Rovo

La parola di oggi è: ROVO.⁠
⭐ BONUS Inserisci nel brano la descrizione (fisica o psicologica) di un personaggio


Mi guardo allo specchio ancora una volta, i capelli, un rovo di spine, tormentati da un sonno agitato, la barba incolta, gli occhi cerchiati di scuro a causa dell'insonnia che mi accompagna da mesi ormai. Guardo la cicatrice, che segna il mio viso dallo zigomo al mento e che nonostante tutto, non riesco a nascondere; essa è scolpita a fuoco sulla mia anima, prima ancora che sul mio volto. Mi guardo perché devo, perché non posso fare altro, perché questo specchiarmi è al tempo stesso la mia condanna e il mio tormento. Mi guardo per ricordare a me stesso l'uomo che ero e che non sarò mai più. Attorno a me vedo soltanto oscurità.

Alla radio passa una vecchia canzone di Domenico Modugno, l'ascolto per un po' assorbendone il significato intenso e triste.

...S'avvicina lentamente, con incedere elegante
Ha l'aspetto trasognato, malinconico ed assente
Non si sa da dove viene, né dove va. Chi mai sarà, quell'uomo in frack.

Mi spoglio lentamente e davanti allo specchio tolgo a uno a uno tutti i miei vestiti e gli strati d'anima, che mi proteggono dallo scempio, fino a vedermi completamente nudo: il torso segnato da una ragnatela di segni più o meno visibili; il ginocchio malandato; il tono muscolare, di cui andavo tanto fiero, ridotto al minimo. Chiudo gli occhi un istante, per cercare di ricordare la persona che ero soltanto un anno fa, ma non riesco a vedere che il me stesso, come sono ora. Prima che quell'incidente cambiasse definitivamente il mio corpo, segnandolo irreparabilmente, qualcosa era già cambiata in me, la mia anima si era macchiata di colpe talmente gravi da non poter essere paragonata con il mio aspetto attuale.

Un anno fa, proprio come Dorian Gray, ero bello all'esterno, ma marcio e corrotto fin nel profondo della mia anima; e proprio come lui, l'oscurità alla fine aveva trionfato corrompendo non solo la mia interiorità, ma anche ciò che di me appariva al mondo. E ora eccomi qui, a fissare l'immagine del relitto d'uomo che sono diventato a causa della mia infinita stupidità e del mio assurdo ballare sul ciglio del baratro dell'autodistruzione. Il mio cuore è circondato da spine e a ogni battito si ferisce sempre di più, So che non ne uscirò, che non potrò mai estrarne nessuna di quelle spine, perché me le merito tutte, quelle ferite; come mi merito di essere diventato l'uomo ciò che sono; perché, nonostante tutto, io sono ancora qui e loro no.

Ferisco chiunque si avvicini a me, proprio come un roveto con spine troppo aguzze. Nessuno può avvicinarmi, perché io non consento a nessuno di farlo. Lo faccio per loro. Anche se non comprendono a pieno il perché, io ne conosco la ragione e per una volta tanto, voglio fare ciò che è giusto.

Mi guardo ancora, toccandomi la barba ispida sul volto smunto. Dovrei rasarmi, ma non ne ho ancora il coraggio, non sono pronto... o forse sì. Cammino lentamente verso il bagno, il pavimento di legno è tiepido sotto i miei piedi nudi e scricchiola leggermente, mi da conforto. Mi avvicino alla finestra, sta piovendo di nuovo e il mare ruggisce agitato, in lontananza. Ne sento il rumore, misto al vento che porta in casa odore di salsedine e umidità. Apro la finestra lasciando che la pioggia fredda bagni il mio corpo nudo, che lo purifichi, che lenisca il dolore lacerante che sento dentro. Un rumore in lontananza mi distoglie dai miei pensieri, chiudo la finestra e torno a fissarmi. Sì, devo proprio accorciare la barba. Apro la doccia e aspetto che l'acqua si scaldi, prendo il rasoio e lascio che scivoli sulla mia pelle come il bacio di un amante. Il cuore batte più lento, le spine non pungono più tanto, il respiro di fa meno agitato, il calore dell'acqua compensa il freddo che sento dentro... poi, improvvisamente, attorno a me solo silenzio, le spine non fanno più male e il roveto fiorisce di rose bellissime che non pungono più.

...Sbadiglia una finestra,sul fiume silenzioso
E nella luce bianca, galleggiando se ne van
Un cilindro, un fiore e un frack...

Sono in pace.

Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare
Se ne scende lentamente, sotto i ponti verso il mare
Verso il mare se ne va,chi mai sarà?

Chi mai sarà, quell'uomo in frack.

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