Giorno 1- Neve e tramonti.

Anche febbraio, con il suo velo di amore e carinerie nell'aria, era passato in modo piuttosto veloce, che quasi Ermal e Fabrizio non ci credevano di essere arrivati all'ultima settimana di marzo, mentre raggruppavano i ragazzi per convincerli a salire sull'aereo che li avrebbe portati a destinazione.

San Pietroburgo.

Ermal era sull'orlo di una crisi di nervi quando, guardandosi intorno, si rese conto del guaio in cui si era volutamente cacciato, a causa della sua maledetta gelosia.

Non solo era partito per qualche giorno, con dei ragazzi appena maggiorenni, in un paese molto lontano da casa e, soprattutto, dalla sua intoccabile routine, ma lo aveva fatto anche in compagnia di Fabrizio, pessima decisione -o almeno così pensava-.

Dopo quei messaggi, il rapporto di Fabrizio ed Ermal era, se possibile, diventato ancora più strano.

Se fino a quel momento, infatti, il riccio si era semplicemente lamentato del fatto che il romano non mostrasse nessun approccio fisico nei suoi confronti, questo problema non si era risolto, anzi, era sempre lì, a canticchiare nella sua mente.

Ora, però, se ne era aggiunto un altro, forse persino peggiore, cioè che Fabrizio era decisamente bello.

Non poteva camminare accanto ad Ermal, che appena uscivano insieme, anche conciato come un barbone che sta per chiedere l'elemosina, si ritrovava decine di paia di occhi puntati addosso, la maggior parte con fare malizioso, e questo mandava il riccio fuori di testa.

Un po' perché Ermal odiava la gelosia, soprattutto su di se, non gli piaceva essere geloso, perché non sapeva come gestirlo, non essendolo mai stato, ed era dovuto scendere a molti patti con se stesso pur di ammettere di esserlo nei confronti di Fabrizio.

Avrebbe voluto prendere per i capelli ogni singola ragazza che puntava gli occhi su di lui, per poi trasformarle in dei piccoli mostriciattoli marini come Ursula nella Sirenetta.

Avrebbe voluto, certo, ma che potere aveva lui su questo?

Lui e Fabrizio, in fondo, non erano ancora assolutamente niente, sarebbe stato ridicolo definirlo come un amico dopo tutto quello che avevano passato, certo, ma di sicuro non poteva nemmeno definirlo il suo fidanzato.

Fidanzato, quella parola che Ermal lo sapeva già, bastava anche solo immaginarla per fargli spuntare un sorrisetto ebete sul viso.

Poi però, con la velocità di un fulmine, tornava ad essere arrabbiato mentre si rendeva conto che lui, Ermal Meta, colui che odiava di più al mondo la gelosia nei propri confronti, era infastidito nel non vedere nessuna reazione da parte di Fabrizio se qualcuno lo guardava o se gli rivolgeva la parola.

Tutto il suo mondo era stato completamente capovolto, nel peggiore dei modi, ma era così che ci si sentiva quando ci si innamorava, no?

Quella sensazione strana allo stomaco, a cui ci metti un po' ad abituarti, ma che infondo un po' ti piace, e a cui, se si tratta di vero amore, non ti ci abituerai mai, perché prenderà una forma diversa ogni giorno.

Erano ormai mesi che Ermal sentiva quella sensazione su di se, e nonostante le mille difficoltà, nonostante il suo essere così diverso dal ragazzo che gli aveva rubato il cuore, lui non aveva alcuna intenzione di riprenderselo, perché batteva con una frequenza perfetta nelle mani da pescatore di quell'uomo che, pur essendo una frana in inglese, gli stava regalando le stesse emozioni uniche e indescrivibili che leggeva sempre in tutti i suoi romanzi di letteratura inglese.

Colto alla sprovvista da quell'ondata di pensieri, ci volle un richiamo da parte di Sara per far tornare il riccio alla realtà.

-Professor Meta, ma quindi cosa visitiamo?-

Ermal scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore e girandosi a guardare in modo fugace Fabrizio, per poi arrossire nel scoprirlo intento a fissarlo, girandosi con le gote ancora arrossate verso la sua alunna.

-Grazie per avermelo ricordato Sara, adesso vi espongo il programma che, insieme al professor Mobrici, abbiamo stilato.-

Entrambi i professori sorrisero nello stesso modo nel ricordare quel giorno, o meglio, nel ricordare come si fossero sentiti durante quelle poche ore dove, seppur avevano passato pochissimo tempo da soli, si erano sentiti sinceramente felici.

Il riccio prese un sospiro, recuperando il foglio indicativo dalla sua tasca e dipingendosi un sorriso compiaciuto mentre iniziava a leggerli.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma adorava la meta che i ragazzi avevano scelto, ed era stato molto felice di essere lui a proporre i posti da visitare.

-I posti che visiteremo sono i seguenti:
La prima meta è il Museo dell'Ermitage, ora è un museo, ma un tempo faceva parte della reggia imperiale che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov fino al 1917 e comprende anche diversi edifici tra i quali il palazzo d'Inverno, progettato da un architetto italiano.
La seconda è Peterhof, reggia dello Zar Pietro il Grande che si affaccia sul Golfo di Finlandia, raggiungibile in traghetto, purtroppo non riusciremo a visitare l'interno, ma riusciremo a visitare i giardini, e già solo per quello se ne andrà un'intera giornata.
Visiteremo la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, che sorge sulle rive del canale Gribaedova dove ci sono bancarelle caratteristiche e che venne eretta sul luogo dell'assassinio di Alessandro II di Russia.
L'ultima tappa è alle Colonne Rostrate, opere monumentali innalzate sulla punta dell'Isola di San Basilio, che hanno avuto per secoli la funzione di segnalare la punta dell'isola.
Tutto chiaro?-

-A San Basilio ce so nato io!-

Il commento di Fabrizio fece alzare gli occhi al cielo ad Ermal, mentre tutti gli studenti, divertiti dalla scena, scoppiarono in una fragorosa risata.

-A professò, certe volte me pare npo' la versione umana de Wikipedia, ce sta na cosa da cui nun sa popo niente?-

-Il romanaccio, Niccolò, ma lo prendo come un complimento!-

-Er romanaccio nun lo conosce, però glie piace.-

La provocazione di Fabrizio fece arrossire Ermal, incuriosendo però gli altri ragazzi, che non erano a conoscenza dei messaggi che i professori si erano scambiati.

Tutto il contrario, a dire il vero, ma un po' lo sospettavano, avendoli tenuti d'occhio e avendo soprattutto notato che i buoni presupposti per attuare il loro piano malefico Metamoro-cupido c'erano.

-Ma secondo voi si messaggiano per..-

-Mandy, non iniziare con le tue solite uscite inopportune!-

-E se si scambiano audio molesti?
Del tipo "Oh Fabrizio, sì, dimmelo ancora con quel tuo accento romano!"-

Giovanna provò con tutte le sue forze a zittire Mandy, per calmare le acque, ma quando il commento di Erika venne recepito dalle ragazze del gruppo, tutte iniziarono a ridere senza freni, fino ad avere le lacrime agli occhi.

Ermal, ignorando le risate delle sue alunne, si sedette al suo posto senza fare domande, mentre Fabrizio prese posto accanto a lui.

-Come stai messo coi viaggi in aereo?-

Il riccio si dipinse un leggero broncio sul viso nel sentire il romano sedersi accanto a lui, cercando di fare il sostenuto ma, dopo aver sentito quella domanda uscire dalle sue labbra, tutti i buoni propositi scemarono irrimediabilmente, facendolo sorridere mentre guardava fuori dal finestrino.

Avevano deciso di partire nel pomeriggio inoltrato e proprio in quel momento il sole stava tramontando, colorando di rosa le nuvole che i passeggeri riuscivano a scorgere.

-Sai, mi piace molto viaggiare in aereo, soprattutto stando seduto dalla parte del finestrino.
So che può sembrare strana come visione, ma ogni volta che vedo il paesaggio farsi sempre più piccolo sotto di noi, penso a quanto siamo insignificanti se un paesaggio così grande, visto dall'alto, appare quasi come un modellino in scala.
Al tempo stesso, però, penso di poter comprendere cosa provano gli uccelli e le farfalle quando volano nell'aria e si sentono liberi.
Tu non la senti questa libertà?
Questa sensazione di star volando via, lontano da tutto ciò che ti tiene ancorato a terra, quasi come se su questo aereo l'unica regola sia quella di lasciarsi andare al volo e sognare insieme.-

-Ogni volta che parli, me fai morì le parole in bocca, lo sai?-

Ermal serrò le labbra per contenere un sorriso, mentre piano si sistemava contro il sedile al fine di stare più comodo.

-L'unica cosa che muore, qui, è il sole..
Sta tramontando, non vedi?-

Improvvisamente Fabrizio spostò la propria mano, depositandola su quella di Ermal e facendo intrecciare le loro dita, mentre il riccio arrossiva sempre di più per quel gesto.

Il romano spostò lo sguardo dal tramonto alle guance di Ermal per un paio di volte, prima di sorridere con fare spontaneo.

-A me invece il tramonto me fa pensa alle guance tue quanno arrossisci.-

Il più piccolo si ritrovò a sgranare gli occhi difronte a quel paragone, ricordandosi che, da qualche parte, aveva letto che ti rendi conto di essere innamorato quando il tramonto non ti fa pensare al sole che muore, ma a un volto che arrossisce.

E a quel punto, nonostante i suoi tentativi, non servì serrare le labbra per contenere il sorriso, perché quello esplose senza avvisare sul suo viso, mentre un calore prendeva piano spazio nel suo petto ed Ermal poggiò la testa sul petto di Fabrizio.

-Beh... è stato bello sognare, insieme.-

E senza dargli possibilità di replicare, a causa della notte insonne che aveva passato fra ansie e aspettative, si addormentò, sognando cieli sereni.

Il giorno dopo non era iniziò, però, con le stesse premesse della sera prima.

Fin quando Ermal aveva messo piede fuori dal letto, aveva capito che quella sarebbe stata una giornata decisamente orrenda, nel momento in cui, andando a fare colazione, si sporcò rovinosamente i pantaloni.

Due volte.

Provò a non darci peso, pensando che infondo non era niente di grave e che non valeva affatto la pena lasciarsi rovinare la vacanza da un dettaglio così futile.

Quando, però, arrivarono fuori dal loro hotel, incontrarono la guida, una donna sulla quarantina che non perdeva occasione di ammiccare a Fabrizio che, invece di respingerla, ci si trovava spesso a parlare di turismo, mentre guardava Ermal con aria di sfida.

E lì, il riccio ne ebbe conferma: sarebbe stata l'ennesima giornata di merda, ma infondo respirava ancora, no?

E fino al suo ultimo respiro, avrebbe tenuto testa a Fabrizio, fosse stata l'ultima cosa che faceva.

Ad ogni modo, si incamminarono per la città sconosciuta e decisamente incantevole, e la prima cosa che notarono furono le dimensioni: tutto era molto più grande e ampio, le strade molto più lunghe e larghe e anche le piazze.

Fu per questo motivo che, non appena si trovarono davanti l'Ermitage, rimasero tutti a bocca aperta.

Davanti a loro si apriva Piazza del Palazzo, intorno alla quale erano situati gli edifici facenti parte del complesso dell'Ermitage.

Al centro svettava la colonna di Alessandro, intorno alla quale, un gruppo di persone che indossavano vestiti dell' epoca ottocentesca, scattavano foto insieme ai turisti.

-Io voglio necessariamente scattarmi una foto con loro!-

Maria Chiara iniziò a saltellare con fare esaltato mentre Dino e Niccolò, che si erano limitati a fare un commento su una ragazza, ricevettero delle gomitate da Erika e Giovanna.

Da un angolo della piazza proveniva una melodia lontana, sconosciuta ma piacevole.

Ermal avrebbe tanto voluto saperne di più, perché quella melodia fece sciogliere il suo cuore come neve al sole, mentre il suo sguardo incontrò quello intenso di Fabrizio, prima che la guida si interponesse fra di loro.

Sulla sinistra si trovava il Palazzo d'Inverno, dal quale sarebbe cominciata la loro visita: un imponente edificio di un azzurro tenue, con colonne bianche e decorazioni dorate.

In alto sventolava la bandiera russa, mossa dal vento abbastanza forte, che lasciò Ermal e Fabrizio estasiati, mentre piano prendevano la consapevolezza di trovarsi davvero lì.

Lungo la Neva si trovavano altri edifici, come il Piccolo Ermitage e il teatro dell'Ermitage, entrambi con lo stesso stile del Palazzo D'Inverno, edifici eleganti e raffinati.

Sulla destra, sul lato opposto del palazzo d'inverno, si trovava un edificio in parte ricurvo, il cosiddetto Nuovo Ermitage di colore giallo e con infissi e decorazioni bianche.

L' insieme faceva sì che nella piazza aleggiasse una sorta di atmosfera imponente, ma anche rispettosa che infondeva negli animi degli alunni e dei professori un senso di eleganza e meraviglia.

Dopo aver finito la visita guidata, Ermal uscì dall'edificio, fermandosi a fissare con occhi sognanti la Neva, e ammirando la distesa d'acqua ghiacciata a causa delle temperature troppo basse, mentre piano si stringeva nel suo giubbotto caldo, ma non abbastanza da ripararlo da quelle leggere folate di vento.

Fu quando sentì due braccia avvolgerlo da dietro che, riconoscendo il profumo di Fabrizio, sorrise istintivamente e si lasciò andare, poggiando la schiena contro il suo petto possente.

-Che stai a fa? Sogni de diventa Giulia passione pista sul ghiaccio?-

Il riccio rise, scuotendo la testa e mordendosi il labbro inferiore, mentre piano osservava i particolari di quel posto magico.

-Su internet ho letto che fino ad aprile rimarrà ghiacciato, ma quando non lo è organizzano anche dei giri in barca, e mi sarebbe piaciuto, sai.. fra le luci di San Pietroburgo..-

-Io personalmente preferisco le luci della mia Roma, però te capisco, questo posto è veramente bello, anche se fa npo' freddo, se trova sempre er modo de riscaldarsi.-

Ermal arricciò il naso a quell'affermazione, scuotendo la testa ma lasciando che Fabrizio, consapevole di dove volesse andare a parare, si stringesse di più a lui.

-Non avevi da fare con la guida tu?-

-Sei mica geloso?-

-Io?
Ma figurati, solo che vado via da Roma per togliermi Elisa e poi pure qua mi devono rompere le palle.-

Fabrizio trattenne una risata, sorridendo in modo bastardo e dandogli un bacio sulla guancia.

-Le rompono a me, veramente..-

-No, quelle te le rompo io così vediamo se continui.-

Il romano rise fragorosamente, scuotendo la testa e poggiando il mento sulla testa del riccio, per coprirlo meglio.

-Nun sei geloso eh!-

-No, sono solo.. oddio Fabrì, nevica!-

Il riccio sussultò nel sentire un fiocco di neve poggiarsi sulla punta del proprio naso, mentre delicatamente si stringeva al professore, mischiando il freddo della neve con il calore che si stava propagando nei pressi dei loro cuori.

In pochi minuti iniziò a nevicare sempre di più, tanto che i due rimasero incantati in quella piacevole situazione, finché il rumore di uno scatto non li riportò alla realtà.

Entrambi si girarono verso la direzione del rumore, trovando Erika con in mano la sua polaroid e un'espressione colpevole, mentre un'istantanea era stretta fra le sue mani.

-Eravate in una posizione artistica e così non ho potuto evitare di scattare..-

Si avvicinò lentamente, spiegando ad Ermal come funzionasse e che, per vedere la foto, dovevano aspettare dai venti ai trenta minuti e tenerla rigorosamente al buio.

In uno scatto Ermal la prese, infilandola nella tasca del suo giubbotto con cura, mentre con le guance rosse ringraziava l'alunna, contento di avere quel piccolo frammento di ricordo nella sua tasca.

A Fabrizio, però, non importava, perché nella sua mente l'istantanea di quel momento, prodotta dai suoi occhi, sarebbe rimasta per sempre, e nessun tempo ne nessuna luce avrebbero potuto mai rovinare la magia dei ricordi.




Spazio biscotto 🍪:

E così siamo arrivati al primo capitolo dei tre della gita, finalmente!

Sta quasi arrivando la chiusura di un cerchio, e ne sono sia contenta che felice.

Mi sento, in questo capitolo, di ringraziare come sempre la mia squad  unaMETAfincheMORO per essermi sempre vicina, come delle vere amiche, e soprattutto Sara  _lelucidiroma   per avermi aiutata con le descrizioni dei posti, essendo lei stata a San Pietroburgo.
Vi voglio bene 💛💙

Grazie a voi per essere arrivati fino a qui!

Alla prossima

Erika😈

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