FANGO

Parola chiave: FANGO

Bonus: usare UN'IMMAGINE TRA LE SELEZIONATE

Ho scelto questa:

La pioggia cade incessantemente, da giorni ormai. Piove, piove senza sosta e quasi mi sembra di non ricordarlo più il colore del cielo privo di nuvole. Cammino per le strade del mio quartiere, il rumore dei miei stivali di gomma, nel fango che ha cominciato a invadere le strade, è la sola cosa a spezzare un silenzio assordante.

Non c'è più nessuna delle mie amiche a farmi compagnia, sono rimasta sola; attorno a me solo anziani disillusi e ragazzi, troppo giovani perché vadano via, ma già abbastanza adulti da desiderare qualcosa di meglio della vita che si vive qui: tra casupole di lamiera, baracche e containers; residui dell'ultimo sisma che ha devastato questa terra disgraziata. Vorrei scappare da questa cittadina senza speranze e senza futuro, dove l'unica attesa di vita possibile è quella di una vita di miseria, in abitazioni fatiscenti e senza alcuna speranza di lavoro, soprattutto per una ragazza. Non mi sono concesse molte scelte, lo so, posso sposarmi o vendermi ai soldati che presidiano questi luoghi, ma trovare un lavoro onesto, che mi dia da vivere... beh, non credo di poter aspirare a tanto. Guardo ancora quelle luci, filtrate attraverso un velo di pioggia, o sono le lacrime che mi oscurano gli occhi?

Vorrei attraversarlo quel ponte illuminato a giorno, e tuffarmi tra le strade splendenti di colori e insegne, dove la pioggia, ne sono sicura, è pulita e non imbratta i vestiti.

Torno a casa, non ho più nessuno che mi attende, i miei sono immigrati oltre il mare ed io, troppo piccola per un viaggio tanto pericoloso, sono rimasta qui con i nonni; i miei amici sono scappati o si sono arruolati nella milizia; le mie amiche si sono sposate che erano appena diventate donne. Tutto, pur di fuggire da questo luogo oscuro e fangoso, dove nei giorni di pioggia si è costretti a camminare su tavole di legno che creano passerelle di fortuna. Dovrei andare ma non ho il cuore di lasciare l'unica famiglia che mi è rimasta. Non ho più notizie dei miei genitori da tanto tempo, forse mi hanno dimenticata, forse sono morti, non lo so. Spero che siano vivi e di poterli raggiungere un giorno al di là del grande ponte luminoso. Apro l'uscio e dopo aver chiuso il mio ombrello rosso, lo ripongo con cura a fianco alla porta. In casa c'è un buon profumo di zuppa, e c'è tanto calore e amore. Do un bacio a mia nonna e dopo aver abbracciato il nonno, corro ad aiutarla in cucina. Lei mi sorride, c'è una novità, una lettera appare tra le sue mani. La prendo, è della mamma. Allora non mi hanno dimenticata. Mi siedo, l'emozione è tanta mentre mi appresto a scorrerne il contenuto. Ci sono parole molto dolci, mamma mi racconta che con papà hanno trovato lavoro e che ora possiamo raggiungerli, sì, tutti insieme, anche i nonni. Non riesco a contenere l'emozione e scoppio in lacrime, quelle stesse lacrime che sembrano pioggia, sul mio viso scuro come il cielo coperto di nubi. Piango abbracciata ai nonni. Piango per la gioia, tra poco potremo attraversarlo quel ponte luminoso, tra poco lasceremo le strade fangose per camminare su percorsi nuovi, dove non ci sono buche a farti inciampare. Tutto sarà bello, luminoso, risplendente di gioia, proprio come gli occhi di nonna che, colmi di lacrime, mi sorridono attraverso il pianto. Oggi la pioggia ha smesso di scendere. Il cielo, timidamente, si sta aprendo.

Camminiamo attraverso le strade note della nostra città e i passi si fanno più lievi a ogni metro: il fango, che copriva i nostri percorsi, lascia spazio dapprima alle strade lastricate, poi all'asfalto e poi, finalmente, eccolo, quel ponte che potevo guardare soltanto da lontano. Eccolo, luminoso come non avrei mai pensato. Basteranno soltanto pochi passi e potrò finalmente toccarlo, pochi passi o potrò percorrerlo.

Un'onda più forte delle altre mi fa sobbalzare. Mi sveglio, è stato tutto un sogno, sono ancora qui, su questa barca sovraccarica di gente, ha smesso di piovere, ma il mare è agitato, proprio come noi, anime in fuga da una realtà troppo dura, anime in cerca di un futuro migliore, anime sofferenti, anime che hanno perso tutto tranne la voglia di sperare. Molti corpi si stringono al mio, troppo gracile a causa delle dure prove affrontate nella lunga strada fino a qui, posso percepirne il calore sulla pelle e l'odore acre della paura. Un'altra onda fa tremare l'imbarcazione, mentre altre grida di terrore riempiono la fredda aria notturna. Da lontano posso intravedere le coste di Lampedusa, quelle luci che ho sempre sognato, quel miraggio chiamato Italia. Un'altra onda e un suono che sa di speranza e paura, il suono lontano di alcune sirene, la guardia costiera italiana. Gli scafisti ci fanno indossare dei giubbotti di salvataggio, ma non sono abbastanza per tutti poi cominciano a spingerci giù, nelle fredde acque del Mediterraneo. Ho paura, è troppo buio ed io non so nuotare molto bene, ma ho preso un giubbotto, e le luci sono troppo vicine per arrendersi senza lottare. Ho paura, mi sento affogare, il mare mi tira sempre più giù. Mi agito, grido con le poche forze che mi restano, due braccia mi tirano su, all'asciutto.

"Sono salva", penso, mentre la nave attracca sulla costa italiana. Non sarà facile, lo so, ma non rinuncerò al mio sogno di percorrere un giorno strade senza fango, dove tutto è luminoso e persino la pioggia non sporca i vestiti.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top