprio bello, mamma mia..-

Quel commento uscì spontaneamente dalle labbra di Fabrizio, che subito dopo sgranò leggermente gli occhi per le sue parole, non pentendosene però.

Ermal era davvero bello, lì, mentre voleva fare il sostenuto e invece somigliava così tanto a Biancaneve, ma questo non glielo avrebbe mai detto, dato che apparteneva a quella parte dei suoi pensieri influenzati dalla cultura molto ampia di Anita in fatto di cartoni animati.

-Tu lo saresti di più se solo non fossi così.. così.. adulatore, ecco!-

-Però ti piaccio, no?-

-Sì, infatti.-

Fabrizio ci mise qualche secondo ad elaborare quelle due parole, così dirette e che sicuramente non si aspettava, abituato a ricevere sempre e solo risposte a tono da parte del riccio.

Si girò prontamente verso di lui con gli occhi appena sgranati, mordendosi il labbro inferiore e alzando un sopracciglio in segno di sorpresa, facendo arrossire il riccio ancora di più.

-Ma tu fai il coglione, quindi..
Magari se ne riparla quando torni ad ambientarti e non giri sempre in compagnia di una guida turistica.-

-Ci vieni a cena con me?-

-Come?-

Ermal alzò un sopracciglio a sua volta, guardandolo sorpreso ma compiaciuto per quell'iniziativa da parte del moro, ma al tempo stesso dubbioso se accettare o no l'invito a cena da parte sua, dopo tutte le cose che erano successe.

Una parte di lui, quella razionale, che da sempre lo aveva accompagnato lungo i suoi 36 anni di vita, gli diceva di rimanere con i piedi per terra e farsi desiderare ancora un altro po'.

Ma Ermal, da brava persona coerente, decide che se non aveva ascoltato quella parte di se per tutta la gita, di sicuro non avrebbe dovuto iniziare in quel momento, no?

E così, l'istinto dionisiaco prese il sopravvento sulle sue labbra, lasciando che venissero sfiorare da semplici e dolci parole, che fecero sorridere Fabrizio come un bambino il mattino di Natale.

-E come facciamo con i ragazzi, scusami?-

-Ceniamo qui, in albergo, così li controlliamo ma poi passiamo la serata noi due da soli, che te pare?-

-E la guida turistica?-

Fabrizio sorrise dolcemente nel guardarlo, lì, con fare fragile e insicuro, perché lo sapeva, lo sapeva che nonostante il suo cercare di mostrarsi forte e sicuro di se, c'era sempre una parte di lui che necessitava di scappare, fuggire via da quelle sensazioni che, nell'ultimo periodo, lo avevano fatto solo soffrire.

Sapeva che aveva bisogno di rassicurazioni, di fargli capire che l'amore era come un salto nel vuoto, sì, ma che non avrebbe mai dovuto compiere quel salto da solo, perché ci sarebbe stato sempre lui, proprio accanto, a fungere da paracadute per alleviare la paura di quel rischio.

-Non ho bisogno di nessuna guida quando so co te, tu me fai sentì a casa, e nun c'ho bisogno più de niente.-

Ermal sorrise a quell'affermazione, poco prima, però, di sgranare gli occhi e mordersi il labbro inferiore per via dell'affermazione che ne seguì.

-E poi.. nessun culo può competere cor tuo.-

In un attimo un cuscino volò da un balcone all'altro, finendo direttamente in faccia al romano mentre le risate di Fabrizio riempivano l'aria e il cuore di Ermal.

Forse San Pietroburgo poteva ancora regalargli qualcosa.

-Sei un porco maniaco!-

-Passo a prenderti alle otto e mezza.-

-Fabrizio?-

Il romano si girò appena verso su di lui, riscoprendo un viso dolce e sempre più radioso.

-Ti je e bukur, dashuri ime.-

-Cosa?-

Ma non ottenne risposta, perché Ermal era già entrato nella sua camera, lasciando Fabrizio da solo a pensare che fosse ancora più figo quando parlava in albanese.

E con un enorme rigonfiamento nei pantaloni.

La sera non tardò ad arrivare, e Fabrizio sentì il peso di ogni singolo spostamento delle lancette, secondo dopo secondo, mentre faceva avanti e indietro per il corridoio, aspettando che Ermal uscisse dalla sua camera.

Non si era vestito granché bene, aveva il solito paio di pantaloni neri, gli anfibi e una camicia bianca quasi completamente aperta, che lasciava scoperti i tatuaggi.

"Così vediamo chi è il vecchio."

Fabrizio lo pensò nella sua mente, perché un po' se l'era segnata, ma persino i suoi pensieri morirono all'istante quando, finalmente, Ermal si decise ad uscire, rivelando un look totalmente bello e destabilizzante.

Stretto in quell'abito nero, se possibile era ancora più bello, per non parlare dei piccoli brillantini che caratterizzavano il colletto della sua giacca.

-Dovresti chiudere la bocca, entrano le mosche!-

Fabrizio scosse la testa, avendo uno strano flashback del suo primo giorno di scuola, quando fece quella battuta poco difficile ad Elisa.

-Le mosche no, ma altro nun me dispiacerebbe..-

-In che senso?-

Ma Ermal non fece quasi in tempo a finire la frase, perché Fabrizio fece un passo verso di lui, poi ancora un altro, fino a far collidere perfettamente le loro labbra, lasciandogli un tenero bacio a stampo.

Il riccio chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella sensazione ma riaprendoli poco dopo, mordendosi il labbro inferiore quando sentì il suo corpo allontanarsi.

-I-io.. Fabrizio..-

Il romano si staccò velocemente, sorridendo in modo bastardo e guardandolo con fare innocente, come se non fosse successo niente.

-Piuttosto, mica c'hai ha giacca da prestamme?-

-M-Mmh.. sì, entra..-

Ermal sorrise dolcemente mentre lo guidò verso la sua camera, girandosi verso l'armadio e iniziando a cercare disperatamente qualcosa che potesse andare per Fabrizio, piegandosi in avanti.

Fabrizio ci provò a resistere, provò disperatamente a non far cadere l'occhio in direzione del sedere di Ermal, perfettamente fasciato nei suoi pantaloni neri ed eleganti, ma prima ancora di pensare di non doverlo fare, aveva già gli occhi fissi su di esso.

-Ecco, finalmente!
Secondo te questa giacca blu può andare?-

Ermal si girò lentamente verso di lui, ritrovandosi poi con il suo corpo spalmato contro l'anta dell'armadio e quello di Fabrizio premuto contro.

Provò a resistere, mettendo le mani sui suoi pettorali e accarezzandoli lentamente, premendoci poi sopra nel tentativo di spingerlo via, ma non ci riuscì.

La lingua di Fabrizio si muoveva calda contro la sua, causandogli mille brividi lungo la schiena e una sensazione di calore all'altezza dello stomaco, che si propagava sempre di più.

Ermal si fece scappare un mugolio simile al miagolio di un gatto, portando le mani sulla sua nuca e accarezzandola piano, mentre chiudeva gli occhi e premeva di più il proprio corpo contro il suo.

In pochi minuti Ermal si ritrovò a strusciarsi spudoratamente contro il cavallo dei pantaloni di Fabrizio, sentendosi poco dopo sollevato dalle natiche.

Le mani di Fabrizio si stringevano forti contro di esse, palpando quanto più potesse, mentre si dirigevano lentamente verso il letto matrimoniale della camera.

-Ermal, cazzo.. me fai mpazzì..-

-L-la cena..-

Ermal si lasciò sfuggire quelle parole fra un bacio e l'altro, sentendo la sua schiena adagiarsi contro il materasso morbido e ritrovandosi poi Fabrizio su di se, a guardarlo negli occhi intensamente.

-Io nun c'ho più fame..-

Fabrizio prese a baciare piano il collo di Ermal, alternandoli con morsi e piccoli succhiotti che coloravano la pelle tanto chiara del riccio.

-N-neanche io ma.. Dio mio, ti prego..-

-Tesoro.. dimmi cosa vuoi..-

In un attimo Ermal si dimenticò di tutto, di tutte le insicurezze e di tutte le paure che, fino a quel momento, aveva sempre avuto tutte le volte che si univa carnalmente a qualcuno, anche senza amore.

Perché prima di Fabrizio lui non aveva mai amato, e ora che sentiva questo amore spaccargli ogni singolo osso, incredibilmente la paura era svanita, c'era spazio solo per un piccolo amore silenzioso.

Silenzioso nel cuore, ma non nei suoi occhi, perché se era vero che Ermal non aveva gli occhi profondi, allora le sue emozioni erano più che evidenti mentre, in modo calmo e protettivo, Fabrizio lo spogliava di tutti i suoi vestiti, lasciandolo solo in intimo e scoprendogli tutto il cuore, proprio nella parte più debole.

Il respiro gli si fece più pesante al pensiero di ciò che stavano per fare, ma questo non lo scoraggiò, nemmeno quando prese a spogliarlo con decisione e fermezza.

-Ermal, Hei?-

Fabrizio fece scontrare dolcemente i loro nasi, iniziando a guardarlo negli occhi in modo intenso, per poter leggere i suoi pensieri.

-Se non sei pronto, io..-

-N-no, ti prego!
Lo sto aspettando da mesi, io.. i-io ti voglio..
Ti voglio così tanto che fa quasi male, non riesco a sopportarlo.
Non ti sopporto, ma ho perso la testa per te.-

L'altro sorrise in modo dolce al discorso confuso che gli era stato rifilato, zittendolo con un bacio dolce e per niente prepotente, sentendosi così fortunato a poter vivere quel momento, finalmente, dopo tutti quei mesi.

-Amami in tutti i modi possibili..-

Fu quando Fabrizio sentì quelle parole sussurrate sulle proprie labbra, che guidato dall'istinto riprese a baciarlo, un bacio così puro e pieno d'amore che sembrava quasi inadatto all'atto che stavano per compiere.

Ma al tempo stesso non c'era niente di più adatto, perché Ermal non voleva fare sesso con Fabrizio, non sarebbe mai stato solo questo.

Non sapeva come sarebbe andata fra di loro, non lo avrebbe mai saputo se non vivendolo, ma una cosa la sapeva: quella notte non avrebbe mai potuto dimenticarla, perché da lì a poco non avrebbero scopato, ma avrebbero fatto l'amore.

Con un semplice gesto, Fabrizio entrò dentro di lui in modo dolce e solo con la punta, per permettergli di abituarsi alla sua presenza, in modo graduale.

I gemiti di dolore del riccio riempirono la stanza, facendo sì che Fabrizio si fermasse davanti alla visione più straziante della sua vita.

Il corpo di Ermal era scosso da violente convulsioni, mentre il riccio tremava e piangeva disperatamente, stringendogli forte le scarpe e ripetendo sempre e solo un unico nome.

Quello di suo padre.

-Piccolo, Hei.. guardame Ermal, so io.. so Fabrizio, okay?
Nun devi ave paura.. nun devi mai temere niente co me..-

-F-Fabrizio..-

-Sì, sì sono io..-

Fabrizio iniziò a lasciare piccoli baci sulla pelle del più piccolo, stando fermo dentro di lui finché non lo sentì rilassarsi completamente, rapito dai gesti del romano.

In pochi minuti iniziò ad andargli incontro, ricominciando a produrre piccoli versetti simili a dei miagolii, che fecero girare la testa a Fabrizio dal tanto piacere.

Vedere Ermal sotto di se che gemeva in quel modo a causa sua era una visione difficile da reggere, avrebbe sfidato chiunque, eppure si trattenne perché prima di esserne attratto, ne era profondamente innamorato, e mai come in  quel momento ne ebbe consapevolezza.

Senza rendersene conto, iniziò a muoversi dentro di lui in modo più veloce e sempre più sconnesso, mentre il riccio muoveva il bacino in modo lento e circolare, gemendo come mai aveva fatto in vita sua.

-F-Fabrizio, cazzo! S-sì, lì!-

-P-piccolo..-

Fabrizio era completamente in estasi, così tanto che quasi non riusciva a percepire le parole di Ermal, talmente che era perso dentro di lui, incastrato fra la sua anima e la voglia di affondare nelle sue carni con una violenza inaudita.

-S-sei er Paradiso..-

-I-il tuo cazzo è così grande e.. t-ti amo..-

Piccole lacrime solcarono il viso del riccio mentre, sinceramente, si denudava in senso emotivo, rivelando quella piccola confessione al suo collega che, come scottato, aprì gli occhi di scatto, colpendo velocemente il punto sensibile di Ermal senza rendersene conto.

-C-cosa?-

-Ti amo.. io.. come fanno i bambini, senza logica alcuna..-

Prontamente venne zittito con un bacio completamente diverso dagli altri, un misto fra amore incondizionato e passione repressa per via dell'orgasmo imminente, mentre Fabrizio si chiedeva come facesse il riccio ad essere così colto anche in determinate situazioni.

-Ti sento dentro di me, come se fossimo due anime diverse ma unite in un corpo solo, è..-

-È una combinazione perfetta, come caffè e zucchero di canne integrale, no?-

Delle risate riempirono la stanza, soffocate dai gemiti sempre più invadenti di entrambi, che simultaneamente riempivano la stanza.

-F-Fabrizio sto per venire..-

-Vieni amore, vieni per me, lasciati andare..-

Dopo qualche secondo entrambi giunsero al limite, lasciandosi andare e riversandosi in modo dolce e allo stesso tempo irruente.

-Ermal..-

-S-sì?-

Il riccio, che ancora tentava di recuperare il fiato, si girò a guardarlo con gli occhi grandi e lucidi e lo sguardo perso in quei lineamenti che, quando lo guardava così, erano ancora più belli del normale.

-Sei ancora più bello dopo aver fatto l'amore.-

Ermal si limitò a sorridere, posando la testa sul suo petto e arrossendo impercettibilmente, e felice, però, di aver avuto le certezze che ormai da tempo cercava.

Fabrizio, invece, accortosi di quel piacevole calore che bruciava nel suo petto, si adagiò contro il materasso, pensando che avrebbe tanto voluto essere legna, perché se esisteva una morte dolce e indolore al mondo, quella era bruciare se stesso per usufruire di una luce, che sicuramente, era quella di Ermal.

Spazio biscotto 🍪:

Eccoci arrivati al capitolo chiave...

Devo dire che inizialmente avevo immaginato questa  scena completamente diversa, ma poi scrivendo non ho potuto evitare di renderla dolce, perfettamente in linea con il meccanismo della mia storia e le paure di Ermal, almeno per la prima volta!

Spero che non siate rimaste delusi.

Mi sento di ringraziare la mia squad unaMETAfincheMORO per essermi sempre vicine, come delle vere amiche
Vi voglio bene 💛💙

E ringrazio voi per  essere arrivati fino a qui!

Alla prossima

Erika😈

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