TAZZA

Parola chiave: TAZZA

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"Le parole scorrono come pioggia incessante dentro una tazza di carta.

Scorrono selvaggiamente e scivolano via attraverso l' universo.
Pozze di dolore, onde di gioia vanno alla deriva nella mia mente aperta.
Mi possiedono e mi accarezzano"

Chiudo gli occhi, lasciando che le parole di Paul McCarty mi entrino nella testa; il ritmo lento della chitarra e il ripetersi ipnotico del ritornello, mi affascinano e mi calmano al tempo stesso. La danno alla radio, in una giornata uggiosa, in questa estate del 1969. Fuori piove e ho tra le mani una tazza di caffè bollente. Mi alzo, guardo fuori, verso il cielo denso di nubi, sperando che torni presto il sereno. Ho bisogno dell'azzurro del cielo, ne ho bisogno quasi fisicamente; l'oscurità mi spaventa, anche se non oso confessarlo a nessuno.

"Niente cambierà il mio mondo" canta Paul, ma non è così. Tutto sta per cambiare. Solo poche ore e la mia vita non sarà quella di prima.

Cammino nervosamente nella stanza che mi hanno assegnato, sorseggio la mia bevanda scura in una tazza bianca con il logo azzurro e ascolto le ultime note.

"Immagini di luce frammentata che ballano davanti a me come un milione di occhi. Continuano a chiamarmi, attraverso l' universo."

Qualcuno bussa alla porta, mi chiamano, devo andare, devo prepararmi. Entro in una stanza bianca, mi monitorano, si assicurano che io sia al meglio della mia forma; la prova che sto per affrontare è dura, ma io sono allenato e pronto.

Sono pronto?

Lo spero, spero di essere all'altezza delle aspettative che tutti hanno su di me, che il mio paese ha su di me. Indosso la mia tuta bianca, ingombrante e calda, salgo a bordo; ad attendermi i miei due compagni di avventura. Mi salutano, sono nervosi, proprio come me. Il conto alla rovescia inizia: dieci secondi e tutto cambierà, probabilmente per sempre. Ecco, siamo partiti, il mio cuore raggiunge i 110 battiti al minuto, ma posso controllare l'adrenalina che mi pompa nel sangue. Sono allenato, pronto. Cinque giorni di viaggio e ci saremo.

"I pensieri vagano come il vento incessante nella cassetta della posta
Procedono alla cieca mentre si fanno strada
Attraverso l' universo"

Attorno a noi il buio infinito, punteggiato di luci fredde e poco amiche. Non penso, devo concentrarmi per la mia missione. Nulla deve andare storto. Ecco, ci siamo, siamo fermi, finalmente. Indosso il casco, apro il portellone e lentamente scendo dalla scaletta. Basta solo un passo, ma è così difficile farlo. Respiro dentro il mio casco e mi faccio forza. Sono sceso. Qualcuno mi chiede di dire qualcosa, la nostra è un'impresa che farà la storia e che sarà raccontata per anni e anni e questa consapevolezza mi stordisce.

"Dì qualcosa Neil" mi ripeto incessantemente "non dire cazzate" continuo il mio monologo interiore.

«Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità». È il 21 luglio 1969.

"Niente cambierà il mio mondo" cantava Paul.

Non è stato così.

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