Lana
Il parco era affollato, come sempre il sabato mattina; la bella giornata poi aveva tirato fuori anche i più pigri, che si erano limitati quindi a oziare sotto l'ombra di un albero, invece che sul divano di casa.
Carlotta però non notava più niente, o forse notava tutto il resto: cercava strani energumeni con occhi furtivi, aguzzava la vista su individui che non erano soliti frequentare la zona.
Dalla sera prima tutto era cambiato e suo marito si era limitato a dirle che tutto si sarebbe risolto in fretta.
Ma come poteva dire una cosa del genere, quando lei si era ritrovata a lottare con la candeggina per levare il suo sangue dalla tovaglia?
Come era successo che due uomini avevano fatto irruzione in casa loro e li avevano minacciati persino di tornare?
Isabella... Cercò immediatamente sua figlia tra le giostre, ancora una volta e la vide sull'altalena.
Non stava giocando. Ci aveva sperato, l'aveva portata lì per farla distrarre, ma la speranza che tornasse la bambina di soli due giorni prima la stava abbandonando.
Forse una terapia... Forse il giusto aiuto...
«È una bella bambina.»
Carlotta sussultò a quel commento. Notava tutto, ma non si era accorta della donna seduta sulla panchina accanto a lei; forse non la percepiva come una minaccia.
«Mi scusi?» Perché le parlava di Isabella? Che voleva quella donna?
«Quella» la indicò «è sua figlia, vero? È una bella bambina, complimenti.» La donna sorrise strizzando gli occhi e inclinò la testa da un lato.
No, non la percepiva come una minaccia.
«Ah, sì. Grazie.»
«Scusi se mi permetto, ma... sta bene?» Teresa sporse il busto verso di lei, provando a farle capire anche con la gestualità che era disposta ad aiutarla.
«S-sì, sì. Perché me lo chiede?»
«Mi sembra... irrequieta. Sicura di stare bene?»
Lo sguardo di Carlotta saettò tutto intorno, senza mai posarsi sul viso della sconosciuta.
«Se ha bisogno di aiuto, deve solo fare un cenno» bisbigliò.
«Io non ho bisogno di aiuto.» Tornò a controllare Isabella e Teresa lo notò immediatamente.
«Si tratta di sua figlia? È in pericolo?» Forse la sua voce rivelò un'urgenza involontaria, perché la donna si ritrasse nuovamente. Ma non poteva lasciarla andare.
Era lì per un motivo e doveva ottenere più informazioni possibili.
Risollevò la schiena e distese di nuovo la fronte preoccupata: «Mi spiace, mi scusi. Forse sono saltata a conclusioni affrettate. Non mi sarei dovuta permettere di insinuare che...»
«Giusto» Carlotta si imbronciò, ma sembrò voler rimanere sulla panchina «non avrebbe dovuto permettersi.»
«Mi dispiace. Sono Teresa» le tese la mano nell'attesa e speranza che l'afferrasse.
Lo fece: «Carlotta.»
Teresa si appoggiò di nuovo alla panchina e puntò il viso verso il sole, chiudendo gli occhi e godendosi il calore.
Carlotta la osservò di sguincio per qualche minuto, ma la donna sembrava aver perso interesse per lei e sua figlia. Rilassò di nuovo le spalle, Isabella era al sicuro, adesso sul saliscendi.
Come aveva fatto quella donna a percepire il suo disagio? Era così evidente? Era come sua figlia su quella giostra? Era anche lei sull'altalena della vita e non si stava divertendo?
«Le chiedo scusa.»
Teresa riaprì gli occhi e la guardò stupita.
«Non avrei dovuto reagire in maniera così brusca. È che...» Sembrava ancora titubante, ma desiderosa di confidarsi disperatamente con qualcuno. «è che... ieri sera io e la mia famiglia abbiamo subito un'aggressione in casa.»
Teresa spalancò la bocca per lo shock: «Oh mio dio! State bene? La bambina?»
«Sì, sì, grazie al cielo, stiamo bene... anche se...» si interruppe di nuovo.
«Cosa?» la donna si sporse nuovamente verso di lei per incitarla a continuare.
«Mio marito è stato picchiato.»
Teresa usò una mano per coprirsi le labbra e l'altra per coprire quella della sua vicina di panchina.
«Sta bene, solo qualche contusione per fortuna, nulla di rotto.»
«Ma come è successo? Vi hanno rapinato?»
Carlotta scosse la testa. «Sono entrati e usciti in pochi minuti... Non ci ho capito nulla.» Guardò di nuovo sua figlia che, ormai era palese, fingeva di giocare sulle giostre.
«Ma avrete sporto denuncia! Avete avvertito la polizia?»
Ancora una volta Carlotta negò: «Mio marito dice che non ne vale la pena, che ci andremmo a impelagare in iter burocratici che non porterebbero a nulla.»
«Ma non è possibile!» Teresa palesò tutto il suo sgomento, mentre piano piano si faceva raccontare sempre più dettagli dalla donna.
Le sembrava di avere tra le mani il bandolo di una matassa e di srotolare lentamente, con ogni domanda, quel gomitolo di lana intrecciato di paura e verità.
Sapeva che non le stava raccontando tutto, ma era qualcosa, se non già abbastanza.
Giulio avrebbe trovato di certo il modo di sfruttare quelle informazioni a loro vantaggio.
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