Fango

Stringere tra le mani quella fotografia, per Marcello, significava afferrare il tempo stesso e provare a impedirgli di non fuggire; non voleva che quella foto rappresentasse solo un ricordo, voleva che Isabella rimanesse a tutti gli effetti sempre così, come una bambina di dieci anni, ferma sulla sponda del fiume, ammaliata dalle luci del ponte ingigantite dalla pioggia.

Eppure quella rimaneva solo una foto e il suo rimaneva comunque un ricordo.

Ricordava benissimo quella sera, e non solo perché erano passati solamente sei mesi: erano andati al lunapark anche se pioveva, glielo aveva promesso e non poteva infrangere una promessa fatta a sua figlia. Così aveva indossato i suoi stivaletti rossi, neanche fossero abbinati al piccolo ombrello che teneva in spalla, gli aveva afferrato la mano e l'aveva trascinato in mezzo alle giostre.

Quando a un certo punto della serata si era incantata a guardare il ponte, Marcello non aveva resistito alla voglia di scattarle una foto. A lei era piaciuta così tanto che avevano deciso di stamparla e metterla accanto alla TV; la guardavano sempre, lui almeno lo faceva, ricordando quanto si erano divertiti assieme quella sera, prima che l'incubo cominciasse.

Non aveva ancora capito la meccanica esatta, eppure a un certo punto i clienti avevano cominciato a scemare e, quando l'attività aveva iniziato a colare a picco, ecco che si presentarono in due.

Attraversarono la porta della gioielleria come fossero i proprietari, bastava la loro postura a farlo sentire un intruso nel suo stesso negozio.

Parlavano come lo conoscessero da sempre, snocciolando fatti di cui nemmeno sua moglie era a conoscenza. E parlarono finché la proposta non fu esplicita.

Aveva pensato di rifiutare, ma quell'idea, gliela stroncarono sul nascere: gli era bastato fare il nome di Isabella.

Se lo ricordava perfettamente quel momento: si era sentito sbiancare in viso, la vista gli si era annebbiata e dovette appoggiarsi al bordo del bancone, mostrandosi più debole di quanto avesse voluto.

Avrebbe fatto tutto, tutto quello che gli avrebbero chiesto: ricettare, falsificare gioielli, registri, tutto, purché non torcessero un capello a sua figlia.

«Papà!» Isabella irruppe nella stanza come al solito, come un uragano, correndogli in contro e stringendolo in vita.

Il suo viso era radioso e quello di Marcello risplendette di riflesso.

«La mamma mi ha detto di avvisarti che la cena è pronta.»

Il gioielliere accarezzò i capelli della bambina e finse un sorriso che non sapeva neppure dove fosse conservato; ma per lei... per lei avrebbe messo da parte tutto, anche la sua stessa vita.

Avrebbe fatto di tutto per proteggerla da quello schifo; Isabella non avrebbe mai dovuto essere trascinata nel fango assieme a lui. A lui che ormai era marcio dentro, e che splendeva solo grazie a lei.

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