Epilogo

«Papà!»

Marcello si voltò verso la voce squillante di Isabella: rise. Dopo tanto tempo, rideva di nuovo, lei rideva di nuovo.

Sua figlia gli correva incontro, facendo lo slalom tra gli altri bambini e genitori che affollavano i viottoli tra una giostra e l'altra del lunapark; alle sue spalle, Carlotta correva per starle dietro: «Aspettami!» urlava inutilmente.

Isabella arrivò addosso al padre, travolgendolo come un piccolo uragano e lui fu così felice di essere destabilizzato dalla sua gioia, che quasi cadde all'indietro sulla ghiaia.

Sua moglie li raggiunse e lui la abbracciò, oltre la bambina, per afferrare tutto ciò che di più prezioso aveva al mondo, più di qualsiasi gioiello potesse custodire nel suo negozio.

«Andiamo» suggerì loro, «andiamo a vedere il ponte.»

*

Il commissario Resperi era ancora chino sulla propria scrivania, ormai completamente invasa di scartoffie, si teneva la testa tra le mani e la scuoteva da una parte all'altra.

Quel lavoro lo stava mandando fuori di testa. Era addirittura sciupato e il viso più scarno quasi lo faceva somigliare sul serio al suo idolo Tom Selleck... quasi...

Uno dei suoi poliziotti bussò alla porta dell'ufficio ed entrò senza attendere risposta, vista l'urgenza che richiedeva la situazione: «Commissario!»

La voce concitata non era un buon segno.

Resperi sollevò lentamente in capo sul suo sottoposto e chiese titubante: «Che c'è?»

«Signore...» il poliziotto si fermò sulla porta, come se non avesse cuore nemmeno a entrare nella stanza per dargli quella brutta notizia.

«Avanti, parla» lo incitò. Ormai era pronto a sentire di tutto.

«C'è stato un altro colpo.»

Il commissario sbuffò facendo tremolare i baffi neri, chiuse gli occhi, poi sbatté forte le mani sulla scrivania e si alzò: «Ma non è possibile!» urlò per la disperazione. «Come è possibile che quei due riescano sempre a farla franca? Almeno hanno lasciato qualche traccia stavolta?»

«Nossignore.» Il poliziotto aveva tutta l'aria di uno che si sarebbe liquefatto volentieri.

«Sono mesi... mesi che stiamo dietro a queste rapine e ancora non abbiamo uno straccio di prova!» Guardò ancora il suo sottoposto, ma quello non diede segno di capire le sue intenzioni, così dovette di nuovo urlare: «Allora? Che diavolo ci facciamo ancora qui? Andiamo a vedere!»

*

La strada si srotolava lungo il crinale della collina, accarezzandola con l'asfalto, mescolando il grigio al verde e costeggiando l'azzurro del mare e del cielo, seguendo ogni curva, così come avevano fatto durante la notte le mani di Lucio sul corpo di Teresa.

Avevano abbassato i finestrini, i lunghi capelli di lei le frustavano il viso, mentre le bocche si muovevano all'unisono, seguendo le parole cantate da Tom Petty in "Free Falling".

Lucio distolse gli occhi dalla guida per un momento, solo quel momento che gli servì per guardare Teresa sorridere, tra una nota e l'altra.

In lontananza, l'eco delle sirene di alcune volanti della polizia si perse senza neanche raggiungerli.


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Quando ho iniziato questa sfida non ero sicura di potercela fare; sicuramente il fatto di non avere scadenze prefissate, mi ha aiutato molto a prendermi il tempo necessario per far quadrare tutti i conti, a incrociare tutte le parole, i prompt e i vincoli imposti da WriMo Italia.

Mi dispiace aver sforato così tanto con le tempistiche, ma sono felice di aver portato a termine questa missione che mi ero imposta.

Ho poi deciso di andare oltre e di dare un epilogo a questa breve storia, perché sentivo di doverlo a questi personaggi che mi hanno regalato una piacevole compagnia in questi mesi.

Ma soprattutto pensavo di doverlo a te che sei arrivato fino al fondo di questa storia: grazie per aver letto e avermi regalato il tuo tempo.

Ci vediamo tra le righe del tempo.

A presto.

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