Ambra
Teresa lo guardò, dall'altra parte del tavolo: lasciò perdere la tazzina e si sbottonò i polsi della camicia, arrotolandone le maniche sugli avambracci.
Stava morendo di caldo anche lui, eppure era appena sorto il sole.
Si maledisse per i pensieri eccitanti che quel semplice gesto le stava suscitando. Non era quello il momento per pensare a certe cose.
Eppure quelle mani, quelle braccia... Lo sguardo corse di riflesso al letto, due passi più in là, sembrava aspettasse solo loro; vide la giacca di Lucio, vide i suoi abiti per terra.
Se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe pensato che loro due... Ma non era quello il caso, né il momento.
«Quando ha cominciato a darci corda...» tornò a guardarlo dall'altra parte del tavolo «il gioielliere... era diverso dal solito, tant'è che ho pensato ci avesse riconosciuto.»
Teresa sgranò gli occhi e si sporse in avanti: «Ma non può essere! Siamo stati lì in momenti diversi io e te, a distanza di giorni, mai in coppia. E anche i travestimenti erano differenti ogni volta.»
Lucio annuì: «Lo so, però... tu non hai avuto questa sensazione?»
Lei tornò a poggiare la schiena alla spalliera, mentre lui si metteva a braccia conserte.
«Quando parlavi poi... Ci hai fatto caso?»
«A cosa?»
«Ti guardava le mani!»
Teresa sbatté le palpebre senza capire: «E allora?»
Lucio scoppiò a ridere: «Cazzo, Terry, tu gesticoli un casino quando parli, ma con quella gonna e quella camicetta» indicò gli abiti scomposti sul pavimento «con quelli addosso, chiunque ti guarderebbe tutto fuorché le mani. Perfino io non riuscivo a staccare gli occhi dal tuo...» Non aveva bisogno di concludere la frase a parole, ci avevano pensato i suoi occhi a essere espliciti, adagiandosi placidamente sul suo seno.
Teresa se ne compiacque e si sporse nuovamente in avanti, poggiando gli avambracci incrociati sul tavolo per stuzzicarlo un altro po': «E così mi hai fermata.»
Sollevò le spalle e ciondolò la testa da una parte all'altra. «Se guardava te, forse non si aspettava mosse da me.» Infilò una mano nella tasca dei pantaloni ed estrasse la collana: la catenella sottile e attorcigliata rifletteva la luce dorata del sole mattutino; l'elemento principale era un grande ciondolo nel quale era incastonato un pezzo d'ambra bianca con leggere sfumature rosse e verdi.
A Teresa tornò a ribollire il sangue, ma per la frenesia stavolta; era di nuovo eccitata, ma non sessualmente, stavolta.
Allungò la mano per afferrare la refurtiva che Lucio stava facendo dondolare avanti e indietro.
«Ma perché hai scelto questa? C'era tanta altra roba che brillava lì dentro.»
«Milleduecentosettanta euro possono bastare come motivo?»
«Certo che sì!» Rise divertita. «Non l'ho mai vista bianca.»
«È questo che la rende più rara.» La osservò giocherellare con la collana, passarsela da una mano all'altra, fino a non resistere alla tentazione di indossarla.
Era bella, Teresa. Era bella anche sudata, era bella con gli occhi che brillavano, era bella col sorriso che splendeva, era bella con quel pezzo attorno al collo.
«Io non l'avevo nemmeno notata, questa» ammise, ammirando ancora il ciondolo sollevandolo dal petto.
«E forse vuol dire che tu hai più occhio di me.»
Gli occhi di lei saettarono immediatamente sul suo volto, guidati dall'incredulità che avevano sentito le sue orecchie. «Che vuoi dire?»
Un ghigno rassegnato gli curvò le labbra: «Che è un falso.»
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